Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Itachi95    20/05/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12. MOTIVAZIONI
 
Krono aveva finito di parlare già da qualche minuto ormai. Ma da allora nessuno aveva proferito parola. Era sceso il silenzio più totale nel grande Domus Frau oramai deserto, solo Fairy Tail era rimasta al suo interno. Krono era seduto sulla gradinata, di fronte ai suoi compagni, teneva i polsi sulle ginocchia con le dita delle mani incrociate e il busto leggermente inclinato in avanti. Alzò lo sguardo e quello che vide non lo sorprese per niente. C’era chi lo guardava con tristezza e orrore, Mira si era addirittura portata le mani alla bocca, altri lo guardavano stupiti, come Erza, non intravedeva più astio nel suo sguardo. Negli sguardi che tutto sommato gli venivano rivolti c’era compassione e pena e questo lo fece innervosire, inspirò profondamente per calmarsi, prima di riprendere.
«L’ultima cosa che ricordo è che mi sono gettato addosso a quel tipo, Gustav, colpendolo con i miei artigli, poi più nulla. Quando sono ritornato cosciente ero inginocchiato in un lago di sangue, circondato da interiora umane e cadaveri… o meglio, da interiora umane e pezzi di cadaveri. Ho camminato per un po’ in stato confusionale, ma appena ho raggiunto i corpi dei miei genitori ho ripreso lucidità. Mi sono accorto subito che il corpo di Gustav non c’era, probabilmente era riuscito a sopravvivere e a scappare, ma in quel momento non me ne è importato».
Fece una breve pausa per poi riprendere: «mi sono accasciato sui corpi dei miei genitori e lì mi sono addormentato. Quando ho riaperto gli occhi era già mattina. Ho seppellito i corpi dei miei genitori, poi ho preso tutte le armi e gli oggetti che mi sarebbero potuti servire e me ne sono andato. Ho passato i quattro anni successivi tra le montagne, ad allenarmi nei boschi, nella più totale solitudine, a coltivare il mio odio, per potermi un giorno vendicare su quel demone che mi aveva portato via tutto. Ho scoperto in seguito che il simbolo che aveva sul dorso della mano era quello della gilda oscura Tartaros, sapevo che era una gilda fatta di demoni ma non sapevo che simbolo avessero, anche se ne avevo il presentimento mi serviva una conferma. Così negli anni successivi ho usato quell’informazione come base per le mie ricerche. Nonostante tutto non ho ottenuto molti risultati».
«Perché non sei rimasto e hai chiesto aiuto?», gli chiese Mavis.
«Il demone che ha sterminato il mio villaggio credeva di non aver lasciato in vita nessuno e quello per me era un vantaggio, se si fosse saputo in giro che c’era un sopravvissuto sarebbe potuto tornare per finire il lavoro e io al livello di allora non sarei stato in grado di resistergli. Non era raro che dei viaggiatori passassero per il nostro villaggio e qualche volta giungevano dei clienti per ritirare le armi; è anche per evitare di essere visto da loro che ho cercato di lì andarmene il più in fretta possibile, ecco perché non ho potuto seppellire altri, come i miei amici».
«Ma l’uomo che hai colpito è riuscito a scappare, avrebbe potuto dire lui al demone che c’era un sopravvissuto!», questa volta fu Erza a intervenire.
È difficile che individui del genere siano in grado di mettersi in contatto con i demoni, in genere è il contrario, comunque il rischio c’era ma per fortuna non è accaduto».
«Che fine ha fatto quell’individuo? Dici di volerti vendicare di quel demone, ma anche quel l’uomo ha contribuito a sterminare il tuo villaggio, non hai intenzione di cercarlo?», dal tono che la Prima aveva usato sembrava conoscere già la risposta.
Krono le sorrise. «Si dà il caso che l’abbia trovato di recente. Avete presente l’uomo collegato all’elettro-lacrima trovato da Gerard…uhuhuhuh… è stato divertente guardarlo soffrire e contorcersi dal dolore!».
«Krono!», fece Lucy inorridita.
«Posso capire cosa ti ha spinto a tanto ragazzo ma non posso certo condividere o approvare certi tuoi comportamenti. Hai patito grandi sofferenze ma questo non ti dà il diritto di andare in giro a uccidere le persone», gli ammonì Makarov.
«Aah, davvero?! La mia famiglia, il mio intero villaggio mi è stato massacrato davanti agli occhi e io non ho il diritto di vendicarmi?!».
