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Autore: ely_comet    16/08/2020    2 recensioni
"Parigi sembrava essere stata creata per la notte. Le luci della città le donavano un volto totalmente diverso da quello che aveva durante il giorno. La notte la rendeva misteriosa, intrigante, suadente come un canto di una sirena, incantatrice come Circe. Ma la notte si adattava bene anche ad una figura femminile che stava attraversando la folla di Place Vendôme."
Marinette e Ladybug non si appartengono in questo universo. Lei è una ragazza ordinaria, normale, in balia delle sue emozioni. Ma se Alya e Chloé si mettono all'opera riusciranno a curare il suo cuore ferito?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Paris, Marinette et la nuit



Parigi sembrava essere stata creata per la notte.
Le luci della città le donavano un volto totalmente diverso da quello che aveva durante il giorno. La notte la rendeva misteriosa, intrigante, suadente come un canto di una sirena, incantatrice come Circe.
Ma la notte si adattava bene anche ad una figura femminile che stava attraversando la folla di Place Vendôme. I capelli corvini e gli occhi blu la rendevano quasi una figlia della Luna, lo stesso colore del manto stellare albergava in lei come la prova del matrimonio perfetto tra Parigi e la notte. Si strinse nel grosso cappotto nero e si chiese cosa le fosse venuto in mente di non indossare qualcosa di più pesante di quel vestito striminzito. 

Ricordati, Marinette, noi parigine siamo famose per non patire il freddo nemmeno in pieno inverno, le aveva ricordato Chloé prima di uscire dal suo appartamento. 

I tacchi a spillo accompagnavano ogni suo sospiro di freddo, ma aveva una meta, Le Scandale era vicino e sarebbe stata al caldo molto presto. Guardò verso il cielo, delle nuvole affollavano la volta ma in compenso le luci della Torre Eiffel brillavano come stelle lucenti. In lontananza sentiva della musica, forse Strangers in the Night di Sinatra, una trovata di qualche locale per attirare i turisti inguaribilmente romantici. Erano tecniche scialbe e banali ma facevano parte della magia della città e Marinette l’amava anche per questo. 

Camminò lungo gli Champs Elysées, vedendo coppie che si stringevano tra loro per combattere il freddo e le ricordò perché si stesse dirigendo in un club così strano come quello. S’intristì solo per un secondo, quello era il tempo che si era permessa e non un attimo in più e ritornò a guardare i lampioni aranciati che illuminavano l’asfalto. 

Girò per il Petit Palais, camminando accanto ai giardini silenziosi, covo di giovani ribelli.
Parigi in certi momenti era così romantica da farla star male, così dolosamente dedita all’amore in ogni sua forma, ogni panchina nei giardini delle Tuileries sembrava costruita per sorreggere perfettamente due persone, ogni mattone sulle rive della Senna era posizionato per ospitare quattro gambe intrecciate e ogni lucchetto attaccato al Pont des Arts era un pieno schiaffo all’essere soli. Non la città adatta insomma se il tuo cuore è appena stato calpestato brutalmente. 

Marinette attraversò il ponte dedicato ad Alessandro III e si godette la vista sulla cupola delle Invalides, dorata e magnifica che svettava nel buio. 

Guardò velocemente l’orologio sul polso sottile, erano quasi le undici e lei era in ritardo. 

Come aveva fatto ad uscire da casa così tardi? Eppure quando Chloé se n’era andata lei era praticamente pronta. Poi si ricordò che mentre cercava i suoi pendenti argento, le era caduto lo sguardo su dei piccoli orecchini con perle di fiume e in un attimo si era trovata catapultata a qualche mese prima, quando aveva ricevuto quel regalo così piccolo ma così adorabile. Una fitta al petto l’aveva attraversata e il suo cervello aveva iniziato a macchinare in fretta pensieri neri, neri come il caffè che preparava la mattina per quell’uomo che l’aveva abbandonata solo qualche settimana prima. Si era guardata allo specchio, i grandi occhi blu truccati di colori scuri che accentuavano l’oceano in tempesta che avevano dentro. Aveva cercato di fermare le onde e i naufragi, ma aveva avuto bisogno di qualche minuto per tornare in sé. 

Passò accanto al Musée Rodin, ormai era arrivata. Il vento tagliente non era più una tortura ma un respiro di ghiaccio, gelido ma impossibile viverne senza. 

