Ciao a tutti e benvenuti ad un'altra mia FF :)!
Questa breve storia ha origine in un sogno di una notte di qualche mese fa... da cui mi sono svegliata un pò scossa, ma anche divertita, in un certo senso!
E' una one shot surreale, fantasiosa, in cui ho voluto inserire anche un filo di buonsenso. Spero che vi piaccia!
Dedicato a tutte le * star girls * :).
Ciry
***STAR GIRL***
Nella spensieratezza dei
suoi nove anni, Trish non si era minimamente preoccupata quando quella
dottoressa l’aveva scortata fino a quella stanza semi- buia e, doveva
ammetterlo, quasi inquietante da quanto era scarna e priva di mobili, fatta
eccezione per un tavolo e due sedie in metallo.
Ma tanto lei già sapeva
che, quando gli adulti si cimentavano nell’ingannare i bambini, lo facevano
sempre con un sorriso e con tante parole carine. Era una bambina sveglia, e poi
i suoi genitori l’avevano avvertita spesso a tale proposito.
Le passò tutto quando un
omone alto e possente le si sedette davanti, vestito in maniera elegante e con
un sorriso che sembrava sincero.
“Ciao, Trish. Sono
l’agente Marrow. Va tutto bene?”
La bimba alzò gli occhi
per vederlo bene in viso, poi sorrise educatamente e replicò: “Sì, grazie. Ma
vorrei dire a mamma e papà che sono qui… come faccio?”
“Abbiamo avvertito noi i
tuoi genitori, stà tranquilla. Sono già qui e ti aspettano alla reception” la
tranquillizzò l’agente, per poi domandarle: “Vorresti fare due chiacchiere con
me, adesso?”
Lei annuì con
tranquillità, sollevata dal fatto che anche i suoi genitori fossero sereni nel
saperla in un posto tanto sicuro come…
Come…
Bè, non sapeva che posto
fosse. Però doveva essere certamente una centrale importante, un posto in cui
le informazioni erano ritenute preziose, strettamente riservate, e in cui le
persone lavoravano sempre con un’espressione seria sul volto.
Un posto ESTREMAMENTE
sicuro.
“Un frappé! Alla fragola!
Per favore…” esclamò sorridente, agitando per qualche secondo le gambe sospese
per aria sotto il tavolo.
“E frappé sia! Te lo
faccio portare subito…” le disse di rimando l’omone prima di prendere in mano la
cornetta di un telefono a cui lei non aveva ancora fatto caso in quella stanza.
“Molto bene” esordì lui,
tornando a sedersi davanti a lei con uno sguardo pieno di buone intenzioni
“Perché non mi parli un po’ di te, Trish?”
“Dunque…” esitò la
bambina, cercando di elencare i dati più importanti su di sé “Mi chiamo Trish
Elizabeth Haysen… Ho nove anni e mezzo… Sono nata il dodici Dicembre… Studio
alle scuole elementari qui a Washington… A volte, porto gli occhiali e…
starnutisco sempre quando c’è troppa polvere nell’aria. Credo sia tutto.”
“Sei allergica alla
polvere? Ma pensa, anch’io!” esclamò con un sorriso l’agente Marrow, facendola
ridere.
Furono interrotti per un
istante da un paio di lievi colpi alla porta in acciaio: era arrivato il frappé
alla fragola di Trish, portato dalle mani di una signorina di cui lei non fece
in tempo a scorgere la faccia, perché l’agente aprì e chiuse la porta in meno
di tre secondi, senza neanche dire “Grazie”.
La bimba ringraziò
calorosamente e si mise subito a bere la sua merenda dalla cannuccia, in attesa
che quell’omone le facesse altre domande.
“Ascoltare la musica”
rispose subito lei, dopo essersi tolta la cannuccia dalla bocca “Faccio anche
tante altre cose, come… sistemare il giardino con mamma, disegnare… però mi
piace molto ascoltare la musica. Soprattutto i McFly. Li conosce?”
“Ne ho sentito parlare, sì…”
le rispose l’agente, il cui sguardo s’illuminò di un discreto interesse “Hanno
suonato di recente in città, non è vero?”
“Sì! E io sono andata al
loro concerto!” esclamò la bambina con un sorriso pieno d’orgoglio.
“Davvero?” fu la replica
del gigante, che si finse all’oscuro di ciò che Trish gli avrebbe raccontato “E
dimmi, com’è andata? Ti sei divertita?”
La bimba annuì prendendo
un altro sorso di frappé, poi rispose con entusiasmo: “Mi sono divertita
tantissimo! Pensi che ero quasi in cima, erano vicinissimi! Ed è stato il mio primo
concerto senza la mamma! Ero da sola in mezzo al pubblico come le ragazze
grandi!”
“Che brava che sei! Ma non
hai avuto paura?”
“Oh, no…” rispose lei,
scuotendo la testa “Il mio papà era uno degli addetti alla sicurezza, stava
sotto il palco, potevo vedere anche lui!”
