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Autore: Stillintoyou    03/07/2020    0 recensioni
{PRIMA di leggere questa storia, leggi: Mystic Messenger - Binary Story.}
Questa storia è uno dei seguiti disponibili di Binary Story.
La route di Jumin Han.... l'uomo ricco della RFA, e gattaro dichiarato.
Cosa si cela dietro i suoi occhi grigi?
E come la prenderà Haruka?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 707, Jumin Han, MC, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cercai di apparire il meno scossa possibile, di fronte a quei gorilla che mi scortarono fino a casa di Jumin.

Casa... per modo di dire. Era come un castello – moderno – in miniatura. Jumin era tranquillamente seduto sul divano, sorseggiando un bicchiere di vino rosso.

La sua espressione era corrucciata, ed aveva tutta l'aria di chi aveva la testa letteralmente altrove.

‹‹ Mister Han... come preannunciato, ecco la visita per lei ›› disse uno di loro, rimanendo sulla soglia della porta. Jumin non si era ancora girato a guardare, ma sospirò.

‹‹ Avete detto che non è Sarah, giusto? ››

‹‹ Esatto, Mister Han ›› confermò l'uomo. Gli altri “gorilla” andarono via, e rimanemmo solo io, l'uomo accanto e a me e Jumin.

L'uomo d'affari, lentamente, poggiò il bicchiere sul tavolino di fronte a sé, inspirando ancora una volta. Giornata pensante? Eppure non era nemmeno ancora andato a lavoro.

Eppure, quella che aveva appena avuto un faccia a faccia con l'hacker, ero io.

‹‹ Jumin... ›› lo chiamai io. Avevo la voce tremante e non me n'ero nemmeno resa conto. Abbassai lo sguardo, istintivamente, per poi risollevarlo al suono dei passi dell'uomo.

‹‹ Anju...? oh. Non mi aspettavo una tua visita. Che succede? ›› all'uomo che mi aveva accompagnata, fece cenno con la mano di andare via.

Scrollai le spalle, poggiando una mano contro il mio braccio. Il mio sguardo, intanto, vagò per quella stanza in cui mi trovavo. Somigliava vagamente all'appartamento nella quale mi trovavo, ma... era mille volte meglio, e più grande. Più spazioso. Più luminoso.... più tutto.

Ancora una volta, venni catturata da un immenso senso di povertà.

Ma passò immediatamente quando Jumin poggiò una mano sulla mia spalla, lasciando spazio ad un improvviso senso di protezione.

‹‹ Sei pallidissima ›› disse lui, riuscendo a ricatturare la mia attenzione ‹‹ è successo qualcosa di grave, immagino. Se ti trovi qui, poi... ››

Mi morsi il labbro inferiore, poi feci le spallucce ‹‹ prima di tutto, avevo voglia di uscire di casa, ma questo già lo sai ››

‹‹ Immaginavo ››

‹‹ Seconda cosa... perché non vuoi tornare a lavoro, Jumin? Lo sai che hanno bisogno di te! ›› a quel punto, l'uomo sollevò lo sguardo al soffitto e sospirò

‹‹ L'ho già spiegato in chat ›› e cominciò a camminare, facendomi cenno con la testa di seguirlo. Aveva la solita freddezza in corpo, ma sembrava anche nervoso, in un certo senso. Non sapevo il motivo di tale comportamento, se fosse a causa mia o a causa del sogno... e poi, trovarsi così, da soli, nella stessa casa... era tutto diverso.

‹‹ Dov'è Elizabeth the 3rd? ›› notai dopo l'assenza del gatto.

‹‹ È questo il punto ›› cominciò l'uomo ‹‹ non mi fido. Non è mio solito credere in certe cose come sogni premonitori o simili, ma... beh, qualsiasi cosa possa mettere in pericolo la mia amata Elizabeth the 3rd.… ›› ci fermammo in cucina, dove vidi una gabbia.... con Elizabeth dentro ‹‹ va presa in considerazione e prevenuta ›› concluse.

