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Autore: AlekHiwatari14    27/04/2020    1 recensioni
[Gli eventi si svolgono dopo quelli di To Aru Index 3...]
Tratto dal racconto: "Questa non è una storia come tante. Questa è la mia storia, quella del numero 1, di Accelerator. Ormai questo nome è solo un titolo, poichè ho scoperto la mia vera essenza. La mia crescita personale è iniziata molto tempo fa, ma andiamo per ordine...."
Buona Lettura
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Accelerator, Altri, Last Order, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 
 
 
Questa non è una storia come tante. Questa è la mia storia, quella del numero 1, di Accelerator. Ormai questo nome è solo un titolo, poichè ho scoperto la mia vera essenza. La mia crescita personale è iniziata molto tempo fa, ma andiamo per ordine.
Sono il soggetto A, Accelerator, il bene e il male plasmato insieme, essenzialmente io.
Prima che arrivasse Last Order nella mia vita, neanche sapevo di essere buono dentro di me, ma c'è stato tutt'altro evento che mi ha turbato.
Durante la mia permamenza in ospedale, ho trovato un manga, Heavy Object. C'era un foglio dentro con scritto:"Sei molto di più di ciò che pensi."

Inizialmente pensai fosse uno scherzo, ma il manga lo lessi comunque. Dopotutto amavo ed amo ancora quel genere di fumetti, inoltre avevo un bel po' di tempo libero e quindi non mi dispiaceva.
Le cose hanno preso una strana piega qualche anno dopo aver realizzato il mio vero me, precisamente ai miei vent'anni, ovvero qualche settimana fa.
È successo tutto nel giro di poco tempo. Non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare quanto stava accadendo.
Mi sono ritrovato a camminare per le strade della città studio. Ero di ritorno verso casa, quando la mia attenzione si focalizza su qualcosa. Stava piovendo e un corpo era a terra, coperto da una tunica con una cappa. Qualcuno stava male. Potevo vedere il suo sangue che scorreva a causa della pioggia.

Mi sono avvicinato per curiosare e capire se fosse qualcuno di mia conoscenza, ma con mia grande sorpresa vidi una ragazza, sdraiata sull'asfalto, stracolma di lividi e ferite. Cercava di raggiungere qualcosa con quel po' di forze che aveva. Poi sembrò abbandonarla del tutto. Aprii i suoi occhi, accorgendosi che ero lì. Li rivolse verso di me. Aveva gli occhi di chi aveva cercato a lungo e finalmente aveva trovato l'oggetto tanto ambito. Fece uno strano sorriso per poi mormorare qualcosa:"Yukio..."
La voce era così bassa che iniziai a pensare di aver capito male e che forse era solo una povera pazza ubriaca che aveva perso il senno della ragione.
Perse i sensi.
"Tsk..." Sdegnai, pensando che non ne valeva la pena stare lì a perder tempo.
Le diedi le spalle, pronto ad andarmene, quando dopo qualche passo mi accorsi dell'oggetto che cercava di raggiungere la tizia. Era una foto poco distante da lei. Mi incuriosii, intravedendo qualcosa di strano.
Con le mani nelle tasche, mi avvicinai a quella immagine completamente bagnata dalla pioggia, proprio come me.
Ero scioccato. Pensavo che fosse uno scherzo di cattivo gusto e che la mia mente mi stesse dando dei problemi, che avevo le batterie scariche e quello era solo uno dei sintomi manifestati successivamente, ovvero il delirio.
Mi accovacciai, prendendo quella foto tra le mani, mentre i miei occhi si spalancavano sempre di più, pensando in cuor mio che non poteva essere vero.
Era una foto di me da bambino. Cominciai involontariamente a tremare. Quella tizia mi conosceva in qualche modo e questa cosa mi turbava e non poco.
Era una foto della mia infanzia di cui non sapevo nemmeno l'esistenza.

