Mi sono buttata in questo progetto suicida per un unico motivo ben preciso.
Il giudice sarebbe stata suni. Una fanfiction giudicata da lei è... beh, personalmente ho una tale opinione di lei che un suo sì mi basterebbe per tutta la vita.
Il problema, alla fine, nasceva dal pairing e dal mio terrore di andare in OOC. Dopotutto io le scan di Naruto non le seguo e la mia conoscenza di Suigetsu si ferma alle apparizioni nel manga, edizione italiana. Quindi cosa potevo scrivere? Sono rimasta in dubbio per un mese intero, e la data della consegna si avvicinava sempre più velocemente. Poi il mio computer ha dato forfait per due settimane e io sono andata in panico. Mi sono trovata a scrivere la fic l'ultimo giorno di consegna, in un orario compreso tra l'una e le cinque del mattino (giusto prima di partire per le mie vacanze, avevo il treno alle sette e mezza di quella stessa mattina).
Non mi aspettavo quindi niente, a parte una serie innominabile di errori. E invece... quarta.
Sono rimasta di sasso per venti minuti abbondanti. Anche quell'otto e mezzo nell'IC mi ha lasciato in un stato abbastanza catatonico. Insomma, a me pareva una schifezza... e invece...
Vabbè, sorvoliamo la mia logorroicità, vi lascio alla fic e giudicate voi ^^ Il giudizio alla fine.
“Decerebrato!”
“Psicolabile.”
Gli insulti continuavano da più di mezz’ora ormai e ogni passo in più che
facevano verso il covo del nord, era un grammo in meno di pazienza per Sasuke
Uchiha.
Quando Suigetsu gli aveva accennato al fatto che non sarebbe andato d’accordo
con gli altri due membri che aveva scelto per il team, non immaginava certo che
con Karin sarebbe stata guerra aperta.
In realtà sperava in un viaggio veloce, pulito, ma, soprattutto, silenzioso.
Invece…
Suigetsu, rispondendo in modo saccente alla donna, non faceva che fomentare la
sua stizza. Un ciclo vizioso che sembrava non avere fine.
Sasuke si strofinò due dita su una tempia, sperando che si accorgessero che
stava trattenendo l’impulso irrefrenabile che l’avrebbe portato a perdere due
validi compagni di viaggio.
Dopo aver recuperato un minimo di calma contando fino a dieci e respirando
profondamente, si accorse che la discussione ancora non era finita.
“…dobbiamo continuamente fermarci perché non sai stare al passo e non sai
portare quella spada ridicola!”
“Con questa “spada ridicola” ti ci potrei infilzare. E mi basterebbe solo un
movimento di polso.”
“Eh già, perché tu sei bravo coi movimenti di polso” lo rimbeccò lei acidamente.
Il ghigno che comparve sul viso del ninja della nebbia non aveva nulla di
rassicurante, anzi, la sua affilata dentatura lo fecero assomigliare moltissimo
a un pirana.
“Tanto quanto te, immagino…”
La ragazza lo fulminò con un occhiataccia e Sasuke arrivò alla conclusione che
no, contare fino a cento non avrebbe migliorato la situazione.
Si fermò con calma, dando le spalle agli altri due che parevano aver capito che
c’era qualcosa che non andava.
Fortunatamente stava calando la sera, accamparsi non sarebbe sembrato così
strano; nemmeno allontanarsi dal campo con la scusa di una perlustrazione lo
sarebbe stato. Non li sopportava più, aveva bisogno di stare un po’ da solo per
pensare.
Alla situazione, al piano… a Itachi…
Un’inconfondibile scarica di odio lo trapassò da parte a parte. La mano scattò
quasi involontaria all’elsa della katana che portava legata in vita.
Ormai tutto ciò che lo spingeva avanti era proprio quel sentimento, l’unico, in
realtà, che si permetteva di provare. L’odio era l’unica cosa che era ancora in
grado di gestire. L’odio per suo fratello Itachi, odio verso quello che gli
aveva fatto. Non aveva più una famiglia, una casa o un posto a cui tornare. Non
aveva più amici, abbandonati proprio per quel desiderio di vendetta che urlava a
gran voce nelle sue vene.
A parte Naruto.
Lui sembrava l’unico a non essersi rassegnato, l’unico a credere che in lui ci
fosse ancora qualcosa di buono, qualcosa del Sasuke Uchiha che conosceva ai
tempi del team sette.
Illuso.
“Per stanotte ci fermiamo qui”
Il suo tono doveva essere freddo e duro, perché entrambi i ragazzi si zittirono
senza un singolo verso. Nemmeno Karin si azzardò a dire nulla, forse si era
accorta del suo umore instabile.
Naruto aveva ancora questa prerogativa.
Anche nei suoi pensieri era l’unico in grado di indisporlo in maniera così
fulminea.
Gli bastava pensare anche solo al suo sorriso, il sorriso di chi trova bella
qualunque cosa gli compaia davanti. Il sorriso di chi è fottutamente felice
della sua vita.
Con uno scatto fulmineo ma leggero, si allontanò verso la foresta che li
circondava, cercando di allontanare i ricordi dell’unica persona che aveva
considerato un amico dopo Itachi.
Perlustrò la foresta fin nei minimi dettagli, con la scusa della ricerca di
trappole. In realtà nella sua mente si rincorrevano i volti di Naruto e Itachi,
sempre loro, sempre con la stessa espressione.
Itachi, quando l’aveva visto dopo lo sterminio della sua famiglia.
Naruto, quando se n’era andato da Orochimaru, lasciandolo, solo, alla Valle
della Fine.
