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Autore: MaryFangirl    13/06/2020    4 recensioni
Un incubo ricorrente fa sprofondare Kaori nei meandri del dubbio. Fin dove la condurrà il fatto di sognare la propria morte?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Questa fanfiction è una traduzione di una storia dal francese. I dettagli della fanfiction e dell'autore originale sono subito qui sotto. Nel caso voleste leggere la storia originale, sappiate che sul portale Mokkori Hunter è necessario essere registrati.

 

Titolo storia originale: Cauchemar funeste

Link storia originale: http://mokkorihunter.free.fr/viewfic.php?id=1277&f=212&c=1&action=read

Link autore originale: http://mokkorihunter.free.fr/profil.php?m=1277&action=consulter

Salve a tutti ^^ questa volta vi propongo una long breve (4 capitoli) - se pensate che il titolo faccia presagire una storia angosciante e sul drammatico, avete indovinato! C'è una bella dose di tristezza e sconforto, ma fidatevi della zia Mary ^^ è inoltre narrata in prima persona da Kaori, scelta che normalmente non mi fa impazzire, ma in questo caso l'ho trovata ben realizzata - altrimenti non l'avrei tradotta :D 
Buona lettura!


 




Il vento soffia in forti raffiche, facendomi vacillare e testando la mia presa sulla ringhiera. Sono sospesa sul parapetto del gigantesco Rainbow Bridge, curiosamente deserto, che si affaccia sulla baia di Tokyo, sono dalla parte sbagliata della barriera, esposta alla caduta. Sotto di me, a cinquanta metri, c'è un vuoto vertiginoso che mi attrae irresistibilmente, volendo catturarmi.

Salta, Kaori, soffia il vento violento, indebolendo il mio sostegno. Vieni tra le mie braccia, ti aspetto, mormora il fiume Sumida, cinquanta metri più in basso.

No, mi difendo mollemente, aggrappandomi alla vita, lottando ancora contro una morte certa. Non salterò. Ryo...

Ryo Saeba ride della tua vita, ride della tua morte, sussurrano i gabbiani che girano intorno a me con grazia. Non hai nulla da poter sperare da lui. Se ti volesse davvero con sé, non ti lascerebbe in questa aspettativa che ti consuma.

È vero, ammetto senza volerlo, un dolore violento mi comprime il cuore, ma...

In ogni caso si farà uccidere prima o poi, canticchia una lucertola che passa sopra il cemento del parapetto. Forse per colpa tua. È quello che vuoi?

N...no, dico, scoppiando in lacrime. Io...non voglia che muoia. E ancora meno per causa mia. Lo amo così tanto.

Ma lui non ti ama, frusciano le foglie sollevate dal vento che turbinano ai miei piedi. Se ti amasse, non ti farebbe soffrire così. Ti dà qualche briciola di affetto, poi corre dietro ad altre donne e ti tratta come la sua domestica. Un uomo che si comporta così non prova amore.

Il mio cuore, già ben testato, si spezza di più. Tutto ciò che temo, tutto ciò che non voglio vedere da tanti anni...

Ti tiene con sé solo per la promessa fatta a tuo fratello, ulula ancora il vento insidioso, assestandomi il colpo di grazia. Ai suoi occhi non sei altro che un fardello.

Allora crollo. Non ce la faccio più...non posso più sopportare tutto questo...

Ho resistito otto anni, a negare la mia vita e i miei sentimenti, a fare sempre del mio meglio, a sorridere, incassare, lasciare che il mio cuore fosse calpestato, accontendandomi di brevi e troppo rari momenti di complicità. Non ce la faccio più. Sto morendo lentamente. Tanto vale finirla in una volta.

Faccio un profondo respiro e salto. La sensazione è indescribile.

Due o tre secondi prima dell'impatto fatale.

Ryo...tu occupi tutti i miei pensieri. Cosa farai ora? Ti mancherò un po'? Il fiume è solo a tre metri di distanza...

Ti amo, Ryo...due metri...

Ti ho sempre amato...un metro...