L’ingresso de Le Scandale era una porticina rosa alla fine di un vicolo cieco, così piccola che passava inosservata dalla maggior parte dei passanti. Marinette si fermò davanti alla porta, prese il suo telefono dalla borsa e compose un numero.

“..Si, sono io. Sono davanti alla porta rosa. Una parola d’ordine? Chiaro, chiaro. Ci vediamo dentro” 

Si avvicinò all’ingresso, bussò tre volte e una voce dall’altro lato le borbottò parola d’ordine?

“Lolita..?” 

La serratura scattò e la porta si spalancò di fronte a lei. Il rumore della musica la travolse in pieno e un androne con candelabri di cristallo la accolse. 

Le Scandale era un club estremamente alla moda, solo attraverso un tunnel di conoscenze molto più fitte della rete metropolitana di Parigi ti permetteva di entrarci. Definito come il nuovo Studio 54, ospitava sera dopo sera, ogni tipo di personalità famosa francese e non, nei suoi ambienti dorati e sfolgoranti. 

Marinette venne squadrata dalle ragazze del guardaroba, che la fissarono mentre lasciava giù il grosso cappotto nero, rivelando un vestitino nero in pelle. Una ragazza le andò incontro, i capelli ricordavano delle fiamme e il vestito rosso la facevano dardeggiare come se fosse fuoco vivo. 

“Mari! Ce l’hai fatta!” le disse cingendola in un abbraccio. 

Marinette sorrise dolcemente. 

“Sono l’ultima?”

“Come sempre. Persino Chloé è arrivata prima di te” disse Alya alzando le sopracciglia. 

“Si immaginavo, è uscita dall’appartamento prima di me”

Le due entrarono nella sala principale. Era un locale davvero bizzarro. I grandi candelabri di cristallo penzolavano sopra una gigantesca pista da ballo, i muri adornati di broccati pregiati e stucchi in stile barocco erano in totale contrasto con i divani in pelle nera e delle stravaganti gabbie al centro della pista. Marinette si guardò attorno: riconobbe molte modelle e cantanti, diversi figli di senatori e persino qualche attore. Com’era finita in quel locale così esclusivo?

“Sei impressionata?” le chiese Alya, vedendo la sua espressione stupita. 

“Ricordami di ringraziare Nino con una fornitura a vita di Madeleine” rispose continuando a guardarsi intorno. 

Gli occhi blu scorsero il resto dei loro amici che si dimenavano a ritmo della musica dance sotto il palco del deejay. Nino aveva ottenuto quell’ingaggio per puro caso ed era piaciuto talmente tanto ai proprietari che aveva iniziato a suonare a Le Scandale una volta a settimana. Alya spinse Marinette in pista e, insieme a lei e Chloé, lasciò il suo corpo seguire il pulsare delle casse. 

“Adoro il tuo vestito!” le urlò Mylene. 

Marinette piroettò su se stessa. Quello che sembrava un abito semplice a girocollo, in realtà si apriva ai lati in due lunghi spacchi mostrando la linea dei fianchi, arrivando a pochi centimetri dalle cosce. 

“Gliel’abbiamo regalato io e Chloé!” rispose Alya orgogliosamente. 

Dopo una lunga mezz’ora Marinette era sul punto di iniziare a ballare scalza. I tacchi a stiletto le stavano distruggendo i piedi e iniziava ad avere caldo. 

“Vado a prendermi qualcosa da bere!” urlò ad Alya, mentre la folla si muoveva accanto a lei, quasi fosse un’onda sincronizzata. Riuscì ad uscire dalla bolgia composta da ragazze e ragazzi alla moda e si diresse verso il bancone del bar. Vide Chloé chiacchierare con un gruppetto e si diresse dalla parte opposta, non era decisamente dell’umore di fare amicizia. 

“Marinette!” strillò la bionda, agitando la mano. Fu allora che vide uno dei ragazzi con cui stava parlando la sua amica. Era alto e slanciato, gli occhi smeraldo brillavano anche sotto le luci soffuse del locale e un sorriso sfuggente incorniciava i lineamenti affusolati.

Marinette deglutì. Chloé stava parlando con Adrien Agreste. 

 



 

Erano stati i suoi colleghi dello shooting a costringerlo ad andare in quel locale strano. Adrien era estremamente stanco e avrebbe evitato ma non aveva avuto scelta. Si era infilato un semplice completo nero -ricordava con sommo piacere l’obbligo di dover indossare almeno un dettaglio nero per entrare allo Scandale- e aveva seguito i suoi amici dentro quella giungla in stile barocco. 