Elizabeth, quindi, ora era chiusa in quattro piccole mura.

Guardai lo sguardo dell'uomo, rattristato alla vista della piccola creatura dietro le sbarre.

‹‹ Una gabbia...? ››

‹‹ Se questo le permetterà di rimanere al sicuro, ebbene... che sia ›› inspirò ‹‹ non permetterò mai a nessuno di torcere uno solo dei suoi meravigliosi peli ››

‹‹ Jumin... forse una gabbia è eccessiva... insomma, questa casa è controllatissima. Chi vuoi che entri...? ››

‹‹ Qualcuno come quella belva di satana chiamata Sarah ›› si portò una mano tra i capelli, guardando verso l'alto ‹‹ con mio padre alle costole, si sta prendendo fin troppe libertà. È andata anche a casa dell'assistente Kang, per chiedere di me e di chi sa cosa. Non mi fido di quella donna. Non mi stupirei di trovarla seduta sul divano, mentre sorseggia il mio vino ››

‹‹ Ma... una gabbia... ›› mi avvicinai lentamente verso la grata. Elizabeth the 3rd si avvicinò praticamente immediatamente, protendendo il musetto verso le sbarre. Avvicinai la mano, sfiorandola delicatamente, e quasi subito cominciò a fare le fusa. Era palese che volesse dannatamente uscire da lì, per stare tra di noi.

E poi... quella era casa sua. Era normale che una gabbia, per una gatta come lei, fosse semplicemente troppo. Chiunque impazzirebbe. E poi... potevo capire lo stress di rimanere rinchiusa tra quattro mura.

‹‹ Sembra triste... ›› mormorai, provando a smuovere anche un minimo di emozione nell'uomo.

‹‹ Vero? ›› cominciò, ed il suo tono di voce di fece cupo ‹‹ l'ho visto anche io. Lo capisco da come mi guarda, ma... so che col tempo capirà che è solo per il suo bene. Impazzirei se le dovesse succedere qualcosa. ››

Ma, allo stesso tempo, pensavo a Jumin. Ero certa che nemmeno lui stesse bene nel vedere il suo gatto lì dentro, eppure, alla fine, lo stava facendo per il suo bene.

Così come, in fondo, faceva con me. Ed io gli avevo disobbedito.... e avevo fatto male, dato il mio incontro. E poi... Haruka...

La sua immagine si fece strada nel mio cervello, ricordandomi improvvisamente le parole dell'hacker.

Non dovevo farmi prendere dal panico in quel momento.

Ritirai la mano, toccando, però, le sbarre.

Forse Luciel poteva aiutarmi... ma anche le risorse di Jumin non erano da sottovalutare.

Ed ero certa che Jumin si sarebbe mosso per Haruka.... giusto? Anche se sembrava un uomo di ghiaccio, non significava necessariamente che lo fosse sul serio.

E questo, sicuramente, le avrebbe fatto anche piacere, no? Vedere il suo “principe” correre a salvarla.

Mi alzai, e andai verso l'uomo, che aveva uno sguardo perso, ma fisso su di me.

La cosa mi metteva un po' imbarazzo, ma... allo stesso tempo, era abbastanza piacevole.

‹‹ Devo chiederti una cosa ››

‹‹ Dimmi ››

‹‹ Se... se qualcuno dovesse scomparire, tu che faresti? ››

Sollevò il volto al soffitto, assumendo un espressione pensierosa. Portò una mano sul labbro inferiore, tamburellando l'indice.

‹‹ Se è qualcuno che conosco, farei tutto ciò che è in mio potere per trovarlo ›› corrugò la fronte ‹‹ perché, è successo qualcosa ad Haruka? ›› ci prese subito... non che fosse così poco ovvio.

‹‹ Promettimi che non ti arrabbierai ›› cominciai. Perché tanto era ovvio che si sarebbe infuriato, e già dall'espressione che assunse, riuscivo a leggere la risposta.

