Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Maura85    12/05/2005    4 recensioni
Questa fic l'ho scritta circa un po' di tempo fa fa mentre studiavo il personaggio di Sesshomaru e la sua relazione con Rin
E' solo un introspezione di ciò che i due devono aver provato durante quell'episodio, niente di troppo speciale... però lo posto, chissà che a qualcuno non piaccia, anche se è una cosa molto grezza... in fondo era un esperimento!^^'
Come al solito, mi fa piacere sapere cosa ne pensate ;)
Gli altri capitoli li posto dopo, ora vado a pranzo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Da oggi dovrai procurarti il cibo da sola.” il solito tono, gelido come una scaglia di ghiaccio che lentamente scivola giù per la schiena; qualunque essere umano sarebbe crollato a terra implorante al solo sentire quella voce. Ma lei no. Lei sorrideva radiosa ogniqualvolta lui le rivolgeva la parola.
“Sì!” una risposta secca, infantile come al solito, segno di chi non calcola le conseguenze di ciò che sta accentando.
Sesshomaru ebbe poi modo di riflettere che tra i due l’unico a non aver calcolato le conseguenze delle proprie decisioni fu proprio lui. La sua decisione era scaturita dal bisogno di restare solo, di restare senza lei. La gioia di vivere, la bontà di quella piccola umana spesso confondevano le tenebre del suo cuore; pur non comprendendo questi sentimenti, aveva deciso di difendersi, cercando un po’ di solitudine almeno al tramonto, quando quel piccolo pancino di cominciava a brontolare e la spingeva lontano.
E difatti ora lei era lontana dalla sua mente; la sua mente divisa e contorta, la sua mente che elaborava strategie, ricamava pensieri, rifletteva su tutto ciò che gli era accaduto ultimamente. Inuyasha, spettro completo ma schiavo del sangue demoniaco. E Kagura, donna spettro completa ma aspirante alla libertà. Era strano come le due idee continuassero a danzare l’una attorno all’altra, legate da un invisibile filo logico che il Principe dei Demoni ancora non riusciva a cogliere. Ma era solo questione di tempo. E di riflessione, avvantaggiata dall’inusuale silenzio, riflessione non più interrotta da quelle strane sensazioni che la sua nera identità di spettro provava accanto a Rin.
Un cambiamento. Il vento rifluì su se stesso, con un movimento atipico che attirò immediatamente la sua sempre vigile attenzione; qualcosa di strano era accaduto nei dintorni di quella buia e apparentemente sconfinata campagna.
“L’odore del vento è cambiato…”
Comprese ancora prima di udire i passetti agitati di Jaken, il suo urlo. La bambina! Quella che aveva costretto a vagabondare in solitudine, alla ricerca di cibo, per uno stupido desiderio di isolamento.
“Signor Sesshomaru! Rin! Hanno rapito Rin!” non era certo per affetto che quell’infido sgorbio appariva tanto preoccupato; annusò con indifferenza l’odore della sua paura: paura di essere punito per non aver protetto la bambina. E infatti si prodigò nel giustificarsi: “Kagura, la creatura di Naraku, è arrivata, improvvisamente, e…”
Ma non badava più a quei discorsi sconnessi. I sensi già lo avevano avvertito di una nuova e non molto gradita visita.
“Non ti preoccupare, Signor Sesshomaru.” il fantoccio dalla testa di babbuino si inchinò con falso rispetto, sorprendendo un Jaken che ancora non si era accorto della sua presenza. “Se ascolterai la mia richiesta, ti renderò incolume la piccola Rin.” Vuoi apparire tanto forte, Naraku, eppure devi usare una bambina per sfruttare il Principe dei Demoni. Qualunque siano le tue idee, le cancellerò io stesso dalla tua testa, con la lama della mia spada…
Furore cieco cresceva il lui, al pensiero che quelle empie mani toccassero la sua protetta. Ma sapeva che lei sarebbe stata salva, sapeva di essere il vero obiettivo di quello scherzo della natura.
“Naraku, brutto sfrontato!” in questo caso Jaken era più fortunato. Poteva sfogare la sua rabbia, poteva farlo liberamente; lui no. Perdere la freddezza avrebbe potuto voler dire perdere Rin. Perdere Rin sarebbe stato… perdere sé stesso? In parte, forse.
Ricacciò quel pensiero.
“Questa volta a quale intrigo dovrei prendere parte?” voce che costrinse ad uscire ancora più fredda del solito; persino Jaken, pur essendo dalla parte del giusto, ebbe un tremore. Ma Naraku no. Era troppo idiota per capire.
“Niente di speciale, davvero” la voce baldanzosa per poco non spinse Sesshomaru a trafiggerlo prima del previsto. “Basterà che tu uccida Inuyasha.”
Che piano patetico; Naraku evidentemente non capiva di non avere di fronte un mercenario pezzente. Però sapeva di avere Rin.
“Pfui… prendersi tanta briga per chiedermi una cosa del genere…” finalmente poté scattare! I muscoli si tesero come molle, la spada quasi saltò fuori dal fodero da sola, pronta a tagliare in due quell’abominio. E in effetti fu quel che fece, anche se già sapeva che di fronte non aveva il vero Naraku.
“Era solo un fantoccio!” Jaken fu l’ultimo a capire.
“S’illude se crede d’avermi in pugno con una misera bambina umana…” Non permise ad alcuna emozione di emergere; sapeva di essere ancora osservato. Fino a quel momento era stato abile, fingendo totale indifferenza nei confronti del destino di Rin: ciò grazie all’odore, forte come una traccia fresca, al puzzo emanato dal castello di Naraku. Se non avesse avuto questa sicurezza, forse non avrebbe saputo reagire in quel mondo.
Ma evidentemente la buona sorte girava a suo favore, ed egli non attese un attimo di più per voltarsi e seguirne la rotta, sordo ai richiami di Jaken.
  
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