Si era guardato intorno almeno un centinaio di volte ma vedeva sempre le stesse facce, le stesse modelle, attrici o ballerine che conosceva e con cui era già uscito. Poi una sorpresa lo colpì come una meteora e intravide Chloé Bourgeois, la sua storica amica d’infanzia. Si sbracciò per attirare la sua attenzione mentre il gruppetto che era con lui roteò gli occhi verso il cielo. 

“Ma guarda chi ha portato la marea, Adrien Agreste! Strano trovarti qui” disse la ragazza stringendolo in un abbraccio. “Si può sapere come fai ad essere sempre più bello? Mi vuoi dire cosa ti danno da mangiare?”

Adrien rise di gusto. Chloé era una di quelle persone del suo passato che gli ricordavano quanto fosse semplice la sua vita prima di diventare il volto ufficiale del marchio di suo padre. 

“Sei qui con il tuo ragazzo? Voglio assolutamente conoscerlo!”

La bionda scosse la testa.

“Ma che ragazzo e ragazzo! No, no sono qui con degli amici.. Marinette!” trillò agitando la mano verso una ragazza. 

Adrien rimase folgorato. Gli sembrò che la stanza avesse iniziato a girare. Una giovane dai grandi occhi blu e i capelli corvini avanzò timidamente verso di loro, mentre Adrien la squadrava dalla testa ai piedi. Il vestito che indossava sembrava che le fosse stato cucito addosso e si muoveva sinuoso mentre lei incedeva verso lui e Chloé. Le luci soffuse le illuminavano le gambe affusolate e candide e lui lasciò che il suo sguardo vagasse dalla punta delle sue scarpe ai suoi occhi color oceano. 

“Lei è Marinette, una mia amica e la migliore stilista di tutta Parigi!” disse Chloé prendendo sottobraccio la ragazza. “Senza offesa per tuo padre, Adrien caro”

“Adrien Agreste, molto piacere” disse lui allungando la mano verso quella della giovane.

“Si, lo so- voglio dire, Marinette, piacere mio” rispose lei, abbassando lo sguardo. 

“Sei davvero una stilista?”

“Frequento la scuola di moda, ma non sono niente di speciale”

“Sciocchezze Marinette! Guarda questo vestito, Adrien! Che ne pensi?” disse Chloé volteggiando. La bionda indossava un abito monospalla di velluto nero con dei minuscoli dettagli gialli, che scendeva svasato a metà della coscia. 

“E’ molto bello, non c’è dubbio. L’hai fatto tu Marinette? Sei davvero in gamba!” 

La ragazza iniziò a balbettare arrossendo e Adrien sorrise. Era tanto che non conosceva una persona che gli sembrava genuina.

“Adoro questa canzone! Marinette, andiamo!” trillò Chloé afferrando l’amica per un braccio. 

Adrien le vide muoversi veloci verso la pista dove raggiunsero un gruppetto che sembrava del tutto estraneo all’ambiente che frequentava lui di solito. 

 



 

“Chloé perché non ci hai mai detto che conosci Adrien Agreste!” disse Marinette stampandosi i palmi delle mani in faccia. 

“Lo conosci?!” chiese Alya sorpresa.

“Certo che si! Eravamo amici d’infanzia!”

“E hai pensato bene di tenercelo nascosto” 

Chloé rise, agitando la lunga coda bionda. 

“Beh, com’é?” chiese Alya.

“E’ bellissimo” rispose Marinette con tono sognante. “Ma ovviamente mi sono comportata da idiota e ho fatto una figura tremenda!”

“Ma finiscila! Sono sicura che è rimasto impressionato! Oltretutto Marinette.. ti consiglio di ricomporti perché sta venendo qui” disse Alya lanciandole uno sguardo malizioso. 

Marinette iniziò a balbettare ma Chloé l’afferrò per le spalle e la fissò dritta negli occhi blu.

“Ascoltami bene. Tu sei la tua eroina, prima di tutto. Sei splendida, hai un cuore enorme e lo so che sono state settimane difficili, dure ma sei qui, con tutti i tuoi amici e noi tutti ti vogliamo vedere felice. Ora c’è uno dei ragazzi più belli, intelligenti e gentili di tutta Parigi che sta venendo qui e non penso proprio che voglia ballare con me, direi piuttosto che è rimasto impressionato da una ragazza come te, Marinette! Quindi, girati verso di lui, fagli un bel sorriso e cerca di divertirti!” 

