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Autore: Final_Destiny98    02/08/2020    1 recensioni
È solo uno dei tanti motivi per cui il caldo non ti piace per niente, e io li conosco tutti. Solo per una ragione ancora lo apprezzi, un ricordo che, lo so, porterai con te per tutta la vita. Ti ho dato il primo bacio proprio in una giornata come quella di oggi, e anche la nostra prima volta è stata d’estate – ma era notte ed eravamo vicini al mare quindi le temperature non erano così alte come durante il giorno. Sei legato a questa stagione perché alcuni dei tuoi migliori ricordi con me vi sono avvenuti, e una persona come te non può ignorare una simile cosa. Ti conosco, Akaashi, come il palmo della mia mano, anche se spesso tendo a non dimostrarlo.
[BokuAka week day 3: firsts
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi faceva caldo, quasi non si respirava. L’unica consolazione era la doccia fredda che, però, aiutava solo per nemmeno un’ora prima che il sudore iniziasse a scivolare lentamente lungo la pelle. Odi questo periodo dell’anno come poche cose al mondo e io lo so; ti guardavo mentre rimanevi immobile per alcuni secondi dopo esserti alzato in piedi perché la tua pressione bassa ti impedisce di iniziare subito a camminare. Dici che ti sei abituato ormai, ma io so che in realtà ti dà fastidio e non vedi l’ora, ogni volta, che quel piccolo attimo finisca. È solo uno dei tanti motivi per cui il caldo non ti piace per niente, e io li conosco tutti.

Solo per una ragione ancora lo apprezzi, un ricordo che, lo so, porterai con te per tutta la vita. Ti ho dato il primo bacio proprio in una giornata come quella di oggi, e anche la nostra prima volta è stata d’estate – ma era notte ed eravamo vicini al mare quindi le temperature non erano così alte come durante il giorno. Sei legato a questa stagione perché alcuni dei tuoi migliori ricordi con me vi sono avvenuti, e una persona come te non può ignorare una simile cosa. Ti conosco, Akaashi, come il palmo della mia mano, anche se spesso tendo a non dimostrarlo. Non ti sembra assurdo che tutti pensino a me come ad uno sciocco? Non sei l’unico della coppia ad analizzare l’altro. Sai, tengo a te, e mi spendo per farti stare bene: ho imparato a capire quando intervenire per darti una mano nei momenti in cui più ne hai bisogno.

Ti scrivo questa lettera con un ventilatore acceso e fisso su di me, perché in fondo anche io soffro un po’ le alte temperature – tranne quando siamo a letto, sia chiaro: lì le adoro. La scrivo, la prima nella mia vita, solo per lasciarti qualcosa di me quando sarò via con la squadra. So che non è da me e che sarai molto sorpreso, ma spero in questo modo di dimostrarti ancora quanto io tenga a te in modo speciale; e, mi raccomando, ricordati di dirmi come va al lavoro. So che sei triste perché non puoi venire con me, ma non ti devi preoccupare: io so che ci sei anche se non ti vedo vicino, perché in fondo ti ho sempre con me nel cuore.

In questi giorni stavo pensando a tutta la nostra storia. Sai, gli anni del liceo e anche gli ultimi che abbiamo passato insieme; mi sono reso conto di non riuscire a trovare un attimo in cui io mi sia davvero annoiato con te. Quello che sto cercando di dire è che sei una persona davvero interessante, Akaashi – ti prego apprezza il linguaggio e fammi sapere se le parole sono usate nel modo giusto. Mi sto trattenendo dall’inserire un sacco di cuori disegnati solo perché vorrei che questi fogli fossero una cosa seria e che tu possa leggerli senza essere disturbato da qualche scarabocchio senza senso. Lo so che a te non danno fastidio, però questa volta ci tengo davvero: voglio scrivere qualcosa di bello come tu fai di solito, qualcosa che ti sorprenda e ti faccia sorridere. Un po’ come una dichiarazione, e in effetti suona molto come una di queste.

Comunque, dicevo, ripensavo alla nostra storia. Ricordo che la prima volta che ti ho visto ho subito pensato che tu fossi interessante, una persona rara che non si incontra tutti i giorni. Mi hai sempre detto che sono stato l’unico, e invece io ti dico che tutti i nostri compagni hanno pensato la stessa cosa quel giorno. È davvero facile fare amicizia per me, lo sai, e subito tra di noi è scattato qualcosa: il capitano della squadra aveva una cotta clamorosa per il nuovo arrivato. Un po’ un cliché se ci penso, ma i miei sentimenti erano ricambiati e quindi non me ne lamentavo: mi bastava essere felice con te, ed è quello che mi basta anche ora. Siamo più grandi, sì, ma Keiji io ti amo ancora come la prima volta che ti ho guardato negli occhi per dirtelo e questa è una cosa che, te lo assicuro, non cambierà mai. Sei la mia persona, l’unica che voglia accanto per tutta la vita e che sarà in grado di renderla importante e memorabile.

