Hinata
strinse i pugni, prese un ampio respiro ed aprì gli occhi.
“T-
Tenten!”
Alla
sua vocina un paio di codini castani seguiti da un viso dall’aria sorpresa,
spuntarono da oltre la siepe di rose.
“Ehi,
ciao Hinata!”
La
salutò allegramente, come era solita fare ogni volta che la vedeva.
“I-
Io...v- volevo chiederti se...se ti andava d- di...prendere qualcosa da b-
bere, qualche volta. Con m- me, e- ecco.”
Hinata
stava ormai farfugliando, ridotta ad una maschera di rossore e imbarazzo.
Avrebbe
rifiutato, lo sapeva. L’avrebbe fatto e aveva pure ragione. Sì, ecco, stava per
rifiutare e-
“Mi
farebbe molto piacere, Hinata. Conosco un locale che ha aperto da poco, qui
vicino. Forse potremmo andarci insieme...domani?”
“S-
Sì. Domani andrà b- bene.”
#4: The boy with blue eyes
(You say it best
When you say
Nothing at all
You say it best
When you say
Nothing at all)
The smile on your face
The truth in your eyes
The touch of your hand
Let's me know
That you need me
“Ciao
Hinata!”
Hinata
alzò gli occhi dal libro quando si accorse che qualcuno stava salutando proprio
lei, in una maniera vivace più del necessario. Era lui, Naruto. Il ragazzo
dagli occhi più azzurri ed incredibili che avesse mai conosciuto.
Naruto.
Le faceva un certo effetto poter pronunciare il suo nome, adesso che lo sapeva.
Per lei era sempre stato il ragazzo del parco, quello che le rallegrava senza
saperlo le giornate e la invogliava a combattere per un pizzico di se stessa.
Era quello che non si preoccupava della gente. Non si preoccupava di niente. Ma
Naruto...sì, Naruto era il nome
perfetto per lui.
“C-
Ciao.” Balbettò, in risposta, sfoderando una vocina appena udibile tra tutte le
risate di sottofondo.
Lui
si mosse sui piedi, alla ricerca della posizione ideale, prima di sospirare.
“Posso
sedermi?” Le sorrise infine, genuino, mentre con una mano indicava lo spazio
vuoto della panchina accanto a lei.
Si
sorprese lui per primo di quella richiesta, perché era sempre stato piuttosto
menefreghista verso quegli aspetti. Se voleva ridere, rideva. Se voleva
abbuffarsi, si abbuffava. Se voleva canticchiare, per quanto stonato potesse
essere, cantava. Se voleva sedersi in un posto lo faceva e basta, senza
chiedere nulla a nessuno.
Eppure
chiederglielo stavolta gli era sembrato del tutto naturale, come poteva esserlo
muovere un braccio, o una mano, o un piede.
Lei,
alla richiesta, si bloccò a guardarlo come trasognata, in un modo così gentile
e discreto che non pareva lo stesse vedendo davvero. Tutto sommato alla fine,
non senza un certo imbarazzo e una nuova ondata di rossore, annuì. Piano, quasi
in maniera invisibile, ma sufficientemente a dargli la spinta a sederle di
fianco.
Sentì
il cambiamento all’istante, perché all’improvviso le sembrò che la temperatura
fosse aumentata di almeno dieci gradi.
Naruto,
intanto, aveva allungato le gambe e allargato le braccia, circondando lo
schienale in legno della panchina, come la sua usuale postura gli aveva
dettato, senza dare troppo peso alla nuova vicinanza che aveva creato, così
facendo, con lei. Visti da lontano, con molta facilità, qualcuno avrebbe potuto
scambiarli per un’insolita coppia di fidanzatini, con lui che abbracciava la
ragazza e lei che abbassava il capo imbarazzata. Qualcuno, magari, avrebbe
scosso persino il capo chiedendosi che diavolo ci facesse una come lei, con uno
come lui.
Ma
in quel momento, proteso verso il sole come una lucertola, non c’erano pensieri
di sorta nella mente del ragazzo.
Era
tutto talmente naturale che gli venne spontaneo parlarle, sebbene non fosse stato
affatto necessario.
“Tu
sei di qui, vero?”
Lei,
fintamente sprofondata nella lettura del suo libro – in verità erano cinque
minuti buoni che continuava a rileggere la stessa frase senza afferrarne il
senso concreto -, alzò appena il capo, lanciandogli un’occhiata veloce e
ritornando poi a nascondersi dietro la copertina rigida.