«Solo sull’ultimo ti sei vendicato, gli altri sono stati solo omicidi insensati!», disse Erza.
«Io sono un vendicatore, vivo per portare a termine la mia vendetta, e quei criminali ci sono finiti in mezzo, sono solo delle vittime della mia furia!».
«Uccidere qualcuno che non ha fatto niente solo per sfogare la rabbia non è vendetta è assassinio… pensi che la tua famiglia vorrebbe questo?», gli domando Mavis.  
Krono si bloccò, sentì il battito cardiaco accelerare e la bocca dello stomaco contrarsi a causa dell’enorme ondata di rabbia che lo pervase. Si alzò in piedi, rivolgendosi verso la Prima, la guardò dritta negli occhi, ma lei sostenne il suo sguardo.
«Ascoltami bene stupido fantasma», aveva un tono molto basso e tranquillo, in contrasto con la grande rabbia che stava provando
«Ma come ti permetti!?», intervenne Erza.
«Hai idea con chi stai parlando?», fece Makarov sorpreso per la sua reazione.
«Non azzardarti mai più a parlare della mia famiglia, tu non li conoscevi, che ne sai di cosa volessero. Mi hanno allevato e addestrato per combattere i demoni e per proteggere le persone, se sapessero che ho raggiunto questa forza tutto da solo, solamente per uccidere il demone che li ha massacrati e impedire che altre tragedie simili si verifichino sono sicuro che sarebbero orgogliosi di me!».
«Hai raggiunto una grande forza questo è innegabile ma per farlo di sei dovuto isolare per anni, riempiendoti di sentimenti negativi. Diventare forte senza nulla da proteggere è triste».
«Pensi davvero di essere l’unico ad avere sofferto!». Krono si voltò verso la voce che aveva sentito e vide Natsu avvicinarsi.
«Qui tutti hanno patito dolori e sofferenze, ma nessuno si è lasciato divorare dall’odio, intraprendendo una crociata solitaria in nome della vendetta. Fairy Tail è diventata la nostra nuova e casa e la nostra nuova famiglia».
«Ben detto Natsu», disse Lucy.
«Grazie alla gilda siamo riusciti a superare il dolore e ad andare avanti. Se avessimo continuato a rimanere isolati nel nostro dolore alla fine avremmo potuto fare cose orribili, proprio come te. Noi combattiamo, viviamo l’uno per l’altro non per noi stessi».
Krono si era voltato verso l’arena, la guardava con aria distratta: «non vi sembra strano che durante lo scontro di Natsu il terreno dell’arena abbia ceduto, mentre per il mio che è stato decisamente più cruento sia semplicemente crepato e sprofondato di qualche metro?».
«Ehiiii!!! Ascoltami mentre ti parlo!!», gli urlo contro Natsu.
«Scusa, ma pensavo che dicessi solo cazzate quindi tendo ad ignorarti ogni volta che apri bocca, ma a quanto pare mi sono sbagliato, dalla prossima volta farò più attenzione a quello che dici, te lo prometto», gli disse mostrandogli un sorriso innocente.
«Brutto bastar…», il dragon slayer fece per saltargli addosso.
«Fermati Natsu, non farti provocare», lo richiamò Makarov.
«Lascia stare non ne vale la pena». Lucy e Gray però lo bloccarono.
«Lasciatelo pure fare, anche se sa bene che non può battermi non ha esitato neanche un secondo, che scemo».
«Ora basta Krono, ti stai rendendo odioso», anche Mira sembrava arrabbiata, questo vuol dire che forse aveva esagerato.
«Ihihih…», soffocò una risata, «hai detto che tutti avete patito dolori e sofferenze, lo so bene, ti ricordo che negli ultimi due anni sono venuto a conoscenza delle vostre storie… e so per certo che quello che avete passato non è nulla rispetto a quello che ho dovuto passare io. In pratica siete quasi tutti orfani, avete perso le vostre famiglie quando eravate molto piccoli e quindi non avete molti ricordi su di loro».
Guardò un attimo verso Lucy, «altri invece non hanno avuto buoni rapporti con le loro famiglie. A causa di ciò per voi è stato più facile integrarsi in questa gilda e in poco tempo l’avete cominciata a considerare una nuova famiglia. Per me è diverso, io ho vissuto molti più anni con la mia ecco perché mi è impossibile sostituirla o dimenticarla».