Marinette aggrottò le sopracciglia per un attimo ma poi, con sorpresa delle due sue amiche, annuì vigorosamente.

“Hai ragione! Basta piangersi addosso! Io sono.. com’è che era? Ah si, l’eroina di me stessa!”

Alya e Chloé fecero un ululato di incoraggiamento mentre Marinette si voltava verso Adrien e gli andava incontro.

“Sta andando tutto come previsto” disse Alya, guardando i due che ballavano insieme e alzando la mano chiusa a pugno alla sua destra.

“Nemmeno una sbavatura” rispose Chloé rispondendo al gesto. 


 


 

Sorpassato l’imbarazzo iniziale, Marinette si era dimostrata sempre più piacevole e intrigante agli occhi smeraldo di Adrien. Gli aveva raccontato come lei e e la sua amica d’infanzia erano passate da essere nemiche mortali ad ottime amiche e quasi coinquiline, chiedendogli poi come lui e Chloé si conoscessero. 

“Oh beh, i nostri genitori sono amici quindi ci siamo sempre visti a cene ed eventi”

Marinette annuì sorridendogli. 

Erano appoggiati al bancone del bar con due drink di fronte, l’unico punto del locale in cui fosse possibile intrattenere una conversazione senza doversi sgolare.

“Posso chiederti una cosa? Com’era da piccola..? Sai, quando l’ho conosciuta era un pochino..”

“Capricciosa?” Adrien rise. “Si, da piccola era una peste, suo padre l’accontentava in tutto e per tutto, essendo figlia unica”

“Ma anche tu sei figlio unico”

Il ragazzo annuì. Marinette si voltò verso la pista, mostrando involontariamente il grande spacco su uno dei lati dell’abito che indossava. Adrien rimase ipnotizzato dalla pelle candida che luccicava sotto le luci del locale e che iniziava dalla curva del seno e scendeva fino alla coscia. L’apparente assenza di biancheria intima lo fece deglutire sonoramente. 

“Forse dovrei tornare dai miei amici” disse tornando a guardare il suo interlocutore che nel frattempo aveva riportato il suo sguardo ad un’altezza dignitosa. 

“Potrei venire con te” azzardò Adrien.

“E i ragazzi con cui sei venuto?”

“Se la caveranno, sono tutti maggiorenni” 

Marinette rise ancora e insieme scesero verso la pista. Il deejay aveva iniziato a suonare pezzi meno recenti, canzoni che Adrien non aveva mai sentito ma che la sua nuova amica sembrava di conoscere meglio di chiunque altro. Quando arrivarono in mezzo alla folla Marinette gli porse una mano, abbassando lo sguardo e insieme entrarono nella giungla di corpi e lustrini. 

 

 


 

Marinette si sentiva l’intero viso andare a fuoco e stava pregando con tutta se stessa che Adrien non lo notasse. Da quando aveva intrecciato la sua mano con quella del giovane, si era sentita il petto scoppiare. Il cuore le martellava nella testa e una sensazione di leggerezza la stava per far volar via. 

Adrien si era presentato ai suoi amici e si era complimentato con Alya per la bravura di Nino come deejay. 

La serata scorreva velocemente e Marinette si stava divertendo davvero dopo molto tempo. Chloé aveva ragione, erano state settimane dolorose e quella serata era un balsamo sulla ferita ancora fresca. 

Qualcosa però stravolse la sua quiete e la tramutò in tempesta. In mezzo alla pista vide l’ultima persona sulla faccia della terra che avrebbe voluto vedere, l’uomo che le aveva strappato e calpestato il cuore solo un mese prima. Il suo corpo si bloccò mentre lo guardava avanzare con sicurezza nella folla, gli occhi turchesi che si erano già incollati ai suoi. Marinette era immobile, gelata sul suo posto e la sua testa si era già affollata di ricordi così vividi da lasciarla senza la forza di respirare. Il sorriso sfrontato del suo ex ragazzo fu uno schiaffo in pieno viso a tutte le ore passate a piangere stringendo il cuscino del letto. Si toccò istintivamente gli orecchini e si ricordò dei pendenti argenti che non avevano nulla a che fare con le perle di fiume che conservava ancora nel portagioie in camera. Il tempo sembrava essersi fermato, Marinette non sentiva più nemmeno la musica, l’unico suono che invadeva la sua mente era quello della sua risata mescolata a degli accordi di chitarra. Si sentì persa in un attimo, come se stesse cercando di saltare un burrone senza vederne il fondo. Intanto Alya e Chloé si erano accorte che la loro amica si era fermata improvvisamente e capirono ben presto il perché. 

