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Autore: TheDoctor1002    15/06/2020    5 recensioni
Prompt fornito da Blackjessamine per la sfida "Obbligo, verità o salvataggio": Scrivi una storia (fandom e lunghezza a piacere) utilizzando tre fra queste parole: nuvola, crepuscolo, temporale, tempesta, scafo, baia, riparo, vela, notte.
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Riesco a immaginarti, la sera che é successo tutto questo macello.
Ti sarai anche incazzata, conoscendoti.
Voglio dire, davvero pensavano che me ne fossi andato per conto mio? Scommetto che tu non hai dubitato nemmeno per un secondo di me: nessuno conosce un Enforcer meglio del suo Ispettore.
"Fuggito?! Vi siete bevuti il cervello? Sasayama?!"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mitsuru Sasayama, Nuovo personaggio, Shinya Kogami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt fornito da  Blackjessamine per la sfida "Obbligo, verità o salvataggio" :

Scrivi una storia (fandom e lunghezza a piacere) utilizzando tre fra queste parole: nuvola, crepuscolo, temporale, tempesta, scafo, baiariparo, vela, notte.


Oh, I hope some day I'll make it out of here
Even if it takes all night or a hundred years
Need a place to hide, but I can't find one near
Wanna feel alive, outside I can fight my fear

Isn't it lovely, all alone?
Heart made of glass, my mind of stone

Tear me to pieces, skin to bone
Hello, welcome home.










Le luci della baia sfarfallano dinamiche sotto i tuoi occhi stanchi. 
Danzano ipnotiche, dello stesso ciano dei muri del tuo ufficio, ma con una vita diversa. 
Bevono il rosso e il bianco del traffico, si frantumano e si moltiplicano nelle gocce di una pioggia inclemente. 
So quanto la odi, ti é sempre pesato uscire in ricognizione con l'ombrello. 
A me, invece, piace da matti. 
Ci costringe a farci stretti stretti sotto la stoffa impermeabile e riesco ad osservare dettagli che le luci al neon delle sale riunioni non mi concedono: la riga precisa che incidi nei tuoi capelli, gli strascichi del tuo profumo al gelsomino sul colletto della giacca, le tue ciglia lunghe. Shion è convinta siano finte. Ci litigo sempre, mi credi? 
Dopotutto, non sei mai stata il tipo da simili fronzoli. 
Una notifica arriva e l'acido bianco dello schermo impalpabile del tuo pc vìola la sacra cortina di buio da cui fingi di non vedermi. Scava il tuo profilo, ti dipinge come un fantasma contro le vetrate del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. 
I capelli neri ti ricadono lungo la schiena come vernice, squarciando la seta candida della tua camicia.
"Facciamo le ore piccole, Ispettore Matou?" chiedo casuale, esposto, ormai allo scoperto. Con te, poi, lo sono sempre: sei l'unica che riesca a zittire le mie battute di merda. 
Ma stavolta ridi appena: un transitorio, poco più di un sospiro tremulo, ti scuote le costole e le labbra. 
"Dicono che il temporale non cesserà fino a domani mattina" mi riveli, sedendoti con un sospiro alla scrivania  "e ho rimandato queste scartoffie per tutta la settimana. Voglio chiudere. Tanto vale fare un po' di straordinari e levarsele, no?"
"Sempre la solita stakanovista." ti apostrofo, lieto di potermi concedere una confidenza simile: con quel bacchettone di Ginoza sarebbe impossibile. "Lasciane un po' per gli altri, anche loro devono guadagnarsi lo stipendio!"
Hai un sorriso stanco a solcarti il volto, batti le dita sui tasti ed é palese che ti sforzi di ignorare il mio sguardo.
Una volta lo cercavi. 
Lo cercavi ai briefing, in quel modo discreto che poi ha sconvolto tutti. Lo cercavi tra i vicoli, appena sentivi un colpo partire o i suoni strozzati di una colluttazione. 
E quando lo trovavi, poi, mi facevi precipitare da seimila metri. 
"Come vanno le gambe?" trovo la forza di chiederti. Vedo la struttura cava dei tuoi nuovi stinchi spuntare dall'orlo della tua longuette,  oscillano appena attraverso il vetro della scrivania. Non hai perso quel maledetto tic, il tuo tallone destro si muove come l'ago di una macchina da cucire anche quando sembri calma. 
Scuoti le spalle, bevi il fondo di un bicchiere d'acqua ormai vuoto. 
Non avrei dovuto chiederlo, mi spezza il cuore vederti così. 
Non rispondi, ti massaggi il retro del ginocchio con un sospiro. Ultimamente, mi sembra che mi eviti.
Stai ritornando quella di un tempo: inflessibile, fredda, lontana. Chissà se hanno ripreso a chiamarti Dobermann, quegli ingrati al piano di sotto. Chissà se sei ancora così implacabile.
Cominci a preoccuparmi: il tuo stress level si intorbidisce a vista d'occhio. Non vorrai che la vecchia Kasei abbia da ridire, non di nuovo.

