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Autore: Final_Destiny98    08/08/2020    0 recensioni
Avrebbe dovuto avere paura, lo sapeva. Chiunque l’aveva avvisato del fatto che non era una cosa normale, che qualche demonio doveva essere entrato in quell’enorme castello che si ritrovava come casa, ma lui sentiva in fondo al cuore che stavano sbagliando. La creatura che ogni notte lo stringeva doveva necessariamente essere positiva, non aveva nessun’altra spiegazione: si prendeva fin troppo cura di lui per volergli male. Quello su cui invece Akaashi dava loro ragione era la natura di quell’essere: sicuramente non era come tutti loro, bensì aveva qualcosa di divino che lo rendeva non comune, assolutamente unico e, soprattutto, da lui irraggiungibile.
[Bokuaka week day 8: Secret Admirer/Mytholoy]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  Era notte fonda, e aveva freddo. Fuori dall’edificio la pioggia cadeva incessante provocando un rumore piacevole che conciliava il sonno; continuava da ore, ormai, e il cielo sembrava una grande, enorme fontana aperta. Akaashi guardò fuori dalla finestra priva di vetro le piccole gocce che si scontravano con il davanzale in pietra. Attendeva in silenzio che lui, il ragazzo che ogni sera sentiva stendersi accanto a lui, si presentasse: non aveva mai visto il suo volto, ma conosceva la sua voce come se fosse la propria. Non si palesava mai durante il giorno, ma ogni notte entrava nella sua stanza e dormivano assieme.
  Avrebbe dovuto avere paura, lo sapeva. Chiunque l’aveva avvisato del fatto che non era una cosa normale, che qualche demonio doveva essere entrato in quell’enorme castello che si ritrovava come casa, ma lui sentiva in fondo al cuore che stavano sbagliando. La creatura che ogni notte lo stringeva doveva necessariamente essere positiva, non aveva nessun’altra spiegazione: si prendeva fin troppo cura di lui per volergli male. Quello su cui invece Akaashi dava loro ragione era la natura di quell’essere: sicuramente non era come tutti loro, bensì aveva qualcosa di divino che lo rendeva non comune, assolutamente unico e, soprattutto, da lui irraggiungibile. Non sapeva infatti perché avesse scelto proprio lui per quella sorta di ruolo da consorte, ed era proprio quello uno dei motivi per cui non vedeva l’ora di avere quel confronto con lui, seppur fosse stata l’unica cosa che la Creatura gli aveva severamente vietato. Potevano dormire insieme tutte le notti, la sua vita era dotata di agi che le altre persone potevano solo sognare, ma non poteva assolutamente guardare il suo viso – pena il fatto che tutto ciò che aveva, compresa la sua presenza, sarebbe svanito.
  Aveva più paura di quello che della Creatura in sé. Continuava a chiamarla in quel modo, non certo della sua vera natura, anche se dalle notti che passavano insieme poteva capire molte cose. Ogni volta era come se la sua vista si offuscasse, sicuramente grazie alla presenza divina dell’altro; non riusciva a vedere nessun dettaglio nemmeno volendo. Ma sapeva di poter cogliere la Creatura di sorpresa, e a costo di perdere tutto, quella volta non si sarebbe lasciato intimorire e fermare da nessuno. Aveva deciso, ormai, e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
  La pioggia continuava a cadere, e il vento ululava passando attraverso i rami della foresta all’esterno. Ancora nulla accennava ad accadere e il ragazzo dagli occhi azzurri si chiese se mai sarebbe arrivata quella sera. La mezzanotte doveva essere da poco passata, ma non accennava ad arrendersi: sapeva che prima o poi si sarebbe presentato. Un lampo squarciò la tela buia del cielo e per alcuni secondi Akaashi riuscì a scorgere le chiome degli alberi mosse dal forte vento.
