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Autore: Yuphie_96    22/06/2020    2 recensioni
~ Seguito di 'Il Portiere ha Fatto Goal', che a sua volta è il seguito di 'Non Senti la Mancanza?' ~
In questa storia vediamo le vicende della famiglia Wakabayashi/Ozora.
Tsubasa e Genzo riusciranno a stare dietro al frutto del loro amore o sarà più facile, per loro, giocare una partita di calcio?
Essere genitori non è semplice, ma non lo è neanche essere l'erede di due calciatori famosi!
Riusciranno, tutti e tre, a sopravvivere a quella partita piena di sorprese che è la vita?
Genere: Comico, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Angolino della Robh: Buon inizio settimana gente mia adorata! ~♥
Sono tornata con un nuovo capitolo anche questo lunedì, ma vi do una buona (?) notizia, questo non è un capitolo normale, e no, non mi sto riferendo al titolo e a quello che succederà, come credete voi (lo so che morite dalla voglia di saltare il mio angolino per scoprire cosa succede, ma OCCHI A ME u.u), mi sto riferendo al fatto che questo... è il penultimo capitolo, già, lunedì prossimo ci sarà l'ultimo aggiornamento di questa storia, tutti contenti?
*Parte carnevale di Rio*
Suppongo di sì ç.ç, ma comunque! Che dire del contenuto di questo capitolo... boh, sinceramente ho paura che qualunque cosa io dica, possa fare spoiler, quindi forse è meglio che me ne sto zitta xD, tanto ci pensa già il titolo a dirvi che succede, in pratica xD *Serè la guarda male, dato che si è spremuta lei le meningi per un titolo decente*.
Vi lascio, quindi, alla lettura, augurandovi che possa essere piacevole (ho cambiato la formula, bellina vero?! ~♥ *tutta eccitata* *Serè le patta la testa*) ~.
A lunedì prossimo con l'ultimo capitolo ~.


Ps: Auguri a Hikaru che ha fatto il compleanno ieri, e a Jun che lo fa domani ~♥
Sì, sono una di quelle pazze che si segnano le date dei loro personaggi preferiti, di che vi stupite esattamente? U.u'''''



 