“Che diavolo ci fa quel musicista da quattro soldi qui?” disse la bionda fissandolo torvo. 

“Non ne ho idea, ma direi che ha già fatto abbastanza danni” rispose Alya a denti stretti. 

 

 


 

Adrien si accorse che c’era qualcosa che non andava, l’aria si era fatta improvvisamente tesa. Un ragazzo con lunghi capelli neri e turchesi si stava avvicinando a Marinette e lei se ne stava inerte a fissarlo. 

“Chi è quel ragazzo?” chiese curioso Adrien.

“E’ l’ex fidanzato di Marinette” gli rispose Chloé, gli occhi che le lampeggiavano pericolosi. 

Alya nel frattempo era partita a passo di soldato ma Marinette l’aveva afferrata per un braccio, le aveva detto qualcosa e poi si era diretta verso il ragazzo.

“Vuole parlarci lei” disse Alya una volta raggiunti Chloé e Adrien. 

“Che diamine deve dirgli oltre ad un bel sparisci dalla mia vista, verme?” 

“Chloé..” Adrien cercò di calmarla ma Alya lo interruppe.

“Adrien, quel viscido essere ha tradito la nostra amica con la cantante del suo gruppo e Marinette ha sofferto- anzi sta ancora soffrendo moltissimo per questo” gli disse non distogliendo lo sguardo dalla coppia che si stava allontanando dalla pista e spariva nell’atrio dello Scandale. 

“Che facciamo?” chiese Chloé. La sua amica scosse la testa, si guardò intorno e si voltò verso Adrien schioccando le dita. La bionda di risposta spalancò gli occhi e annuì convinta. 

“Adriekins devi farci un grosso favore” 

Adrien, che non capiva cosa stesse succedendo, le guardò confuso.

“Sarebbe veramente gentile da parte tua se andassi a recuperare Marinette dalle grinfie del suo ex” asserì Alya con un sorriso largo trentasei denti.

“E poi, è già mezzanotte, si sa che bisogna andarsene al culmine della festa” continuò Chloé sbattendo le lunghe ciglia. Adrien aggrottò le sopracciglia bionde mentre i suoi occhi seguivano Marinette e il ragazzo sparire fuori dalla sala.

 

 

 

 

“Perché sei qui?”

“Mia sorella mi ha detto dov’eravate” 

Marinette strinse i pugni. 

“Sei venuto da solo?”

“Con chi dovrei essere, Mari?” il ragazzo di fronte a lei sorrise. 

Era ancora più bello di quanto si ricordasse, la sua mente aveva cercato di rimuovere quel particolare ingombrante dai ricordi, nei quali la sua figura era diventata senza volto, un espediente per alleviare la sofferenza. 

“Non lo so, Luka, dimmelo tu”

“Ho provato a chiamarti”

“Lo so. Ed è per questo che sei qui, immagino”

Il sorriso del ragazzo si spense. 

“Non ho mai voluto farti soffrire” le disse cercando di afferrarle le mani ma Marinette si ritrasse. 

“Allora avresti dovuto evitare di portarti la tua amichetta nel mio appartamento” rispose gelida la ragazza.

“Mari..” Luka cercò di attirarla a sé quando una voce li raggiunse.

“Marinette!”

La giovane vide Adrien che si dirigeva verso di loro con uno strano sorriso. 

“Marinette, ti stavo cercando!” le disse una volta che li raggiunse.

“Adrien..?” 

“Alya e Chloé mi hanno chiesto di avvertirti che loro stanno andando via adesso”

Marinette lo guardò stranita ma sorrise.

“Ti hanno usato come piccione viaggiatore?”

Adrien rise e si voltò verso il ragazzo.

“Adrien Agreste” disse allungando la mano. 

“Luka Couffaine, molto piacere” 

I due si strinsero la mano con tensione mentre la ragazza, ancora stranita, li guardava. Non era sicura che Adrien fosse venuto a riferire solo un messaggio, era molto probabile che dietro ci fosse qualche macchinazione di Alya e Chloé. 

