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Autore: sakura225    07/05/2020    2 recensioni
Lo chiamavano Kaiser per la sua freddezza in campo.
Sonne, sole in tedesco, entrerà nella sua vita quando Karl ha già deciso che per lui non c'è altro oltre il calcio ma si sa che la neve è destinata a sciogliersi al sole.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando suo padre se n'è andato di casa il mondo gli è crollato addosso. 
La sua famiglià è andata in pezzi proprio come i vetri delle finestre della sua casa per quei sassi lanciati dai tifosi che non
avevano capito la decisione del loro allenatore. 
Neanche sua madre aveva capito. 
Come poteva suo marito mettere il calcio davanti la propria moglie ed i propri figli? 
Karl invece aveva compreso benissimo le motivazioni di suo padre e lo aveva appoggiato nonostante tutto. 
Marie invece era ancora troppo piccola per poter capire. 
Il calcio era la passione che li univa. Di padre in figlio, quello sport era il loro legame. 
Quel giorno Karl aveva deciso che nulla nella sua vita sarebbe venuto prima del suo pallone. 
Aveva sacrificato l'intera vita per quel sogno, suo e di suo padre. 
I sacrifici lo avevano ripagato. 
Era la promessa del calcio tedesco ed europeo. 
Il calcio sarebbe venuto sempre prima di tutto.
Nella sua vita mai una donna sarebbe venuta prima, soprattutto se non riusciva a capire la sua passione. 

Lo avevano soprannominato il Kaiser. 
Per la sua freddezza in campo che lo portava a non sbagliare mai. 
Solo Genzo Wakabayashi riusciva a bloccare il suo famoso fireshot
Nessuno oltre lui ci era mai riuscito. 
Karl era una macchina da goal. 
Con lui in campo la vittoria in campo era sicura, quasi scontata. 
La sua freddezza in campo gli era valso quel soprannome. 
L'imperatore. 
Alcuni si erano azzardati a dire che la freddezza di Karl non si limitava al campo ma era così anche nella sua vita privata. 
Algido, freddo, tedesco. 
Così lo descrivevano. 
Ma bastava vederlo con i suoi amici o con Marie per capire che non era quello il vero Karl. 
Non era freddezza, era riservato. 
Lui era un calciatore, dovevano parlare di lui per il suo talento e non per altro. 
I giornalisti e la stampa avevano già distrutto la sua famiglia una volta. 
Non avrebbe permesso che sarebbe accaduto un'altra volta. 
La sua non era freddezza, cercava solo di proteggere quello che restava della sua famiglia. 

Marie era l'unica donna della sua vita. 
Sua sorella era l'unica che riuscisse a farlo ridere anche in pubblico. 
Forse ne aveva di ammiratrici e ragazze che lo desideravano. 
Ma lui non se ne curava. 
Per quello ci pensava già Pierre Le Blanc. 
Di donne lui non aveva bisogno. 

Quando aveva conosciuto Sonne era appena stato convocato per la nazionale giovanile.
Presto sarebbe partito per Parigi e sarebbe tornato ad Amburgo con il titolo di campione. 
Sua madre dopo aver superato la rottura con suo padre era finalmente tornata a lavorare ed un minimo di normalità era tornata tra le mura di casa Schneider. 
Karl quel pomeriggio era tornato a casa da un allenamento e si era ritrovato sua sorella Marie in compagnia di una ragazza che non aveva mai visto. 
Marie la stava riempiendo di chiacchiere e lei annuiva divertita ad ogni parola della bambina.
Nei giorni precedenti in famiglia si era accennato ad una babysitter per la sorella minore mentre sua madre lavorava ma Karl non aveva dato tanto peso alla vicenda.
Si era immaginato che fosse stata una simpatica vecchietta a tenere compagnia a sua sorella e non una ragazza. 
Soprattutto non una ragazza della sua età. 
Si limitò a presentarsi per semplice educazione e poi se la diede a gambe levate, dritto in camera sua. 

