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Autore: lyricsandhearts    05/05/2020    0 recensioni
[Il grande Gatsby]
Potrebbe costruire una città. Ne ha le capacità. Nel suo petto c’è una cavità dove un cuore si potrebbe incastrare perfettamente e lui crede che, se solo riuscisse a manovrarne uno e a riempire quella cavità, allora per lui, be’, sarebbe la fine dei giochi.
{ one-sided!Nick/Jay | One shot | 1397 parole | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: ispirata ai lavori di richard siken, scritta quando non riuscivo a dormire dopo aver visto il film
Note della traduttrice (Hiraeth): nelle mie note scrivo sempre che fareste meglio a leggere le versioni originali invece che le mie traduzioni, e anche in questo caso è assolutamente vero. Se sapete l’inglese, correte a leggere questa fanfiction nella sua lingua originale perché è pura poesia, sul serio.
 Se invece mi fate l’onore di leggere questa traduzione, allora buona lettura!









litany in which everything is crossed out
di lyricsandhearts





iv.

Non scriverai mai più.

 È la triste verità che affronti quando le tue mani si allontanano dalla macchina da scrivere per l’ultima volta, quando per un momento consideri l’idea di eliminare ogni menzione di Jordan dal tessuto della tua storia e della tua vita ma non riesci a costringerti a cambiare niente, quando il tuo dito traccia gentilmente la parola “GATSBY” sulla copertina e decidi che non è abbastanza, non sarà mai abbastanza: non scriverai mai più. Hai consumato tutte le parole utili, ogni singola cosa che potresti voler dire sull’argomento. Non accadrà null’altro degno di nota per il resto della tua vita, perché sei un ubriacone e un pazzo – è vero, ti è stato diagnosticato ed è clinico – e hai perso tutto.

 Il passato può ripetersi. Lo ha detto qualcuno.

 Non ti rimangono errori da commettere.




iii.

Ha gli occhi blu e avresti voluto andare a letto con lui; aveva gli occhi blu e adesso vuoi solo potergli dormire vicino, vicino al suo corpo, che non è addormentato ma lo è quasi, perché i suoi occhi sono chiusi e non lo hai mai visto assopito, per cui durante il sonno potrebbe avere un aspetto qualunque. Uno qualsiasi.

 Nessuno viene più. Nessuno viene perché hai il fuoco nello sguardo e un’affilata, disperata nota nella tua voce e un ronzio nelle orecchie e dormi ancora sulle scale. Nessuno viene perché Tom e Daisy se ne sono andati, perché non hai mai amato Jordan abbastanza per chiederglielo e anche lei non ti ha mai amato, perché non ti fai la barba e la doccia da giorni, perché a nessuno importava di Jay Gatsby, non nel modo in cui importa a te, e il buffo è che pensavi che a tutti importasse di lui.

 Prima che li chiudesse, aveva gli occhi blu, e probabilmente sono ancora blu, probabilmente non sono cambiati anche se non li puoi vedere. Forse hai la febbre. Forse lui gli occhi non ce li ha più neanche. Forse vomiterai se continui a guardargli il viso in quella maniera. Forse adesso i suoi occhi sono su quel cartellone; forse quelli del cartellone erano i suoi sin dall’inizio.

 Se un uomo cade in acqua e nessuno è nei paraggi per sentirlo, puoi affermare con certezza che quell’uomo sanguinerà finché l’intera piscina sarà dello stesso colore rosso-arancione malaticcio che prima gli scorreva nelle vene? Se un altro cadesse sul cemento e Nick Carraway fosse in attesa al telefono, la sorte appesa al cavo della cornetta e la testa china, sedendo immobile e urlando come se non avesse mai corso in vita sua, potresti comunque affermare che al mondo i suoni e i rumori esistono davvero?

 Avresti potuto annegare in quegli occhi, pensi, rivoltandoti sulle scale, scrutando la bara aperta attraverso le barre della prigione che ti sei autoimposto. Avresti potuto annegare in quella piscina. Avresti potuto annegarci, a prescindere da una pallottola qualsiasi. E così è estate. E così siamo arrivati a un uomo con una pistola in mano, in bocca, e a un altro che ha una pistola tra i suoi progetti. E così sei incapace di dormire e anneghi nel tuo stesso sangue in fondo a una piscina.

 Girare il coltello nella piaga, così si dice. Girarlo nell’acqua. Mi dispiace per tutto quel sangue nella tua piscina, avrei voluto che fosse il mio.

 Il coltello nella piaga.

 (Di chi è la piaga, in realtà?)




ii.

«Noi, io, abbiamo bisogno di te».

 Ci sono svariate cose che avresti potuto dire quella prima notte: caro signor Gatsby, mi rincresce terribilmente non riuscire a venire alla tua festa. Caro Gatsby, mi rincresce essere venuto alla tua festa e non avere avuto idea di cosa fare quando i fuochi d’artificio sono scoppiati al minimo cenno del tuo nome, quando il crescendo della mia futile esistenza è giunto a un picco per cui non mi sarei mai potuto preparare e da cui non potrei mai riprendermi.

