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Autore: ragazza_innamorata    16/08/2009    5 recensioni
La favola che viene raccontata ad ogni bambina è che, un giorno, arriverà un principe azzurro che la sposerà e la renderà felice come nessun altra donna al mondo. E quel giorno lei sarà bella, bella come una principessa, e quando sarà vestita di bianco nessuno riuscirà a toglierle lo sguardo di dosso.
[Seconda classificata al contest La fuitina indetto da Hachi92]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga, Tenten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: ragazza_innamorata su EFP, Chià. altrove
Titolo: Don't close your eyes, don't fade away
Genere:
Romantico, Introspettivo, Malinconico
Rating:
14+
Personaggi e Paring:
Neji Hyuga, TenTen, NejiTen, accenni di LeeTen
Avvertimenti:
Nessuno
Introduzione:
La favola che viene raccontata ad ogni bambina è che, un giorno, arriverà un principe azzurro che la sposerà e la renderà felice come nessun altra donna al mondo. E quel giorno lei sarà bella, bella come una principessa, e quando sarà vestita di bianco nessuno riuscirà a toglierle lo sguardo di dosso.
Note dell'Autore:
Per quanto possa sembrare, non è una AU XP In Giappone si può avere sia un matrimonio tradizionale giapponese che uno europeo ^^
Credits: I personaggi di Naruto ovviamente non mi appartengono ma sono di Masashi Kishimoto, altrimenti il manga sarebbe finito da un pezzo, Hinata e Temari sarebbero tre metri sotto terra e io non mi farei il culo a spostare sdraio tutto il giorno in piscina. Allo stesso modo le citazioni sotto il titolo ed in chiusura non mi appartengono, ma sono state sfruttate per fare quattrini dai rispettivi artisti sotto indicati. E l'erba del vicino è sempre più verde, e non ci sono più le mezze stagioni.


Dedicata a Revan, Joan e Lucy, che hanno sopportato i miei dubbi, scleri e quant'altro su questa fanfiction che ho amato - ed amo tuttora, immensamente - e che ho faticato non poco a scrivere, partendo da tutt'altra idea.
E dedicata anche a me, perchè vorrei un ragazzo così anche io e, in questo momento, vorrei solamente che il genere maschile scomparisse dalla faccia della terra, quindi ho bisogno di consolarmi pensando che esistono esseri maschili forniti di spina dorsale come Neji.
E a tutti quelli che leggono e alla mia Kiki, of course.
E basta XD


Don't close you eyes, don't fade away
Is it me, is it you
Nothing that I can do
To make you change your mind
So why are you running away?
(Running away - Hoobastank)

La favola che viene raccontata ad ogni bambina è che, un giorno, arriverà un principe azzurro che la sposerà e la renderà felice come nessun altra donna al mondo. E quel giorno lei sarà bella, bella come una principessa, e quando sarà vestita di bianco nessuno riuscirà a toglierle lo sguardo di dosso.
Che quella favola fosse vera, TenTen non ne dubitava. Le era stato detto di essere bellissima – sua madre, Ino, persino un commosso Maestro Gai, e sicuramente Lee avrebbe pensato lo stesso non appena l'avesse vista entrare a fianco di suo padre – ma che quell'abito bianco portava la felicità, bé, quella era una menzogna.
Altrimenti non avrebbe potuto spiegare le lacrime che minacciavano di sfuggirle e rovinare il paziente lavoro con il trucco compiuto da Ino. Altrimenti pavoneggiarsi con quel lungo abito bianco davanti allo specchio l'avrebbe riempita di gioia e soddisfazione, e della certezza di aver fatto la cosa giusta. Non l'avrebbe fatta sentire triste e priva di scelte.