  La sua mente tornò alle prime volte in cui tutto quello era cominciato. Era stato costretto a trasferirsi in quel palazzo isolato in quanto ultimo figlio di una famiglia numerosa; per i primi tempi era stato convinto che non sarebbe riuscito a cavarsela, difficile com’era gestire un tale ambiente isolato da qualsiasi luogo sociale, ma all’improvviso tutto era cambiato. Una mattina si era svegliato e tutto il palazzo era stato arredato da qualcuno in modo da essere più lussuoso che qualsiasi corte. La tavola era stata imbandita con i migliori piatti, i pavimenti lucidati a specchio: tutto era come Akaashi aveva sognato anche solo la sera prima. Quello che più lo sconvolse, però, fu che sembrava che tutto si preparasse da solo: lui non aveva bisogno di fare assolutamente nulla. Era una magia, e all’inizio non capiva chi o che cosa l’avesse fatta, né le conseguenze di tutto quello che stava vedendo: forse avrebbe dovuto offrire un sacrificio? O forse era tutto un sogno e subito si sarebbe svegliato di nuovo solo nel suo triste seppur grande palazzo. Tuttavia quegli strani eventi erano continuati per giorni, finché alla fine non si era arreso all’idea che qualcuno di superiore doveva aver avuto un occhio di riguardo per lui e lo stava aiutando ad affrontare quella vita solitaria in maniera più confortevole – aveva agito di conseguenza, ovviamente, sacrificando quanto necessario per ringraziare le creature superiori di quella benevolenza.
  Pensava che le sorprese fossero finite, ma avrebbe dovuto aspettarsi altro visti gli eventi straordinari che accadevano nel palazzo. Una sera come le altre si era steso nel suo ormai comodo letto e aveva chiusi gli occhi, stanco da una giornata passata a caccia per tenersi impegnato – non che avesse le armi adatte, ma cercava di cavarsela comunque in qualche modo. Gli era sembrata una notte comune, ma qualcosa invece l’aveva scosso dal suo stato di dormiveglia.
  «Non muoverti. Non voltarti», sentì dire.
  Aveva avuto paura. Forse qualcuno era entrato nel palazzo e aveva intenzione di ucciderlo per rubare tutta quella ricchezza comparsa all’improvviso; forse il prezzo da pagare per quei giorni di agio era proprio la sua vita, e ormai non poteva più tirarsi indietro. Avrebbe potuto supplicare di essere liberato, ma si era accorto con terrore che non riusciva nemmeno a separare le labbra. Si era arreso al suo destino, aveva chiuso gli occhi ed era rimasto immobile finché quella creatura non si era avvicinata a lui fino ad appoggiarsi sul letto.
  «Non voglio farti del male. Sono chi ha regalato alla tua vita gli agi di cui godi, la tranquillità e la sicurezza», spiegò.
  Akaashi aveva compreso che il motivo per cui nessuno ancora era arrivato e aveva fatto strage di lui era perché veniva costantemente protetto da quell’essere. Aveva provato a rilassarsi, ma non aveva osato voltarsi: sapeva bene a cosa andava incontro chi osava guardare una di quelle creature direttamente negli occhi. La Creatura aveva ripreso a parlare con voce gentile.
  «Tutto quello che ti chiedo sono due semplici cose. La prima è di non essere mai curioso riguardo la mia identità; la seconda, invece, è di ricambiare il mio amore».
  Gli era sembrata una richiesta folle. Non avrebbe mai potuto amare una persona senza mai vederla. Non avrebbe mai potuto, inoltre, ingannare in quel modo quella creatura – sia per timore, sia per buon cuore: non amava illudere le persone, non amava le bugie. Prima però che potesse dire qualsiasi cosa, l’altro aveva parlato di nuovo.
  «Non sei obbligato a farlo, so bene che sarebbe assurdo da parte mia chiedertelo. Se non ricambierai il mio amore, ti prego di accettare almeno la mia compagnia: non ci saranno conseguenze per tutto ciò che ti ho donato. Tuttavia la prima condizione è inviolabile: in caso contrario, tutto questo svanirà.»