 Ci sono svariate cose che potresti dire adesso: non ho bisogno di te. Non ci sono parole per esprimere quanto ho bisogno di te. So che vorresti questo ma esistono altri modi per approcciare la situazione, Gatsby. Sarò al tuo fianco fino alla fine. Cosa stai cercando di portare a compimento, qui, per l’esattezza?

 Ma lo sai. Lo sai cosa sta cercando di fare. Vuole solo ottenere una storia migliore. Chi non lo vorrebbe?

 Quella di Jay Gatsby è la vita più grandiosa e stravagante mai vissuta da qualcuno, passato o futuro. È terrificante e affascinante; a guardarlo ti senti solo e triste. La consapevolezza che ce l’ha messa tutta e che ha fatto tutta questa strada e che, ciononostante, ha quasi, quasi ammesso di aver bisogno di te, è… è incredibile. Non dovresti sentirti così, ma è incredibile.

 Sei la persona più patetica che tu possa immaginare.

 Lui le sta costruendo una città con gli scarti che ha raccolto, con l’argento e la sozzura e l’oro e il sangue, e a guardarlo ti si attorciglia lo stomaco. Non è così che le cose dovrebbero andare e lui non lo accetta. Nel momento in cui l’ha vista, lui è cambiato e non accetta l’idea di poter cambiare nuovamente nel momento in cui lei se ne andrà per sempre dalla sua vita.

 Le sta costruendo una città e chiama quella città “paradiso”, la chiama “casa”. Casa è dove sta il cuore e dove non sta Tom Buchanan. Casa è dove sta il cuore e ti domandi se a volte Gatsby pensi che il suo cuore sia cavo, che non sia mai esistito, e se sia questa la ragione per cui si impegna così duramente per riconquistarla, così da provare qualcosa, qualcosa che ha provato un tempo, qualsiasi cosa. Il tuo cuore è pieno di… di una luce inequivocabile. Non è garantito che la tua luce rimanga accesa in ogni dato momento, ma almeno è sempre presente, e se questo lo aiutasse a essere felice, Dio, gli permetteresti di portartela via. Lui si merita quella luce. Si merita qualcosa, quantomeno.




i.

È stupido innamorarsi delle idee, ma pensi che forse ti sei innamorato dell’idea di lui nell’istante in cui ha pronunciato il suo nome, o forse nell’istante in cui ti sei reso conto che lui in fondo è solamente un uomo. A malapena un uomo, anzi; un ragazzino, in pratica, un ragazzino che non sopporta l’idea di non averla vinta, che detesta condividere, che avvizzisce davanti ai veri conflitti e che vuole solo, più di qualsiasi cosa, essere apprezzato dal maggior numero possibile di persone, ed essere amato dall’unica che non riesce a dimenticare.

 Ti spaventa completamente e profondamente il fatto che una persona simile ti ispiri affetto.




vi.

Un uomo trascina la sua tristezza nell’acqua e l’annega, l’annega tutta, ma poi a te resta la piscina.




vii.

Gatsby è morto e anche tu lo sei. È la prima volta che queste parole ti escono di bocca. È l’ultima volta che lo faranno.

 A volte ti svegli la mattina pensando al suo sorriso, pensando ai fuochi d’artificio che non erano destinati a te, pensando alle centinaia di cose diverse che lui rappresentava allo stesso tempo per un centinaio di individui diversi e chiedendoti come ci riuscisse. Per te Jay Gatsby è un mistero. Per te lui sarà sempre un mistero, ma per te meno che per chiunque altro. Supponi che, alla fine, lo capissi meglio di quanto credessi.

 Non riesci a mangiare, non riesci a dormire, non riesci a riparare niente perché non è rimasto più niente da aggiustare e non lo dici ma lui è ancora morto, è sempre morto, morto nonostante tutte le volte che hai visitato la sua tomba, morto nonostante ti sudino le mani quando il dottore legge il libro per la prima volta e gli siedi davanti per ore, immobile se non per i tuoi costanti tic nervosi, per la gamba che fai saltellare.

 Non giungi a una fine; nulla giunge a una fine. Non puoi dire che sei guarito da lui perché la guarigione non esiste, si può soltanto voltare pagina e tu non potresti voltare pagina nemmeno se ci provassi. Sei morto, ma andrai avanti. Sei morto, ma non lo sei.

 Prima che venisse seppellito, gli hai rubato questo anello. Come pagamento, pensi. Presumi che basti come compenso e che lui a ogni modo non ne avrà bisogno.

 Ne avrai bisogno tu.

 Non sei mai riuscito a indurlo a ucciderti, ma per moltissimo tempo indossi quell’anello.










Nota:
…Nick Carraway is hanging by a cord on the phone and in his own head… – [Se] Nick Carraway fosse in attesa al telefono, la sorte appesa al cavo della cornetta e la testa china…
 La frase originale gioca sui molteplici significati della parola “hang”. “To be hanging by a thread” vuol dire essere appesi a un filo, dunque “Nick is hanging by a cord on the phone”, che in italiano sarebbe “Nick è lasciato in attesa/in sospeso al telefono”, sta anche a significare che quello che gli riserva il futuro è appeso a un filo; tale filo, in questo caso, è il cavo della cornetta telefonica. “Hang your head” letteralmente significa “chinare la testa”, ma figurativamente vuol dire “provare vergogna o infelicità”.

   
 
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