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Autore: Maki Tsune    11/08/2020    0 recensioni
Quale storia si potrebbe raccontare se i personaggi di Miraculous avessero vissuto nel periodo di fine 1800 proprio durante la costruzione della Tour Eiffel e dell'Esposizione Universale? Questa storia mostra i personaggi non più adolescenti ma nella prima fase adulta, (20-25 anni) che affrontano la vita e le difficoltà senza miraculous magici ma comunque con maschere, mistero, amicizia e amore.
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Adrien riuscì a stampare in tempo record i biglietti, contando i 35 Stati e un migliaio di persone in più, per la festa patriottica che avrebbe dato al suo ultimo giorno disponibile per trovare la dama.

Seduto sul divano di camera sua con una caviglia sul ginocchio e con un bicchiere in mano che, girando dolcemente, faceva muovere il vino rosso al suo interno, guardò il foglietto di carta piccolo quanto una cartolina e rigida quanto una copertina di una rivista. Raffigurava, a disegno colorato e nel lato sinistro, due persone che ballano in maschera e aveva richiesto che i due protagonisti fossero vestiti da gatto nero e coccinella. Non li rispecchiava affatto. A destra c’era la scritta in grande e trionfante di colori francesi “Celebriamo la Francia!” più in piccolo, al di sotto del titolo, c’era la scritta “festa in maschera alla Villa Agreste ore 20.00” e ancora sotto c’era una nota importante “i partecipanti dell’Inaugurazione all’Esposizione Universale sono pregati di vestirsi in maschera utilizzando i vestiti di quella sera.”

Adrien si fissò su quel disegno con il vestito rosso a pois neri e il viso si irradiò nella speranza di rivederla.

“Credo che così possa andar bene. Ora è il momento della consegna.”

Si avvicinò al tavolino e lasciò il foglietto sulla superficie, mentre si portò alle labbra il bicchiere nello stesso tempo cui la sua schiena si appoggiò di nuovo al divano. Sorseggiò con gusto e assaporò, riempiendo la sua testa di pensieri.

 

L’avrebbe vista davvero? Cosa avrebbe fatto se la dama si fosse presentata? Il suo cuore iniziò a battere più velocemente al solo pensiero. “Ah! L’amour!” Sospirò Adrien.

Poi pensò a Chloé ed alla discussione con il padre. Non poteva amarla, il suo cuore era già impegnato.

 

Finì di bere il suo vino e lasciò il bicchiere sul tavolino vicino all’invito.

Si alzò dal divano guardando gli oggetti sul tavolino e si mise le mani sui fianchi. “Mia cara milady, spero tanto tu mi possa portar fortuna. Almeno salvami dal matrimonio con Chloé, se non posso avere il tuo amore.” Sorrise amaramente pensando alla possibilità che il suo amore non venisse ricambiato dalla coccinella.

Si strofinò gli occhi e il viso, dirigendosi verso il letto con l’altra mano ancora sul fianco. Si spogliò di giacca, cravatta, gilet e camicia mettendoli su una sedia in modo che non si sgualcissero e lasciò lì accanto anche scarpe e calze. A piedi nudi e a torso nudo, vestito solo di pantaloni, tolse la coperta che copriva il letto e si sdraiò comodamente con la testa sul cuscino morbido. La sua testa sprofondò lentamente nel cuscino e quella sensazione di benessere, con i muscoli che si rilassavano, lo coccolarono in un sonno tranquillo.

 

Il giorno dopo Adrien venne svegliato da Natalie che gli ricordava i suoi impegni giornalieri.

Assonnato e stiracchiandosi ancora nel letto, si girò dando le spalle a Natalie e mettendosi il cuscino sulla testa.

“Signorino, sa benissimo che non può mancare ai suoi impegni, inoltre tra meno di un’ora inizia la sua lezione di scherma.”

Adrien spalancò gli occhi e si sedette di scatto facendo volare via il cuscino al suo lato. “È vero! Me ne ero dimenticato! Ha anticipato la lezione, oggi.” Si mise le mani tra i capelli e di fretta scese dal letto king size dirigendosi verso il bagno.

“Per questo motivo la sveglio ricordando i vostri impegni.” Sottolineò Natalie avvicinandosi al bagno senza entrare.

“Grazie Natalie. Sai benissimo che lo apprezzo anche se a volte vorrei dormire un po’ di più.” Rispose dal bagno, facendo scorrere l’acqua dal rubinetto e lavandosi faccia e denti.

“Basta andare a letto presto. Faccio sempre in modo che, in base alla giornata, riesca a dormire il giusto tempo per poi ricominciare la giornata riposato.”

“Natalie non te ne sto facendo una colpa. Solo che, ogni tanto, vorrei non avere troppi impegni.” Disse uscendo dal bagno a torso nudo com’era entrato e andando a mettersi la camicia lasciata sulla sedia.

“Mi pare difficoltoso visto le innumerevoli attività e impegni che si prende da solo. Io cerco solo di gestirli al meglio.”