 
Iniziai a sentirmi vulnerabile. Davanti all'ignoto, non sono mai riuscito a trattenere le mie emozioni.
La afferrai per i vestiti scuotendola energicamente e sbraitando:"Ehi! Che diamine significa?"
Ma lei non rispose. Era senza sensi, ma io continuai ancora:"Ehi! Niente scherzi! Svegliati e dimmi che diamine significa!"
Per quanto la scuotessi, non si svegliava in alcun modo. Non potevo lasciarla lì. Sapeva sicuramente qualcosa di me, del mio passato, che non ne ero a conoscenza.
"Tsk... che seccatura..." Brontolai, vedendo l'unica soluzione possibile e attuarla.
Ovvero, prenderla in spalla e portarla a casa.
Fortuna che non c'erano Kikyou e Aiho, specialmente quest'ultima, altrimenti avrei dovuto sopportare le loro ramanzine sul 'ti sei portato una in casa' senza neanche sapere la verità.
La misi nel mio letto, tirando un respiro di sollievo per poi toglierle la cappa e rendermi conto della situazione.
Rimasi un attimo a scrutarla. Aveva un viso giovane, probabilmente aveva la mia stessa età o qualche anno in meno di me. Aveva i capelli castani ricci e lunghi fino ai fianchi, un leggins nero con stivali neri borchiati e sopra una t-shirt corta, ma ciò che mi colpì era la trama della maglia. Era nera con le righe bianche, molto simile ad una delle mie t-shirt. Aveva un fisico snello, ma equilibrato con le sue forme. Inoltre era ricoperta di ferite ed erano profonde, proprio come le cicatrici che aveva sparse sul corpo.
Decisi di attendere il suo risveglio, dopo averle coperto le ferite. Non fraintendetemi. Non volevo che mi sporcasse il letto, solo per questo l'ho fatto.
Tenevo stretta tra le mani quella foto trovata, cercando di ricordare quando e come, ma nonostante gli sforzi, nulla mi tornava in mente.
Sorseggiai il mio caffé nero senza zucchero per un po', mentre guardavo e riguardavo quella immagine, quando sentii un lamento.
Mi voltai. La tizia si era svegliata. La vidi alzare il busto e toccarsi la testa, quasi come se la confusione regnasse in lei.
"Alla buon ora." Attirai la sua attenzione, mentre lei rivolse lo sguardo verso di me.
Aveva quegli occhi azzurri quasi lucidi non appena mi vide. Poi disse nuovamente ciò che avevano sentito le mie orecchie prima che ella perdesse i sensi:"Yukio..."
"Yukio?"
"Sono passati 15 anni." Farfugliò, confondendomi: "Huh?!"
"Davvero non ti ricordi di me? Sono io, Hana."
La guardai perplesso per un attimo, poi affermai:"Hai sbagliato persona."
Quelle parole, però, furono come buttare benzina su un incendio già in atto. Mi attaccò verbalmente iniziando ad agitarsi e non poco: "No, non ho sbagliato persona. Tu sei Yukio Suzushima. Ti ho cercato ovunque."
"Non mi chiamo Yukio. Il mio nome è Accelerator." Replicai, ma lei continuò:"Ti sbagli. Te lo hanno rimosso o semplicemente lo hai dimenticato. Se non ti chiamassi così, dunque, perchè avrebbero dovuto chiamarti Accelerator scritto in kanji con lo stesso significato del nome Yukio?!"
Quelle parole mi sorpresero.
Yukio, in giapponese colui che va nella strada di un eroe, Accelerator, i miei kanji di quel nome, significano colui che va in una direzione.
Poteva essere solo un caso, ma di certo quella tizia mi conosceva e anche abbastanza bene.
"Huh?!" Farfugliò, prendendo il manga che avevo trovato in ospedale per poi chiedermi:"Alla fine lo hai letto?!"
"Da quant'è che mi segui?" Domandai, essendo molto più che ovvio che centrasse lei.
"Da un po'..."
"Potrei denunciarti per stalkering."
"Fino ad ora non ti ho mai infastidito, come poi hanno fatto i cloni di Misaka."
"Servivano a rendermi un livello 6."
"Servivano a farti essere il villano che non sei."
"E tu che ne sai?"
"Se fossi cattivo, adesso non mi parleresti e non sarei qui. Mi avresti lasciata sotto la pioggia a farmi prendere una bronco-polmonite."
"Ti sei fatta un idea sbagliata di me."
"Yukio, noi siamo uguali. Siamo nati per essere ciò che vogliamo e non ci piegheremo all'oscurità del nostro passato."
"Parli come se ci conoscessimo."
"Ma infatti è così."
"Non mi pare."
"Ah... Che vuoi?! Che mi presenti nuovamente a distanza di 15 anni e facciamo come se oggi iniziasse la nostra amicizia?"
"Amicizia?!"
"Ok, mi chiamo Hana Yoriko, ho 19 anni e controllo il tempo. Da bambina nessuno voleva giocare con me perchè avevano paura del mio potere senza controllo che era in grado di far cessare di esistere una persona al solo tocco, ma poi anche un certo Yukio, iniziò ad essere preso di mira per il suo potere e dunque mi avvicinai per capire quale fosse il suo problema.Amicizia durata praticamente una settimana, visto che l'Anti-skull intervenne e Yukio venne portato via."
