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Autore: StagTree    24/05/2020    2 recensioni
Settimane, giorni grigi; lo vuoi raggiungere ma è sulle pendici
di un monte insormontabile; e cos'altro ti resta se non il sale sul bicchiere, adagiarci le labbra e immaginare che le sue abbiano lo stesso sapore, passarci la punta della lingua ad occhi chiusi.

{ kukui/guzma | pre-sumo }
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Guzman, Prof. Kukui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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stan the smiths https://www.youtube.com/watch?v=cJRP3LRcUFg

contesto: qualche anno prima degli eventi in sole/luna quando kukui e guzma mi piace pensare fossero amici e studiassero tipo assieme o qualcosa del genere e quindi kukui ancora non era sposato etc etc. riferimento alla loro conversazione nel parco di malie city. il pov altalena tra la seconda e la terza persona. ho sta cosa abbozzata da dicembre. non so scrivere

 


 

 

 

Senti un battito, è nelle orecchie, e scorre il sangue fino alla punta delle unghie, vecchie

di una sensazone che ti manca; tra le dita un bicchiere, mezzo vuoto (mezzo pieno), lo sguardo perso nella margarita che ti ha offerto mezz'ora fa e che non hai il coraggio di bere perché pensi che sia l'unico contatto che avete avuto (e che avrete) per tutta la serata.

(settimane, giorni grigi; lo vuoi raggiungere ma è sulle pendici

di un monte insormontabile; e cos'altro ti resta se non il sale sul bicchiere, adagiarci le labbra e immaginare che le sue abbiano lo stesso sapore, passarci la punta della lingua ad occhi chiusi.)

Ti rendi conto d'esser ingobbito sul bancone - ti piace pensare che qualcuno lo trovi attraente, il mistero di un triste e depresso vagabondo alle undici di sabato sera - la pena negli occhi delle ragazze che ti si siedono vicino e che tu mandi via; l'indignazione ed il dolore di denti che si stringono, il tremore di un respiro che ti scuote di rabbia.

 

Kukui gli si avvicina e gli cinge le spalle con un braccio, appoggia la nuca alla sua, brillo - "Hey là," annuncia, la disinvoltura di un allegro intossicato; ci sono ciocche di capelli, liberi dal suo codino, sfatto dal movimento, che Guzma sente bruciargli le guance. Kukui continua, "Ci stiamo divertendo un mondo qui, uh?" mentre Guzma fissa lo sguardo in avanti, a nulla in particolare, il sogno ad occhi aperti di una mano tra i suoi capelli - stringerglieli e tirarglieli più forte che può, avvicinargli il viso al suo, annusare l'alcol dal suo sospiro, l'affanno di una tensione feroce ed irrisolta. Guzma stringe il bicchiere e si irrigidisce, e Kukui non lo nota solo perché è brillo, perché altrimenti Guzma lo conosce, Kukui, l'avrebbe notato da sobrio.

"Ti dirò, non sono completamente cosciente in questo momento." Guzma lo conosce, Kukui. Lo sa che non è sobrio. Lo so che non sei sobrio.

"Cosa vuoi, Kukui?" dice, sputa fuori, è veleno, "Sei venuto a ridermi in faccia?"

"Eh? No no." Kukui gesticola con la mano libera, la scuote e fa una faccia contrariata ed enfatizzata dall'ebbrezza. Ride, fa un verso smorzato.  "Sei qui da, tipo, un'ora, bello. Vuoi venire a ballare?"

 

Ti chiedi, allora, quale sia il tuo ruolo qui, quale sia il motivo per cui, ai piedi

di un brillume di salvezza, in ginocchio, alla mercé di una pietà crudele, ti chiedi perché l'opzione più plausibile per te sia chiuderti in te stesso - nasconderti il viso nell'ombra e lasciare che ti si cammini sopra, lasciare che ti cammini sopra, con un sorriso e quei modi tutti suoi di farti intendere che sei sempre il benvenuto, Guzma, eppure lo conosci, Kukui, per lui chiunque è il benvenuto. Ti chiedi, allora,

ti chiedi cosa tu abbia di più speciale di tutti gli altri; ti chiedi cosa abbia lui di più speciale di tutti gli altri.

 

"Neanche morto, Kukui."

 

E lo vedi, Kukui: il velo di coscienza che gli ingrigisce il volto e ti guarda con commiserazione, giusto quell'attimo per farti sentire per terra, gli occhi vispi pieni di apprensione - occhi intelligenti, e la bocca che si piega in un broncio, le labbra piene - sapranno di sale, ancora, e Guzma finisce il margarita e succhia il sale dai bordi, sbatte il bicchiere sul bancone.

Lo vedi, Kukui: il secondo in cui capisce che sei arrabbiato sospira e fa scivolare via il braccio, rimane la sua mano sulla tua spalla, grande, compi l'ineccepibile errore di pensare a dove altro potrebbe essere - nei pantaloni di qualcun altro, di certo non i tuoi. Ricordi? Io ricordo.

 

"Come vuoi, Guzma." risponde; non è amareggiato ma si avvicina ad esserlo, "Io sono in pista se hai bisogno. Ci si becca più tardi, 'kay?" fa l'occhiolino, due pacche sulla spalla, torna nella massa, e Guzma lo segue con lo sguardo fino a che non sente dissociarsi.

 

*

 

C'è un messaggio che legge, alle due e cinque del mattino, Dove diavolo sei?, e un altro, sotto, quaranta minuti più tardi, che legge, E' mezz'ora che ti cerco. Almeno dimmelo che te ne sei andato. E un altro ancora, due minuti dopo: Mi sono preoccupato.

Guzma ascolta la vibrazione dolce del suo telefono dal letto, l'ha lanciato per terra prima di sdraiarsi - si è arricciato su se stesso, ha la mano ancora nelle mutande, è stanco e ha sonno ma non vuole dormire; ascolta i passi di suo padre che gli bussa alla porta e gli chiede di entrare - non gli risponde, e suo padre non entra - dice, da fuori, "Smettila di fare casino, Guzma, sono le tre." Altri passi, e una porta che sbatte.  Guzma non piange. La sua sveglia legge le tre e dieci.

 

Mi sono diverttio stasera

Divertitr^*

Tu ti sei divertito?. non  capisco perché tu mi dica sempre di sì quando ti invito fuori a bere se poi scappi via così. E' successo qualcosa?

 

*

 

Le quattro e venti.  'notte, Guzma.

 

  
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