  Aveva accettato, anche se tutto gli era sembrato assurdo. Per i primi mesi erano stati lontani, come amici: la Creatura gli aveva parlato del mondo, dell’avventura, di terre lontane e sconosciute, e di sentimenti umani in una maniera che lui non aveva mai sentito. Lentamente, giorno dopo giorno, aveva iniziato a provare affetto e poi si era innamorato del tutto.
  Era iniziata così la loro storia. Non aveva idea di chi o che cosa fosse, si lasciava guidare da lui come se fosse l’unico al mondo degno di fiducia. Sapeva che c’era qualcosa di sbagliato in tutto quello, ma per mesi interi non era riuscito a smettere: con lui, la sua voce, il suo amore, non si sentiva più solo. La sua famiglia lo aveva lasciato a se stesso, aveva vissuto per tempo isolato, e aveva sentito la mancanza di qualcuno che si interessasse a lui. Era certo, però, che il suo non fosse solo bisogno di affetto: si conosceva abbastanza da sapere che non avrebbe mai fatto del male in quel modo a nessuno.
  Aspettava, dunque. Teneva gli occhi fissi sulla finestra, al contrario di quello che faceva di solito. Voleva sapere chi fosse quella Creatura a cui da mesi aveva ormai donato il cuore e l’unico modo che aveva per scoprirlo era rischiare il tutto per tutto quella sera. Strinse leggermente le lenzuola candide e, in meno di un secondo, apparve: sembrava un ragazzo alto, dal corpo tonico e dal viso gentile. I suoi capelli parvero ad Akaashi morbidi, mentre gli occhi erano dello stesso colore caldo e liquido del nettare. Aveva le ali: erano bianche, enormi, avrebbero potuto avvolgere due persone. 
  Akaashi trattenne l’istinto di alzarsi i piedi per accarezzarle.
  «Ti avevo detto di non farlo, Keiji», gli disse con sguardo triste.
  Annuì. Lo sapeva, l’aveva avvisato, ma non era riuscito a trattenersi. E solo in quel momento si rese conto che la sua curiosità poteva significare la fine di qualsiasi loro rapporto. Sentì immediatamente il cuore in gola e iniziò a pensare velocemente.
  «Lo so, mi avevi avvisato. Non andare via ora», lo pregò. La saliva sembrava incollata alla sua gola, lo rendeva incapace di parlare. «Farò qualsiasi cosa. Rendimi cieco, se vuoi. Sarà un giusto prezzo. Ma non andare proprio adesso. Io sono innamorato di te».
  Era una dichiarazione dettata dal panico, dal terrore di vederlo svanire davanti ai suoi occhi. Ad Akaashi non importava del lusso, dell’oro o di qualsiasi altra cosa: voleva solo poter rimanere accanto a lui finché avrebbe avuto vita. Si alzò in piedi, ma gli sembrò di peggiorare la situazione e si fermò. Rimasero immobili in quella stanza mentre il vento ancora soffiava forte e il tempo sembrava non scorrere più. Si pentì della sua decisione e la lodò dopo solo alcuni secondi, e fece lo stesso tantissime volte prima che l’altro si avvicinasse lo stringesse tra le sue braccia. Keiji si aggrappò immediatamente a lui, e le grandi ali bianche lo circondarono per proteggerlo dal freddo.
  Aveva ormai chiaro chi fosse, non c’era bisogno di pronunciare alcun nome.
  «Non so cosa ci accadrà d’ora in poi. Ma ti proteggerò ad ogni costo», lo sentì dire.
  Koutarou, ecco chi era. L’Amore.
  «Mi basta averti accanto», rispose.
  L’altro lo strinse in un abbraccio che valeva più di mille parole.

   
 
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