«Io non mi sono dimenticato di Igneel, lo troverò e poi condividerò con lui tutto quello che ho ottenuto negli ultimi anni. La sua scomparsa non mi ha riempito il cuore di odio e rabbia, mentre la tristezza con tempo è stata cancellata dai miei nuovi amici, non sono diventato come te».
«Lo credo bene Natsu. Tuo padre è scomparso e tu non sai niente di lui, potrebbe essere ancora vivo e magari un giorno lo ritroverai o meglio sarà lui a fare ritorno da te. Nel tuo caso c’è speranza. Ma per me è diverso. Io ho visto morire tutte le persone care a cui tenevo, so perfettamente che non torneranno. Se pensate che soffra solo per la mia famiglia vi sbagliate di grosso. Quello era un piccolo villaggio, io conoscevo tutti e volevo bene a tutti. L’anziano che ha innestato la lacrima nel mio corpo mia ha insegnato a leggere e scrivere, mi ha istruito. La fornaia dove andavo ogni mattina a comprare il pane, ogni volta che entravo quelle pesti dei suoi figli correvano avanti e indietro per il negozio facendo andare su tutte le furie la madre. I miei amici e gli altri ragazzi con cui trascorrevo il tempo libero e mi divertivo. Gli artigiani e tutti i costruttori di armi a cui mi rivolgevo per imparare a maneggiarle e a curarle nel modo giusto…».
Si fermò, ricordare quelle cose lo aveva rattristito, chiuse gli occhi per un momento per poi riprendere, «…loro erano la mia famiglia, e ora non ci sono più e non torneranno più. Quella notte ho perso più persone care di quante tu ne avrai nella tua intera vita», sospirò.
«È quando perdi le persone più care, quando le vedi morire, una volta superato il lutto che ti arrabbi. L’unica cosa che ora posso fare per loro è vendicarli per permettere che riposino in pace, specialmente perché sono stati uccisi a causa mia. Ero io l’obbiettivo di quel demone».
Krono fece per voltarsi per andarsene.
«Pensi di poter sconfiggere quel demone?», gli domandò Mavis.
«Non lo penso, ne sono certo».
«Hai una grande forza, ma stai commettendo lo stesso errore dei draghi gemelli, se pensi di poter fare affidamento solo sulla forza bruta non potrai vincere tutte le battaglie. Alcune sfide possono essere superate grazie anche alla forza dei sentimenti».
«Sono d’accordo. I sentimenti su cui faccio affidamento io però non sono certo affetto e amicizia, ma rabbia, odio e rancore, sono quelli che mi danno la forza».
«Non riuscirai mai a sconfiggere un demone se ti lasci dominare dalla rabbia e dall’odio».
«È stato proprio il lasciarmi dominare dalla rabbia e dall’odio che ha innescato la trasformazione, non l’amore che provavo per i miei o il desiderio di volerli proteggere. Sono io che li domino, perché ho imparato a farlo. Io sono un demone sono i sentimenti oscuri che mi danno la forza, non puoi mettermi sullo stesso piano degli altri».
«Tu sei in parte demone…».
Krono fece per ribattere ma si bloccò.
«…e forse è proprio il cuore umano che stai cercando così assiduamente di cancellare che un giorno ti permetterà di superare il livello di un vero demone».
«Ahahaha!!! Cavolo certo che voi master di Fairy Tail ne dite davvero di cose strane!».
«Tu credi che la tua metà umana ti renda debole. Un giorno capirai che essere metà umano ti rende più forte di un demone non più debole. Spero che tu possa capire ciò di cui parlo. È solo quando smetterai di perdere tempo a rincorrere gli obiettivi sbagliati che darai una possibilità alle cose belle di raggiungerti».
«Io non ci conterei se fossi in te. Se sono venuto al Palio è solo perché mi è stato detto da un informatore che Tartaros si stava muovendo, ho creduto che avrebbero usato questo palcoscenico per rivelarsi, ma alla fine si deve essere trattato di un errore. Scusate ma ora vado». Si incamminò verso l’uscita ma a un certo punto si bloccò, si sentiva strano, la testa gli pulsava e gli sembrava che tutto intorno a lui ruotasse. Respirò profondamente e poi riprese a camminare ma iniziò a barcollare.
«Ehii! Che ti prende Krono?», gli chiese una voce.