Intatto.
Così Genzo trovò il vassoio della cena che aveva lasciato davanti alla stanza Hime, completamente intatto.
Non una pietanza assaggiata, non una posata spostata, niente, la figlia – molto probabilmente – non aveva neanche aperto la porta per vedere cosa c’era nei piatti.
“Allora?”
Gli chiese Tsubasa, al telefono.
“Niente”
Sospirò il portiere, passandosi la mano libera sul volto.
Era passata una settimana da quell’ ‘incidente’ sul lavoro e da allora Hime era cambiata, si era rinchiusa in se stessa escludendo fuori il padre, che la osservava da lontano per cercare di carpire i pensieri che le stavano affollando la testa.
Aveva provato a parlarle, a suggerirle di sfogarsi con lui ma la sua principessa gli aveva risposto che non c’era niente da dire e gli aveva fatto un piccolo sorriso tremolante, se Genzo già con quello ci credette poco, quando la trovò nella sua stanza mezza sepolta dai famigliari di Mambo – ovvero tutti gli altri peluche a forma di pinguino che Taro le aveva regalato nel corso degli anni – che sgranocchiava alcuni macaron – spediti sempre da Misaki, ormai fidato spacciatore di quei dolcetti che tanto piacevano alla sua nipotina –, con lo sguardo fisso sul soffitto ma perso nel vuoto, capì che sua figlia si stava tenendo dentro qualcosa di molto importante.
“Vedrai che prima o poi esce e mangia”
“Ne sei sicuro?”
Chiese il portiere, portando il vassoio in cucina e poggiandolo sul tavolo.
“Sicuro, lo ha sempre fatto, arrabbiata o pensierosa che fosse”
“Quindi non devo preoccuparmi, vero?”
“Beh… potrei dirti di no, ma non servirebbe a niente, sei già preoccupato, vero?”
Mormorò dolcemente il centrocampista al portiere che sorrise piano, andando verso la piccola finestra che vi era nella cucina e iniziando a guardare fuori.
“Se fosse successo qualcosa che non vuole dirmi? Se fosse una cosa seria e-“
“Se fosse una cosa seria, parlare con te, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto”
Lo interruppe Tsubasa e Genzo non poté che dargli ragione.
Hime parlava sempre con loro quando le capitava qualcosa di serio, lo aveva fatto con Ozora quando aveva deciso di provare a diventare una modella e lo aveva fatto con Wakabayashi quando era giunto il momento di iscriversi all’università, e questi erano solo gli ultimi due esempi, la ragazza si fidava dei suoi genitori e sapeva che potevano aiutarla quando si trovava in difficoltà, ma allora perché – si chiedeva il portiere – quella volta rimaneva in silenzio? Si vedeva da lontano un miglio che c’era qualcosa che la preoccupava.
“Dalle tempo”
Suggerì Tsubasa.
“Ha preso da te, quando pensa troppo tende a isolarsi, devi solo portare pazienza e vedrai che finirà tutto bene”
“Come fai ad esserne così certo?”
Borbottò Wakabayashi, maledicendo tra sé e sé la genetica, proprio quel suo lato del carattere aveva dovuto ereditare?! Non sarebbe stato meglio se avesse ereditato la sua passione per i cappellini?!
“Semplicemente perché, quello che stai vivendo tu ora, io l’ho già passato”
Gli ricordò Ozora, ridendo.
“Allora ti faccio un’altra domanda, capitan mamma, come hai fatto a smettere di preoccuparti?”
“Non ho mai detto di aver smesso”
I due scoppiarono a ridere insieme, essere genitori era dura, crescere una bambina a distanza era stata dura, stare dietro ad un adolescente era stata dura, capire cosa passava per la testa di una giovane donna si stava rivelando altrettanto dura, ma sarebbero riusciti anche in quello.
Non si erano mai arresi davanti a una partita.
“Adesso devo andare, domani mattina ho delle visite da fare prima degli allenamenti”
Lo informò Tsubasa e Genzo annuì.
“Fammi sapere, mi raccomando”
“Tranquillo, è solo routine, piuttosto tu cerca di lasciarle i suoi spazi per adesso, va bene?”
“… Va bene…”
“Gen…”
“Ti ho detto va bene, insomma Tsu, hai davvero così poca fiducia in me?”

“Ti va se ti accompagno a lavoro?”
Chiese Genzo, la mattina dopo, alla figlia, mandando a quel paese tutti i buoni propositi che aveva detto al compagno neanche dodici ore prima.
Lasciarle i suoi spazi probabilmente sarebbe stata la cosa migliore da fare… ma non ci riusciva, era più forte di lui, pensava che – forse – se le fosse stato vicino, allora Hime si sarebbe finalmente aperta con lui, confidandosi.
“Non hai gli allenamenti, oggi?”
Domandò Hime di rimando, finendo di sistemare la borsa e girandosi a guardarlo.
“No, è giornata di riposo”
“E non dovresti riposare?”
“Trovi che sia così strano che voglia accompagnarti a lavoro? Tsubasa qualche volta l’ha fatto ed è anche rimasto durante gli scatti”
“Ma con mamma non ho mai corso il rischio di essere trascinata a casa se un vestito risultava un po’ troppo corto”
Uno a zero per la principessa.
“Hai ragione… ma se prometto di stare buono buono e zitto?”
Le propose, porgendole il mignolo.
“Voglio solo guardarti lavorare e passare un po’ di tempo con te, tutto qui”
Aggiunse, facendo nascere un piccolo sorriso sul volto della figlia, che alla fine prese il mignolo con il suo.
“Prometti davvero che non interferirai con gli scatti?”
“Prometto”
“Andata allora”
Si baciarono i pugni e si sorrisero.
Vedere la sua principessa sorridere era un passo avanti, per Genzo, non lo faceva da una settimana… magari nel viaggio in macchina sarebbe riuscito a chiederle cosa la preoccupava e lei avrebbe finalmente risposto.