"Quindi ci saremo conosciuti anni fa?!"
"Ma sei scemo o cosa?! Certo che ci siamo conosciuti anni fa!"
"Non mi ricordo di te."
"Si, ma mi pare assurdo che non ti ricordi manco il tuo nome."
"Ricordo che erano 3 kanji il nome e 2 il cognome."
"Yu-Ki-O Suzu-Shima." Scandì lei per rivelare i kanji.
Sospirai. La situazione sembrava intrigata più del prevvisto. Volsi lo sguardo su di lei e sulla sua maglia. Mi sembrava del tuttto assurdo e patetico.
Tutto fin troppo complicato.
" 'Sono a casa!' dice Misaka Misaka aprendo la porta di camera." Affermò la piccola essendo tornata a casa.
Poi, realizzando la cosa, domandò guardando la tizia:" 'Chi è lei?!' chiede Misaka Misaka guardando con sguardo sospetto."
A quelle parole entrò pure Aiho. I guai erano vicini.
"Hai portato qualcuno a casa? Quante volte ti ho detto di non portare gente mentre non ci siamo?"
" ' Chi sei?' domanda Misaka Misaka avvicinandosi incuriosita alla tizia."
Per un attimo volse lo sguardo verso di me. Rimasi in silenzio. Dopotutto doveva vedersela lei, non io. Solo che... non mi aspettavo sparasse una cosa del genere.
"Ma come? Non ve l'ha detto? Mi chiamo Hana Yoriko. Sono la sua ragazza."
"Eh?!" Sbraitai, guardandola minacciosamente, ma lei continuò:"Mi meraviglia che tu non l'abbia detto."
"Tu non sei la mia ragazza."
"Sei il solito timidone che vuole nascondere le cose, eh? D'accordo. Farò finta di nulla."
"Ma non è vero! Tu non sei la mia ragazza!"
" 'Ragazza?' chiede Misaka Misaka confusa dalla situazione." Borbottò la bambina voltandosi prima verso di me e poi verso la tizia.
Aiho ebbe una strana reazione. Prese Last Order per le spalle, sembrando seriamente scossa da ciò che aveva rivelato la ragazza. Poi, balbettò:"R-rimarrai per cena?"
"Eh?! Certo che no! Non rimane!" Cercai di dire, ma lei continuò ad alimentare la cosa: "Sarebbe un piacere, signora."
"Allora apparecchio anche per te. Forza, andiamo di la." Disse, trascinandosi Last Order nell'altra stanza e chiudendo la porta.
Ci fu un secondo di silenzio, dovuto alla realizzazione di ciò che stava accadendo. Poi non riuscii a trattenermi.
"Qual è il tuo gioco, eh?!" Sbraitai, attivando il mio potere per soffocarla. Ero incavolato nero. Odiavo quella situazione.
"Pensavo lo sapessi..." Mormorò.
"Sapessi cosa?!"
"Se devi dire una cavolata, più la spari grande, più la gente ci crede."
"Perchè diamine mettere me in mezzo?!"
"Perchè nessuno si aspetterebbe che tu abbia una ragazza."
"Vuoi morire?"
"Idiota, sto solo dicendo che sei inavvicinabile. Non mi pare che tu abbia dimestichezza con le ragazze."
"Questi sono affari miei, non tuoi."
"Lasciami!" Gridò,toccando il vortice creato per soffocarla e spezzando il mio potere.
Rimasi fermo a guardarla per un istanto, poi compresi. Riusciva a bloccare il mio potere grazie al suo: "Giusto, tu hai il tempo."
"Yukio!" Richiamò, standosene seduta a terra a causa della caduta fatta dal rilascio del potere.
"Piantala di chiamarmi Yukio. Sei fastidiosa."
"Grazie del complimento, ma alle volte posso essere anche peggio." Rivelò con tono di sfida ed io la squadrai ribattendo: "Cos'è? Una minaccia?"
"No, voglio solo che te lo ricordi, nel caso potesse servirti qualcuno fastidioso più di una mosca."
"Tsk..." Farfugliai per poi incrociare le braccia. La tizia aveva qualcosa che non mi piaceva, ma al tempo stesso mi conosceva fin troppo bene, dunque non potei non richiedere:"Come hai detto che ti chiami?"
"Te l'ho detto tre volte già, mi chiamo Hana. Hana Yoriko."
"Hana... sappi che non mi interessa e voglio che te ne vada."
"D'accordo, come vuoi. Ti do del tempo per riflettere." Rispose, incuriosendomi: "Su cosa?"
"Su chi sei davvero. Tu non sei un mostro, Yukio. Tu sei molto di più di ciò che vedi e potresti fare grandi cose."
Non capivo cosa intendeva.
Non comprendevo e non volevo accettare la sua presenza lì, soprattutto dopo aver mentito spudoratamente a tutti facendosi passare per la mia ragazza.
Detestavo quella situazione e mi limitai a rimanere in silenzio poichè era tutto così snervante e non poco.
Fortunatamente, lei fece lo stesso, nonostante facessero domande su domande a tavola.
Se ne andò subito dopo cena, ringraziando e dicendo le solite sciocchezze che si dicono.
Sembrava falsa e doppiogiochista. Non mi piaceva affatto la sua presenza e nemmeno il suo modo di agire.

