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Autore: Come What Klaine    23/08/2020    4 recensioni
Interruppero il bacio e si guardarono con la consapevolezza che per quell'anno avevano avuto il loro piccolo e prezioso miracolo di Natale.
"Buon Natale, Arthur" sussurrò Merlin, accarezzandogli le labbra un'ultima volta, per poi sciogliere il loro abbraccio e allontanarsi. Si sentiva ancora frastornato e su di giri, ma sapeva che da lì a pochi minuti tutto doveva tornare alla normalità.
"Allora, al prossimo Natale" disse Arthur e Merlin gli sorrise con amarezza. Prese lo scatolone e fece per uscire dalla stanza, rischiando di pestare il ramoscello di vischio sotto ai piedi. Si chinò per prenderlo e lo accarezzò distrattamente, chiedendosi perché dovesse dipendere da quel rametto per baciare Arthur.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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*si affaccia timidamente*
 
SALVE! Lo so, sono imperdonabile, prometto che il nuovo capitolo arriverà presto. Però per farmi perdonare, nel frattempo vi lascio qui questa OS che ho scritto quattro anni fa, basata su un prompt che mi è stato assegnato nel gruppo "We are out for prompt". 

L'ho ritrovata nella cartella delle fanfiction e allora ho deciso di pubblicarla :D
 
Sì, pubblico OS natalizie in pieno agosto! 
 
 
 
 
Spero vi piaccia ^-^ 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano passati trecentosessantacinque giorni da quando Merlin si era trovato fra le braccia forti di Arthur. Trecentosessantacinque giorni da quando aveva sentito le labbra di Arthur sulle sue. 
Sembrava passata un'eternità ma, allo stesso tempo, se socchiudeva gli occhi poteva ancora sentire la pelle formicolare nel punto in cui si era infranto il respiro caldo di Arthur, proprio sopra il suo labbro superiore. 
Riusciva ancora a sentire l'ombra di quelle labbra sulle sue, e il sapore di quel bacio durato troppo poco. 
 
Era iniziato tutto tre anni prima. La prima volta era stato un caso: le loro labbra neanche si erano sfiorate. Era stato una lieve pressione, quasi impercettibile, all'angolo della bocca. Merlin stava ridendo e Arthur aveva sentito il bisogno di poggiare le labbra sulla fossetta che si era formato vicino alla sua bocca. 

La seconda volta era stato un bacio a stampo, così veloce da chiedersi se fosse davvero successo. Ma i loro cuori che battevano ad un ritmo più accelerato e il rossore sulle loro guance, erano l'evidente prova che era successo davvero e non era solo frutto della loro immaginazione.

La terza volta il bacio era stato più deciso e passionale. Le loro lingue si erano sfiorate e unite esitanti, e pian piano anche i loro corpi si trovarono pressati l'uno contro l'altro. Era durato poco più di trenta secondi, ma era bastato a fargli perdere la testa. 
Proprio mentre stavano per interrompere il bacio per respirare, Arthur gli aveva circondato i fianchi con un braccio, sospirando prima di lasciarlo andare. 
"Al prossimo Natale" aveva sussurrato, sfiorandogli le labbra nel modo di parlare. Merlin era rimasto con gli occhi socchiusi, cercando di imprimere quel momento al meglio. Col senno di poi realizzò che, occhi aperti o chiusi, quello che avevano condiviso gli era entrato sotto la pelle. Lo sentiva pulsare nelle vene ogni qualvolta ci pensasse. Ovvero quasi sempre.

Trecentosessantacinque giorni erano passati e finalmente avrebbe potuto assaporare di nuovo le labbra di Arthur e perdersi in un suo abbraccio. In realtà non aveva la sicurezza che sarebbe successo, ma si sa che la speranza è l'ultima a morire. Quelle parole che Arthur gli aveva sussurrato dopo il bacio, avevano tutta l'aria di una promessa. E Arthur manteneva sempre le sue promesse. 

Quando entrò nella sua stanza con lo scatolone pieno di addobbi, sperò che Arthur non si accorgesse della sua agitazione. Merlin si sentiva fremere al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere, ma mostrarlo ad Arthur non era nei suoi piani. 

"Sei in ritardo" gli disse Arthur, guardandolo con aria di rimprovero quando Merlin mise lo scatolone per terra, quasi gettandolo. Non lo aveva fatto apposta, ovviamente, ma le sue braccia erano indolenzite per il peso che avevano portato. 

"Provate voi a camminare con questa scatola pesante che vi impedisce di vedere dove andate. Al momento di salire le scale poi vi divertirete da matti" ribatté Merlin, per nulla intimorito da Arthur. Non lo era mai stato e di certo non avrebbe iniziato in quel momento. 
Arthur sembrò sul punto di replicare qualcosa, ma poi sospirò e si alzò dalla sedia, avvicinandosi a Merlin e alla scatola. 

