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Autore: reggina    31/05/2020    4 recensioni
(Dal testo) : Gli spalti si trasformano in un'arena, un teatro a scena aperta e un pubblico misto di tifosi, avversari, sportivi e appassionati, dimostra tutto il suo rispetto e ammirazione per questo campioncino di vetro che li ha emozionati con le sue giocate.
(Momento introspettivo di approfondimento di una delle mie scene preferite della puntata 66: "Una tigre in gabbia")
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le crisi si fanno annunciare. Nel clou dell'azione di gioco arriva il blackout.

All'improvviso a Julian gira la testa, si sente confuso, la salivazione aumenta, la vista si appanna e le gambe cedono.

Perde conoscenza. Sviene in campo interrompendo sul più bello il suo sogno,per l'ennesima volta.

Dura un minuto almeno.

In un minuto possono succedere tante cose. O può non succedere proprio nulla.

Un minuto può volare o si può trascinare come una lumaca.

La squadra della Mambo è tutta votata all'attacco, alla ricerca disperata del pareggio, mentre la lancetta dei secondi fa il giro dell'orologio.

Magliette gialle simili a farfalle fosforescenti che svolazzano nell'aria di rigore della Toho come animali affamati, provano a fare del loro meglio ma non ci riescono.

E allora tornano verso il loro capitano come passerotti a cui sia stato legato un filo ad una zampa.

"Avete segnato?"

Il corpo di Julian trema come un tenero germoglio appena (ri)sbocciato. D'istinto, in un gesto ormai collaudato, si tocca il petto che agisce come un magnete sul palmo della sua mano.

Non riesce a staccarla. Ascolta il suo respiro che torna regolare, il cuore vibrare a ritmo lento e tranquillo…

E poi ascolta quel silenzio che vale più di tutte le risposte; che con un brusco strappo cancella l'illusione di essere libero.


"Non importa!"

Lentamente si mette in ginocchio, nella posa degli sconfitti; la voce è impastata e si muove maldestro tanto che Stephen Mellory gli è tosto di fianco per sorreggerlo.

Avrebbe voluto rialzarsi grintoso, desideroso di tornare a dar manforte in campo ma i suoi occhi stanchi sono assetati soltanto di quiete. Di bonaccia.

"Coraggio! Anche senza di me avete l'obbligo di provarci fino alla fine!"

É l'ultima raccomandazione del Capitano che, prima di tutti gli altri, ha imparato a cadere per rimettersi in piedi. Di un Julian che non trova la forza nelle vittorie ma nelle difficoltà, nelle sfide e nelle lotte.

Gli spalti si trasformano in un'arena, un teatro a scena aperta e un pubblico misto di tifosi, avversari, sportivi e appassionati, dimostra tutto il suo rispetto e ammirazione per questo campioncino di vetro che li ha emozionati con le sue giocate.

Julian chiude qualche secondo gli occhi e oscilla tra quegli applausi scroscianti, sempre più veloci come se qualcuno stesse premendo il tasto forward sul telecomando.

Battiti di mani a tempo, come in un concerto, sono il giusto tributo della gente alla sua classe cristallina.

Julian scivola via, verso le panchine, verso quella realtà dove non c'è pubblico. Un mondo nel quale dovrà ancora imbottirsi di farmaci e sperare che, prima o poi, il suo cuore la smetterà di fare il matto.

Dove le emozioni fanno di lui quello che vogliono e la sua vita è medicalizzata

Nessuno fa la fila per ammirarlo in quei giorni in cui dorme come un ghiro, è in debito di ossigeno e ha il fiato corto anche soltanto salendo le scale. Non riceve ovazioni, non intrattiene nella sua infinita partita con la vita.

Quello, in fondo, è il vero eroismo. Accompagnato da applausi a scena vuota.

   
 
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