Come non detto, pensò il portiere amareggiato, parcheggiando.
Durante il viaggio in macchina, la piccola Wakabayashi aveva passato il tempo a guardare il paesaggio che passava fuori dal finestrino, rispondendo a pezzi e bocconi alla domande che le faceva il padre.
Forse avrebbe dovuto dar retta a Tsubasa e darle il suo tempo… forse… ma ormai era in ballo e tanto valeva continuare a ballare.
“Cosa dovrai indossare, lo sai?”
Le chiese, affiancandola dopo aver chiuso la macchina, insieme iniziarono a dirigersi sul set dove li aspettavano già i primi collaboratori.
“Dei costumi da bagno di una marca abbastanza famosa, dovrei fare delle foto con Anja e con un’altra persona”
Rispose Hime, rileggendo velocemente la mail con i dettagli del lavoro e prendendolo a braccetto.
“Sai già chi?”
“No, la direttrice ha voluto che rimanesse una sorpresa”
E che sorpresa che fu, quando si ritrovarono davanti il Kaiser.
“Che ci fai tu qui?!”
Si urlarono a vicenda i calciatori.
“Ho accompagnato Hime al lavoro, ecco che ci faccio qui”
Chiarì il portiere facendosi da parte e rivelando la figlia, la quale – appena intravisto il biondo – era andata subito a nascondersi dietro la sua schiena.
Gli occhi di Karl e Hime s’incrociarono per qualche istante, ma poi entrambi distolsero lo sguardo, puntandolo a terra.
“Mi ha chiamato uno sponsor per un lavoro, devo fare delle scatti fotografici per promuovere dei costumi da bagno”
Mormorò il tedesco, rispondendo anche lui alla domanda, scompigliandosi i capelli.
“Ma quindi-“
“E~sat~to!”
Esclamò Anja, sbucando alle spalle dell’amica – interrompendola – e andando subito a stringerle il seno da dietro.
“Faremo delle foto in coppia con dei calciatori famosi, era questa la sorpresa della direttrice, non sei contenta Hime? ♥”
“Sarei più contenta se togliessi via le mani da lì!”
“Quanto sei adorabile quando sei imbarazzata ~♥”
Urlò la bionda, sporgendosi sulla spalla della giapponese per lasciarle un bacio a schiocco sulla guancia, Hime ne approfittò per alzare una mano e iniziare a tirarle la sua.
Quella sorpresa poteva andare anche suo favore, pensò Genzo guardando il compagno di squadra che fissava a sua volta leggermente scioccato le due modelle che avevano iniziato a litigare – “Hime! Se continui rimarrà il segno e non potrò lavorare!” “Il trucco serve proprio per quello, piuttosto lasciami il petto!” “Giammai!” -.
Era stato Karl ad evitare che sua figlia entrasse in calore, quindi era probabile che la sua principessa avesse iniziato a fidarsi un po’ del Kaiser di Germania, magari alleandosi come facevano in campo, sarebbero riusciti a farla confidare, una volta finito il lavoro.
Era un’ottima idea, quella, per il portiere.

Peccato che non sapesse che le preoccupazioni di Hime riguardassero proprio Karl…