“Innumerevoli attività? Sono così tante?” Disse sedendosi sulla sedia e mettendosi le scarpe.

“Sì, se vuole contare le lezioni di scherma, karate, pallacanestro, poi le lezioni di cinese, di altre lingue come l’alfabeto morse, essere modello per suo padre, le lezioni di pianoforte, la sua istruzione culturale e in aggiunta essere partecipe dell’Esposizione Universale. E potrei aggiungere altro visto che ogni giorno ha qualcosa di nuovo, come per esempio l’organizzazione di questa festa patriottica.”

“Non mi aspettavo che me li elencassi tutte. Ma in effetti hai ragione, me le cerco da solo.” Si sistemò il gilet da sotto la giacca e la cravatta.

Natalie lo aiutò, sistemandogli il colletto e pulendogli le spalle rendendolo perfetto.

“Le consiglio di fare colazione se vuole avere le forze per la scherma.”

“Hai ragione. Come sempre. Ma tutto ciò mi mette fretta.”

“Non ne ha motivo, è ancora in tempo.” Disse Natalie estraendo dal suo giacchetto un orologio e osservando l’orario. Poi lo rimise al suo posto e guardò il giovane dai suoi occhiali. “Ha il tempo per fare colazione e subito dopo verrà accompagnato alla sua lezione di scherma.”

“Allora vado a fare colazione e me ne vado. Devo solo chiederti un’ultima cosa. Gli inviti della festa vanno consegnati prima di tutto ai partecipanti dell’Esposizione e questa deve essere una priorità. I rimanenti vanno consegnati agli amici, collaboratori e qualche altro conoscente. Puoi farlo?”

“Me ne occuperò io, signorino.”

“Ti ringrazio, Natalie.”

Adrien andò a fare colazione come di consuetudine, da solo sul lungo tavolo. Appena finito uscì e venne accompagnato alla lezione da un uomo che gli faceva anche da guardia del corpo. Un uomo nella media con capelli brizzolati, spalle larghe, muscoloso e raramente sorrideva.

 

Una volta arrivato a lezione, il professore Armand D’argencourt presentò i nuovi partecipanti.

All’improvviso si presentò una nuova persona vestita con l’abbigliamento da scherma ma al posto di essere bianco era rosso. Chiese di potersi unire con il resto della squadra ma le venne rifiutato.

Questa risposta non venne accettata e insistette ancora proponendogli un accordo.

“Fatemi battere con il migliore del vostro corso e se lo sconfiggerò, mi meriterò il posto che vi sto chiedendo.”

“Non si tratta di questo. Sono già al completo e non posso prendere un allievo in più. Le iscrizioni sono concluse ieri sera, dov’eri se ci tenevi tanto a partecipare?” Domandò l’insegnante.

“In viaggio. Sono arrivato nella notte dal Giappone e devo poter entrare in questa scuola. Lasciatemi provare. Se non sono degno di farne parte allora me ne andrò, ma se lo sono, vi assicuro che non vi deluderò come allievo ed avere una persona in più non sarà un problema, anzi alzerà il vostro prestigio.”

“Uhm. Sembri sicuro di te. D’accord. Vediamo come te la cavi. Adrien, ti sfiderai tu con questo nuovo arrivato, sei il migliore della classe.”

Oui Monsieur.”

I due sfidanti si misero uno di fronte all’altro e il professore fece da arbitro. Stabilirono che aveva solo una possibilità per far punto sull’avversario e il professore diede il comando “En garde.

I due si misero in guardia e appena ebbero il via iniziò la sfida.

Il nuovo arrivato non esitò a colpire e Adrien si ritrovò a difendersi con difficoltà. Si rese conto della bravura del suo avversario perché era agile e veloce con gli attacchi e aveva dei buoni riflessi sia in attacco che in difesa. Non riuscirono a restar fermi davanti all’insegnante, era lecito spostarsi purché uno dei due facesse punto rimanendo nelle regole.

Non era più un’esercitazione come nei momenti di lezione, era un vero e proprio scontro.

Finirono a combattere in più stanze della scuola immensa, cui era anche proprietà privata dell’insegnante D’argencourt. E proprio Armand faceva fatica a stare al passo dei due schermidori, che combattevano come se andasse della propria vita. Finché non finirono fuori dalla scuola e i passanti li guardavano sorpresi mentre continuavano a combattere con affondi, parate, attacchi e i loro corpi di allungavano rendendo il fioretto un’estensione del loro corpo.

Il professore li seguì fuori dalla scuola ma era lontano da loro e questo non andava bene, perché era l’arbitro a dover decretare il punto e il vincitore.

Attention!” urlò Adrien ai passanti, schivando i colpi e parandoli, continuando a far attenzione che gli spettatori non si facessero male, abbassando appena la guardia verso l’avversario.

Volendo concludere l’incontro, i due schermidori ormai stanchi, osarono un attacco combinato e i due si toccarono con la punta del fioretto.

Ma chi aveva colpito per primo l’altro?

 

   
 
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