«Cosa gli sta succedendo?», aggiunse preoccupata un’altra. Non riuscì a identificarle, i suoni e i rumori gli arrivavano ovattati, come se gli stessero parlando da dietro un vetro. Ad un certo punto la vista gli si annebbiò e sentì qualcosa colargli da una narice. Cadde a terra su un fianco.
“Gli effetti collaterali dello scontro, ma perché ne risento solo ora?”.
«Non va bene, chiamate subito Polyushika!», fu l’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi.
 
Krono colpiva, pugni, sfuriate, spari, colpiva e colpiva in continuazione. Di fronte a lui Malphas non poteva far altro che incassare. Ad un certo punto cadde in ginocchio ai suoi piedi, l’intero corpo coperto di lividi, sfregi e ferite sanguinanti. Krono lo colpì con un potente calcio sulla tempia che lo fece sbattere a terra, gli si avvicinò, sovrastandolo, con un colpo di artigli gli aprì il ventre un getto di sangue caldo lo investi facendogli provare un immenso piacere. Stette qualche secondo a guardarlo gemere dal dolore godendo come non faceva da tempo. Evoco una pistola e gliela punto un mezzo agli occhi.
BANG!!
Un solo colpo. Un solo colpo in pieno volto e il demone spirò. Fece scomparire la pistola e alzò lo sguardo, qualche metro più in là c’erano i suoi genitori che lo fissavano.
«Padre, madre, avete visto!», gli disse esultante, «sono riuscito a sconfiggere Malphas il demone che ha sterminato il villaggio, vi ho vendicati!».
Ma Uranos e Rose non risposero, lo guardavano con uno sguardo duro, di disapprovazione.
“Pensi che la tua famiglia vorrebbe questo?”.
Gli ritornarono in mente le parole di Mavis.
«Perché fate quelle facce! Vi ho vendicati ora potete riposare in pace!».
«A che prezzo Krono. In cosa sei diverso dal demone che tanto odi», gli rispose il padre.
«Cos…», Krono guardò sotto di lui, ma invece di vedere il cadavere di Malphas vide il suo, in forma umana, tornò a guardare scioccato verso i suoi genitori ma non li vide, si rese conto di essere nella gilda di Fairy Tail, disseminata di cadaveri. L’odore forte del sangue gli pervadeva le narici, guardava con orrore i corpi di tutti i membri, il più vicini a lui erano quelli di Makarov e Mira. Lo sguardo di Mira era rivolto verso di lui anche se non lo guardava, le pupille erano dilatate, impassibili, la bocca era semiaperta e una parte del viso era macchiata da uno schizzo di sangue.
«Questo che significa! Io volevo solo la mia vendetta non ero interessato a loro!».
«Non avevi detto che avresti fatto di tutto per ottenere vendetta, ecco questo è quello che hai ottenuto», la voce era quella di suo padre, anche se non si vedeva, «non è questo quello che ti ho insegnato, io ti ho addestrato per proteggere le persone dai demoni, se ti lasci dominare dalle emozioni e ti straformi in una bestia non sei meglio dei demoni anzi diventi peggio dato che perdi anche la ragione».
Krono si portò le mani sulle tempie. «Nooooo!!!»
 
Aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto, grondante di sudore.
«Ehii ragazzo! Tutto bene?», gli chiese Makarov seduto lì a fianco.
Krono aveva un respiro affannoso, ma si calmò in fretta.
“Era solo un brutto sogno”.
Si guardò intorno per cercare di capire dove di trovava, era nella sua stanza d’albergo, nel suo letto. Makarov era seduto di fianco al letto, aveva l’aria provata e portava delle bende su tutto il corpo.
«Da quanto sono qui?», gli chiese.
«Due giorni, oggi è il pomeriggio del sette luglio. Ci hai fatti preoccupare, il tuo svenimento è stato inaspettato. Polyushika ti ha visitato subito e ha detto che lo svenimento era solo un eccesso di stanchezza e avremmo semplicemente dovuto lasciarti riposare, ti saresti ripreso da solo. Stai meglio ora?».
«Mi sento la testa pulsare, ho la gola in fiamme mentre mi sembra che il corpo sia stato calpestato da un intero esercito».
«Polyushika aveva previsto il disidratamento, dato che non pensava che ti fosti svegliato presto», disse indicando una caraffa d’acqua sul comodino. Krono appena la vide l’afferrò e la beve rapidamente e con foga.
«Ahhhhh… mi ci voleva proprio, ora sto meglio. Era da quando sono entrato in Fairy Tail che non mi sforzavo così per un combattimento, ed era dà ancora più tempo che non svenivo, mi sono spinto troppo oltre i miei limiti e ne ho pagato le conseguenze».