Come promesso alla figlia, Genzo si mise buono buono in un angolino, ed osservò in silenzio l’inizio del lavoro della sua principessa.
Per i primi scatti, le modelle furono fotografate da sole, e indossarono dei costumi abbastanza semplici, per Hime venne scelto un costume intero bianco con una leggera gonna incorporata, Anja invece indossò un due pezzi lilla scuro, accompagnato da un pallone da spiaggia che la bionda si divertì a calciare contro l’amica una volta finito il suo turno – gongolò, Wakabayashi, quando vide la figlia parare il pallone -.
Per il secondo turno iniziarono ad arrivare i calciatori.
Fu Anja la prima a posare insieme ad uno di loro, le venne fatto indossare un altro costume lilla scuro, il pezzo sotto fu coperto da un pareo colorato mentre a quello sopra venne aggiunto un giacchettino (?) di pizzo a maglia molto larga, al pareo venne aggiunta una cinturina di perline, le braccia vennero decorate con dei bracciali e alla coscia le venne legato un cinturino simile a quello sopra al pareo, l’omega si portò sul set un altro pallone da spiaggia, che stavolta condivise con il suo compagno di scatti, facendo l’occhiolino e una leggera linguetta a Hime, la quale indossò – per quella linea – un due pezzi rosso con fantasia floreale che si intravedeva e non, il pezzo sopra coperto da un top semitrasparente e quello sotto da un pareo di pizzo a maglia molto larga, simile al giacchettino indossato prima dall’amica, anche a lei furono dati il cinturino di perline e i bracciali, e Genzo storse un po’ il naso quando un collaboratore le sistemò il nastro legato sulla coscia, ma rispettò la promessa e se ne stette in silenzio, sorridendole quando gli indirizzò l’occhiolino.
Al terzo turno arrivò sul set anche Karl.
“Ehi”
Lo salutò il portiere, quando gli fu affianco.
“Credevo ti avessero rapito i truccatori”
“Spiritoso, starai qui a guardare anche quando toccherà a me?”
“Ovvio, come potrei perdermi l’occasione di scattarti delle foto imbarazzanti di nascosto e condividerle poi con i nostri compagni”
“Dannato me quando ti ho invitato al Bayern…”
Anche quel giro di foto fu inaugurato da Anja, che indossò un costume nero a due pezzi completamente coperto dal top con maniche viola e nero e una gonnellina trasparente con il bordo viola, a quel costume vennero aggiunti dei gioielli che – il portiere si accorse – sfoggiò anche Hime, come la tedesca, anche lei indossava un costume a due pezzi nero coperto da un top con sopra dei fiori rossi e una gonnellina abbinata, al collo portava un collana fine color oro con pietre rosse che glielo avvolgeva quasi completamente, al braccio destro due bracciali abbinati e per finire degli orecchini sempre abbinati, i capelli lasciati sciolti le vennero leggermente inumiditi così da far intravedere qualche goccia d’acqua nelle foto, e le vennero ornati con un fermaglio con dei grandi fiori rossi circondati da altri più piccoli bianchi.
 Wakabayashi sorrise, era sicuramente di parte, ma per lui la sua principessa, in quel momento, era davvero bellissima.
Non si accorse che anche l’attaccante di fianco a lui stava osservando incantato la giovane alpha.
A risvegliare i due giocatori del Monaco ci pensò Irina.
“Vieni Schneider, poserai insieme a Hime!”
Urlò la fotografa facendo sussultare i due citati.
No… nonononono… non poteva posare con lui, pensò la piccola Wakabayashi guardandolo inpanicata, stesso pensiero ebbe anche il Kaiser che ricambiò l’occhiata della ragazza.
Sarebbe finita male, lo sapevano entrambi, lo percepivano sottopelle… ma non potevano rifiutarsi, stavano lavorando e non potevano fare una scenata per non posare insieme, anche perché quello avrebbe destato sospetti in un certo portiere che si sarebbe sicuramente domandato perché la figlia e l’amico non volessero lavorare insieme, quindi Hime abbassò la testa, cercando di mascherare l’imbarazzo visibile sulle sue gote rosse e s’incamminò verso il set.
Stessa cosa stava per fare Karl, che però venne fermato da una mano sul braccio.
“Schneider… mi raccomando…”
Gli sussurrò Genzo a bassa voce.
Ci teneva davvero a rispettare la promessa fatta alla sua principessa, e non avrebbe detto nulla se fosse toccato ad un altro calciatore, ma uno strappo poteva farlo visto che si trattava del suo amico biondo.
Poteva fidarsi di lui.
Karl si sentì un verme ad annuirgli, e continuò a sentirsi così anche quando fu vicino alla ragazza, la quale non doveva sentirsi poi molto meglio, il loro malessere dovette imprimersi anche nei primi scatti che furono fatti loro, a giudicare del disappunto che comparve sul volto di Irina quando ricontrollò le foto.
“Hime tutto bene?”
Domandò la fotografa, confusa di vedere la sua modella rigida e tesa proprio al terzo giro di scatti, che la imbarazzasse stare vicino ad un uomo con il padre ad osservarla?
Stava per girarsi, Irina, per chiedere al portiere se poteva allontanarsi dal set quando Hime le rispose.
“S-Sì… sì, ho solo un po’ freddo con i capelli umidi”
“Ho capito, cerca di resistere che dopo questi hai finito”
“Va bene”
“Magari avvicinati un po’ a Schneider, così senti meno freddo”
Consigliò la fotografa, facendo sgranare gli occhi ai due.
La piccola Wakabayashi si morse l’interno guancia, maledicendosi mentalmente, e si avvicinò al biondo di un paio di passi.
“Tu Schneider, passale un braccio intorno alla vita, stringila a te… così, tu Hime, poggiagli le mani sul petto… perfetto, adesso guardatevi negli occhi!”
Diresse Irina, posizionando i due in modo da poter scattare delle foto migliori di quelle precedenti.
Stava facendo il suo lavoro, e questo lo sapevano anche il calciatore e la ragazza… ma questo non impedì loro di maledirla nelle loro teste.
Se già prima era stato difficile non essere tesi, adesso stava diventando quasi impossibile.
L’ultima volta che erano stati così a contatto era stata in quella doccia, una settimana prima, anche allora Karl stringeva Hime a sé, e come allora, Hime percepiva il suo battito tramite le mani che gli teneva poggiate sul petto.
La piccola Wakabayashi alzò timidamente lo sguardo verso il Kaiser… e gli occhi s’incrociarono.
Il verde smeraldo si specchiò nell’azzurro limpido.
E tutto sparì.
Genzo, Irina, i collaboratori, Anja e gli altri modelli, il set, la pubblicità per i costumi.
Tutto.
C’erano solo loro due, i loro occhi e i loro odori che iniziarono pian piano ad espandersi, Karl inspirò quel dolce profumo di frutti di bosco, forse poco da alpha a pensarci, ma così adatto alla piccola bambolina che strinse un po’ più forte a sé, portando la mano libera tra i suoi lunghi capelli neri, accarezzandoglieli con lentezza, Hime invece si lasciò cullare dall’intenso profumo di pino, iniziando a muovere un poco le mani su quel petto muscoloso che sembrava pronto ad accoglierla in qualsiasi momento.
Sarebbe finita male, lo sapevano.
Non dovevano, lo sapevano.
Ma stavolta nessuno dei due ebbe la forza di staccarsi.
Karl si abbassò, Hime si alzò sulle punte e le loro labbra s’incontrarono in un bacio liberatorio e appassionato.

