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Autore: Gaialovebooks    08/05/2020    1 recensioni
-Aiuto! Al mio ragazzo si sono rotte le acque!-
...
Andiamo su, le fanfiction dove Will e Nico fanno cose poco caste le abbiamo lette tutti.
Toh, prendete questa cosa come un sequel universale. Gią, vi sfido a trovare un titolo pił spoileroso
La dolce attesa sembra procedere regolarmente per Nico, quando Leo decide di farne una delle sue....
Che dire, enjoy, e non fatevi troppe domande :-D
Genere: Comico, Commedia, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Octavian, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Mpreg
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STORIA ORIGINALE SU WATTPAD (account: Gaialovebooks05)
 
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Un grido si propagó per i corridoi dell'ospedale di Long Island.
-Aiuto! Al mio ragazzo si sono rotte le acque!-
...
Nico non ci vedeva pił dal dolore.
E pensare che quella mattina stava cosģ bene! 
Rassicurati dal fatto che mancassero come minimo due settimane al parto, si erano concessi di andare a fare una gita al Campo Mezzosangue con i loro amici per vedere i fratelli di Will, ma le cose gli erano leggermente sfuggite di mano. 
Certo che a Leo Valdez doveva essere sembrato proprio divertente mettergli dell'ossitocina nelle patatine del McDonald... 
Le doglie erano cominciate circa mezz'ora prima, ed ora era solo parzialmente consapevole di star arrancando nell'atrio del reparto partorienti sostenuto da Will...
Ora di essere stato issato su un lettino a rotelle...
Ora di aver intrapreso la corsa verso la sala parto...
....
Le uniche cose reali in quel momento erano le lancinanti fitte all'addome e la mano di Will che stringeva la sua, la sua voce agitata...
-Andrą tutto bene Nico... Tutto benissimo....-
Nico urló per il dolore.
....
-Devi spingere Nico! Spingi!-
Emise un rantolo angosciato, ormai incapace di gridare.
Da quanto era in travaglio? Quattro ore? Sei? Dieci?
Per quanto il bambino avrebbe resistito?
-Nico, ascoltami bene, devi... 
-Le chiedo cortesemente di levarsi, signor Solace, lei č d'intralcio qui. Ora... - 
Quella voce. Quella voce cosģ melliflua e acida, che si stava affievolendo verso l'uscita della sala seguita dalle proteste di Will...
Sentģ la porta chiudersi alle loro spalle. 
....
Tre medici gli stavano manovrando la pancia con gomiti, ginocchia e quant'altro.
Diverse altre infermiere gli gironzolavano attorno, per provargli la pressione, per asciugargli il sudore con un panno bagnato...
Udģ una di loro che bisbigliava alla collega: -Ma da dove dovrebbe uscire?-
Un altra fitta straziante. Si morse la lingua fino a percepire il sapore del sangue in bocca.
-Cazzo! Devi spingere, puttanella! Spingi di pił!-
La sua voce. Quell'uomo.
Nico aprģ gli occhi ansimante e se lo ritrovó davanti... Quegli occhi di ghiaccio, i capelli unti, il volto appuntito arrossato dalla follia...
Nello sguardo quell'inconfondibile soddisfazione... Oh, era contento di vederlo soffrire, devastato dai dolori di un parto interminabile, forse impossibile...
Ululó straziato.
-Levati, Ottaviano! 
Come in una visione angelica in mezzo a quella valle di angoscia, Will apparve e strappó letteralmente il diabolico chirurgo dal corpo di Nico, mandandolo a rovinare contro un tavolino per gli strumenti operatori. 
-Solace- sibiló quello rimettendosi in piedi, mentre gli altri medici si mettevano al sicuro accuattandosi dietro l'enorme pancione del partoriente. 
-Non puoi stare qui. Non č il tuo orario. E poi cosa staresti indossando in un ospedale, delle infra... - 
SPACK! 
Probabilmente avrebbe voluto dire "infradito", ma fu proprio il violento abbattersi di una di esse sulla sua tempia destra a zittirlo, o meglio, a tramortirlo 
Will si rinfiló la calzatura, poi si giró verso il piccolo pubblico.
-Allora, qualcun'altro vuole criticare mia presenza qui, o vogliamo sbrigarci a far partorire il mio ragazzo?-
I medici e le infermiere non se lo fecero ripetere due volte, e tornarono ai loro compiti.