E tu, mi hai amato anche solo per un momento?

 

 

Poco prima dell'urto, mi sveglio urlando e mi raddrizzo nel letto. Sono madida e ansimo come se avessi corso, e le lenzuola sono intrise di sudore e pieghe. Di nuovo questo orribile incubo...

Sono passate due settimane da quando ho sempre lo stesso incubo, nei rari momenti in cui riesco finalmente ad addormentarmi. Avrò dormito una dozzina di ore a dire tanto da quando è cominciata, e sono al limite. Sono sfinita, fisicamente ma soprattutto moralmente. Non ce la faccio più...

"Kaori?" dice Ryo, irrompendo nella mia stanza, ancora vestito del suo lungo spolverino e odorando di alcool e dell'inebriante profumo delle conigliette del Kabuki-cho, riuscendo ad assestare il colpo finale al mio morale. "Tutto bene? Ti ho sentita urlare"

"Ho fatto un incubo" borbotto, depressa. "Non è niente"

"Hai già gridato nel sonno tre giorni fa, e anche otto giorni fa" osserva, preoccupato. "Sei sicura di stare bene?"

Per quello che ti riguarda, ho voglia di replicare, ma mi trattengo. Perché, non lo so. In effetti sì, lo so. Per paura della sua codardia o del rifiuto. Ci sono sfortunatamente abituata, ma ora non posso più incassare senza piangere tutte le lacrime che ho in corpo. Sono stanca, in tutti i sensi del termine. E non posso più aspettare un gesto dal più vigliacco degli sweeper che mi trovo di fronte, chiaramente a disagio. Quindi mi alzo e dico, afferrando qualche vestito, notando l'ora:

"Sto bene, grazie per la tua preoccupazione. Vado a farmi una doccia, sono tutta sudata, poi vado a preparare la colazione. Sono le sette. Sei rientrato tardi"

"Già le sette?" dice come se lo scoprisse adesso, cercando di far finta di niente e assumendo un'aria ebete che mi fa venire voglia di schiaffeggiarlo. "Beh, io vado a dormire"

"Il servizio verrà offerto una sola volta" dico con calma, chiudendomi la porta dietro.

In tempi normali sarei stata furiosa, nervosa al massimo, maledicendo il mio partner idiota e mettendolo alla gogna, ma ora c'è il vuoto. Il mio cervello è avvolto nella nebbia, il mio cuore atrofizzato è come se fosse prosciugato dopo aver perso troppo sangue. Non sento più niente. C'è il vuoto. Come quello del Rainbow Bridge...

Cerco di riprendermi sotto il getto bruciante della doccia che mi fa sentire bene e riporta un po' di calore nel mio corpo congelato. Non ho mai avuto pensieri suicidi prima e questo incubo che si ripete ogni notte mi preoccupa e mi consuma. Non voglio parlarne con Ryo, mi prenderebbe in giro. Non voglio preoccupare Sayuri a New York, è così lontana. Non voglio annoiare le mie amiche Miki ed Eriko con uno stupido incubo. In effetti, l'unica persona con cui vorrei...avrei bisogno di parlare...

"Mi manchi, fratello" sussurro, le lacrime si dissolvono nella pioggia che mi lava. "Mi manchi così tanto!" Con mio sgomento, finisco raggomitolata sotto la doccia, singhiozzando con tutte le mie forze. Non mi sono mai sentita così abbattuta in tutta la mia vita. Eriko me l'ha detto l'ultima volta che ci siamo viste, mi trovava depressa, ma non le ho dato troppa importanza, preoccupata per il nostro ultimo caso. Ma oggi, mi chiedo...

Dei colpi secchi alla porta mi tirano fuori dalla mia disperazione. Spero che Ryo non mi abbia sentito piangere...

"Kaori, hai finito? Vorrei fare la doccia anch'io prima della colazione, se resta dell'acqua calda"

"Un minuto" gracchio malamente, alzandomi e chiudendo l'acqua, per fortuna ancora calda.