“Adesso ho capito… E poi? Che
cos’altro è successo al concerto, Trish?” la incalzò con gentilezza l’agente,
incrociando le dita sul tavolo con un gran sorriso che a Trish non piacque
granché.
“E’ successa una cosa
piuttosto strana…” confermò lei, vaga, incrociando le braccia.
“Hai avuto paura? Ti è
stato fatto qualcosa di male?” continuò a chiedere Marrow.
“No, no! Io sono subito
corsa via! E nessun altro ha visto quel che ho visto io, ne sono sicura! Erano tutti
occupati a vedere come stavo!” replicò la bimba, sicura di sé.
“Ascoltami, Trish… Anche
io so cosa ti è successo. Sono venuti a raccontarmelo. Però voglio sapere tutta
la verità da te. Mi puoi aiutare?”
“Io…” tergiversò la
piccola, un po’ diffidente.
“Sai, Trish” la interruppe
l’agente, con tono calmo ma deciso “Quello che tu hai visto può essere molto pericoloso
per altre persone. Io e altre persone che lavorano con me vogliamo essere
sicuri che nessuno si faccia male a causa di quello che tu hai visto. Quindi,
se parli e mi dici tutte le cose giuste, farai un gran favore a tutta la gente
della tua città e, chissà, forse anche del mondo…”
“Del mondo?!” fece eco
lei, spalancando i grandi occhi grigi.
“Forse sì, piccola. Potresti
diventare una specie di eroina, non saresti contenta?” le disse Marrow,
sorridendole.
La bimba inspirò
profondamente, chiuse gli occhi per un attimo e poi cominciò a raccontare…
“E’ stato lì che hai…?”
domandò Marrow con sguardo allusivo.
“Sì. Ma non ho avuto
paura, sa? Sono rimasta lì a guardare finché ho potuto.” Rispose Trish,
serissima e fiera di sé stessa.
“E sei stata coraggiosa,
cara. Avanti, racconta. Sono tutto orecchie”
“Mi stavo guardando
intorno perché credevo di essermi persa… e ho visto un’ombra sul muro. Stavo quasi
per chiamare papà, credevo che fosse lui, che fosse venuto a cercarmi! Però poi
ho girato l’angolo per vedere chi c’era e mi sono nascosta dietro a una porta
aperta. Avevo visto Danny.”
“Danny?”
“Sì, Danny Jones, il
chitarrista dei McFly, agente!”
“Giusto, giusto! Perdonami.
Và pure avanti…”
“Sì. Era davanti al suo
camerino e si stava togliendo il microfono dall’orecchio, credo, non lo so… E
poi ho visto che… che una parte di lui era… normale, fatta di… di pelle, di
vestiti… ma l’altro lato, quello… quello che io non vedevo bene… era fatto di…
sa, come se fosse un polpo o qualcosa del genere! Era grigio, bagnato e faceva
il rumore come… come di qualcuno che respira forte…”
“E poi? Sei scappata?”
“Sì. Si è girato e mi ha
vista. Sono scappata e ho gridato.”
“Lo giuro, signore.” Confermò
la bimba, affrontando il suo sguardo cupo.
“Bene” concluse lui “Allora
credo che tu ci abbia aiutato moltissimo. Grazie a te potremo capire se le cose
che hai visto sono pericolose o meno. Sei davvero una brava bambina.”
“Gli farete del male?”
domandò tristemente Trish.
“Oh, no, assolutamente no”
mentì l’uomo con un sorriso rassicurante in volto “Noi li aiuteremo a curarsi
se sono malati. Porteremo via da loro tutto ciò che è cattivo. E tu potrai
ascoltare ancora la loro musica. Sei contenta?”
“Meno male!” esclamò la
bimba, alzandosi “I McFly non hanno mai fatto del male a nessuno. E i miei
genitori mi hanno insegnato che, anche se una persona è diversa da te, non si
deve dire sempre e solo che è cattiva.”
“E’ una buona lezione. Questo
vuol dire essere contro il razzismo,
sai?”
“Razzismo?”
“Sì, è una parola che
imparerai meglio quando sarai più grande. Adesso, se vuoi, ti accompagno dai
tuoi genitori e tu potrai andare a casa. Va bene?”
“Sì! Ma prima vorrei
andare in bagno, agente, posso?”
“Mille grazie, faccio
subito!” ringraziò lei prima di saltellare via.
Lui e quelli come lui
avrebbero fatto del male, anche se a lei era stato detto di no.
Una gran bella bugia,
detta, come al solito, con parole buone, dolci e convincenti.
Certo, per lei era stato
facile: tutti credono ai bambini.
La storia che aveva
raccontato era coerente, aveva un senso, era realistica e, in un certo senso,
rispecchiava la realtà, almeno per metà.
Aveva beccato Danny in un
momento sbagliato, questo sì.
Un po’ come trovarsi
davanti qualcuno mezzo nudo!