Riesco a immaginarti, la sera che é successo tutto questo macello. 
Ti sarai anche incazzata, conoscendoti. 
Voglio dire, davvero pensavano che me ne fossi andato per conto mio? Scommetto che tu non hai dubitato nemmeno per un secondo di me: nessuno conosce un Enforcer meglio del suo Ispettore.
"Fuggito?! Vi siete bevuti il cervello? Sasayama?!" 
Sono state le prime parole che hai detto quando ti hanno recuperata. Prima ancora di finire di svuotare i polmoni dall'acqua putrida del fiume, prima ancora di chiedere a Masaoka se avresti mai ripreso a sentire i polpacci che potevi a malapena trascinare come zavorre.
"Ti dico che l'hanno preso" ansimavi, stringendo l'impermeabile del tuo mentore "L'hanno portato via! Quello che l'ha rapito non era un criminale latente, il Dominator non si è attivato nemmeno quando mi ha sparato! Devi credermi, fai controllare i log file, ti prego." 

Coefficiente di criminalità: 0. 
So che ti perseguita ancora, quel bug. 
Perché di altro non può trattarsi: chi mai al mondo é quel Makishima per volare sotto i radar del Sibyl System? Chi può sfuggire a un sistema che conosce i tuoi crimini prima di te? E com'è possibile che la sagoma che ti aveva appena gambizzata e gettata in un fiume potesse essere innocente? 
Non sei impazzita, Ispettore: il Dominator ha tradito anche me. 
Non credere che non sappia quanto penosi sono stati i tre giorni successivi. 
É stato il trauma. È stato un breakdown. È sindrome da burnout. 
Makishima non esiste. Dimenticalo, è solo un delirio. Eri in shock per gli spari. 
Ti servirebbero delle vacanze. Prenditi una settimana, anzi due. Vai lontano. Meglio, resta a casa. 
Vai in terapia. Tieniti occupata, non pensarci. Lavora. E stai lontana dal lavoro, ti stressa troppo.
Ti hanno rimessa in piedi in sei ore di orologio, ma guai a farti partecipare alle ricerche. 
Non sia mai che lo stress level si intorbidisca ancora, non sia mai che un altro dei pochi Ispettori capaci, là dentro, finisca declassato in mezzo a quei cani di Enforcers. 
E, nonostante tutto, nell'intera sezione informatica non hanno trovato uno stronzo che fosse uno in grado di recuperare i log di quella sera. 
Incredibile, eh? 

Donna, a volte vorrei che quella tua maledetta testa fosse un po' meno dura. 
Vorrei che non avessi rincorso la Scientifica per farti portare con loro, così poco tempo dopo il fattaccio. 
Perlomeno potevi ascoltare Kogami. Cazzo, non hai visto quanto era pallido? Non serviva nemmeno il Dominator per leggere il suo stress level: era sulla luna! 
Dovevi credergli, quando ti ha detto che non saresti voluta entrare in quel vicolo.
Prima di tutto, era già affollato di altri detective e analisti forensi. Cosa dovessi farci, anche tu, proprio non ne ho idea. E poi, lo sai: ha l'occhio lungo, quell'infame. Credi non avesse notato la corte spietata che ti facevo? Alzo le mani, eh, magari gli avrò anche parlato di te, qualche volta. Ma ti giuro che era tutto in confidenza, da amici!
Invece niente, il software che ti ha insegnato nel giro di poche ore a camminare su quei trampoli di carbonio ti ha fatto puntare i piedi e latrare un: "Shinya, cazzo, levati!" degno del Dobermann dei tempi d'oro. Si sono scansati anche quelli che non erano stati interpellati. 
Ma le tue nuove gambe non sono bastate a sorreggerti, alla vista di come avevano ridotto il mio corpo. 
Perdonami, Katsumi, non avrei mai voluto farti vacillare.
Sai quanto avrei preferito una morte più eroica. Che so, magari salvando tutti in una sparatoria! Sarebbe stata una cosa più di classe, meno pacchiana, meno trash
Me la sarei meritata, ecco tutto. 