“Ho interrotto qualcosa?” chiese Adrien. Marinette scosse la testa ma Luka al contrario, annuì vigorosamente. 

“Io e Mari stavamo cercando di chiarire-“

“Non c’è nulla da chiarire” ribatté dura la ragazza. Adrien si sfregò le dita, incerto sul da farsi. 

“Visto che Alya e Chloé vanno a casa credo che me ne andrò anch’io” disse poi Marinette “Improvvisamente mi è venuta voglia di uscire da qui” e si allontanò lanciando un ultimo sguardo di ghiaccio a Luka. I suoi tacchi rimbombavano nell’atrio del locale, scandendo ogni suo passo come un ticchettio nervoso. Adrien si voltò verso Luka che stava fissando la figura di Marinette e sospirò profondamente. 

“Ho fatto un gran casino” mormorò tra sé. Adrien vide il suo dolore, il rimorso attraverso la sua giacca di pelle nera e i suoi occhi turchesi. Dopo una piccola pausa, Luka gli accennò un saluto e si diresse dalla parte opposta lasciando Adrien ancora una volta indeciso sul da farsi. Marinette era riuscita a sfuggire dalle grinfie ammaliatrici del suo ex ragazzo e non aveva avuto nemmeno bisogno della banale scusa che avevano architettato le sue amiche, si era salvata da sola. Adrien si era presentato come un cavaliere dall’armatura lucente, senza macchia e senza paura, una specie di supereroe, ma la ragazza non aveva avuto bisogno di lui, aveva ucciso il suo drago con un colpo gelido al cuore ed era uscita trionfante dalla battaglia. Si era dimostrata coraggiosa anche se ferita, battagliera anche se esausta. 

Il ragazzo guardò l’orologio costoso che indossava al polso. Era appena l’una di notte. Un’idea gli balenò in mente e un sorriso gli guizzò sulle labbra. Corse a rotta di collo giù per la scalinata, prese il suo grosso cappotto nero e uscì in fretta da Le Scandale. I suoi occhi verde smeraldo scrutarono la notte in cerca di una figura affusolata e scura come il manto delle stelle. Con uno scatto si diresse verso il Musée Rodin e in lontananza sentì il ticchettio dei tacchi a spillo. 

 

 

 

 

Marinette marciava nella notte, il vento gelido si era placato e il cielo era gonfio di nuvole.
Intorno a lei Parigi era stranamente silenziosa. C’era qualcosa nell’aria che l’aveva resa nuova, diversa da come l’aveva vista prima di entrare allo Scandale. Se prima della mezzanotte Parigi apparteneva agli amanti, dopo il rintocco dell’orologio la città rinasceva come faro nella nebbia dei solitari, silenziosa ed enigmatica, piena di ombre sconosciute, sfocate. Marinette sentì dei passi in lontananza ma non ci fece caso, stava ancora rimuginando sulle parole di Luka. Voleva convincersi che fosse stata una buona idea andarsene, lasciarlo lì annegare nei suoi rimpianti, ma una parte di lei, piccola e ancora innamorata, sarebbe rimasta lì con lui ad appianare tutto, ogni singola differenza, ma sapeva che sarebbe stato impossibile, solamente uno sforzo doloroso e inutile. Le tornò alla mente come aveva piantato in asso insieme al suo ex anche Adrien Agreste. Marinette inchiodò e si stampò una mano sulla fronte presa dalla frustrazione. Iniziò a picchiettare il tacco sul ciottolato del marciapiede e sbuffò. 

“Chissà che cavolo penserà di me!” 

Una voce attirò la sua attenzione. 

“Marinette!” una figura in lontananza le corse incontro. 

Adrien aveva i capelli arruffati e le guance rosse dal freddo. Una smorfia soddisfatta gli vagava sul viso. 

“Adrien..?” 

“Cavolo se cammini veloce!” 

“Che ci fai qui?” gli chiese mentre lui cercava di riprendere fiato.

“Volevo dirti che è presto per tornare a casa e io conosco un posto dove possiamo rintanarci ancora per un paio d’ore” 

Marinette rimase in silenzio, confusa mentre il ragazzo biondo di fronte a lei non smetteva di sorriderle. Non era sicura di potersi fidare di qualcuno di così diverso da lei, lo conosceva appena e anche se le sue amiche avrebbero adorato quella scelta così sconsiderata, il suo istinto era più restio. Eppure ai suoi occhi sembrava un ragazzo dolce, con il cuore nel posto giusto. 