"Forse dovremmo alleggerirla. Eliminare gli addobbi che non servono" propose con tono casuale e Merlin lo guardò perplesso. Stava per rispondere con un 'basta che non si tocchi il vischio, puoi gettare tutto', ma si rese conto che era inappropriato così si limitò a scrollare le spalle con fare indifferente.
"Già, tipo quelle candele profumate che ormai non sono più profumate, anzi odorano di bruciato. Occupano solo spazio inutile" disse, prendendo le suddette candele e mostrandole ad Arthur. Quest'ultimo le guardò per qualche secondo, fingendosi pensieroso. 
"Non saprei, a me piacciono"
Merlin sbuffò. "Oh andiamo, più della metà delle cose in questa scatola sono inutili. Si salvano solo i nastri, qualche soprammobile e..." esitò un attimo prima di continuare- "il rametto di vischio" concluse con un filo di voce.
Arthur scattò sull'attenti. "Dici? Io stavo pensando a quale sia l'utilità di tenere il vischio in camera" ribatté Arthur, puntando lo sguardo su Merlin. Quando lo vide arrossire, dovette sforzarsi di non sorridere.
"Bé, è tradizione" tentò di spiegare Merlin, con la voce ridotta a causa della gola secca. 
"Come lo sono le candele per me" gli fece notare Arthur, incrociando le braccia al petto. Merlin non disse nulla, e si limitò a posare le candele sul mobile vicino alla porta, al loro solito posto. Sempre silenziosamente, sistemò gli altri oggetti per la stanza, sotto lo sguardo attento di Arthur. Dopo aver intrecciato i nastri lungo i pilastri del baldacchino e ad aver acceso le candele, afferrò il ramoscello di vischio e non poté impedire al suo cuore di aumentare i battiti. 
Con tutta l'indifferenza che riuscì a fingere, lo sistemò sul bordo della porta e aspettò col fiato sospeso. Più passavano i secondi, più sentiva la delusione crescere. Si chiese perché Arthur non stesse facendo o dicendo nulla. Neanche un rimprovero o una battuta sull'essersi imbambolato. 

Merlin cercò invano di ingoiare il nodo alla gola. Era stato uno stupido a pensare che quella era una loro tradizione. Loro non avevano una tradizione, non avevano niente. 
Prese un respiro profondo e si girò, pronto ad afferrare lo scatolone vuoto e riporlo in cantina. Non appena si girò, si trovò Arthur a pochi passi da lui. Sobbalzò per la sorpresa e istintivamente indietreggiò, trovandosi quasi contro la porta. 

"Volevo vedere per quanto mi avresti aspettato" mormorò Arthur, facendo un altro passo avanti. Merlin, di riflesso, ne fece un altro indietro, e la sua schiena aderì al legno della porta.
"Ho già aspettato trecentosessantacinque giorni. Mi sembra abbastanza" ribatté, sentendo il respiro sempre più pesante.
Arthur annullò la distanza fra i loro corpi, cingendogli i fianchi con un braccio e poggiando la mano libera sull'incavo del suo collo. Merlin rabbrividì e tremò letteralmente fra le sue braccia. 
"Lo so. Volevo solo provare..." disse, alternando lo sguardo da quei profondi occhi blu, a quelle labbra rosee e screpolate dal freddo. 
"Sempre, Arthur. Ti aspetterei per sempre" sussurrò Merlin, e fu tutto ciò che bastò per farli crollare. Contemporaneamente si mossero l'uno verso l'altro, unendo le loro labbra. Fu come tornare a respirare di nuovo. Era passato un anno intero. In un breve attimo di lucidità, entrambi si chiesero come avessero fatto a resistere tutto quel tempo, nonostante passassero giorno dopo giorno insieme. 
Arthur gli strinse il fianco e accarezzò col pollice il profilo della sua mascella scolpita. Merlin in risposta portò le mani sul retro del suo collo e  iniziò a massaggiarlo, facendo scivolare le dita sottili fra i suoi capelli dorati. 
Le loro lingue si unirono con una nuova sicurezza, trovando il giusto equilibrio a discapito del disordine dei loro pensieri. 

Quando il bisogno di riprendere fiato divenne impellente, Merlin si strinse ancora di più ad Arthur, facendo scivolare le mani sulle sue grandi spalle per tenersi ancorato. Non voleva lasciarlo andare.
Non poteva aspettare trecentosessantacinque giorni e poi avere pochi secondi a disposizione. Non lo avrebbe permesso. 
Non appena interruppero il bacio, Merlin fece scivolare le labbra sulla sua guancia, lasciando una scia di baci fino all'orecchio. Sentì Arthur sospirare contro la sua spalla e quello fu ciò che servì per spingerlo a continuare. Lentamente spostò le labbra sul suo collo, senza smettere di baciare la sua pelle. Con una sicurezza che non pensava di avere, afferrò un lembo di pelle fra i denti e la morse delicatamente, per poi lambirla con la lingua. Arthur gli strinse il fianco e pressò i loro corpi con possessività, mentre gli faceva sollevare il volto per tornare a baciare le sue labbra.
Continuarono a baciarsi con passione e ad esplorare tutte quelle parti di pelle che riuscivano a raggiungere. 

Nel momento in cui Arthur spinse Merlin contro la porta, il ramoscello di vischio si staccò e cadde proprio sopra le loro teste. Interruppero il bacio e si guardarono con la consapevolezza che per quell'anno avevano avuto il loro piccolo e prezioso miracolo di Natale.

"Buon Natale, Arthur" sussurrò Merlin, accarezzandogli le labbra un'ultima volta, per poi sciogliere il loro abbraccio e allontanarsi. Si sentiva ancora frastornato e su di giri, ma sapeva che da lì a pochi minuti tutto doveva tornare alla normalità.
"Allora, al prossimo Natale" disse Arthur e Merlin gli sorrise con amarezza. Prese lo scatolone e fece per uscire dalla stanza, rischiando di pestare il ramoscello di vischio sotto ai piedi. Si chinò per prenderlo e lo accarezzò distrattamente, chiedendosi perché dovesse dipendere da quel rametto per baciare Arthur. Non ne aveva bisogno. 
Gettò la scatola per terra insieme al vischio e  raggiunse Arthur, fronteggiandolo con sicurezza.

"Non intendo aspettare altri trecentosessantacinque giorni" disse, tornando a baciare Arthur non come se fosse l'ultima volta, ma la prima. 
Del resto quello era l'inizio della loro nuova tradizione. 
 




 
  
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