Smetti di scrivere e ti massaggi le tempie. Porti una mano a riparo di quel poco rossetto che é arrivato a fine giornata. Vorrei levartelo io, invece che vederlo consumarsi in un alone vermiglio nell'incavo tra il pollice e l'indice.
Alzi lo sguardo solo per Kogami, che passa dal tuo ufficio come un infermiere nel turno di notte. 
"Come va?" chiede a mezza voce, con più cura di quanta non ne abbia mai messa io. Con più cura di quanta non ne abbia mai messa nessun altro al mondo, perché solo lui sa come ti senti, solo voi sembrate aver perso qualcosa.  
Tu scuoti la testa, fissi lo schermo e il coefficiente di criminalità pericolosamente alto sul display. 
"Non riesco." ti lamenti, con gli occhi lucidi. Non posso crederci, sei proprio tu? 
"Mi butteranno fuori lo stesso, se non cala in fretta." continui, con quel realismo che ho sempre definito da iettatore, ma che ci ha sempre coperto le spalle "Tanto vale che mi licenzi per conto mio, che almeno mi resti un minimo di dignità."
La sagoma scura del mio migliore amico mi guarda attraverso, si siede sulla poltrona accanto alla mia. Vorrebbe dire altro, qualcosa di incoraggiante, lo sappiamo tutti in questa maledetta stanza, ma i numeri ci tappano la bocca.
"Potresti sempre diventare un Enforcer" avanza lui. 
Maledizione, Shinya, abbiamo davvero lavorato con la stessa persona? Katsumi tra gli Enforcer? 
Infatti eccoti che scuoti la testa, te la prendi tra le mani e lasci che le ciocche corvine ti nascondano il volto.
"Mi ci vedi, a prendere ordini? Io so lavorare, so farlo meglio di tre quarti della gente qui dentro e non mi sono mai fatta problemi a farlo notare. Mi mangerebbero viva, se gliene dessi l'occasione. I cani festeggiano sui cadaveri dei leoni."
"Ma i cani restano cani e i leoni restano leoni." completa Kogami, rubandomi le parole di bocca. 
Noto il tremolio del dito che hai battuto sul touchpad per mandare quell'ultima conferma.
In una decina scarsa di secondi, il sistema avrà accolto le tue dimissioni. Il tuo profilo non sbloccherà più il Dominator e in pochi giorni, il tempo di raccogliere i tuoi effetti personali, non potrai nemmeno più entrare negli uffici. 
Chi glielo spiega, alla Kasei, che hai più roba qui che nel tuo appartamento? 
Ti chiederei cos'hai intenzione di fare della tua vita, ma quella di stasera è già stata una scelta coraggiosa abbastanza. 
Osservo le schede che apri, attraverso il riflesso specchiato dei monitor sulle finestre alle tue spalle. 
Voli aerei.
Argentina, Cuba, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Germania, Kenya. Giri il mondo in 80 secondi netti, moltiplichi le possibilità e le spargi nell'aria davanti a te, in un confuso diagramma che non ti porta da nessuna parte. 
Non avrei mai voluto strapparti a casa tua, non te lo meriti. 
Ti metti una mano sugli occhi, con l'altra selezioni una voce a caso dal tuo Atlante.
Grecia.
"Beh, almeno c'è il mare." concludi rassegnata, trovando in quella manciata di parole l'unica soddisfazione di iniziare una nuova vita.

