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Autore: Korin no Ronin    10/07/2020    1 recensioni
Sono caduta anch'io vittima di questi due XD
*****
- Non mi è ancora chiaro, di preciso, perché dovresti essere solo tu a perdonarmi qualcosa.-
Il padrone di casa gli gettò un’occhiata stupefatta.
- Hai rinnegato secoli di collaborazione, mi avresti lasciato andare via da solo, mi hai nascosto quello che sapevi su Adam. Mi hai mentito. –
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Crowley rideva in modo sguaiato ogni volta che ripensava alla paperella di gomma che avrebbe potuto stare a mollo insieme a lui nell’acqua santa. Negli ultimi quindici minuti, in buona sostanza, non aveva fatto altro, tranne quando smetteva per tracannare dell’altro vino. Considerando come si erano risolte le cose, poteva, a tutti gli effetti, bere come non aveva mai fatto prima.
Aziraphale non gli era da meno, in verità. La differenza era che tentare di fare flambé degli arcangeli non aveva la stessa carica di umorismo, tuttavia anche lui sghignazzava poco signorilmente al pensiero della faccia di Gabriel e degli altri. Lui, però, aveva chiesto anche il miracolo di un asciugamano, non credeva di poter raggiungere un simile grado di insolenza.
Continuando a ridacchiare si avventurò, con passo incerto, alla ricerca di qualche altra bottiglia. Non ci impiegò molto, ma abbastanza da permettere al suo ospite di lasciarsi andare al suo hobby preferito. Quando l’angelo tornò da lui, trovò il demone prono sul divano, con i piedi che penzolavano oltre il bracciolo e una mano strettamente chiusa attorno al collo di una bottiglia poggiata sul tappeto.
- Caro? – biascicò.
Visto che non ottenne risposta tornò ad accomodarsi e a bere, stavolta centellinando, il suo vino. Si sentiva, in qualche modo, lusingato. Da che aveva memoria, era la prima volta che Crowley aveva completamente abbassato la guardia, al punto da riprendere le sue abitudine serpentine. Rimase seduto ore ad osservarlo dormire.



Dopo un paio di giorni Aziraphale pensò che fosse il caso di riaprire la libreria, dopo cinque si procurò un telo per coprire divano e demone e, dopo una decina, insospettito dalla mancanza di piedi sporgenti, sollevando un lembo del lenzuolo, scoprì un enorme serpente nero acciambellato pacificamente. Sperò che il suo ospite non avesse intenzione di passare a quel modo l’intero secolo. In ogni caso, il fatto che continuasse a dormire non faceva che aumentare la gioia che provava nel vedersi concessa tanta fiducia. Per sicurezza, fece una capatina a casa del demone, per assicurarsi che le piante fossero irrigate a sufficienza e, nel caso, dare loro un aiutino. Minuscolo. Se le avesse miracolate perché rimanessero sempre verdi e floride il loro padrone se ne sarebbe accorto all’istante.
Tornare in quelle stanze gli diede la misura di quanto il suo amico fosse un demone sui generis. L’inferno era tetro, e aveva un odore orribile. Quella casa era scura, ma aveva finestre, ospitava, secondo le sue regole, esseri viventi ed era ordinata. Vi aveva girovagato un po’, nelle ore in cui era stata la sua abitazione e aveva scoperto ambienti grandi e oggetti dotati di una bellezza insindacabile. Crowley stesso non portava sul corpo i segni della sua condizione, se non quel leggero “odore di maligno” a cui lui, ormai, non faceva più nemmeno caso. Del resto il suo presunto antagonista si era mosso nell’Eden senza nessun problema, questo avrebbe perlomeno dovuto trovarlo bizzarro. A ben vedere avrebbe anche dovuto evitare la familiarità con cui si erano trattati da subito. Nessuno, però, aveva fatto caso a loro, così visibili sulle mura, in un momento tanto drammatico. Aziraphale ci aveva pensato spesso, e si era fatto una ragione del fatto che, sicuramente, a Lei la cosa non fosse sfuggita, come non Le sfuggiva il movimento della più infinitesimale particella subatomica in ogni cosa creata. L’angelo si sedette sul trono e sospirò, appoggiando la schiena. Considerando l’assurdità di tutte quelle situazioni, non si sarebbe sorpreso di scoprire che Crowley provasse a parlarLe, di tanto in tanto. Le ragioni della sua affiliazione con Lucifero, nel corso degli anni, non gli erano sembrate solide come quelle degli altri. Non sarebbe nata alcuna amicizia, altrimenti. Innervosito, si alzò e passeggiò brevemente avanti e indietro per qualche minuto. Diede ancora un’occhiata in giro, poi si risolse a rientrare alla libreria. Tornò poco prima dell’orario di apertura e, come prima cosa, andò a controllare il suo ospite.
Il serpente dormiva ancora, con un’aria tranquilla e soddisfatta.
Si accosciò e rimase a guardalo. Nonostante il tempo passato non aveva ancora inquadrato del tutto la sua natura, e, di certo, nemmeno i suoi simili. Gli era venuto da ridere quando Belzebù, mentre lui era a mollo, se ne era uscita a dire che non spariva perché era diventato un essere umano. Se loro, caduti, non sapevano che cosa aspettarsi, figuriamoci lui.
 
  
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