Mi aspetto una risposta tagliente, un commento sarcastico dal mio caro partner ma, sorprendentemente, non arriva nulla. Che abbia notato il mio triste stato? Spero di no. Non fa quasi mai caso a me e ai miei umori, perché oggi dovrebbe cambiare?

Mi alzo, esco dalla doccia e mi asciugo in fretta. Non si fa aspettare il signor Saeba. Finisco di prepararmi il più rapidamente possibile, provo a coprire i miei occhi rossi spruzzandoli con acqua fredda, quindi apro la porta. Ryo è di fronte a me, appoggiato al muro del corridoio, e il suo sguardo è fisso su di me.

È strano. Sono passate settimane da quando non ha incrociato il mio sguardo. Dal matrimonio di Miki e Falcon e la sua mezza dichiarazione sei mesi fa, non si è mosso di un'unghia. Come se avesse paura del futuro. Come se titubasse ancora. E questa esitazione mi sta uccidendo.

Senza dire una parola gli passo davanti, evitando i suoi occhi grigi che mi fanno sempre un certo effetto, ma questa volta sono accompagnata da un gusto particolarmente amaro in fondo alla gola. Il sapore della sconfitta. Hai vinto, Ryo. Hai voluto mantenere il nostro status quo a tutti i costi. E io non ho più la forza di lottare contro tutto questo. Contro di te.

"Kaori..." inizia, la voce instabile.

Ma io non mi fermo. Perché, poi? Per sentire cosa? Delle scuse? Non sono da lui. Rimorsi? Nemmeno. In effetti, forse sì. Ma non saprei. Non rivela quasi mai i suoi veri sentimenti. E per me, che sono trasparente come il vetro di una finestra a tal proposito, e non solo in quel frangente, è inconcepibile. Provo a capirlo, mi metto nei suoi panni, e quando lo faccio il mio cuore sanguina da morire. Ha sofferto così tanto.

Ma non ce la faccio più. Ho accettato la sua vita, il suo passato, il suo lavoro pericoloso, ho sopportato i suoi difetti e le sue bravate durante tutti questi anni, al punto da cancellarmi completamente. Faccio parte della mobilia per lui, sono un punto acquisito. A volte la partner di City Hunter, più spesso Kaori, la domestica che si fa sgridare e che, troppo gelosa, maneggia martelli in continuazione. Ma i miei martelli sono nell'armadio da settimane. A che pro? Lui non cambierà mai. Mi sono rassegnata. Mi ci sono voluti otto anni.

Ho pensato di andarmene, di fare le valigie e sbattermi la porta alle spalle, ma non ci riesco. Mi ucciderebbe. Lo amo troppo. E anche l'illusoria aspettativa di un suo gesto mi uccide, più lentamente. Alla fine, muoio dolcemente, e avrei la possibilità di una morte più rapida. Non è un'ottima scelta.

Eppure, ho fatto un passo verso di lui, andando oltre me stessa e la mia timidezza patologica. Una sera, un mese dopo il matrimonio dei nostri amici, ho servito la cena a Ryo, mi sono seduta di fronte a lui e gli ho confessato i miei sentimenti. E dopo un lungo silenzio, lui non ha detto altro che "Mi dispiace, Kaori, ma non sono pronto". E non è pronto da cinque mesi. Cinque mesi, aggiunti a tutti i giorni dalla morte di mio fratello durante i quali ho sperato in qualcosa.

Ma inseguo una chimera, adesso lo so. Questo incubo ne è la prova. Sarà la soluzione definitiva? Persa nei miei pensieri, cucinando meccanicamente, non lo sento arrivare.

"Kaori..."

Sobbalzo, e quasi ribalto la pentola. Di solito mi evita e non mi parla quasi da quella famosa sera, tranne quando abbiamo un caso in corso. E la sera non c'è mai. Torna a casa ubriaco al mattino, più o meno a seconda delle sue finanze, e si sveglia quando si degna di farlo. Non vado più a svegliarlo. Fa troppo male.