La porta dietro di lei si aprì lentamente, dandole il tempo di voltarsi per vedere chi stesse entrando – non che non intuisse chi potesse essere , ma avrebbe voluto che non fosse lui.
Neji, una spalla appoggiata contro lo stipite della porta, la fissò gelido. E non gelido come avrebbe fissato un nemico – no, quella era solamente la superba consapevolezza che non avrebbe potuto in alcun modo essere un ostacolo – ma gelido come se lei fosse una traditrice, un essere indegno del suo perdono e dell'amore che veniva riversato su di lei. Era uno sguardo crudele e superficiale, che si fermava agli occhi truccati e all'abito di seta bianca, senza vedere che quegli occhi erano rossi per il pianto trattenuto e che, sotto quell'abito, il suo cuore batteva dolorosamente nel vederlo sulla soglia della sua stanza.
« Sei venuto. »
« Mi hai mandato un invito. » constatò lui, glaciale, inarcando appena un perfetto sopracciglio. E quel tono freddo e distaccato la colpì con maggior violenza di come avrebbe potuto fare con qualcun altro, perché lei, quella voce, l'aveva sentita tenera ed impacciata e premurosa.
Quel tono, usato contro di lei, era una deliberata crudeltà, un segno della distanza che si era creata tra di loro con poche, frettolose parole.
« Non eri obbligato a venire. » implorò lei, chiedendo solamente che lui si voltasse e se ne andasse, lasciando finire quel giorno che, dannazione, stava diventando il più lungo della sua vita. « Speravo che tu non venissi. »
« Avreste dovuto pensarci prima di mandarmi l'invito alle vostre felici nozze, tu ed il tuo quasi marito. » sbottò Neji, facendo un passo avanti nella stanza e chiudendo la porta alle proprie spalle, mettendosi così al sicuro dagli sguardi indiscreti di chiunque avesse deciso di cercare di vedere la sposa prima del tempo. Scattata la chiave nella serratura, si dedicò un momento a contemplare la stanza.
La scrivania tanto ordinata di TenTen era ingombra di cosmetici che, lo sapeva, non appartenevano a lei ma a sua madre o a una delle sue amiche. Lei non era una ragazza del genere, attaccata alle apparenze.
Il letto, quel letto su cui tante volte avevano condiviso momenti di intimità, era sommerso di abiti di varia foggia, tessuto e colore. Era quella la prova peggiore di quello che stava accadendo, quella la cosa che faceva più male. Il loro angolo – un angolo stretto, sul quale due corpi si stringevano nello spazio che sarebbe stato per uno solo – era stato occupato da quella che sarebbe stata la nuova vita di TenTen: non più una ragazza, ma una donna. Non più solo una kunoichi, ma una moglie. E – questa era la cosa peggiore – non sarebbe stata sua moglie, non sua ma di un altro, qualcun altro che l'avrebbe stretta a sé e a cui lei avrebbe parlato con il tono dolce che prima aveva riservato solo alle loro notti segrete. Sarebbe stata una sconfitta, la peggiore sconfitta.
Tutto questo pensava, Neji, mentre si appoggiava contro la porta con la schiena e, distolto lo sguardo dal letto, tornava a fissare TenTen. Ma non disse nulla e rimase in silenzio.
Alzatasi in piedi, la donna strinse i pugni e incrociò le braccia sul seno.
« Vattene. » sibilò, sperando di ferirlo.
Ma era come sperare di sciogliere un ghiacciaio soffiandovi sopra, era qualcosa che esulava dalle sue capacità. Cercare di ferire il gelo con il freddo non avrebbe portato a nessun risultato, né in quel momento né mai.
« No. » fu infatti la risposta, un dolce e velenoso sussurro che le carezzò l'udito ricordandole come quella voce potesse far male in un modo tanto bello da non accorgersene finché non fosse stato troppo tardi.