Sonne aveva voluto quel lavoro per pagarsi gli studi.
Sarebbe voluta andare all'università a Berlino. 
La signora Schneider era rimasta colpita dalla sua determinazione ed ambizione. 
Le avevevano ricordato lei quando era giovane ed erano le stesse qualità che rivedeva in suo figlio maggiore. 
Era forse stato quello a convincerla ad affidare Marie alle sue cure nonostante la giovane età. 
E forse sperava che avrebbe potuto convincere Karl che nella vita oltre il calcio c'era tutto un mondo da vivere. 

Karl la vedeva di sfuggita quando tornava a casa dal campo da calcio e tutto si ripeteva come la prima volta. 
Un saluto appena accennato e poi correva nella sua stanza. 
Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsela agli allenamenti. 
Era lì seduta sugli spalti con accanto la sorellina che agitava la mano per salutarlo ed attirare la sua attenzione. 

"Scusa se siamo qui, ma Marie ha insistito e non so proprio dirle di no" 
Erano state le prime parole che si erano rivolti. 
Karl aveva annuito e poi aveva rivolto la sua attenzione alla sorella. 
"So come funziona. E' una vita che non riesco a negarle anche la minima cosa" 
Un sorriso aleggiava sul volto del Kaiser. 
"Vado a cambiarmi e poi torniamo a casa" 

Quando Karl era uscito dagli spogliatoi si erano diretti a casa nel silenzio più assoluto. 
Camminavano con Marie che si era posizionata tra i due e teneva la mano del fratello. 
Nessuno aveva detto una sola parola.
Si erano solo goduti il momento. 

Sonne era tornata al campo da calcio anche senza Marie. 
Vedere Karl giocare l'aveva colpita. 
All'inizio le era sembrato un ragazzo scontroso, freddo. 
Non le aveva mai rivolto la parola oltre ai saluti che la buona educazione gli imponeva. 
Poi aveva capito che Karl era solo un tipo di poche parole. 
Non aveva bisogno di parlare. 
Diceva già tutto quando era sul campo. 

"Ciao" si era avvicinata a lui senza pensarci. 
Karl la fissò, forse per vedere dove fosse sua sorella.  
Ma Marie non era lì. 
"Ciao" le rispose lui "Sei da sola?" 
"Sì" ammise Sonne sforzandosi di non arrossire "volevo vederti giocare" 
Karl rimase in silenzio. 
Non sapeva proprio come comportarsi in quelle situazioni. 
Lui non ci si era ritrovato in quella situazione. 
"Perchè?" fu l'unica cosa che riusci a dire. 
"Oh" la ragazza sembrava disorientata "non lo so sinceramente, forse perchè sei bravo" 
Karl le sorrise. 
"Torna a sederti, non hai ancora visto nulla" 

Lo aveva visto giocare tutto il pomeriggio. 
Karl era fenomenale. 
Quando si avvicinava alla porta era sicuro che non avrebbe sbagliato. 
La palla era già dentro ancora prima che lui calciasse. 
Ora capiva perchè lo avevano soprannominato Kaiser. 
Gli calzava alla perfezione. 
Avevano fatto di nuovo insieme la strada per tornare a casa. 
Solo che quella volta erano da soli. 
Da soli per la prima volta. 
"Quanto tempo è che giochi?" 
Sonne fu la prima a parlare per rompere il silenzio. 
"Da tutta la vita praticamente. Mia madre dice che la gravidanza di Marie è stata una passeggiata rispetto a me" 
Quando aveva iniziato a raccontare un gran sorriso gli aveva illuminato il volto. 
"A detta sua la riempivo di calci a tutte le ore del giorno. Papà dice che immaginavo già di avere un pallone tra i piedi" 
"Sei nato predestinato, dunque?" scherzò lei. 
"Diciamo di sì. Credo di aver sempre voluto giocare a calcio. Non riesco a pensare di poter fare altro nella vita" 
Sonne notò che i suoi occhi azzurri sembravano brillare quando parlava del calcio e della sua famiglia. 
"Deve essere importante il calcio per voi" 
Karl la guardò confuso. 
"Per voi chi?" il suo tono sembrava quasi irritato. 
"Per la tua famiglia" gli rispose la ragazza, come se fosse stato sempre chiaro a chi si riferisse. 
"Lo era" disse Karl per poi accellerare il passo lasciandosi Sonne alle sue spalle. 