Alla fine era anche da compatire: non era rabbia, ma preoccupazione.

‹‹ Sono uscita di casa ››

‹‹ Lo so, va avanti ››

‹‹ Sono andata al parco, e lì ho incontrato un ragazzo. Abbiamo chiacchierato del più e del meno, e... beh, era l'hacker. ›› assottigliò lo sguardo, e lo vidi contrarre la mascella ‹‹ ma non ha fatto niente... c'erano i bodyguard ››

‹‹ E meno male, direi ››

‹‹ Lo so... lo so, scusa ›› mormorai ‹‹ ma, comunque... ha detto che Haruka è con loro ››

‹‹ L'hai visto in faccia, presumo. Sai fare un identikit? ››

‹‹ Non era il suo vero aspetto... così ha detto. Sicuramente era mascherato o cose così ››

e andammo avanti a parlare di questa cosa per molto tempo. Discutevamo, com'era normale che fosse. Sembravamo vagamente una vecchia coppia in preda ad una crisi temporanea.

Non era severo con me, non gridava, ma la freddezza nel suo tono di voce dava parecchio i brividi.

Era comunque comprensivo, nonostante la preoccupazione. Forse la prigionia di Elizabeth gli aveva fatto capire quanto fosse brutto rimanere chiusa tra quattro mura, e quindi non me ne fece una colpa l'essere uscita, quanto l'essere stata imprudente.

Era preoccupato, ma non arrabbiato. Ed ogni tanto, rivolgeva lo sguardo alla piccola Elizabeth, che intanto ci guardava fare avanti e indietro da un punto all'altro della casa.

Non potevamo fare molto per Haruka, ma mi promise di avvisare le autorità, e di dire loro di dare la massima importanza a quella ricerca. Inoltre, avvisammo anche Luciel.

‹‹ Inoltre... so che sembra una richiesta assurda, ma... ›› camminammo fino a giungere ad una delle enormi finestre presenti nel salone. Il mio sguardo cominciò a vagare per le strade della città. Quel punto permetteva una visione completa, differente da quella alla quale ero già abituata ormai. E poi... quel posto era stupendo ‹‹ vorrei che rimanessi qui, sta notte ››

‹‹ Uhm? ›› corrugai la fronte ‹‹ perché? ››

‹‹ L'hacker potrebbe approfittarne per venirti a cercare a casa. Non sappiamo in quali circostante Haruka sia stata rapita, cosa sappia di te e cosa no. Nel peggiore dei casi, Haruka potrebbe essere sotto interrogatorio nel peggiore dei modi ›› non era d'aiuto un immagine nel genere. Potrebbe essere sotto tortura, o cose del genere... ed in un certo senso, mi sentivo piuttosto responsabile della cosa, nonostante, in realtà, non avessi fatto niente di male.

Ma io, ora, ero al sicuro... lei no.

‹‹ Ipotizziamo questa situazione ›› riprese ‹‹ niente e nessuno ci assicura che Haruka non dica

niente. E abbiamo già accurato che l'hacker potrebbe entrare come meglio crede ››

‹‹ Ma questo potrebbe capitare anche qui, no? ››

‹‹ Questa casa è decisamente più sicura dell'appartamento nella quale ti trovi ›› incrociò le braccia, rivolgendo, un'altra volta, lo sguardo ad Elizabeth the 3rd ‹‹ ti prego di capirmi. Sinceramente, non voglio perdere anche te. Mi dispiace per Haruka, ovviamente... ma da oggi darò la massima importanza a te ed Elizabeth the 3rd . ››

lo diceva quasi come se la perdita di Haruka fosse stato un passo necessario per capire quello.

