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Autore: Fiore di Giada    23/05/2020    0 recensioni
[Subzero's ending/ Mortal Kombat 11/Sequel di "Distacco"]Cosa mi resta ora?, si chiese il ninja, amareggiato. La vita di Bi Han era un prezzo adeguato alla salvezza della sua anima?
Amava suo fratello, ma lo aveva condannato ad una atroce pena.
– Non ce la faccio più… – balbettò. In quei giorni d’agonia, bramava porre termine a questa angoscia.
Desiderava porre termine al suo dolore e vedere il viso di Bi Han.
Voleva rivivere i loro momenti di comunione affettiva.
Ma sulle sue spalle gravava la responsabilità del clan.
Frost, malgrado il suo sconfinato talento, aveva l’incoercibile necessità di una guida.
Doveva aiutarla ad acquisire controllo e consapevolezza di se stesso.
Non poteva abbandonarsi al dolore…
Di schianto, crollò in ginocchio e le lacrime, troppo a lungo frenate, esondarono sulle sue guance.
– Bi Han… Perdonami… Non posso seguirti… Il clan ha ancora bisogno di me... Ma ti giuro che queste saranno le mie ultime lacrime… Le mie ultime lacrime saranno per te… –
Il rombo di un tuono rispose alle sue parole.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sub-Zero
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Decine di candele, collocate su alti supporti, illuminavano di tremuli splendori l’ampia sala funebre del tempio di Artica.
Le fiamme si allungavano verso i muri, d’un monocromo candore, disegnando ombre sempre mutevoli, sfioravano il pavimento, accendendo la pietra blu di deboli riflessi e sfioravano il corpo privo di vita di Bi Han, vestito d’un lungo hanfu color lapislazzulo, immerso in una nuvola di nivei gigli e vermigli amaranti.
Sul viso del guerriero, aleggiava un tenue sorriso e le sue lunghe dita, incrociate sull’immoto petto, stringevano un lungo rosario di ambra dorata.
Non soffri più, fratello., pensò Kuai Liang. La morte aveva ridato al suo amato fratello la quiete, che, per lungo tempo, si era rivelata una chimera.
Il suo corpo si irrigidì in uno spasmo d’ira. Aveva rimodellato la storia, servendosi della Clessidra del Tempo, ma non era riuscito a impedire la rinascita di nemici vecchi e nuovi.
E tra questi spiccava quel demonio di Quan Chi.
Gli estremi giorni di Bi Han, a causa della maledizione di quel crudele stregone, si erano tramutati in una crudele agonia.
Nemmeno le potenti magie di Raiden avevano lenito la pena del suo corpo.
Anzi, a dispetto della volontà del dio del tuono, si erano tramutati in ulteriori strumenti di tortura.
Stanco di un castigo doloroso, Bi Han aveva domandato a Raiden di cessare con i suoi incantesimi.
E il dio del tuono, consapevole dell’inanità dei suoi sforzi, aveva acconsentito, il cuore greve d’amarezza.
Probabilmente, rimembrava ancora l’antica natura di Bi – Han, grazie ai suoi poteri divini, ma la storia mutata gli aveva donato la capacità di andare oltre il passato.
Raiden era riuscito a provare pena per l’uomo che, in un’altra realtà, era divenuto uno spettro crudele, corrotto e divorato dall’ambizione.
Le sue dita, leggere, sfiorarono il viso di Bi – Han e lunghi brividi trafissero la sua spina dorsale. Malgrado la sua maestria nel controllo del gelo, riusciva ad avvertire il ferale ghiaccio del suo corpo.
Bi Han, libero dall’oscurità, era morto per proteggerlo dalla maledizione di Quan Chi.
E uno straziante senso di colpa stringeva la sua anima in una morsa d’acciaio.
Sentiva un devastante dolore fisico all’altezza del petto.
– Ho sbagliato? – si domandò, la voce tremante di amarezza. La Clessidra del Tempo gli aveva dato la possibilità di ricostruire la sua vita.
Era riuscito a liberare Bi – Han dalla tenebra della sua anima.
Questo aveva impedito lo sterminio del clan Shirai Ryu e la trasformazione del valoroso Hanzo Hasashi in Scorpion.
Accennò ad un debole e amaro sorriso. Il suo atto aveva permesso la purificazione dell’anima di Frost.
La sua allieva, libera dalla brama di dominio, stava sbocciando in una splendida e fiera guerriera.
Certo, era incline ad azioni avventate, ma il tempo le avrebbe donato la consapevolezza.
La sua forza si era ben esplicata in quella tragica missione a Roma, per la difesa della lancia di Longino.
Tante vite erano state risparmiate, grazie alla redenzione del suo amato fratello.
La mia felicità era completa… Un dio era invidioso di me?, si chiese. Aveva creduto che la Clessidra di Kronika gli avesse concesso la facoltà di plasmare una storia migliore.
Ma il suo desiderio era stato punito.
Quan Chi era stato lo strumento della sua punizione.
Impotente, aveva assistito alla lenta agonia di Bi Han.
– Sono stato condannato attraverso di te… Perdonami, fratello mio. – sussurrò Kuai Liang. Vedeva la nerezza, priva di luce, del suo egoismo.
Era stato spinto a compiere le sue scelte dall’affetto, a lungo negato, ma mai scomparso, verso Bi Han.
Voleva ricreare un legame tra di loro.
Cosa mi resta ora?, si chiese il ninja, amareggiato. La vita di Bi Han era un prezzo adeguato alla salvezza della sua anima?
Amava suo fratello, ma lo aveva condannato ad una atroce pena.
– Non ce la faccio più… – balbettò. In quei giorni d’agonia, bramava porre termine a questa angoscia.
Desiderava porre termine al suo dolore e vedere il viso di Bi Han.
Voleva rivivere i loro momenti di comunione affettiva.
Ma sulle sue spalle gravava la responsabilità del clan.
Frost, malgrado il suo sconfinato talento, aveva l’incoercibile necessità di una guida.
Doveva aiutarla ad acquisire controllo e consapevolezza di se stesso.
Non poteva abbandonarsi al dolore…
Di schianto, crollò in ginocchio e le lacrime, troppo a lungo frenate, esondarono sulle sue guance.
– Bi Han… Perdonami… Non posso seguirti… Il clan ha ancora bisogno di me... Ma ti giuro che queste saranno le mie ultime lacrime… Le mie ultime lacrime saranno per te…
Il rombo di un tuono rispose alle sue parole.
   
 
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