Per questo era scappata
subito, imbarazzatissima.
Ma non aveva gridato per
la paura, bensì per la vergogna.
E, sì, anche per attirare
un po’ l’attenzione. Le piaceva il rischio di essere scoperta e le piaceva
organizzare piccoli scherzi ai suoi compagni.
Lei sorrise.
“Ti ho visto solo io, non
è successo niente!” si giustificò.
“Ma poteva succedere il
peggio! Quando imparerai, Trish?”
La bimba si voltò a
guardare il suo amico in faccia e, scuotendo la testa, replicò:
“Vi credono
come loro da anni! Cosa vuoi che succeda?! E poi voi già sapete
come uscirne! Basterà
dire che mi sono inventata tutto! E anche se dei dottori vi
esaminassero da capo a piedi, non troverebbero niente di strano!”
“Sì, ma questo non renderà
questi uomini meno sospettosi, d’ora in poi!”
“D’accordo, ma tutta la
gente che avete intorno non crederà mai a una bambina con la mia immaginazione!
Solo qui, in questo palazzo, avranno saputo e sospetteranno! Ma da quanto ho
capito, nessuno deve dire niente a chi è fuori, quando esce di qui! Siete salvi!
Siamo salvi!”
“Lo saremo ancora per
poco, se continuerai con questi scherzi stupidi…” borbottò Danny, chinandosi
davanti a lei e fissandola irritato.
Ancora una volta, lei gli
sorrise e sospirò.
“Ma non piacerebbe anche a
te se andassimo tutti d’accordo?”
“Sì, ma prima loro
dovrebbero smettere di volerci fare fuori!” replicò l’altro.
“Ma sono sicura che non
tutti vogliono che moriamo! Magari c’è gente che vorrebbe conoscerci meglio! Davanti
a loro non ci sarebbe bisogno di nessuna maschera!”
“Trish” la incalzò lui,
mettendole le mani sulle spalle “Tu sei troppo piccola per capire. Ma con il
tempo vedrai anche tu che, se ci mostrassimo a loro proprio adesso come siamo
veramente, non faremmo altro che spaventarli. E noi moriremmo di sicuro. Tra qualche
tempo, forse, ci accetteranno. E allora ci faremo vedere. Ma fino ad allora,
dobbiamo stare nascosti in mezzo a loro e studiarli attraverso la maschera che
portiamo. È così che va.”
“Ma… non è giusto…”
borbottò la bimba, arrabbiata e triste.
“Ehi, ma non hai sempre
detto che la tua maschera ti piace?” la chiese Danny con un lieve sorriso,
accarezzandole la testa.
Trish sospirò e rispose: “Sì.
Tutti mi dicono che sono carina. Però io penso di essere carina anche senza
maschera…”
“Stà tranquilla…” la
rassicurò il suo amico, abbracciandola “Un giorno diranno che senza maschera
sei bellissima. Ne sono sicuro…”
“Danny?”
“Sì?”
“Non posso farmi vedere
neanche da Beth e Adam?”
“No, Trish. No.”
“Ma sono le persone più
buone che conosco… Mi hanno adottata, mi hanno cresciuta!” protestò la piccola, cominciando a
piangere.
“Sono umani, Trish! Non possono
capire!”
Quella era sempre la
solita risposta.
Specialmente se si
trattava di sentire continuamente una risposta del genere.
Cosa c’era di male in lei?
Cosa aveva di tanto brutto
e maligno per gli esseri umani?
Erano forse i suoi grandi
occhi neri a disturbarli?
La testa? Era troppo
grossa ed ingombrante?
Era troppo bassa?
Le sue mani erano troppo
lunghe e scheletriche?
O era la sua pelle, così
viscida e pallida, a spaventarli?
“Già… prima o poi…” le
fece eco la bambina con tono rassegnato.
“Sei una Grigia. La forza
sarà la tua compagna più fedele. Hai capito?”
Danny la guardò con
approvazione, poi chiuse i suoi grandi occhi e scomparve, lasciandola sola.
Uscendo dal bagno e
percorrendo con calma il lungo corridoio, Trish si mise a pensare.
Come tutti i Grigi, anche
lei era forte.
Un mix di carne e
tecnologia. Una fibra poderosa. Un grande intelletto.
Ma un’unica debolezza che non
caratterizzava i suoi compagni: i sentimenti.
Loro non ne avevano, lei
sì. Aveva imparato ad averli, stando a continuo contatto con gli esseri umani. E
aveva capito molte cose.
Evidentemente, non
abbastanza per risultare convincente di fronte a Danny e ai suoi fratelli
maggiori.
Prima o poi, sia i suoi fratelli che gli umani lo avrebbero visto.
***
Angolo delle INFO!
Volete vedere com'è fatto un --->Grigio<---?
Bè, sicuramente l'avrete visto un sacco di volte in TV, sui
giornali o su YouTube.. o magari, chissà, anche davanti a voi :).