“Perfetto! Continuate così!”
Urlava Irina scattando velocemente delle foto.
Come faceva a incitarli così, si domandava Genzo, come faceva Anja – di fianco a lui – a fischiare entusiasta? Solo lui vedeva rosso davanti a quella scena? Solo lui si sentiva svenire guardando Karl che divorava le labbra di Hime?
Hime… la sua principessa… la sua bambina a cui aveva fatto una promessa… si aggrappò a quella, il portiere, per non iniziare a fare una scenata in mezzo a tutti e rovinare così il lavoro della figlia, ma niente gli impedì di andare ad agguantare il biondo una volta che questo si staccò da lei e che la fotografa dichiarò conclusi i loro scatti.
Lo trascinò lontano dal set e, una volta soli, lo sbatté contro un muro, aggredendolo.
“Che diavolo ti è passato per quella fottutissima testa?!”
“Io…”
“Tu hai appena baciato mia figlia!”
Urlò Wakabayashi, fuori di sé dalla rabbia.
“Mia figlia Karl! Una bambina in confronto a te, che potresti essere suo zio! Come hai potuto fare una cosa del genere?! Mi fidavo di te! Mi ero raccomandato perché ero sicuro che non avresti esagerato, non tu, non con lei e invece… invece le hai infilato la lingua in bocca, a mia figlia!”
“Genzo io… mi dispiace, mi dispiace davvero ma… non ho resistito, ci ho provato, credimi, ma il suo odore è così… così… mi è entrato dentro fin dalla prima volta, non riesco a resistergli…”
Mormorò il Kaiser, confuso, non riuscendo a guardare l’amico negli occhi.
“Lo rifaresti?”
Domandò, duro, il portiere.
“…Sì”
Affermò il biondo, alzando lo sguardo, serio.
Non poteva più mentirgli.
“Mi sento un verme, Genzo, e mi dispiace aver tradito la tua fiducia… ma bacerei di nuovo Hime seduta stante, senza esitare”
Davanti a quella confessione sincera, Genzo sentì una nuova ondata di rabbia  inondargli le vene e alzò il pugno pronto a colpirgli il viso.
Dannazione, quella che il Kaiser voleva baciare di nuovo era sua figlia! Come poteva anche solo pensare di farlo di nuovo?!
“Papà!”
Urlò proprio la voce della sua principessa, fermandolo prima di calare il pugno.
Entrambi si girarono verso di lei e la trovarono con indosso i suoi vestiti, quelli con cui era arrivata insieme a al padre, tremante e a un passo dalle lacrime.
“Per oggi ho finito, ho chiesto a Irina e mi ha detto che posso andare… andiamo a casa…”
“Hi-“
“Voglio andare a casa… ti prego…”
Chiese di nuovo la ragazza, mentre una sola lacrima le rigava la guancia.
Il portiere lasciò ricadere il braccio, sgranando gli occhi, le annuì piano e lasciò andare il compagno di squadra per andare da lei, tentò di abbracciarla, per consolarla e per farla nascondere nel suo petto come aveva sempre fatto quando piangeva… ma la principessa rifiutò il suo tocco.