« Cosa vuoi da me, dannazione! » sbottò allora lei, voltandosi per sottrarre allo sguardo attento del suo interlocutore l'unica, amara lacrima che era scesa a sbavarle il trucco sul lato sinistro del viso « Cosa vuoi da me che io non ti abbia ancora dato? »
« Tutto. » rispose lui, tranquillamente, gelido come solo a lui riusciva essere « Voglio tutte le spiegazioni che non mi hai dato fino ad adesso. »
« Sono così necessarie? Non ti basta sapere che sarò felice? » singhiozzò sommessamente lei, con tanta disperazione da convincere chiunque a non infierire. Ma Neji non era chiunque e, questa volta, non avrebbe accettato le lacrime come risposte.
« No. » sibilò l'uomo, contraendo i muscoli del volto. « Piangere non significa essere felici, TenTen. »
« Perché non mi lasci vivere la mia vita in pace? » lo attaccò lei, la voce più alta di quanto servisse. « Perché non lasci che io sposi qualcuno che mi ama? »
« Perché non capisco come tu possa aver dimenticato troppe cose, me per primo. » la mise a tacere Neji, facendo un passo avanti e sfiorandole appena la guancia con le punta delle dita.
Era fredda, quella mano, come una manciata di neve fresca. E liberatoria, perché sotto quel tocco i singhiozzi si calmarono e il viso congestionato tornò, lentamente, al suo colore naturale. Gli occhi di lei, ancora annebbiati di lacrime, brillarono improvvisamente, inseguendo ricordi mai del tutto assopiti. Fu un secondo solamente, come se le loro anime si fossero incrociate per un attimo. Poi lui ritrasse le dita e fu come se quell'incontro non fosse mai accaduto, e gli occhi arrossati di TenTen cercarono istintivamente il pavimento.
« Non le hai dimenticate. » constatò amaramente Neji, facendo un passo indietro. Le sue dita erano più calde, in cima, lì dove avevano sfiorato la sua pelle. E, anche se aveva sentito sotto i polpastrelli la sensazione del fondotinta, aveva percepito che, sotto quello strato di make up, probabilmente non richiesto, il cuore della kunoichi che aveva tenuto tra le braccia c'era ancora. « Stai solo fingendo di averlo fatto. »
« Perché farci male più del necessario? » sospirò lei, facendo un passo indietro e nascondendo il volto tra le mani « Perché non accettare che non siamo più due ragazzini? »
« C'era questo, tra di noi? » chiese Neji, indossata nuovamente la maschera di ghiaccio che tanto amava portare – perché sì, è più facile fingere che il dolore sia solo per i deboli « Solo una cotta tra ragazzini? »
No, nemmeno per un secondo, urlava dentro sé TenTen, il viso ancora affondato tra le mani, ma crederlo fa meno male.
« Sì. » rispose invece, cercando di controllare la voce che tremava « Nient'altro. »
Ti prego, sussurrava ancora, implorante, ho bisogno di una bugia. Una pietosa bugia, e nient'altro. Ho bisogno che tu mi dica che anche per te non sono stata niente.
« Perché menti anche a te stessa, TenTen? » chiese lui in un soffio, quasi ridendo. La conosceva troppo bene per lasciarsi ingannare da degli occhi truccati ed un abito bianco.
E quando lei, colpita definitivamente da quelle parole, scivolò a terra ed abbandonò ogni maschera, scoppiando in un pianto a dirotto, fu persino troppo facile per Neji riprendere quel posto che, realmente, non aveva mai abbandonato, e sedersi accanto a lei con un braccio attorno alle sue spalle.
Più difficile fu per TenTen ritrovare quei meccanismi che facessero stringere le sue mani sulla stoffa dell'abito del compagno – un kimono da cerimonia incredibilmente liscio, la cui stoffa lucida era una carezza ed una maledizione – e facessero poggiare il suo viso su quel petto che l'aveva tante volte accolta, ma poi tutto si rivelò più semplice, quando furono le lacrime a parlare per lei e a raccontare tutto quello che di non detto c'era.