"Papà ci ha lasciati per il pallone" le aveva detto una domenica mattina Marie mentre erano sole in casa.
Sua madre era a lavoro e Karl era fuori per una partita in trasferta. 
"La mamma odia il calcio ma non lo dice perchè altrimenti Karl si arrabbia" aveva continuato la bambina nella sua ingenuità. 
Sonne non aveva fiatato.
Adesso le era tutto chiaro. 
Non sapeva bene tutti i dettagli e non li voleva sapere, non erano fatti suoi. 
Ma avrebbe dovuto scusarsi con Karl. 
Sentiva di doverlo fare. 

Karl evitava quella ragazza con lo stesso impegno di quando giocava. 
Ormai aveva smesso di salutarla quando rientrava a casa dal campetto. 
Così non le facilitava le cose. 
Sonne quella volta era andato a vederlo giocare per la prima volta. 
Non un allenamento, ma una partita vera e propria. 
La squadra aveva vinto, trascinata da un inarrestabile Karl e da un portiere altrettanto fenomenale che aveva mantenuto inviolata la sua porta per 90 minuti. 
Lo aveva bloccato all'uscita quando ormai tutti i tifosi e la maggior parte dei giocatori se ne erano andati. 
Karl tutto si sarebbe aspettato ma non di vederla lì. 
"Mi dispiace" gli disse prima ancora che lui potesse aprire bocca per cacciarla via. 
"Volevo solo dirti questo, mi dispiace. Non sono fatti miei, lo so. Non avrei dovuto farti quella domanda" continuò il suo discorso incoraggiata dal silenzio del ragazzo. 
Karl scosse la testa.
"Dispiace anche a me, tu non avresti potuto sapere" 

Si erano chiariti, Karl aveva ripreso a salutarla ma non c'era stato nient'altro. 
Lei non era più andata a vederlo e lui non l'aveva cercata. 
Continuava a vedere soltanto Marie tra i membri di quella famiglia. 
Poi una volta il padre di Marie era tornato a casa mentre c'era lei e così aveva conosciuto anche Rudi Schneider. 
La madre lavorava quella sera e così i ragazzi sarebbero stati con il padre. 
Il signor Schneider era stato amichevole fin da subito. 
Si era presentata, le aveva spiegato che faceva da babysitter alla figlia minore e lui invece di mandarla via perchè da quel momento ci avrebbe pensato lui alla ragazzina
l'aveva gentilmente invitata per la cena. 
Avrebbe voluto rifiutare, non voleva intrufolarsi in un momento così intimo. 
Da quel poco che sapeva aveva capito che erano rari quegli incontri padre e figli. 
E lei non voleva assolutamente essere lì. 
Ma non solo Rudi Schneider sembrava entusiasta di averla lì con loro, anche la piccola Marie la pensava come il padre. 
Non riesco a dirle di no. Erano queste le prime parole che aveva rivolto a Karl. 
E così aveva ceduto, per la contentezza della bambina. 
Sicuramente il fratello non sarebbe stato altrettanto felice. 

Karl rientrando in casa pensò di aver sbagliato abitazione. 
Suo padre era in cucina, un profumo invitante riempiva l'aria mentre Marie e Sonne apparecchiavano la tavola. 
"Karl" lo chiamò suo padre quando si accorse della sua presenza. 
"Ciao, papà" era la sola cosa che riuscì a dire. 
"Posa quella borsa in camera tua e vieni qui con noi" 
La gioia di suo padre trascinò anche lui. 
Fece il più in fretta possibile per unirsi a quella scenetta così strana e allo stesso tempo così familiare che da tempo non si vedeva tra quelle quattro mura.

