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Autore: hale and hearty    22/05/2020    1 recensioni
«L’amore è un gioco che non comprendo».
«Allora non lo chiameremo amore».

È facile farsi prendere dai sentimenti quando continui a negare tutto.
{ Luke/Percy | One shot | 2101 parole | Fix-it | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Castellan, Luke/Percy, Percy Jackson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice (Hiraeth): non capisco come abbia fatto così tanta gente a leggere il continuo di Percy Jackson dopo Lo scontro finale. La me stessa delle medie ci è rimasta malissimo leggendo quanto è successo a Luke e non ha più superato la cosa. ;_;
 Se parlate l’inglese fluentemente, date un’occhiata alla versione originale. Il titolo e i versi sono tratti dalla canzone All Downhill From Here dei New Found Glory. Buona lettura!









Catalyst
di hale and hearty





«È un ciclo senza fine» dice Luke a Percy un giorno di quelle poche ed esigue settimane in cui Percy è riconosciuto come figlio di Poseidone e non è ancora mandato a recuperare la Folgore. «Gli Dèi hanno bisogno di qualcosa di cui preoccuparsi per non morire dalla noia. Immagino che vivere per millenni diventi tedioso se dietro l’angolo non c’è sempre il rischio di una guerra imminente».

 «Che cinico che sei» commenta Percy, e Luke non sa perché si aspettasse (o sperasse) una reazione diversa. «Mica era nei loro piani che fosse rubata la Folgore di Zeus».

 Caccia una risata amara. «Forse. Ma aspetta qualche anno e comprenderai cosa intendo».

 Percy ha un’aria scettica, dunque Luke gli scompiglia i capelli e si alza in piedi, togliendosi la maglietta e sfidandolo a chi arriva per primo in acqua correndo. Vince agevolmente, ma Percy sostiene che è andata così solo perché Luke è partito in anticipo.

 La compagnia di Percy è semplice al punto che Luke quasi si dimentica che tradirà il figlio di Poseidone.

[you’re hiding something, ’cause it’s burning through your eyes. i try to get it out, but all i hear from you are lies]




È dopo che sono ritrovati i figli di Ade (dopo che la ragazza muore e il ragazzo fugge nel labirinto) che Luke fa visita a Percy.

 Quando Percy torna a casa da scuola, scopre che Luke lo sta aspettando in camera sua, e un’ombra gli attraversa il viso non appena lo scorge.

 «Ti ho visto morire» ringhia, la mano che affonda nella tasca. Luke sa che Percy si prepara ad afferrare Vortice, ma lui non è venuto per combattere. «Ho visto il tuo corpo. Eri morto».

 «Ma davvero?» chiede Luke, inarcando un sopracciglio. «Buffo. Non ho notato di essere morto».

 Percy storce le labbra. «Come sei riuscito a sopravvivere?»

 Lui scrolla le spalle. «Abbiamo degli ottimi guaritori dalla nostra, nel lato oscuro» scherza, ma Percy non ha un’espressione divertita.

 «Perché sei qui, Luke?»

 Sospira, nota che Percy non ha ancora estratto Vortice dalla tasca. Il figlio di Poseidone è in attesa di spiegazioni.

 «Sono qui per te» dice, e questa volta non ha fini ulteriori. Si sta mostrando a Percy perché Percy è l’unico che lo può capire. «Voglio che tu fugga insieme a me. Non possono avere la loro Grande Profezia senza i loro due giocatori principali, giusto?»

 Percy è ovviamente confuso dall’offerta, e Luke non lo biasima. «Nico è ancora vivo, da qualche parte» ribatte infine, scuotendo la testa. «Anche se desiderassi scappare con te, non potrei mai costringerlo a caricarsi del peso della Profezia».