Mi sento un po’ sdolcinato, tu cosa ne pensi? Credo vada bene per una lettera d’amore piena di prime volte e sentimenti. Spero che ti piaccia anche se è così tanto rose e fiori.

In questo momento dormi tranquillamente nella nostra camera, io sono in cucina per non disturbarti; pensare che tra poche ore ti saluterò per tanto tempo mi rende triste e per questo motivo non posso fare a meno di ricordare tutto quello che abbiamo vissuto insieme: i pomeriggi a studiare, gli allenamenti fino a tardi, le nazionali e tantissime altre cose che ricordo alla perfezione. A volte mi chiedo perché tra tutte le persone che sicuramente avevano messo gli occhi su di te tu mi abbia scelto, sai: avresti potuto avere chiunque, eppure hai deciso che proprio io ero il più adatto. Mi sono sentito fortunato e ancora quell’emozione c’è, la stessa che mi regala la vittoria di una partita importante e forse addirittura più grande. L’adrenalina dovuta ad una partita svanisce, quella sensazione di euforia che nasce quando penso a noi sembra invece non avere mai fine, un po’ come una magia in una favola.

Comunque, tagliando un po’ per evitare di annoiarti troppo, ti ricordi della prima volta in cui ci siamo baciati? Io sì, benissimo. Ti avevo chiesto di uscire con un coraggio che nemmeno io mi sarei aspettato e tu avevi detto di sì dopo avermi guardato per un paio di minuti in totale silenzio, quasi avessi bisogno di tempo per capire se davvero avevo detto quelle quattro parole – “ti va di uscire?” - o meno. Sono stati alcuni dei minuti più lunghi di sempre, dico davvero: avevo paura di un rifiuto, anche se sarebbe stato dato con gentilezza da parte tua. Non sapevo che cosa avrei fatto nel caso in cui mi avessi detto di no, ma per fortuna hai accettato quindi non me ne preoccupai a lungo. Ammettilo, Akaashi, che il nostro primo appuntamento l’ho organizzato davvero male e avresti voluto davvero metterti le mani nei capelli. Il cinema era chiuso proprio quel giorno della settimana e mi ero dimenticato di prenotare al ristorante, quindi siamo dovuti andare in un piccolo locale a bere aranciata e a parlare del più e del meno facendo finta che quello fosse il piano originale della serata. Cercavo di farti ridere e allo stesso tempo di capire se ti sentissi a tuo agio, e se devo essere sincero ancora adesso potrei descrivere quel piccolo sorriso sul tuo viso che trasmetteva tutta la tua calma e felicità del momento – ai tempi non lo sapevo, ma per te è davvero difficile aprirti con le persone quando le conosci. Non era la prima volta che mi sorridevi, ma in quel momento eravamo soli ed ero certo che fosse dovuto proprio a me.

Forse in quel momento mi sono innamorato. Ho guardato il tuo viso dalla pelle chiara in cui erano incastonate due gemme di incerto ma particolare colore tra il verde e l’azzurro, ho osservato la linea sottile del tuo naso e mi sono reso conto che, davvero, eri la persona più bella che avessi mai visto. Come diresti tu, l’unico fiore sbocciato di cui mi importasse in un campo rigoglioso, o la stella più luminosa e allo stesso tempo misteriosa di sempre. Eri come una calamita, e io non potevo fare a meno di starti accanto. Mi sono innamorato in pochi mesi di una persona che prima nemmeno conoscevo, ed ero certo che anche in futuro non ne avrei potuto fare a meno.

Così è, in effetti. Non posso proprio pensare a me senza di te, e vorrei che te lo ricordassi in questo periodo di tempo che passeremo separati. Se anche mai avrai dei dubbi su di me, su quello che sto pensando, su cosa io stia facendo, ricorda che sei sempre nella mia mente quasi fossi tu a dirigerla. Da quella sera al locale sei sempre stato tu il mio motore, colui per il quale mi sono mosso e al quale volevo rimanere accanto. Volevo che tu avessi da parte mia tutto il supporto possibile e dissi a me stesso proprio la sera del nostro primo appuntamento che mi sarei impegnato per renderti felice in qualche modo.

Quando siamo usciti dal locale siamo andati a casa, ricordi? Era passata la mezzanotte, avevamo parlato così tanto sena nemmeno rendercene conto. Abbiamo camminato vicini, e io ero in imbarazzo: volevo tenerti per mano, ma non sapevo se tu fossi d’accordo così mi limitavo a farle sfiorare. Sei stato tu, poi, a stringere la mia facendo intrecciare le nostre dita, e io ero così felice che avrei potuto iniziare a ballare proprio in quel momento nel bel mezzo della strada sotto gli occhi dei passanti – la nostra città non dorme mai, ancora tantissime persone dovevano ancora rientrare a casa. Le nostre mani sono rimaste unite per tutto il tragitto e il cuore batteva in fretta nel mio petto; ero la persona più felice del mondo e, anche se può sembrarti banale, sentivo che in quel momento, con te accanto, avrei potuto fare qualsiasi cosa. Persino in metropolitana non ci siamo mai separati, e tu hai appoggiato teneramente il capo sulla mia spalla evidentemente stanco dalla giornata – ti ho anche dato un bacio leggero tra i capelli, mentre con il pollice accarezzavo lentamente il dorso della tua mano. Siamo rimasti in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, senza che fosse imbarazzante: bastava che fossimo insieme e in qualche modo ci saremmo sentiti bene.