"Ho saputo che sei stato convocato in nazionale" 
Karl annuì mentre finiva di mangiare il suo pasto. 
"Sono fiero di te" 
Quelle parole per lui contavano più di ogni altra cosa. 
"Il mio fratellone è il più forte" disse Marie gettandosi tra le braccia del fratello. 
Karl la prese al volo. 
"Ci puoi scommettere, sorellina" 

Sonne aveva osservato quella scena in silenzio. 
Karl sembrava sereno e rilassato come non lo aveva mai visto da quando si conoscevano. 
"Tu Sonne, cosa vuoi fare?" le chiese all'improvviso Rudi Schneider richiamando la sua attenzione. 
La ragazza spostò il piatto che aveva di fronte a se. 
"Vorrei studiare architettura all'università" 
Il padre di Karl sembrò interessato alle sue parole. 
"Dove ti piacerebbe studiare?" 
"A Berlino. Una volta preso il diploma mi piacerebbe trasferirmi lì"  

Karl non si era mai fermato a pensare che anche Sonne potesse avere un sogno. 
Non aveva mai pensato che c'erano tante altre persone ad avere un sogno. 
Forse non riguardavano il calcio come lui ma questo non significava che fossero meno importanti. 
Lui si allenava ogni giorno per diventare calciatore. 
Lei lavorava per potersi pagare l'università. 
Entrambi stavano facendo dei sacrifici. 
Entrambi meritavano di realizzarli. 

La prima volta che l'aveva baciata Karl si era finalmente sentito felice per un motivo che non fosse il pallone. 
Era stato lui a chiederle di andare insieme agli allenamenti. 
Lei si era seduta sugli spalti come al solito ed aveva osservato ogni suo movimento. 
Lui tra una pausa e l'altra l'aveva cercata con lo sguardo, come ad assicurarsi che fosse ancora lì. 
Terminato l'allenamento lei gli aveva portato una bottiglia d'acqua per idratarsi. 
Karl l'aveva accettata in silenzio e ne aveva preso un grosso sorso.
"Mi aspetti?" le aveva chiesto. 
Aveva aspettato che lei annuisse per poi andare dagli altri e cambiarsi. 

Quando era tornato lei era ancora lì. 
Avevano camminato fianco a fianco ed in silenzio, come sempre. 
Poi Karl le aveva preso la mano e l'aveva stretta alla sua.  
L'aveva guardata solo un attimo, per assicurarsi che anche lei fosse d'accordo. 
Lei in tutta risposta aveva stretto ancora di più la presa. 
Poteva avvertire il sorriso che era comparso sul volto del ragazzo. 

Davanti il cancello poi Karl l'aveva baciata. 
Il tempo di realizzare cosa stesse succedendo e poi anche Sonne aveva ricambiato il bacio affondando le mani nei capelli del ragazzo per avvicinare il suo volto al suo. 
Karl le accarezzava il volto con la mano. 
Le sue labbra erano morbide.
Sentiva ancora il sudore sulla sua pelle. 
Era quello il sapore di Karl. 
Sentiva il calcio anche quando lo baciava. 

Karl cercò di approfondire quel contatto. 
Non sapeva bene perchè l'aveva baciata. 
Aveva sentito l'istinto di farlo e lui il suo istinto lo aveva sempre seguito. 
Cercò la sua lingua mentre la stringeva ancora di più a se. 
Voleva averla il più vicino possibile. 

Quando si erano separati  entrambi stavano sorridendo. 
Era la prima volta in vita sua che Karl non sapeva esattamente cosa fare. 
Si sentiva impacciato. 
Non sapeva proprio come muoversi. 
"Ci vediamo domani?" gli chiese lei. 
Karl annuì. 
La baciò ancora una volta prima di lasciarla andare.


 








Buonasera! 
Quado l'ispirazione chiama non puoi ignorarla. 
La mia mente ha prodotto questa mini fic romantica su Karl proprio mentre riguardavo qualche puntata di Holly e Benji Forever.
Il racconto è diviso in più parti e copre un arco temporale che va da prima del torneo di Parigi fino al trasferimento di Karl nel Bayern Monaco, ma non dico altro lascio tutto alla lettura. 
Penso di mettere la seconda parte già da domani quindi ci aggiorniamo presto. 
Spero vi piaccia!


 
   
 
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