 Era conscio che l’altro avrebbe risposto in questo modo, ma ha rischiato tutto per essere qui, e odia la facilità con cui Percy ha respinto la sua proposta. Conficca le unghie nei palmi mentre serra le mani a pugni. «Vorrei solo che tu fossi al sicuro» mormora, e non sa perché lo dice. Sa perché si sente così (Percy è solo un ragazzino, proprio come lui; tutti erano al corrente del suo destino prima ancora che lo apprendesse lui. Non si merita tutto questo), ma non saprà mai la ragione per cui ha detto una cosa simile.

 Dal canto suo, Percy scoppia a ridere. «Perché mai ti dovrebbe importare di me? Siamo nemici, Luke».

 «Non dobbiamo esserlo» sbotta lui, e non ha più nulla da perdere. In futuro morirà, e comunque non ha mai ambito a essere una brava persona.

 Attraversa la stanza prima che Percy possa prendere Vortice dalla tasca, premendo forte le labbra contro quelle dell’altro. Percy sobbalza indietro, pulendosi la bocca con un braccio e rivolgendogli un’occhiataccia. Il bacio lo ha sorpreso.

 «Che diavolo fai?» sputa, retrocedendo di qualche passo, lontano da lui.

 Luke scuote le spalle, offrendo un sorriso tirato. «Prima di morire, mi interessava scoprire cosa si provava baciandoti. La tua avvenenza non è un segreto, Percy».

 Le guance di Percy si imporporano. «Mi hai baciato» constata un po’ sbigottito, come se avesse appena registrato il fatto.

 Luke alza un sopracciglio. «Ma va’?»

 «Però…» La voce di Percy si affievolisce, scuote la testa. «Non fuggirò con te lo stesso» ripete fermamente. «È una trappola, vero? Approfittarti della cotta che ho avuto per te, sbarazzarti di me, uccidermi prima che possa far avverare la profezia… esatto?»

 «No» replica Luke, e bacia un angolo della bocca di Percy. Poi si ritrae, rivolgendogli un sorriso mesto. «Devo andare. Se non intendi scappare con me, ho un esercito da guidare».

 Si teletrasporta da lì il più velocemente possibile, e se qualcuno a bordo dell’Andromeda ha notato la sua assenza, nessuno fa cenno a proposito.

 Le labbra di Luke formicolano per il resto della giornata, un costante promemoria che ha baciato il ragazzo d’oro dell’Olimpo.

[and i can tell you’re going through the motions; i figured you were acting out your part]




Prima dell’arrivo della primavera, diventa un’abitudine, una routine.

 Luke lo cerca nelle ore dopo che Percy esce da scuola e prima che la signora Jackson torni a casa. Di solito si incontrano in uno squallido motel nella zona losca di Manhattan, ma a volte si vedono nell’appartamento di Percy. In quei giorni, non vanno a letto insieme, ma si baciano pigramente, palpandosi piano e vicendevolmente, e sgranocchiano i dolci che sono in cucina (sempre blu, ed è una fissazione che Luke sta cominciando ad adorare, ma non lo ammetterebbe mai) parlando del lato mortale delle loro vite. Quella di Percy consiste in scuola e compiti e amici, mentre a Luke piace raccontare dei luoghi che ha visitato.

 «Essere il leader dell’esercito di Crono ha i suoi vantaggi» spiega Luke a Percy una volta. «Sbrigando i suoi affari ho viaggiato il mondo».

 Luke quasi preferisce i giorni nell’appartamento di Percy a quelli nel motel, perché quando si trovano lì, la loro relazione inizia a sembrare malata e sbagliata. Percy era vergine prima che andassero a letto insieme, e Luke avrebbe voluto che la sua prima volta fosse stata con qualcuno di puro, come Annabeth. Ma il senso di colpa è sopraffatto dal piacere, e Luke pensa che non ha mai visto nessuno di una bellezza pari a quella di Percy in ginocchio di fronte a lui, le labbra gonfie e rosse che gli circondano il membro.