« Non posso sposarmi. » sussurrò lei, la voce rotta da singhiozzi sempre più deboli via via che la stretta del braccio dell'uomo sulle sue spalle aumentava, schiacciandola contro di lui con violenza « Ma non posso nemmeno non farlo. »
« Smetti di cercare di rendere felici tutti. » la rimproverò Neji, assaporando ancora la sensazione dei loro corpi che si sfioravano, della figura di lei così vicina a fondersi con la sua. « Devi fare una scelta, TenTen. »
O Lee o me, era quello il sottinteso che era rimasto sulle labbra di Neji, non detto. Sarebbe stato troppo crudele sbatterle in faccia che quella era la realtà che si rifiutava di accettare, la scelta che avrebbe dovuto fare tempo prima.
« Neji... » sussurrò lei, la voce rotta dal nodo che le serrava, implacabile, la gola.
Come poteva chiedergli, se diceva di amarla – o meglio se i suoi gesti, le parole di un tempo dicevano questo -, di scegliere tra i due uomini della sua vita?
La forza e la determinazione, il ghiaccio ed il fuoco, tanto diversi che si era scoperta ad amarli entrambi proprio per questa loro diversità.
Era crudele, eppure era così dannatamente tipico di Neji che, in fondo, non riusciva ad odiarlo per averla messa di fronte a quel bivio. Si trattava solamente di scegliere se andare a destra oppure a sinistra, sperando di aver imboccato la strada più breve e comoda. In una parola, la migliore.
« TenTen? » la voce di sua madre, fuori dalla porta, la richiamò alla realtà che stava vivendo. La strada che aveva imboccato era lì, cominciava appena fuori da quella porta. « Sei pronta? »
« Vai via. » sibilò presa dall'ansia TenTen, spalancando la finestra per permettere a Neji di uscire, terrorizzata all'idea che sua madre lo vedesse lì, in quella stanza.
Lo sguardo che lui le rivolse - intenso, intimo, una mano appoggiata sul vetro della finestra – fu solo un fugace attimo prima che Neji si chinasse a baciarla come non l'aveva mai baciata in tante notti insieme. Violento, possessivo come solo lui era, le morse le labbra, cercando di trasmettere a lei il dolore quasi fisico della gelosia che provava nel sapere che qualcun altro aveva baciato quella bocca oltre a lui.
Non disse nulla – il tempo delle parole vuote, così come quello dei giochi da bambini, era passato -, limitandosi a saltare con eleganza sul ramo dell'albero di fronte alla casa e a tenderle la mano in un gesto eloquente. Quanti baci si erano scambiati in quella posizione assurda, lei tesa fuori dalla finestra, lui in piedi là sopra, poco prima che lui sparisse nel buio dopo una notte insieme!
Vieni con me! sussurrava quel gesto, dolce e tentatore.
« Arrivo. » mormorò TenTen passandosi una mano nell'acconciatura ormai sfatta, il rossetto sbavato da quel bacio, le labbra arrossate per i morsi e socchiuse per cercare di respirare. Sul momento, non seppe nemmeno lei se avesse risposto a sua madre o al tacito invito di Neji.

Le campane suonavano, e fuori dal luogo della cerimonia il padre della sposa attendeva la figlia fumando una sigaretta dopo l'altra, ma la sposa non arrivò mai.

Yeah you and me we can ride on a star
If you stay with me girl
We can rule the world
(Rule the world – Take that)


Ho pubblicato ancora su EFP, terra inghiottimi. Ho una coerenza inferiore allo zero persino con me stessa, terra inghiottimi un'altra volta.
Ma l'ho fatto solo per Kiki, che è stata tanto cara e veloce da farmi trovare i risultati - ed un meraviglioso secondo posto - nel momento esatto in cui ne ho avuto bisogno.
Non è un ritorno, ma un regalo ad una cara amica. Ti voglio bene tesoro mio ♥


Dimenticavo XD Il bannerino che è stato fatto per la mia fanfiction!

bannerino **
  
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