“S-
Sì.” Incespicò, di nuovo.
Si
morse la lingua per questo, chiedendosi quando avrebbe smesso di risultare
tanto goffa e insulsa come credeva.
Naruto
però non pareva averlo notato, gli occhi chiusi e l’espressione rilassata.
“Anche
io. Cioè, non proprio. Mi sono appena trasferito a casa del mio tutore. Ma lui
non c’è, perciò posso dire che vivo da solo. Bah, è un matto. Toglimi una
curiosità piuttosto: come vi divertite quaggiù? Perché vi divertite ogni tanto,
vero?”
Un
fiume in piena di parole.
Hinata
si sentì trascinata. Trascinata via dalla corrente, senza avere paura però,
anche se una persona così logorroica non l’aveva mai conosciuta in tutta la sua
vita, specie con gli sconosciuti. Per questo, probabilmente, ne era rimasta
tanto affascinata. Non per i capelli arruffati, malamente nascosti sotto al
Borsalino, né per gli occhi di un azzurro vivace, intenso. Lui era tutte quelle
cose, certo, ma anche molto di più. Naruto era tutto ciò che lei non sarebbe
mai potuta essere.
“I-
Io...non saprei.” Mormorò, ad un tratto afflitta, abbassando il capo sotto gli
occhi incuriositi di lui.
Il
suo massimo divertimento per lei era sempre stato quello di sprofondare nella
lettura di qualche libro e, solo di recente, andare al parco per vedere da
lontano il ragazzo con gli occhi azzurri – Naruto,
non era difficile, doveva solo farci pratica, Na-ru-to – mentre le insegnava
cos’era vivere la vita. Di certo non ci voleva un esperto per sapere che lei
era un’asociale. Avrebbe potuto mentirgli, sì, anziché passare per la solita
ragazzina inadeguata, inadatta, insufficiente a soddisfare le aspettative. Ma
non sarebbe stato da lei e, comunque, presto o tardi Naruto avrebbe scoperto il
suo inganno. Almeno così, si disse in un moto di auto coraggio, si era tolta il
dente subito e gli aveva dato la possibilità di scappare finché era ancora in
tempo.
Era
così sicura che per istinto si strinse su se stessa, pronta a vederlo fuggire
via da un momento all’altro.
“Beh,
sai una cosa?” Sorrise Naruto, allegro.
Hinata
chiuse gli occhi e strinse i pugni. Lo sapeva già, stava per dirle che aveva un
impegno o qualcosa del genere e si sarebbe dileguato a gambe levate da lì. Lei
l’avrebbe fatto, perché era noiosa, banale, insulsa e-
“Potremmo
scoprirlo insieme, che ne dici Hinata?” Le propose piuttosto e lei dovette per
forza di cose pizzicarsi il braccio, insicura se attribuire quella bizzarra
conversazione al frutto di un sogno o meno. “Sono sicuro che troveremo qualcosa
di divertente anche qui. Ma sì, dai, sarà divertente!”
Gli
occhi gli brillavano nel dirlo, quasi stesse già immaginando ogni piccola cosa
di quella avanscoperta insieme. Non pareva affatto turbato dal fatto che lei
gli avesse appena detto, in sostanza, di non aver mai messo piede fuori casa
dopo la cena. Sembrava più affascinato, ecco, ma non in un modo che avrebbe
potuto farla sentire in imbarazzo, fuori luogo. Era tutto dannatamente
naturale. Era un bambino che aveva appena scoperto di poter avere un compagno
di avventure in un posto in cui si era creduto da solo sin dall’inizio.
Questo...questo era Naruto.
“Che
ne dici di stasera? O domani magari? Edddddai
Hinata!” Lo supplicò con lo sguardo lui, speranzoso e fiducioso.
Hinata
era abbastanza sicura che nessuno, prima di allora, avesse mai riposto tanta
fiducia in lei.
“O-
Okay.” Abbassò il capo, talmente rossa che avrebbero potuto cuocerle la carne
sulla pelle senza difficoltà.
“Evvai‼ Stasera? O domani? O anche entrambe, se vuoi!
C’è un pub sulla strada per venire qui a parco, che ne dici? Oppure, se non ti
piace, c’è quel localino al centro, quello sempre pieno di tavoli e di
gente...hai presente, no? Vedrai, sarà divertente andarci!” Si mise a ridere
Naruto.