 «Uno di noi morirà» dice Percy uno dei giorni trascorsi nel motel mentre entra nella stanza, facendo cadere il suo zaino a terra e strattonandosi via la maglietta. Oggi non ci saranno preamboli: non ci saranno fermento, né preliminari. Percy non è nell’umore, e Luke lo capisce.

 «Lo so» risponde lentamente, guardando Percy calciare via i jeans. È in piedi davanti a Luke con addosso solo i suoi boxer blu a quadri, un’espressione sofferente in volto.

 «Non voglio che sia tu a morire» sussurra con un’aria insicura, «ma non posso morire io».

 Luke abbassa le palpebre, la gola strozzata per tutto quello che vorrebbe dirgli. «Lo so» ripete, e fa un gesto perché Percy si stenda sul letto accanto a lui.

 Non spiccicano una parola per il resto del pomeriggio, e quando Percy gli dà un bacio per salutarlo, Luke non lo ricambia.

[once again, we’re playing off emotion. which one of us will burn until the end?]




In un’altra vita, Percy sarebbe stato il cattivo e Luke l’eroe. A volte gli manca l’ammirazione che Annabeth e gli altri ragazzi al Campo Mezzosangue provavano nei suoi confronti. Anche Percy non lo guarda con nessun sentimento in particolare se non la pietà (e l’amore, ma non lo vuole ancora ammettere), ed è soprattutto questo che amareggia Luke, più di qualsiasi cosa.

 Tra pochi mesi, nel suo corpo ospiterà Crono, e non sa perché continua a frequentare Percy. Certo, Percy se la cava a letto ed è bravo a conversare, e a Luke importa di lui, ma è anche consapevole di stare per morire, per mano di Crono o di Percy.

 E Luke non sa perché continua a cercare Percy per queste sessioni illecite di baci, di tenere chiacchiere e di sesso selvaggio.

[your good intentions slowly turn to bitterness; recurring episodes with each and every kiss]




Per alcuni secondi, riflette sul bruciante dolore che prova al naso e sullo sguardo angosciato sul viso di Percy.

 Vorrebbe scusarsi, stringerlo tra le braccia e baciarlo come faceva in passato, o forse congratularsi con la ragazza carina dai capelli rossi per la sua mira, perché la sua spazzola lo ha centrato in pieno, ma riesce già a sentire che Crono si sta rimpossessando del suo corpo, e non vuole far sapere ad Annabeth e Rachel del rapporto tra lui e Percy. Dover dare ai suoi uomini l’ordine di uccidere Percy e vederlo soffrire per il tradimento è brutto abbastanza.

 Ma Luke non può dire a nessuno cos’ha fatto al figlio di Poseidone: se qualcuno lo scoprisse, la profezia andrebbe a favore di Crono, perché a Percy non sarebbe mai permesso di guidare il Campo Mezzosangue in battaglia se si venisse a sapere che è andato a letto con il nemico.

 Luke cede di nuovo il controllo, la stanchezza che si fa strada nella sua mente mentre Crono si impadronisce del suo corpo una seconda volta.

[and i can’t believe you pulled it off again, or notice ’til it all sets in]




(Una volta, prima che divenisse il recipiente di Crono, Luke ha avuto la possibilità di lasciare Percy).

 «Ti amo» dice Percy mentre Luke entra in camera, con in mano un contenitore per alimenti blu proveniente dalla cucina dei Jackson.

 «No che mi ami» sbuffa, e rimuove il coperchio dal contenitore e lo allunga a Percy. «Biscotto?»

 Percy ne prende uno (con le gocce di cioccolato blu, naturalmente) e si acciglia. «È vero, però. Ti amo».

 Per un momento, Luke serra le labbra. «L’amore è un gioco che non comprendo» ammette, scuotendo la testa, «e non ci giocherò con te».

 Percy ha un’aria amareggiata, ma poi annuisce. «Allora non lo chiameremo amore».