“E che posto sarebbe?” 

“L’unico café di tutta Parigi che fa la cioccolata calda all’una di notte e non è molto lontano da qui” 

“Lo spero, anche perché queste scarpe mi stanno massacrando i piedi” disse Marinette, appoggiandosi ad un lampione. Adrien la prese sottobraccio e le si avvicinò pericolosamente al viso. 

“Ti prometto che se dovesse essere troppo lontano ti prenderò in spalla” 

Marinette arrossì e scoppiò in una risata. 

Camminarono per una buona mezz’ora, chiacchierando allegramente e raccontandosi mille aneddoti mentre attorno a loro Parigi silenziosa li osservava. Arrivarono di fronte ad un piccolo café con un’insegna rossa e una grande vetrata che si affacciava su una piazza deserta. Adrien rivolse un occhiata soddisfatta alla ragazza ed entrarono. Il bar era vuoto e loro si sedettero nel tavolino più panoramico dell’intera sala. Ordinarono due grosse cioccolate calde e continuarono a parlare ininterrottamente. Marinette era estasiata da tutto ciò che Adrien le raccontava, il mondo scintillante della moda, i servizi fotografici, ma anche le lezioni di pianoforte e scherma, il modo in cui parlava dei libri che aveva letto, tutto quello che usciva dalla sua bocca sembrava musica per la giovane che non riusciva a smettere di sorridere. 

In un momento di strano silenzio in cui entrambi avevano guardato fuori dalla vetrata, Parigi li sorprese un’ultima volta quella notte. Dei piccoli fiocchi di neve iniziarono a scendere dal cielo grigio, leggeri e muti cadevano sull’asfalto scuro. 

“A volte nevica” disse Adrien.

“Non attaccherà mai”

“Vero”

“Allora andiamo a godercela” disse Marinette alzandosi dal tavolino.
Pagarono in fretta e corsero fuori a godersi quello spettacolo magico. L’aria era tornata fredda e tagliente ma i due giovani saltavano da un marciapiede all’altro con agilità. Il silenzio della città era riempito dalle loro risate e dal suono dei loro passi che rimbombavano lungo le vie. La neve cadeva sui tetti grigi, sull’asfalto ghiacciato, decorando con il suo biancore il ferro battuto delle teste dei palazzi parigini.
Adrien guardò Marinette socchiudere gli occhi e piroettare sotto la bianca pioggia, danzando quasi a ritmo dei fiocchi. Il ragazzo sorrise. Quella notte si stava trasformando in qualcosa di sempre più magico, qualcosa di prezioso da tenersi stretto, qualcosa come..

“Marinette” bisbigliò guardandola riaprire gli occhi e sorridere radiosa.
La ragazza si voltò verso di lui, il suo sguardo brillava come stelle lucenti. Adrien le porse una mano e titubante Marinette l’afferrò. Camminarono per qualche isolato in totale silenzio, arrossendo di tanto in tanto, sentendo la neve che si intrecciava ai loro capelli. Non una macchina, un motorino, un singolo rumore disturbò la quiete del loro silenzio, che era pieno di mute domande. Arrivati alla cupola dorata de Les Invalides, Adrien che non aveva mai smesso di stringere la mano piccola e sottile della ragazza, si fermò. 

“Marinette posso farti una domanda?” chiese mettendosi di fronte a lei. La ragazza annuì.

“Il ragazzo che è venuto da te stasera..”

“E’ il mio ex” disse tetramente lei.

“Si, lo so, lo so.. voglio dire l’ho intuito!” si corresse vedendo lo sguardo sorpreso blu notte “volevo sapere solo se sei ancora innamorata di lui”

Marinette esitò. Non si aspettava una domanda così diretta. 

“Scusami, non volevo metterti in difficoltà” disse Adrien dopo un lungo silenzio. 

“Una parte di me si. Ma credo che sia innamorata del ricordo di lui, di com’era prima di tutto quello che è successo..” rispose Marinette, con la voce che si affievoliva sempre di più. Aveva lasciato che il suo sguardo finisse sul marciapiede. Sentì una mano calda sollevarle il mento e gli occhi smeraldo di Adrien naufragarono nei suoi. 