"Kaori, dobbiamo parlare"

Sempre rivolgendogli la schiena, alzo le spalle, le mie emozioni si confondono e ho il cuore sul bordo delle labbra. Cosa vuole dirmi?

"Vuoi ascoltarmi?"

La sua dolcezza e pazienza mi sorprendono. Non è da lui. Ora ho davvero paura. Mi tremano le gambe e mi tengo come posso ai fornelli. Alla fine mi risponderà, e la sua risposta mi piacerà?

"Ho una missione per Saeko. Una missione sotto copertura, ben pagata e in contanti, te l'assicuro. Ma devo assentarmi per qualche giorno. Quattro o cinque, una settimana al massimo. È pericoloso, ma andrà bene. I tizi che devono intrappolare non sono pesci piccoli, ma criminali seri. Sarò a Tokyo, ma nei bassi fondi. Quindi non potrò rientrare durante questi giorni. Volevo avvisarti in modo da non farti preoccupare"

Farmi preoccupare. Allora non mi conosce proprio. Se mi conoscesse, saprebbe che non farò che preoccuparmi. Mi farò il sangue amaro finché non varcherà la soglia di casa, più o meno malconcio. E se non tornasse...

"Quando parti?" domando con una voce spenta che sorprende anche me per il suo tono monocorde.

"Aspetto una telefonata da Saeko nei prossimi giorni" mi risponde alzandosi. "Non dovrebbe tardare a darmi il via"

Annuisco, sapendo che mi vedrà. Cosa posso rispondere? Saeko l'ha rifatto, e lei, a differenza di me, ha abbastanza fascino da soggiogare Ryo e fargli fare quello che vuole. Non posso lottare. Non ho mai potuto farlo.

Si avvicina alla mia schiena e si ferma a trenta centimetri da me. Sento il suo calore irradiarsi verso di me, come fuoco di una fiamma per un'anima errante e gelata. Mi piacerebbe tanto accoccolarmi a lui! Rifugiarmi tra le sue potenti braccia che sanno abbracciare così teneramente! Ma non posso, perché lui non vuole. Vorrei lasciar scappare il mio gemito di sofferenza, ma stringo i denti. Sono già troppo debole ai suoi occhi.

"Kaori, io...ho un'altra cosa da dirti" dice con tono un po' meno sicuro. "Ma dovrà aspettare il mio ritorno. Io..."

La suoneria del telefono lo interrompe, e lui va a rispondere mentre il terrore si impadronisce di me. Il tono della sua voce...se deve aspettare il suo ritorno, significa che ha bisogno di tempo. E perché ne avrebbe bisogno? L'unica spiegazione che mi viene in mente è che gli serve tempo per aiutarmi a spostare le mie cose. Mi manderà via. Se volesse che stessimo insieme, gli basterebbe una parola.

Affondando nella disperazione, cercando di reprimere le lacrime che lottano per uscire, sento a malapena la sua breve conversazione con Saeko. Deve partire, immediatamente. E se ne va senza di me. Potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo. E il dolore che mi procura questo pensiero mi lacera i polmoni e mi spezza il cuore. Riattacca e non riesco più a trattenere le lacrime. Ma gli volto sempre le spalle, nonostante sappia che non si faccia ingannare.

"Devo andare, Kao" dice, avvicinandosi a me posandomi leggermente la mano sul braccio. "Ne parliamo tra qualche giorno. Fino ad allora, stai attenta, ok?"

Alla fine alzo la testa e mi giro per guardarlo. La sua espressione è neutra come al solito, tuttavia i suoi occhi, per una volta, lasciano intravedere il suo tormento. Non fa che confermare le mie peggiori paure. Forse non è l'ultima volta che lo vedo, ma una delle ultime sicuramente sì.

"Va bene" riesco a rispondere in un soffio. Mi sorride vagamente, mi stringe brevemente il braccio, poi si affretta a lasciare l'appartamento. Il silenzio mi colpisce, mi afferra e mi consuma. Sono sola. Più sola di quanto sia mai stata. E l'uomo che amo di un amore senza speranza e senza ritorno è partito per una pericolosa missione nella quale non posso intervenire.