 
Passò una settimana da quell'incontro e di certo non mi aspettavo ciò che stava per accadere.
Last Order era nuovamente in pericolo. Le avevano messo un virus nel sistema ed io, ritrovandola in quel laboratorio, stavo cercando di riprestinare il tutto proprio come feci qualche tempo fa.
"È la tua fine." Sentii dietro di me. Mi voltai.
Una pistola puntava verso la mia fronte.
Questa scena l'avevo già vissuta, ma stavolta era diverso.
Se mi avessero sparato nello stesso punto, avrebbero intaccato il macchinario che mi dà l'energia necessaria per muovermi e fare tutte le azioni a me consentite.
Morte per emoraggia cerebrale era tra le cose che potevano accadermi, dopotutto già se non dosavo bene il mio potere incorrevo a danni, figuriamoci con un proiettile conficcato nell'apparecchio.
"Non scherziamo. Non posso farcela. Io non... non ne uscirò vivo se spara ora..." Pensai in quell'istante, vedendo quel colpo uscire dalla pistola.
Fu tutto molto veloce. Il proiettile che si avvicinava sempre di più, Last Order ancora da ripulire dal virus.
Non avrei salvato lei... non avrei salvato la mia di vita...
Poi, apparì una mano che sembrò afferrare il proiettile a pochi centimetri dal mio volto.
"State bene?"
Quella voce l'avrei riconosciuta ovunque. Era quella di Hana.
"Tu?!"
"Te l'avevo detto di ricordartelo che sarei stata fastidiosa più di una mosca." Ricordò con un sorriso, per poi continuare:"Salva Last Order. Ci penso io al tizio."
Riuscì a metterlo fuori gioco in poco tempo. Dopotutto è quello che controlla.
Il processo di salvataggio dal virus si concluse, ma Last Order non apriva ancora gli occhi.
"È esausta. Dobbiamo trascinarla fuori di qui." Disse, prendendola in spalle.
"Ehi!"
"Fammi strada." Affermò, comprendendo le mie preoccupazioni. Dopotutto non la conoscevo bene e non sapevo se volesse farle qualcosa anche perchè una domanda mi stava girando nella mente in quell'istante:"Come sai che il suo nome è...?"
"Usciamo di qui. Ne parleremo più tardi."
Riuscimmo ad uscire dal laboratorio e arrivammo in un parco distante dal laboratorio.
Hana mise giù la ragazzina, per poi dire con certezza:"Sta ancora dormendo."
"Non mi hai ancora detto come sai di Last Order."
"Beh, ho trovato questi tempo fa." Rivelò, dandomi dei fogli che aveva in una sottospecie di marsupio in cintura.
Non appena vidi quei fogli spalancai gli occhi domandando:"Come li hai avuti?"
"Erano nel laboratorio dove hanno creato lei e le sisters, insieme a..."
Abbassai lo sguardo, voltando la pagina e vedendo un fascicolo su di me.
"Ora mi credi?"
"Perchè chiamarmi Accelerator se il mio nome è Yukio e lo sapevano?"
"Per non darti ricordi del passato. Se avessi saputo che volevano utilizzarti come macchina da guerra, con il carattere che ti ritrovi, saresti andato contro i loro progetti."
" ' Uhm... che succede? Perchè sono qui?' dice Misaka Misaka aprendo gli occhi leggermente confusa."
"Oh, ti sei svegliata." Affermò la tizia, voltandosi verso Last Order e accovacciandosi per rassicurarla:"Sta tranquilla. Ti sei solamente appisolata."
" 'Appisolata?' dice Misaka Misaka strofinandosi gli occhi sempre più confusa."
"Ce la fai a camminare?"
La osservai per tutto il tempo. Dava un senso di tranquillità, sembrava quasi materna. Tornammo a casa e Aiho e Kikyou non c'erano ancora. Probabilmente erano a lavoro.
Ero estremamente confuso. La situazione stava in qualche modo degenerando e non capivo il come.
C'erano tante domande senza risposta. Rimasi seduto sul divano, quando Hana si avvicinò a me con del caffé nero senza zucchero, della marca che prendo sempre io, per poi chiedermi:"Ne vogliamo parlare, Yukio?"

   
 
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