“Fossi stato in lui, non ti avrei mai lasciata andare via” disse con voce bassa, vibrante.
Le guance di Marinette non si imporporarono per l’imbarazzo ma diventarono vermiglie per il desiderio. Si alzò sulle punte dei piedi e arrivò alle labbra sottili di Adrien che si schiusero con avidità. La neve continuava a scendere mentre i due giovani si baciavano sotto il monumento oro e Parigi, silenziosa e gelosa, li osservava.
Il ragazzo le passò una mano dietro alla schiena e l’avvolse a se. Marinette barcollò leggermente e le tornò alla mente che aveva ancora addosso quelle maledette scarpe che non facevano altro che farle male. Adrien vide la smorfia di dolore sul suo viso e la guardò preoccupato.

“Tutto bene?”

“Solo le scarpe.. mi stanno massacrando” rispose Marinette abbozzando un sorriso. 

“Ti accompagno a casa. Dove abiti?”

“Nel Terzo Arrondissement, ma davvero, posso camminare fino alla metro”

Adrien scosse la testa con forza. 

“Non esiste, è notte fonda, lascia che ti chiami un taxi almeno. E poi ti avevo fatto una promessa..” disse tirandosi su le maniche del cappotto scuro in lana e prendendo in braccio la ragazza. Marinette scoppiò a ridere e si aggrappò al suo collo mentre con agilità il giovane camminava alla ricerca di un taxi. Ne trovarono uno dopo qualche isolato e Adrien con grazia appoggiò la giovane a terra e le aprì la portiera dell’auto. Marinette lo ringraziò e prima di salire rimase a fissarlo, indecisa sul da farsi. Voleva ascoltare il suo cuore che le stava gridando di trascinare quel biondo nel taxi con lei ma il suo cervello lampeggiava spaventato. Era stata una notte magica, che difficilmente avrebbe mai dimenticato, ma la paura le aveva impedito di godersela appieno, non smettendo mai di ricordarle quanto fosse doloroso lasciarsi andare completamente a qualcuno. E mentre lei combatteva tra il suo istinto e la sua lucidità, Adrien si era avvicinato a lei e le aveva baciato dolcemente la guancia. 

“Buonanotte Marinette” le sussurrò a un soffio dalle labbra e si incamminò nella direzione opposta. 

Il cervello di Marinette smise di lampeggiare spaventato, d’un tratto si era svegliato da una sorta di dormiveglia e aveva iniziato a suggerire timidamente lo stesso messaggio che stava urlando il suo cuore. Prese una decisione e con due falcate si allontanò dal taxi lasciando la portiera aperta e afferrò il braccio di Adrien. 

No, non sarebbe tornata da sola quella sera. 

 

 

 

 

 

 


 

“..Pronto?.. Ah, ciao Chloé.. No, si, stavo dormendo.. no, no, non ti preoccupare.. Si, no dammi un attimo.. Ecco. No, oggi credo che non riuscirò a venire a.. beh ma.. no, è che sono impegnata.. si, si, sono con.. beh, puoi immaginare.. è stata una notte incredibile.. no, si ha detto che mi vuole portare al Bois de Boulogne oggi.. si, si lo so, lui è davvero meraviglioso.. lo so, lo so.. mi ha raggiunto fuori dallo Scandale e.. sta dormendo, non vorrei che si.. adesso devo andare Chloé.. si, si, ti voglio bene anch’io, ti chiamo io”










Salve a tutti e tutte!
Volevo spendere solo due parole su questa piccola one-shot che ha preso forma in poco tempo. E' la prima volta che scrivo qualcosa su questo universo, ma una vecchia canzone francese degli anni 2000 mi ha ispirata un giorno e ho dovuto buttare giù le mille idee che erano uscite. 
Come si può dedurre dal contesto, Ladybug e Chatnoir qui non esistono, non ci sono supereroi e supercattivi, solo due persone che secondo me hanno un legame profondo anche al di fuori dei loro doveri da eroi. Marinette e Adrien non si sono mai incontrati, non hanno mai frequentato le stesse scuole e l'unica persona che li accomuna è Chloé. 
Personalmente Chloé è un personaggio che apprezzo molto in certi momenti e volevo darle il giusto rilievo anche qui. 
Detto tutto questo, grazie di essere qui e aver letto questa cosetta!
Baci stellari!
Eleo

 
 
  
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