«Ti è già capitato?», chiese sorpreso.
«Ha visto quello di cui sono capace. Pensa che dopo essermi trasformato la prima volta sia diventato forte tutto d’un tratto? No, per ottenere questa forza ho dovuto faticare, ho sputato sangue, letteralmente. Durante il mio allenamento mi è capitato diverse volte, di svenire, anzi in un paio di casi lo sforzo è stato così eccessivo che pensai di lasciarci le penne. Ho dovuto aspettare diversi giorni prima di riprendere gli allenamenti eheheh».
«Ma a che razza di prove ti sei sottoposto?».
«Prove molto dure. Gli uomini per rafforzarsi devono superare i loro limiti e in cambio ottengono una forza maggiore, per me vale la stessa cosa. Anche se grazie alla mia natura di demone più mi sforzo superando i miei limiti e più è la forza che guadagno rispetto ad un essere umano. Anche questo combattimento alla fine si è dimostrato utile, credo di essere diventato un po’ più forte».
«Quindi per ottenere più forza il più velocemente possibile sei disposto a ridurti sempre in condizioni simili? Tutto per ottenere la tua vendetta?».
«Esatto!», rispose alzando il petto e mostrando orgoglio, «comunque vi devo ringraziare dopo quello che ci siamo detti non pensavo che mi avreste aiutato».
«Non potevamo certo lasciarti lì, sei comunque un membro della gilda».
«Questo vuol dire che non mi avete espulso?», Krono non nascose la sua sorpresa.
«Alcuni tra cui Erza lo volevano, io stesso ero indeciso, alla fine però la Prima ha detto che forse avremmo potuto aspettare ancora. Se lei pensa che la tua permanenza non possa nuocere alla gilda allora io mi fido».
«Ma dai! Mavis ha messo una buona parola per me, chi la capisce è bravo! Ad ogni modo, anche se mi aveste espulso non sarebbe stato un grosso problema. Un'altra cosa, si può sapere che ti è successo, cosa sono quelle bende e… aspetta, ma se oggi è il sette luglio, questo vuol dire che il palio è finito! Chi ha vinto?».
«Fairy Tail ha trionfato, siamo i numeri uno di Fiore! Per quanto riguarda quello che è successo dopo te lo racconterò più tardi, ora devo andare a prepararmi, ho una festa che mi attende», detto questo si alzò e si diresse versò l’uscita.
«Una festa? Dove? E con chi?».
«Al palazzo reale, il re ha invitato tutte le gilde per ringraziarle dell’aiuto dato, penso proprio che sarà una bella serata. Perché non vieni anche tu? Agli altri farà piacere sapere che stai bene».
«Sicuro? Non credo proprio a tutti».
«Mmm, non sei simpatico ad alcuni di loro ma non sono cattivi ragazzi non augurerebbero mai del male a qualcuno».
«Ti ringrazio dell’invito master ma passo, non me la sento, non sono ancora in forma e poi non ho alcun abito elegante da mettere».
«Fai come vuoi. Ricordati che la partenza per il rientro a Magnolia e domani mattina presto, vedi di non tardare se no resti qui», detto questo uscì dalla stanza.
Krono rimase da solo, in silenzio, guardò fuori dalla finestra, il cielo era tinto dei colori del tramonto mentre da un lato del cielo, si poteva già vedere il blu della notte e qualche stella. «Ufff…», si ributto sul letto con un sospiro, senti le pieghe dei lunghi capelli scompigliati sulla schiena e si porto una mano sulla fronte.
«Una festa eh…».
 
«Sono il re!! Son diventato il re… siiii!!!
“Natsu!”, Makarov si sentì mancare alla vista di Natsu che si dimenava dall’altro del pulpito indossando la corona e i gioielli reali.
«Erza! Gray! Tiratelo subito giù da lui e scusatevi con il re!».
«Subito Master!», rispose la rossa.
«Come ha potuto fare una cosa del genere quell’idiota. Ahhh! Ho bisogno di prendere una boccata d’aria, mi sento mancare. Mira tieni d’occhio la situazione».
«Non si preoccupi Master».