Rimango prostrata davanti ai fornelli, reagendo solo quando il contenuto della pentola trabocca dappertutto, e pulisco tutto rapidamente. Poi metto via, sistemo e finalmente mi siedo sul divano come un automa.

Sono passate già tre ore da quando Ryo è partito. Ne mancano al massimo centosessantacinque, se dice il vero. Possono succederne, di cose, in centosessantacinque ore...

E poi, cos'è questa missione sotto copertura? Cosa implica? Spalleggiare gli yazuka? Degli assassini? Commettere dei crimini? Sedurre delle donne? Andarci a letto?

Le domande e la rabbia mi sovrastano. Odio Saeko e i suoi lavori rischiosi e mai pagati. E anche se Ryo mi ha detto che questa volta lei metterà le mani al portafoglio, non ci credo. La conosco troppo bene, la volpe del commissariato. Contorta e manipolatrice come solo le sorelle Nogami sanno essere, una confraternita tanto astuta quanto scaltra i cui metodi mi ripugnano.

Afferrò la mia rabbia con entrambe le mani e chiamo Saeko. Voglio dei dettagli.

"Buongiorno Kaori" dice con una voce mielosa che mi fa rizzare i capelli. "Cosa posso fare per te?"

"Voglio sapere in cosa consiste la missione di Ryo" dico bruscamente.

La risposta tarda un po' e sento di aver destabilizzato la mia interlocutrice. Ma oggi non ho né il tempo né la voglia di essere diplomatica. Voglio delle risposte.

"Mi dispiace, Kaori, ma non posso dirti nulla" soffia finalmente. "E non dipende da me. Ryo mi ha chiesto di non dirti niente in modo che tu non corra pericoli sconsiderati. Ma ti assicuro che lui non rischia nulla. Un commando di forze d'élite è in suo rinforzo e interverrà nel momento opportuno. Quindi non devi preoccuparti"

Non serve a niente, penso riattaccando, scoppiando di nuovo in lacrime. Ora non sono più nemmeno la sua partner, dal momento che non vuole più dirmi nulla e si muove da solo.

Quando emergo dalla mia nebbia salata, inzuppata dalle mie lacrime e da un'emicrania pulsante che mi torce la testa, la notte è già scesa su Tokyo. Dove sei, Ryo? Sei vivo? Ti rivedrò? Mi manderai via?

Affondo di nuovo in lacrime. Non ce la faccio più. Sono sfinita dalla mancanza di sonno, dall'incubo che mi perseguita giorno e notte, dalla freddezza del mio partner nei miei confronti, dalla gelosia verso le altre donne che corteggia, dalla sofferenza nel mio amore non ricambiato, dalla commedia che devo recitare di fronte agli altri per far credere che tutto va bene nel paese di City Hunter. Non sto bene e ho l'impressione che a nessuno importi. Soprattutto non a Ryo.

Mi alzo dal divano e vado direttamente a letto. Non ho mangiato niente tutto il giorno, ma non ho fame. Voglio solo dormire. Dormire qualche ora di un sonno senza sogni, dove finalmente potrei trovare un po' di riposo e di tregua.

Mi sdraio sotto il piumone e chiudo gli occhi. Ma l'immagine di Ryo ferito e morente danza davanti alle mie palpebre abbassate. Voglio urlare. No, ho bisogno di urlare. Ed è un bene, lui non c'è. Nessuno, per qualche giorno o per sempre, sarà in questo edificio per sorprendermi. Quindi urlo. Il mio cuscino riceve la violenza dei miei tormenti e i sussulti dei miei singhiozzi. Mi rompo la voce per quelle che sembrano ore, poi, svuotata, finisco per addormentarmi.

 

 

Il Rainbow Bridge, ancora una volta, è deserto. Il sole al tramonto è magnifico. Sono di nuovo attaccata alla ringhiera, pronta a saltare. Ma questa volta, il filo che mi trattiene alla vita è molto sottile. Non ho più la forza...