Restate a fissare la schermata trasparente del tuo volo, il conto alla rovescia sulla pagina web sembra pieno di gioia.
"Che emozione, Katsumi Matou! Prenota i tuoi bagagli. Il tuo viaggio comincerà tra: 06 giorni :17 ore : 34 minuti : 21 secondi"
20.
19.
18.

I secondi scorrono sul display nel silenzio generale. 
"Credi gli peserà?" trovi il coraggio di chiedere a Shinya. "Dici che capirebbe?"
Chi l'avrebbe mai detto, che una cinica come te credesse nell'aldilà? Avrei voluto esserci per chiedertelo. Avrei voluto perdermi, parlare della vita, della morte, del sesso, del dopo, del prima. 
Le dita di lui stringono appena le tue, ti guarda negli occhi come se potesse a impedire al treno per Paranoialandia di lasciare la stazione.
"Non è colpa tua." ti rassicura, nel limite delle sue capacità: in due, non fate l'empatia di una persona normale. 
Ma ha ragione, non lo è davvero: so che hai fatto tutto ciò che hai potuto. È sempre stato così.
"Però forse glielo devo" abbozzi. "Anche se non credono a Makishima, forse un giorno sarei riuscita a provare che esiste." 
Il verde petrolio del tuo indicatore ti donerebbe moltissimo, se non fosse riferito alla tua stabilità mentale. 
A cosa mai avrebbero potuto assegnarti, in queste condizioni? Saresti finita in un cubicolo a compilare denunce di furti e smarrimenti. Non ti saresti potuta comunque avvicinare ai fascicoli, men che meno a quelli di un caso così problematico. Farti finire a marcire in uno studio sarebbe stata la mia cazzata definitiva, sono contento della tua scelta. Avrei sempre voluto vedere l'Europa, fai bene ad andarci.
"Non dire idiozie." Ti riprende Kogami, esternando finalmente quel che penso anche io: "Tenderò un occhio io, sul vostro uomo: mi sembra che la tua squadra abbia già dato abbastanza. Lo troverò, Matou, a prescindere dalla chiusura del caso."
Annuisci, ma è chiaro che non gli credi. Te lo leggo in faccia, sei una bugiarda terribile. 
Non credo tu non abbia fiducia in lui, è più probabile che ti sia fatta i tuoi conti e abbia realizzato che lavorare a un caso indipendente è già complesso per un Ispettore, figurarsi per un Enforcer.

E finalmente eccola, la mia caduta. Dopo un inseguimento estenuante, finalmente mi guardi dritto negli occhi, anche se per Shinya probabilmente stai fissando solo il vuoto.
Nonostante a simili corse ormai ci abbia fatto il callo, credimi o no, mi sei mancata. 
"È che mi dispiace." dichiari infine, strappandomi un sorriso malinconico.
Che Ginoza provi a fermarmi, stavolta, che venga a dirmi quanto è inappropriato: non me ne frega più niente. Mi alzo e non mi faccio remore a posarti un bacio tra i capelli, senza nemmeno nascondermi. 
"Vado a prendere un caffè" annuncio, avviandomi verso la porta camminando all'indietro come un gambero, pur di guardarvi ancora un po' "Ve ne offrirei uno volentieri, ma ho la moneta contata. Sarà per la prossima volta." 
"Ci si vede, Ispettore." ti saluta anche Kogami, uscendo e affiancandomi inconsapevolmente.
"Certo, alla prossima." ricambi, come se dovessimo rivederci tutti domani.