Il silenzio regnò sovrano nel viaggio verso casa, Genzo gettava continue occhiate preoccupate alla figlia, ma questa teneva ostinatamente lo sguardo fisso fuori dal finestrino e, una volta arrivati sotto casa, la vide slacciarsi velocemente la cintura e correre fuori dal veicolo.
“Hime aspetta!”
La piccola Wakabayashi non ascoltò il padre, corse dentro casa e sempre correndo raggiunse la sua stanza, chiuse la porta dietro di sé a chiave, si appoggiò ad essa e si lasciò scivolare lentamente per terra mentre i singhiozzi iniziavano ad uscirle dalle labbra tremanti e le lacrime rotolavano giù per le guance.
Non capiva più niente, cosa le stava succedendo? Perché stava accadendo?
Non riusciva a rispondersi, non da sola, e non voleva parlarne con il padre, non dopo quello che gli aveva fatto.
Rovesciò il contenuto della borsa davanti a lei e lo setacciò qualche istante, prima di trovare quello che cercava, con mani tremanti afferrò il cellulare e lo sbloccò.
Con gli occhi appannati dalle lacrime vide un messaggio di Anja dove l’omega cercava di consolarla come aveva fatto in camerino, quando si era cambiata in fretta e furia per raggiungere i due calciatori, si ripromise di risponderle appena sarebbe stata un po’ meglio e alla fine digitò il numero che aveva imparato a memoria anni e anni prima.
Si portò il cellulare all’orecchio e con il braccio libero si abbracciò le ginocchia, tirandosele contro il petto.
Attese.
“Pronto?”
Rispose quella voce – dopo qualche squillo a vuoto – che ebbe immediatamente un effetto lenitivo sulla ragazza, che singhiozzò, chiudendo gli occhi.
“Mamma…”


*
Per l'ultima volta, ecco i nomi dei set da cui ho preso i costumi per Hime e Anja ^^

Costumi primo turno:
Dunque, questi sono i costumi che Dia e Mari indossano nell'anime di Love Live Sunshine, quindi basta che scrivete 'Dia Kurosawa/Mari Ohara summer' e dovrebbero uscirvi delle immagini di alcuni gadget dove indossano questi costumi... almeno, a me sono usciti così ?.?

Costumi secondo turno:
Mari Ohara Evarlasting Summer Set versione idolizzata
Dia Kurosawa Evarlasting Summer Set versione idolizzata

Costumi terzo turno:
Mari Ohara Summer Night Set versione idolizzata
Dia Kurosawa Summer Night Set versione idolizzata

Il costume di Karl non l'ho descritto perchè tanto al biondone starebbe bene pure un sacco della spazzatura u.u .

   
 
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