 Aggrotta la fronte. «Prego, scusa?»

 Percy scrolla le spalle. «Se dire che ti amo ti spaventa, allora non lo chiameremo amore».

 Inarca un sopracciglio, divertito. «Come lo definiremo, allora?» chiede, sedendosi sul letto accanto all’altro, mordicchiandogli l’orecchio.

 Percy inspira bruscamente, ma riesce a dire: «Attrazione. Attrazione fisica ed emotiva».

 Luke canticchia intenerito. «Ecco qualcosa a cui so giocare».

 Quando fa sesso con Percy quel pomeriggio, è lento e dolce, e non è finché si abbottona i pantaloni e se ne va che si rende conto che non dovrebbe tornare mai più. Che Percy è innamorato di lui e che se lui ritorna, alla lunga finirà per spezzare il cuore a entrambi.

 Ciononostante, due giorni dopo si ritrova ad aspettare Percy nel suo salotto.

[you’ll deny it ’til you’re at your bitter end]




Il giorno in cui muore, si rende conto che rubando la Folgore ha scatenato tutto, tutte le cose che avrebbero potuto essere evitate e rimandate a più tardi, quando Percy sarebbe stato più grande e meno suscettibile al tradimento e alla sofferenza.

 Ma Luke non avrebbe mai potuto attendere tanto a lungo: era il suo destino divenire il traditore, garantire che Percy fosse riconosciuto in tempo per adempiere alla profezia, assicurarsi che l’altro viva e lui no. Luke è stato il principio di Percy.

 Non sa cosa dire a Percy, e allora evita il suo sguardo. Invece chiede ad Annabeth qualcosa che avrebbe sempre voluto sapere.

 Più tardi, si rende conto che Percy non ha mai saputo che lo ama. Che malgrado tutto il tempo trascorso insieme, Luke non gliel’ha mai detto.

[catalyst, you insist to pull me down. you contradict the fact that you still want me around]




Percy geme nel suo cuscino quando scorge l’ora sulla sua sveglia, perché chi diavolo citofonerebbe alle tre del mattino?

 Prega che il rumore non abbia svegliato la mamma o Paul, e goffamente si avvia scendendo le scale in casa di Paul e andando in soggiorno.

 È lì lì per chiudere la porta sbattendola, perché non è possibile. Non soffre di allucinazioni da anni, e non sa perché mai dovrebbero ricominciare durante il quarto mese del suo ultimo anno alle superiori.

 «Luke?» sussurra, perché forse il ragazzo che ha di fronte a sé è un’allucinazione e lui non vuole lasciarlo andare.

 «Ehi» dice Luke, rivolgendogli il suo tipico sorriso indisponente. «Qualche mese fa, vagando per la terra dei morti, ho scoperto che il cancello che ci teneva dentro era incustodito. Mi sono ricordato di avere dei conti in sospeso con un certo figlio di Poseidone e, be’. Mi ci è voluto un po’ per rintracciarti, ma eccomi qui».

 Percy lo fissa. «Sei scappato mentre Tanato era assente? Ma… Ma adesso è tornato. Non ti ha ritrascinato subito negli Inferi?»

 Luke esibisce un sorriso malandrino. «Ho fatto un patto con il Dio dei morti. Niente di che».

 Percy batte le palpebre. «Hai detto che avresti provato a rinascere».

 «Ho deciso di aspettarti» replica l’altro, scuotendo le spalle come se stesse parlando di nonnulla. «Abbiamo dei conti in sospeso, presente?»

 Percy esita, ma chiede: «Quali conti in sospeso hai con me?»

 Luke ruota gli occhi, come se la risposta fosse ovvia e Percy dovesse averlo già capito (e Percy probabilmente dovrebbe, ma sono le tre del mattino, dannazione).

 E come se niente fosse, Luke asserisce: «Non ti ho ancora detto che ti amo».

[and it’s all downhill from here]

   
 
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