Sembrava
così felice, valutò Hinata. Quasi avesse appena acconsentito a regalargli il
gioco che desiderava da secoli. Il che la faceva sentire stranamente a disagio,
perché dopotutto lei non era mai stata così importante. Come fai? Come fai a farmi sentire così? Come fai a farmi battere il
cuore senza alcun motivo in particolare? Lo guardava ed erano queste le
domande che i suoi occhi trasmettevano, fin troppo chiaramente per i suoi
gusti. E Naruto riusciva a leggerle? Forse sì perché non aveva smesso per un
solo istante di farla sentire a quel modo, come se fosse stata su un
piedistallo e come se fosse nata per stare su di esso, lei che era rimasta
sempre nascosta nell’ombra per paura di far capire al mondo la propria nullità.
“Sai
che ti dico, Hinata?” Domandò all’improvviso Naruto, fissando i suoi espressivi
occhi azzurri su di lei, modulando la voce su una tonalità talmente seria da
provocarle dei brividi lungo tutta la colonna vertebrale.
Scosse
il capo, in segno di diniego, ma non si azzardò a parlare. Un nodo le si era
stretto alla gola ed era certa di non saper mettere più di una parola davanti
all’altra in modo coerente. In fin dei conti, il silenzio era sempre stato il
suo più caro amico.
“Mi
piace stare con te, Hinata. Mi piacciono le persone come te.” Per un istante
Naruto parve perdersi in mille discorsi già detti, salvo poi sorriderle di
nuovo e fare il segno di vittoria con le dita.
Al
che lei avrebbe ridacchiato, o almeno sorriso, se solo non fosse stata sul punto
di svenire lì, da un momento all’altro. Ad un tratto Hinata era piuttosto sicura
di non essere poi tanto male. Forse non aveva nessuna dote particolare, non
spiccava a scuola e non era una brava oratrice. Forse era noiosa e banale, e
non era neppure una brava Hyuga. Forse era inadeguata, ma a lui...ecco, a lui
piaceva. E se ad uno come Naruto piaceva proprio lei...beh, non poteva essere
tanto male, infondo, no?
“Guarda,
ci sono quel fetente di Konohamaru e gli altri! Una partitina? Io e te contro
loro tre, sì?”
“M-
Ma io...” Tentò di ribattere Hinata, ma la mano di Naruto sulla sua le mandò in
pappa il cervello e in tilt il cuore.
“Non
preoccuparti, ti insegno io, Hinata!” La rassicurò, anche se lei non aveva
esposto a parole le sue titubanze, e prima che lei avesse potuto rendersene
conto era già in mezzo al parco, con la mano di lui impiantata sulla propria.
“Chi perde paga per tutti, okay marmocchi?”
“Guarda
che abbiamo quattordici anni, vecchio!” Si lamentò Konohamaru, mettendo su il
broncio.
“Davvero?”
Naruto parve colpito, prima di indicare la ragazza al suo seguito. “A
proposito, lei è Hinata, la mia compagna di squadra da oggi in poi!”
I
tre la fissarono per un momento interminabile alla presentazione, chiaramente
stupiti. Hinata non era abituata a sentire tanti sguardi addosso, tutti in una
volta sola per di più, e perciò tentò di nascondersi dietro la schiena
dell’Uzumaki, che ancora sorrideva gioviale. Poi, però, Moegi sorrise, Udon
emulò un mezzo inchino di rispetto e Konohamaru le porse la mano.
“Benvenuta
in squadra, Hinata!”
≈♦≈♦≈♦≈
Quarto capitolo. Il penultimo! ^-^ E lo
dedico interamente a LalyBlackangel, che oggi a quanto pare
compie gli anni!
Tanti, tantissimi auguri! Spero stia
passando un buon compleanno, perché insomma, sono i Magici Venti, no? La fine
di un’era, per l’inizio di un’altra u.u . E –che io sia dannata!- se tu sei
vecchia! Che dovrei dire io, allora?! Campare di pensione??
Perciò, ancora infiniti auguri di buon
compleanno! Non è un granché, ma spero apprezzerai comunque! ^//^
E poi volevo ringraziare anche i
commenti di kry333 e di valehina per il precedente capitolo. Scusate
se non rispondo singolarmente alle vostre recensioni –graditissime, tra l’altro- ma ho un po’ di fretta –e quando mai
no?-. Vedrò di farmi perdonare con il prossimo capitolo, che è anche l’ultimo.
Dunque, gente, mi accomiato fino al
nuovo aggiornamento, dove di sicuro risponderò degnamente alle vostre splendide
parole! *-*
Baci.
memi