Makarov si avviò verso le finestre di una balconata lì vicino, apri la porta-finestra e uscì all’esterno, si trovava in alto, da quel punto della reggia poteva vedere tutta Crocus, la vista della città di notte, illuminata dalle luci e la brezza fresca della sera lo calmarono subito. Ad un tratto con la coda dell’occhio vide un movimento alla sua destra, si voltò e vide Krono seduto in bilico sulla ringhiera in pietra della balconata, con la schiena appoggiata al muro che guardava attentamente all’interno mentre i lunghi capelli neri ondeggiavano lievemente nella brezza notturna.
“Ma da dove sbuca?”. 
«Ehiii! Ragazzo!», lo chiamò.
«Ah! Master, ma quand’è arrivato non l’avevo notato».
«Ci credo mi sembravi molto interessato a quello che stava succedendo all’interno».
«Eheh, si Natsu ne ha combinata un’altra delle sue, sono qui già da qualche minuto ormai, ho osservato un po’ quello che è successo all’interno. Sembra che i ragazzi delle varie gilde abbiano legato dopo la battaglia contro i draghi e che ora si stiano divertendo», sembrava provare un po’ di invidia e malinconia.
«Chi ti ha detto della battaglia contro i draghi?».
«Prima che uscisse sono riuscito a fermare Macao e ho chiesto a lui, mi ha detto a grandi linee quello che è successo».
«Perché non entri anche tu a divertirti con gli altri?», chiese ad un tratto una voce.
«Uahh!», per poco per la sorpresa Krono non cadde giù dal balcone. Mavis era seduta lì a fianco sulla ringhiera. «Prima!», fece stupito il corvino, «ma quando è arrivata non mi sono accorto neanche di lei!».
«Sono uno spettro nessuno si accorge quando mi sposto, non faccio alcun rumore dopotutto… Quindi? Invece che startene qui tutto solo perché non vai dentro a divertirti con gli altri?».
«Non mi sembra il caso, a differenza degli altri io non ho legato con i membri delle altre gilde, e poi anche i membri della mia non credo che ora mi vogliano attorno».
«Il tuo amico Rio però è dentro e si sta divertendo».
«Non mi interessa. E poi io e lui non siamo mica amici! Non mi paragoni a quello e non cominci a farmi una nuova ramanzina o un’altra di quelle assurdità sull’amicizia, l’ultima mi è bastata».
«Non sono qui per quello, tranquillo».
«Quindi hai intenzione di startene qui tutta la sera in disparte?», domandò Makarov.
«Piantatela di andare dietro, non ho voglia di andare dentro in mezzo al casino e a fare lo scemo, stasera poi sembra che tutti si stiano lasciando andare un po’ troppo… Kagura ha detto ad Erza che vuole considerarla sia sorella maggiore, ma è lei la più grande delle due! Juvia è stata scaricata da Gray per l’ennesima volta eppure non ha intenzione di demordere, non so cosa mi faccia più incazzare la sua insistenza o l’indifferenza di Gray per una sventola del genere! Infine Yukino, adesso è desiderata da tutti, mentre prima non se la filava nessuno… a proposito è uno splendore con quell’abito! Tutte le ragazze in quella sala son stupende!», concluse alzandosi in piedi sulla ringhiera, con la bocca semiaperta e un accenno di bava sul lato.
«Dovresti entrare, invece di statene qui a fare il prezioso e fantasticare strane cose».
Krono divenne serio tutto d’un tratto.
«No», era come se l’entusiasmo che aveva fino a qualche secondo prima fosse evaporato, svanendo nel nulla.
«È meglio che ora vada, devo ancora recuperare le forze», si voltò, fece un passo avanti e cadde nel vuoto, scomparendo nelle tenebre della notte. Makarov si avvicinò alla ringhiera, guardò di sotto per cercare di scorgerlo, ma non vide nulla.
«Se posso chiedere, perché si è opposta così decisamente alla sua espulsione dalla gilda, Prima?».
«Dopo aver ascoltato la sua storia ho cambiato opinione su di lui. In passato era una brava persona, dopotutto nessuno nasce cattivo, le persone hanno sogni e desideri finchè non accade qualcosa che le spezza. Krono ha sofferto molto ed è stato da solo a lungo, per andare avanti si focalizzato solo sul suo odio. Ha intrapreso una strada sbagliata, credo che lui in fondo lo sappia, ma non ha avuto altra scelta per andare avanti e ora pensa che non ci sia altro modo che continuare sul cammino della vendetta. È una persona molto triste, nonostante gli atteggiamenti che finge in certi casi non è in grado di relazionarsi con le persone e quello che è appena successo lo ha dimostrato. Voleva entrare per andare a divertirsi, ma qualcosa lo bloccava e alla fine ha preferito rimanere isolato. Sono sicura che l’ha rimpianto».