Non ricordo molto bene solo il tragitto dalla metro fino a casa tua. Ti avevo accompagnato allungando un po’ il tragitto verso la mia, ma non volevo smettere di stare vicino a te. Camminavamo lentamente, quasi non volessimo mettere fine a quella serata, e quando ci siamo fermati siamo rimasti immobili per alcuni secondi. Probabilmente ti ho detto una cosa come “Ci vediamo”, e tu hai annuito, ma in realtà i nostri visi si avvicinavano lentamente sempre di più. Ci siamo guardati per alcuni secondi e io ti ho sorriso prima di, finalmente, annullare tutte le distanze tra di noi. Ricordo che la stretta delle nostre mani diventava più forte ogni secondo, mentre con l’altra che avevo libera ti accarezzavo il viso. È stata una cosa molto dolce, vero? Ancora adesso quando ci penso posso sentire i brividi lungo tutto il corpo e le palpitazioni; il ricordo di quel bacio è ancora così vivo nella mia mente che ne provo le sensazioni, come il calore delle nostre mani unite o le carezze tra i capelli che mi accarezzavi. Per mesi ho pensato che avrei voluto una fotografia di quell’istante, ma riflettendoci ho capito di non averne nemmeno bisogno: le cose più importanti, la sicurezza che mi hai trasmesso, l’amore che ho ricevuto, quella sensazione di completezza che ho provato, tutto era ed è ancora racchiuso dentro di me.

Quando ci siamo separati, sei arrossito almeno quanto me e hai appoggiato la fronte contro la mia spalla. In quel momento aggiunsi al mio piano di renderti felice anche quello di proteggerti sempre. Sto tentando di farlo, Keiji, e spero di star riuscendo nel mio intento.

Non credo di averti mai detto apertamente queste cose. Non sono molto bravo con le parole e non ho nemmeno idea se questa lettera sia o meno scritta bene, ma spero che tu sappia che tutto quello che sto cercando di dirti è vero, Keiji. Sei la mia metà e niente al mondo potrà cambiare questa cosa: hai il mio cuore tra le tue mani e puoi farne ciò che vuoi, l’unica cosa che non cambierà mai sarà il mio amore per te. Davvero, non credo di essere mai stato così sdolcinato come ora, ma è uno degli effetti che hai su di me. Hai cambiato tutte le mie carte in tavola solo sedendoti al tavolo, e all’improvviso la vittoria che pensavo di avere in pugno è diventata una sconfitta.

Ho perso contro di te, Keiji. E in verità non sono nemmeno triste, perché grazie a questo ora ti ho accanto tutti i giorni; è una sconfitta falsa e sono contento che sia successa. Sai, credo che una vita senza amore sia una vita un po’ assurda; forse se tu non fossi arrivato nella mia vita non me ne sarei mai reso conto, ma ora che ti ho accanto non penso riuscirei a farne a meno. Penso che poche cose avrebbero ancora senso, persino che la Terra giri intorno al Sole: questo perché tu sei il mio, e se sparissi allora mi sentirei perso.

In questo momento ho in mente tantissime canzoni che vorrei farti ascoltare. Probabilmente questa notte non dormirò, potrò farlo domani in aereo, quindi dopo aver finito la lettera ti farò una playlist e le inserirò tutte, così potrai ascoltarla quando vai al lavoro in macchina.

 

Era strano leggere quelle parole dopo il funerale di Koutarou. Akaashi abbassò i fogli, leggermente rovinati dopo essere stati tra le sue mani tante volte, e pianse tutte le lacrime che aveva ancora dentro di sé. Le aveva lette decine di volte, ma solo una dopo che tutto quello era successo. Avevano un effetto totalmente diverso e se non fossero state scritte dal ragazzo di sua mano probabilmente le avrebbe buttate, bruciate, avrebbe tentato di dimenticarle. La lettera continuava con la descrizione della loro prima volta, del loro primo viaggio, e terminava con un “Ci vediamo presto, ti amo” che ad Akaashi suonava più amaro di qualsiasi altra cosa al mondo.

Keiji pensava che tutto fosse finito troppo presto. Non sapeva se l’avrebbe mai davvero accettato, ma aveva sicuramente bisogno di tempo. Koutarou era uno sportivo, nessuno credeva che avrebbe avuto quel genere di problemi.

Era successo, invece. In fretta, come una pugnalata, se n’era andato. Keiji aveva urlato e pianto come mai aveva fatto, aveva rifiutato di mangiare per giorni. Tutto gli sembrava diverso.

Chiuse i fogli e li appoggiò sul comodino della loro stanza, incapace di andare avanti con la lettura.

   
 
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