“Che fai?” (T. Lisbon)
 
Jane non ci vede.
Tutta colpa di quella maledetta esplosione.
Tutta colpa mia, in realtà, anche se non lo ammetterei neanche sotto tortura: ho corso più veloce di lui e l’ho lasciato indietro, in balia della bomba.
Un buon capo si assicura che la sua squadra sia al sicuro, prima di scappare.
Anche una buona amica lo fa.
Ho fallito.
Nascondo il mio senso di colpa dietro la mia solita maschera di tranquillità.
Ormai il danno è fatto, speriamo solo sia reversibile.
Al momento, però, la vista non è ancora tornata.
“Buio totale”, ha appena dichiarato Jane, dopo aver provato, senza successo, a togliersi le bende.
Non è ancora il momento. Si rimette gli occhiali scuri.
Non sembra turbato. Io fingo di non esserlo. È solo questione di tempo, spero.
Ma a lui non pare importare molto. Mi rivela, infatti, che, se non vede, gli altri sensi funzionano meglio e riescono a cogliere dettagli che prima gli sfuggivano.
Probabilmente risolverà questo caso anche da cieco.
Ora vuole fare una dimostrazione pratica.
La sua mano brancola nel vuoto e si appende al mio braccio destro, per poi arrampicarsi sulla spalla, attraversare il collo e arrivare finalmente al mio viso.
Mi innervosisco.
“Che fai?”, chiedo con tono sospettoso. Anche un Jane cieco può essere pericoloso e imprevedibile.
La sua mano è ormai giunta alla mia bocca, e l’accarezza con determinazione.
“Voglio sentire il tuo viso mentre sorridi”, mi spiega, tutto convinto.
E allora sorrido davvero, perché come si fa a non sorridere quando il tuo consulente temporaneamente cieco ti ha appena detto una frase così bella?
Come si fa a non sorridere mentre la sua mano calda che profuma di the accarezza la tua pelle, provocando un brivido lungo la schiena troppo piacevole da spiegare?
Come si fa a non sorridere mentre il suo, di sorriso, è più irresistibile del solito?
Forse la cecità di Jane è contagiosa e distorce anche i miei sensi, facendomi sentire cose che nemmeno ci sono. O forse, cose che ci sono sempre state.
All’improvviso capisco.
Forse la cieca sono sempre stata io.