«Crede che possiamo aiutarlo?».
Mavis abbassò lo sguardo, era pensierosa e i suoi occhi non nascondevano un velo di tristezza.
«Proprio non saprei. Forse c’è ancora una piccola speranza. Il problema è che non vede altro che la sua vendetta, lui dice di essere in grado di tenere a bada i sentimenti negativi che prova ma io non ne sono convinta. Una persona non può rimanere isolata per quattro anni dal mondo a provare rabbia e odio per poi uscirne come se nulla fosse. Funziona così con l’oscurità dell’animo, più decidi di nutrirla più ti inghiottisce e poi riuscire a tornare alla luce è davvero dura. Temo che potrebbe essere ormai troppo tardi per lui. Temo che quei sentimenti abbiano attecchito in lui e che quando si troverà di fronte al suo agognato obiettivo lo divoreranno e che questo coinvolgerà tutti quelli che lo circondano. Più uno reprime le sue emozioni più forti esse esplodono, specialmente se si parla di rabbia. E il fatto che sia in grado di trasformarsi in demone non è certo una cosa che mi tranquillizza».
Nell’ascoltare la Prima uno strano senso di inquietudine colpì Makarov.
«Capisco cosa intende, vorrebbe aiutarlo ma al tempo stesso teme per gli altri ragazzi».
«Considerando le cose orribili che ha fatto la scelta migliore era quella di arrestarlo. Ma se noi decidessimo di denunciarlo lui senza dubbio reagirebbe. Anche se i membri più forti della gilda lo affrontassero e vincessero, cosa di cui non sono convinta al cento per cento, temo che dovremmo affrontare perdite dolorose. Ti ricordo che Krono è abituato ad uccidere. Questa non è stata la scelta migliore, ma è quella che ci conviene di più, per il momento non voglio mettere a rischio la gilda e i suoi componenti».
«Pensa che rimanere nella gilda possa in qualche modo cambiarlo?»
«Io voglio credere con tutta me stessa che Krono possa ancora essere salvato da sé stesso e che rimanere dentro Fairy Tail sia la medicina migliore per il momento. Io confido nello spirito della gilda. Non importa in quale oscurità si sprofondi, poiché una parte del cuore sarà sempre alla ricerca costante della luce. Se per integrarsi meglio nella gilda ha deciso di fingersi una persona ingenua e solare deve esserci per forza un motivo. Chissà forse un giorno sarà lui stesso a decidere di pagare per i suoi crimini, o per lo meno a scegliere di intraprendere un cammino di redenzione. Spero proprio di non sbagliarmi». Scese dalla ringhiera per ritornare nella sala.
“Già speriamo bene”.
Makarov stette lì sul balcone ad osservare il panorama che gli dava un piacevole senso di pace.
 
Mard Geer se ne stava disteso comodamente sul suo trono, nella grande sala nelle profondità di Cube l’isola infernale, immerso nell’oscurità. Stretto nella mano destra c’era il libro da cui non si separava mai, un libro sgualcito e rovinato. E.N.D. era la scritta che si leggeva sulla copertina.
«Manca poco Master E.N.D, Mard Geer la farà risorgere e insieme compiremo la volontà di Zeref».
Ad un tratto le due enormi porte dall’altro lato della sala si spalancarono, una figura entrò e avanzò a passo spedito verso il trono. Man mano che avanzava nella grande sala i bracieri sulle colonne e sui pilastri si accendevano.
Indossava una giacca a maniche lunghe, viola con righe nere che le copriva solo le braccia e le spalle, le sue mani avevano artigli affilati, mentre le gambe erano coperte da metà cosce in giù, i polpacci e i piedi erano quelli di un uccello. Il seno prosperoso era messo in risalto da un vestito con una grossa scollatura, sulla testa portava un grande casco che le copriva parte del volto da cui ai lati della testa uscivano dei ciuffi di capelli verdi. Si fermò a qualche metro dal trono e li si genuflesse.
«Kyouka a rapporto re degli inferi Mard Geer».
«Allora come procedono i preparativi per il piano che riporterà tra noi il Master E.N.D».
«Sono quasi ultimati, Jackal è già pronto a partire per la sede del consiglio della magia».