Salta, Kaori, mormora il fiume Sumida in basso. Ti aspetto. Ti ho preparato un nido accogliente per il tuo eterno riposo.

E io salto, senza esitazione questa volta. Niente mi trattiene più qui.

 

 

Quando mi sveglio di soprassalto, il respiro corto e tutta sudata, noto che ho dormito solo per due miserabili ore. Ho paura. Sono terrorizzata. Ho davvero così tanta voglia di morire? Sono pronta a fare il grande passo del mio incubo e farla finita una volta per tutte?

La Kaori che ero non si sarebbe mai fatta sfiorare da un'idea così assudrda. La vibrante e ottimista Kaori che ero non avrebbe mai potuto arrendersi. Mai. Ma la Kaori di prima è scomparsa. Dov'è, quella Kaori? Dov'è sparita? È Ryo che la fa sparire? O la sua fuga era inevitabile?

Non ho una risposta a tutte queste domande. Mi alzo, cambio di nuovo le lenzuola e mi faccio un bagno. L'acqua calda non mi riscalda. Il silenzio nell'appartamento è opprimente. Dove sei, Ryo?

Esco rapidamente e mi asciugo vigorosamente, quindi decido di chiamare Sayuri. Con il fuso orario, è ancora pomeriggio a New York.

"Hello!"

"Ciao Sayuri. Sono Kaori"

"Kaori? Come sono contenta che mi chiami! Ma non è un po' presto da te?"

"Non dormivo, non preoccuparti. Come stai?"

"Un po' stanca, lo ammetto. Sono su una serie di reportage che occupano tutto il mio tempo. E tu stai bene?"

"Sì, tutto bene, grazie"

Non devo essere stata abbastanza convincente, perché lei chiede con voce turbata:

"Non sembra andare così bene, Kaori. Che succede? È per Ryo? Cos'ha fatto ancora?"

"No, no, ti sbagli, Sayuri. Ryo non ha fatto nulla. Proprio nulla"

Ed è qui il problema, aggiungo interormente. Lui non fa nulla e io ne muoio. Ma non posso dirlo a Sayuri. In effetti, anche se adoro parlare con lei, rimpiango già di aver telefonato. Non avrei mai dovuto farlo. Non voglio che si angosci per me. Fingerò e interromperò la conversazione.

"Comunque hai una voce strana, Kaori. Posso provare a liberarmi e venire a trovarti, se vuoi?"

"No, ti assicuro che va tutto bene, Sayuri" dico con una voce che spero giocosa. "Sto aspettando Ryo sul piede di battaglia, perché è uscito di nascosto e gli preparo un martellone dalla mia scorta speciale. E sono di cattivo umore perché ho un brutto raffreddore"

"Ah, ecco perché" dice Sayuri, tranquillizzata. "Beh, non schiacciarlo troppo. Può ancora servirti"

"Proverò a lasciarlo in vita" dico con tono sprezzante che la fa ridere. "Ah ecco, penso che lo scarafaggio notturno stia tornando nella sua tana"

"Buona fortuna, allora! E non esitare a chiamarmi, Kaori. Ci sono sempre per te"

"Sei gentile, Sayuri" dico, un po' commossa. "Ti devo lasciare"

"Buonanotte, Kaori"

Metto giù, con i nervi a fior di pelle. Non c'è Ryo che si intrufola. Eppure, questa volta, mi piacerebbe che fosse qui. Anche ubriaco e urlando a squarciagola rumorose canzoni, anche con l'uniforme da coniglietta sotto il braccio (sì, l'ha già fatto), anche ferito, vorrei che tornasse. Dove sei, Ryo?

Mi giro, guardandomi intorno. Tutto è pulito e perfettamente ordinato. Colpa delle troppe notti insonni. Cosa farò ora? Mi manchi, Ryo. Anche se non ci parliamo più, anche se non ci guardiamo nemmeno più, anche se le missioni da sei mesi sono rare e lavorare fianco a fianco è difficile, mi manchi.

Ho tanto bisogno di te. Ti amo. Dove sei, Ryo?

  
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