Nico aveva raggiunto uno step di sofferenza nel quale non riusciva neanche pił a muoversi o urlare, e si limitava ad ansimare pesantemente.
Will gli fu subito accanto, e gli prese la mano.
-Nico, tesoro mio, va tutto bene, ci sono io. Mi ascolti?-
Il ragazzo trovó le risorse per annuire.
-Bene. Ora devi ascoltarmi, devi fidarti di me. Devi spingere Nico, ti guideró io. Ma tu spingi, capito? Ordini del dottore-
Se gli avessero chiesto quale fosse stato il momento pił strano della sua vita, sicuramente avrebbe scelto quello.
All'udire quella frase, ovviamente il dolore non scomparve, ma semplicemente perse d'importanza, passó in secondo piano.
Davanti a lui, non c'era pił soltanto l'uomo che amava, oramai ventiseienne e con i capelli lievemente stempiati; ma c'era anche il ragazzo biondo con il camice arrotolato sulle maniche desideroso di cambiare il mondo ma che aveva innanzitutto stravolto la sua vita; il ragazzo che, in un giorno di dieci anni prima in cui tutto sembrava perduto, gli aveva rivolto per la prima volta quelle tre parole che da lģ in poi erano state alla base di tutto per lui. 
Ordini del dottore.
E allora Nico si affidó all'istinto naturale che Will, fin dal loro primo incontro, gli aveva trasmesso: si fidó, abbandonandosi completamente a lui.
E fece male, tanto tanto male. 
Urló fino a sgolarsi, scalció per farsi forza, e affondó le unghie nella mano di Will fino a farlo sanguinare. 
Ma non mise mai di spingere. 
In certo momenti, c'č chi dice che ti passi tutta la vita davanti agli occhi.
Non fu esattamente ció che provó lui: semplicemente per non impazzire la sua mente si mise automaticamente a comparare a quel  dolore atroce alle altre pene della sua vita. 
A come si era sentito quando aveva realizzato che Bianca non c'era pił, e a come aveva cominciato a odiare lui, Percy. 
Rivide, come in una pellicola che scorreva veloce davanti ai suoi occhi, tutti quei periodi in cui i suoi demoni interiori l'avevano sopraffatto, tutte le volte che aveva dormito accucciato in un angolo della strada, scappando da sé stesso e dai suoi sentimenti sbagliati, convinto di non potersi fidare di nessuno e di aver fallito in tutte le possibilitą di essere amato
Stava solo per paura di ciņ che alla fine era la causa della sua solitudine. 
Ma perchč la sua mente masochista lo rimandava indietro a quei momenti proprio durante quella tortura? 
La risposta gli arrivó, chiara e semplice, quando nel lasciarsi cadere sfinito sul letto udģ un vagito. 
Soltanto un piccolo singhiozzo, il primo dei tanti respiri che avrebbero caratterizzato la nuova vita: respiri mozzati dall'emozione, accesi dal desiderio, accelerati dall'adrenalina. 
Ma anche sospiri allungati dalla noia, rotti dal pianto, annientati dalla morte. 
Sfinito, sanguinante e misero su quel letto d'ospedale, Nico comprese qual'era stata la vera bellezza della sua vita: vedere le proprie ferite, quanto pił profonde meglio ricucite, venire curate da qualcuno che lo ama. 
Scoprire che qualcosa di meraviglioso poteva nascere da quelle cicatrici, riassaporare pian piano il sapore della libertą, sperimentare la passione. 
Fu cosģ che il primo pensiero che dedicó alla creaturina fragile attorno alla quale si affollavano i dottori mentre lui restava immobile ad osservare il soffitto fu quello di vivere un'esistenza piena come lo era stata la sua, di potersi sentire un giorno come si stava sentendo lui in quel momento. 
Distrutto, dolorante, sofferente oltre l'immaginabile, ma felice. 
Ripensó alla felicitą nello sguardo di Will quando gli aveva annunciato di aver reso possibile quell'operazione, e a quanto essa non fosse neanche minimamente paragonalibile alla goia commossa che sgrogava mista alle lacrime dagli occhi del biondo mentre gli si avvicinava, con il camice zuppo di liquido amniotico e gli occhiali di traverso, reggendo un fagottino minuscolo e tremolante.
Nico non riuscģ ad allungare le braccia per prenderlo, Will lo capģ e glielo appoggió in grembo.
Loro figlio. Il loro bambino. Il loro bamb....bambina?!
-Bianca Solangelo- sussurró Will.
Nico svenne.
   
 
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