‹‹ Va bene... se questo ti aiuterà a stare più tranquillo, allora rimarrò qui ›› dissi, infine ‹‹ ma a patto che tu, domani mattina, andrai a lavoro. Rimarrò io qui con Elizabeth the 3rd. Va bene? ›› non assunse un espressione molto felice di quella proposta ‹‹ non ti fidi di me? ››

‹‹ Certo che mi fido di te ›› brontolò ‹‹ va bene. Domani mattina andrò a lavoro. Se sono questi i patti, allora che sia. Potrai dormire sul mio letto, tanto io penso che non dormirò ››

‹‹ Oh, no, non pensarci nemmeno! ›› lo indicai in modo accusatore ‹‹ al massimo, dormirai vicino a me. Tanto... non occupo spazio e non mi disturbi ››

Ma che razza di idea mi era barcollata per la testa?

‹‹ Non preoccuparti per me, starò bene ››

‹‹ Se devi andare a lavoro domani mattina, hai bisogno di essere riposato! Non voglio che ti addormenti sulla scrivania, e non voglio che domani mattina utilizzi la scusa del “ho dormito poco” per non andare in ufficio ››

sembravo una mammina che sgrida il figlio perché salta la scuola. Forse, questo paragone venne in mente anche a lui, perché si disegnò un sorriso sul suo volto, freddo fino a quel momento, data l'ansia che era impregnata anche nei muri della casa.

‹‹ E va bene... ››

 

Non avevo un pigiama... sinceramente, non avevo niente, e nonostante sulle prime proposi di usare una delle sue camicie come pigiama, lui fu parecchio contrario e, beh.... chiamò seriamente una sarta per farmi fare un pigiama su misura, ed in poche ore – Dio solo sa come – ecco che arrivò un pigiama nuovo di zecca, fatto su misura. Semplicemente rimasi parecchio di stucco.

Parlare con lui era più facile del previsto, in poche ore si era aperto in una maniera che non mi sarei mai aspettata. Si era lasciato andare, e mi parlava dei problemi col padre, si sfogava dello stress a lavoro, facendomi capire che, comunque, essere a capo di una così grossa compagnia non era tutto rose e fiori, e non era solo Jaehee quella che sgobbava come una matta.

Ma anche lui.

Mi raccontò di Elizabeth the 3rd, che era un regalo da parte di Rika e V... e provai un forte sentimento di gelosia nei confronti di quella donna. Capii, quindi, che la sua esistenza in qualche modo era fin troppo vincolante per me.

Provai quella sorta di sensazione di inferiorità nei suoi confronti, ed in quel momento riuscii a capire a pieno ciò che provava Haruka per colpa mia.
Ma l'uomo, tuttavia, parlandone era distratto. Aveva preso una ciocca dei miei capelli, e mentre parlava se la rigirava tra le dita come se fosse una sorta di antistress.

Poi, propose di leggermi qualcosa, avendo probabilmente notato il mio sguardo lievemente spento nel parlare della ragazza deceduta. Un libro che, anch'esso, era stato regalato da lei.

Eppure quella non m'interessava. Mi piaceva sentire il suono della sua voce.

Quel letto, poi, era così spazioso che nonostante fossimo in due su questo, c'era ancora parecchio spazio. Forse perché tutto sommato ero letteralmente attaccata a lui, e non riuscivo nemmeno a capacitarmi di come e quando avessi preso così tanta confidenza con lui.

 

Durante la notte, chissà perché, mi svegliai di scatto.

Forse il cambio del letto per un attimo era riuscito a scombussolarmi.

Avevo le braccia strette attorno al braccio di Jumin, e la mia testa era poggiata alla sua spalla. Arrossii notando com'eravamo vicini, ed arrossii ancora di più nel vedere l'uomo addormentato con un espressione così rilassata. E pensare che era persino contrario a dormire insieme.

Ma come biasimarlo, tutto sommato? Non avevamo così tanta confidenza... eppure, nonostante fossimo insieme da qualche ora, sembravano essere passati anni.

La luce soffusa della stanza aiutava parecchio a recuperare in fretta il sonno, ma a me venne abbastanza spontaneo afferrare il telefono per controllare almeno l'ora.