Mentre mi avvio lungo l'atrio semibuio, sento gli stralci della nostra ultima conversazione attraverso il vetro opaco che divide il tuo ufficio dal corridoio. 
"Sei un coglione, Sasayama!"
Ti sento ridere di gusto, attraverso la registrazione gracchiante. Con quella tua voce calda, forte, dolce, ridevi alla mia sfacciataggine, prendendomi in giro. Ammettilo: i miei, dopotutto, erano gli unici complimenti in grado di farti arrossire.
É incredibile come riuscissimo a scherzare anche a bordo di un'auto che ci stava portando su una scena del crimine. Chi non ci avesse conosciuti, ci avrebbe considerati blasfemi. La verità é che ho sempre temuto così tanto la morte da doverle per forza ridere in faccia.
"E dai, che ti costa? Accompagnami tu alla cena di Inizio Anno del dipartimento, il 17 è dietro l'angolo!" Continuavo a pregarti, mentre eri troppo occupata a guidare per badare alle mie manfrine. Come non abbiamo mai rimediato un incidente, ancora non lo so. "Sii buona, Katsumi, dammi una gioia per una volta!" 
"Potresti sempre chiederlo a Shion, ti pare? Dopotutto, dai sempre più attenzioni a lei che a me."
Sento il suono sottile delle ruote che si fermano, la leva del freno a mano che viene tirata ed é come se le frange esterne di Ogishima si dipingessero ancora davanti ai miei occhi, in quella stessa notte di gennaio. Quel posto mi dava i brividi, ma mi sarebbe troppo pesato, se l'avessi percepito.
"Eccoci qui" annunciasti, con ancora una punta di risentimento nella voce. Sbloccasti la sicura dal lato passeggero e ricordo che mi assicurai di lasciare il tuo Dominator nel bagagliaio: non volevo che mi seguissi. Non quella volta. 
"Mi spaventi quando fai così tanta attenzione", commentasti, notando quanto seria si fosse fatta l'espressione sul mio volto, "si può sapere perchè insisti tanto per continuare le ricerche? Kogami ha trovato il colpevole. Domani andiamo, lo arrestiamo e pam, fine dei giochi, avanti il prossimo." 
La mia risposta é stata registrata come un sussurro ovattato e lontano, ma la riesco ancora a ricostruire: "Non è lui, ti dico. Ho un altro sospetto, ma mi servono delle basi più solide. E tu resti qui, Ispettore."
"Restare?! Sei matto." ridesti tu, chiudendoti la berlina aziendale alle spalle "Se ti succedesse qualcosa o peggio ancora non tornassi, la Kasei..."
"Ho detto che resti qui, é pericoloso!"
"Sasayama, il nostro lavoro è pericoloso." rimbeccasti sprezzante, capendo che chiaramente nell'attrezzatura non dovevo aver incluso la tua e tornando indietro a riprenderla "Un rischio in più o uno in meno non cambia niente: se un giorno ci tocca crepare, crepiamo anche chiusi in casa." 
"Però verrai alla cena con me?" 
E qui c'è una sequenza che il registratore non può aver captato, ma che saprei dipingere anche tra cent'anni. Tu che mi rivolgi uno sguardo indignato da sopra il portellone del baule e sbuffi attraverso un mezzo sorriso. Ti sistemi una ciocca dietro le orecchie, scuotendo appena il capo. Infine, dopo aver continuato a rifiutare inviti da non dopo il 17 novembre in pausa pranzo, sorridi alzando le spalle.
"E va bene, basta che fai strada" sospirasti, mentre i tuoi sempiterni tacchi risuonavano sull'asfalto umido "Ma resti un coglione." 
"Guarda che é tutto registrato: non hai più scu-"
L'audio si interrompe. 
Fine registrazione.

NDA:
Buonasera gioventù! Ci voleva per forza una challenge per farmi scostare da One Piece, ma la fissa per gli OC non la perderò mai.
I miei amici più cari sanno di Katsumi da (ho contato) qualcosa come tre anni. Tre anni che bazzica per le bozze del mio telefono senza una vera occasione per uscire. Non so come ringraziare quella santa donna di Greta per avermi assegnato un obbligo così produttivo.
Non ho altri piani per questo original, ma sono già contenta di averla fatta uscire allo scoperto in uno dei miei soliti deliri con la gente morta. E' anche un fandom completamente nuovo per me (avendo recuperato l'anime quando ormai la sua ondata era finita) e una delle prime volte in cui integro una moodboard e faccio una minima impaginazione. La verità è che entrare ne Il Giardino di EFP è stato senza dubbio lo scossone che mi serviva per riprendere a imparare a fare le cose per bene.
Spero che questa ondata di varitetà e vecchie abitudini non mi abbandoni!
Alla prossima
✨  

   
 
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