«Perfetto, per prima cosa daremmo al mondo un segnale, quello dell’avanzata di Tartaros, poi sfrutteremo l’ondata di panico che si genererà e faremo fuori i nuovi e i vecchi membri del consiglio, con lo scopo di sciogliere i sigilli di Face, una volta che la magia sarà scomparsa da questo mondo il master potrà di nuovo unirsi a noi», alzò lo sguardo e chiuse gli occhi, stava già pregustando il momento della rinascita del master.
Aprì gli occhi e guardò Kyouka, «molto bene io Mard Geer ti autorizzo a procedere col piano per la rinascita di E.N.D.!».
«Agli ordini re degli inferi», detto questo si alzò e si diresse verso l’uscita, dopo il suo passaggio le grandi porte della sala si chiusero e i bracieri con le fiamme cominciarono pian piano a ridursi. Mard Geer se ne rimase lì, sul suo trono sorridendo, ma ad un tratto percepì uno spostamento d’aria e avvertì una presenza alle sue spalle, dietro il trono, il suo sorriso si rafforzò.
«Ma che bella sorpresa, erano anni che non ti facevi vedere…Malphas, il cosiddetto portale fantasma».
«Ancora con questi nomi assurdi Mard Geer».
«I nove portali demoniaci sono al servizio di Tartaros, sono i demoni più forti, quando ti sei unito alla gilda hai voluto che la tua esistenza rimanesse segreta a tutti loro, quindi ti ho nominato portale fantasma».
«Non mi interessano questi titoli inutili, sono solo venuto qui per fare rapporto. Negli ultimi anni ho vagato per tutta Ishgar, sterminando e uccidendo tutti i devil slayer rimasti. Appena rimesso piede in questo paese però ho scoperto che non solo c’era ancora un devil slayer, quello che sono anni che cerco, ma ben si due, a quanto pare uno è riuscito a sfuggirmi».
«Dopo che ti sei unito a Tartaros hai detto che tutto ciò che riguardava Zeref poteva benissimo essere portato a termine dagli altri portali, hai detto che la minaccia per noi erano i devil slayer di prima generazione, umani non col potere di uccidere i demoni ma con il potere dei demoni stessi e che ti saresti occupato personalmente di eliminarli, ti ho dato carta bianca, ma se dopo tutto questo tempo non hai ancora portato a termine la tua missione vuol dire che non ti sei impegnato a sufficienza. Mard Geer non è per niente contento, comincia a dubitare della tua fedeltà alla nostra causa e al grande Zeref. Non perdere altro tempo e completa la tua missione, cosicché al risveglio di E.N.D. niente potrà preoccuparci».
«Uhuhuh, lo credo bene che la cosa vi preoccupa, anche se sono in parte umani i devil slayer di prima generazione non hanno bisogno della magia per trasformarsi e combattere, quindi anche se venissero attivati i Face per loro non sarebbe un grosso problema, al massimo non potrebbero più combattere in forma umana», fece una breve pausa.
«Quando mi sono unito alla gilda qualche secolo fa ti ho sfidato, mai mi sarei ridotto a lavorare o a prendere ordini da un essere più debole di me. Alla fine di uno scontro estenuante durato giorni sei risultato tu il vincitore, anche se la differenza tra noi è minima continua pure a darti tutte quelle arie di superiorità. Ma sai bene chi è il mio vero padrone. Se io mi sono unito a questa gilda è solo perché me l’ha ordinato lui, perché i nostri obiettivi coincidono. Ma se tu o chiunque altro degli altri demoni di Zeref dovreste fare qualcosa che mandi a puttane questa missione sarà lui stesso a prendere il comando di questa gilda e di te non rimarrà altro che cenere. Tu ti fregi del titolo di re dell’inferno, ma la verità è che non sai nemmeno come è fatto l’inferno, è al mio padrone che dovrebbe spettare questo titolo, non a un finto demone come te».
Il sorriso sul volto di Mard Geer era lentamente sparito, lasciando il posto ad un’espressione di rabbia, cosa rara per lui, in genere sempre calmo e sicuro di sé.
«Ascoltami bene tu…», si sporse dietro il trono per guardarlo dritto negli occhii, ma non trovò nulla. Le fioche luci ormai rimaste a illuminare la sala si spensero definitivamente. Mard Geer si riappoggiò sullo schienale.
«Staremo a vedere una volta resuscitato E.N.D. nessuno neanche il tuo padrone si potrà opporre a noi».
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Itachi95