Ma avevo notifiche su notifiche, ed erano per lo più da parte di Zen.

Eccetto qualche messaggio da Luciel, dove mi informava che stava cercando di rintracciare Haruka.

Già... Haruka.

Inspirai. Era giusto stare in casa di Jumin, e provare quella strana sensazione che stavo provando nel petto, vedendolo disteso accanto a me, quando la mia amica era dispersa chissà dove?

No... forse no. Ma forse il destino voleva questo. Forse, semplicemente, doveva andare così.

Cominciai a scorrere rapidamente le notifiche di Zen, senza nemmeno soffermarmi troppo.

Semplicemente, in sintesi, mi chiedeva se stavo bene e di informarlo se Jumin provava a fare qualcosa di strano.

Ma Jumin non si era nemmeno azzardato a torcermi un capello, e le uniche cose che si azzardava a fare, era qualche carezza ai capelli... e il fatto di star dormendo assieme. Non stava facendo niente di male.

Prima che potessi mettere via il telefono, mi venne sottratto dalle mani. Non avevo notato il materasso piegarsi o simili, ma Jumin si era girato su un fianco e mi aveva privato del telefono. Mi girai appena, incrociando il suo sguardo addormentato.

‹‹ Ti ho svegliato? ››

‹‹ Sentivo l'odore di Zen attraverso i messaggi ›› ironizzò, poi allungò il braccio verso il comodino, poggiando il telefono lì su, con lo schermo verso il basso ‹‹ quanto parla quell'uomo ›› sbuffò, per poi risistemarsi, poggiandosi un braccio sugli occhi.

‹‹ Dormi, Jumin... è tardissimo, e mi hai promesso di andare a lavoro domani ›› tornai al mio posto, e Jumin allargò appena un braccio per permettermi di afferrarlo.

Okay, ora sembravamo ufficialmente una coppia che conosce persino le abitudini l'uno dell'altro.

Perché il mio core, ora, aveva cominciato a battere come un matto, alla vista di quel sorriso mezzo addormentato?

‹‹ Dovresti dormire anche tu, no? a proposito di lavoro, non hai ancora preso in considerazione l'idea di essere la mia assistente, vero? ››

‹‹ No... sopratutto ora che Haruka è scomparsa. Io domani resterò a casa con Elizabeth the 3rd, mentre tu andrai a lavoro come promesso. E ci rimarrai finché dovrai ››

‹‹ Non mi fa impazzire l'idea di lasciarvi tutto il giorno da sole. Faccio orari terribili, te l'ho detto ››

‹‹ Non m'interessa, non mi succederà niente ›› annuii con convinzione, poggiando, poco dopo, la testa sulla sua spalla ‹‹ se dovessi annoiarmi, uhm... ti chiamerò, okay? ››

‹‹ Ho una brutta sensazione ›› ammise, quasi sussurrando ‹‹ e non credo in queste cose ››

‹‹ Credo sia solo la stanchezza che si sta facendo sentire... ›› no, ce l'avevo anche io. Osservai il suo volto in quella luce soffusa, perdendomi nei piccoli dettagli appena visibili, ma così perfetti e netti nella mia mente che avrei potuto disegnarli ad occhi chiusi. E mi chiesi, tra me e me, come avevo fatto a non notarli prima? Come avevo potuto, fino a quel momento, non dare così tanto peso a quella sensazione che mi scaldava il petto? ‹‹ ti prometto che domani andrà tutto per il meglio... e, in caso contrario, io rimarrò comunque qui al tuo fianco ›› dissi d'istinto.

Lui girò giusto lo sguardo nella mia direzione, come se fosse intimidito, e non fosse per niente abituato a sentire quel genere di parole. Troppo abituato ad essere una sorta di lupo solitario.

Poi annuì. E solo allora si azzardò a prendermi la mano, come se cercasse una sorta di promessa silenziosa.

  
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