Saltava da un ramo all’altro con rabbia, cercando di seppellire quelle facce
dietro una cortina di pensieri estranei, dietro una facciata di indifferenza.
Come sempre.
Quando tornò al campo, gli altri due dovevano aver istituito una tregua.
Entrambi stavano montando un campo di fortuna, raccogliendo qualcosa per la cena
e sistemando i sacchi a pelo in un angolo.
Il posto sembrava deserto a parte qualche lepre occasionale, quindi poterono
permettersi un piccolo fuoco dove far cuocere la loro cena. Il silenzio si
protraeva sempre più pesante ma sembrava che Sasuke non avesse la minima
intenzione di romperlo.
Karin, probabilmente estenuata dal viaggio, dai battibecchi con Suigetsu e dal
comportamento scostante del suo Sasuke, decise che poteva anche ritirarsi per la
notte.
Non prima di aver lanciato un’occhiataccia al ninja della nebbia, ovviamente.
Forse si sentiva così dannatamente gelosa per colpa di quell’essere
caratterizzato solo dai denti e dalla puzza di pesce. E sembrava anche più
vicino a Sasuke di quanto non fosse lei.
Si sdraiò con la consapevolezza che il giorno seguente avrebbe dimostrato a quel
dannato eunuco che poteva conquistare Sasuke con molto meno di un movimento di
polso.
Il ragazzo, intanto, sedeva intorno al fuoco, fissando con fare assorto le
fiamme, che divampavano allegre in un piccolo foro nel terreno. Suigetsu, più
distante dal fuoco con un bicchiere pieno d’acqua in mano, ridacchiava tra sé e
sé senza motivo apparente.
Il suo ghigno ogni tanto balenava tra le labbra sottili, i denti affilati che
brillavano alla luce aranciata del fuoco.
Con un sorriso più accentuato del precedente, Suigetsu si voltò a fissarlo.
“La fretta con cui sei scappato prima dal campo, mi ha fatto pensare che anche
il frigido Sasuke Uchiha abbia dei bisogni, nascosti da qualche parte tra
l’indifferenza e la strafottenza…” La voce morbida strideva apertamente con il
tono ironico e insinuante con cui l’aveva pronunciata.
Il ragazzo non raccolse la provocazione, anzi, sembrò non averlo neppure
sentito.
Se ne stava lì, seduto, con lo sguardo fisso, senza fare una piega.
Come al solito.
Si allungò verso di lui, poggiando il gomito sul ginocchio e il mento sul palmo
della mano, cercando di scuoterlo un po’, cercando di dimostrarsi, un po’ per
noia, un po’ per divertimento, che anche Sasuke assomigliasse almeno vagamente a
una persona. Anzi, si accontentava di un essere umano.
Lo rispettava per la sua forza e, malgrado tutto, anche per il fatto che
l’avesse liberato.
Ma non era divertente viaggiare con lui.
Karin si irritava subito, non c’era nessun gusto a rispondere a lei.
Con Sasuke…beh, con lui erano tutt’un altro paio di maniche.
Era una sfida con cui si sarebbe divertito fino all’arrivo al Covo del Nord. Poi
avrebbe trovato qualcos’altro da fare, magari sarebbe tornato a stuzzicare la
ragazza.
“Magari Karin… dopotutto è una ragazza carina. Forse un po’ appiccicosa ma
dopotutto non è niente male…”
Sasuke continuò a dimostrare il proprio sangue freddo ignorandolo come si poteva
fare con una mosca fastidiosa.
“…Oppure vecchie reminescenze? Magari una tua compagna di squadra quando eri
ancora a Konoha?”
Lo sguardo micidiale che lo perforò gli disse che aveva fatto centro.
Quindi dopotutto Sasuke Uchiha aveva qualcosa di umano, nascosto chissà dove…
Con movimenti felpati si avvicinò, assumendo una divertita aria da cospiratore.
“Fatti i cazzi tuoi”
Suigetsu ghignò apertamente. Se il ragazzo si sbilanciava con certe diplomatiche
affermazioni non faceva che dargli ragione.
“Quindi è una tua vecchia conoscenza… Ed è carina?”
“Non so di cosa tu stia parlando.” Il tono di Sasuke, malgrado l’occhiataccia,
non era cambiato. Freddo, distaccato, indifferente. Forse aveva fatto cilecca…
Poi, un’illuminazione.
“Oppure dovrei dire carino?”
Sasuke si irrigidì, stavolta senza nemmeno disturbarsi a fulminarlo con gli
occhi.
“Stai zitto.”
Velocemente si portò alle sue spalle, mettendogli le braccia intorno al collo e
poggiando la guancia sulla sua spalla sinistra.
“Ricordo che in squadra con te c’era la Forza Portante della volpe a nove code…
Possibile sia lui?”
Lo sguardo di Sasuke continuava a essere fisso ma, stavolta, un tremolio
impercettibile a un angolo della bocca lo fece esultare.
Ci aveva azzeccato in pieno.
“Ma come, non vuoi confidarti con il tuo fidato compagno di squadra? Potrei
darti una… mano a risolvere il tuo problema…”
Sasuke piegò leggermente il capo verso destra, lanciandogli un’occhiata obliqua
e impenetrabile.
Il ghigno di Suigetsu sembrava indistruttibile e a prova di martellata nei
denti.
Con un movimento fulmineo, si allungò verso il lobo del ragazzo, mordicchiandolo
piano con i denti affilati e passando velocemente la lingua sulla minuscola
goccia di sangue apparsa sull’epidermide. Lo succhiò lentamente godendosi il
lieve sapore ferroso che gli stava invadendo la bocca.
Sasuke rabbrividì senza emettere suono, allungando solo una mano verso i suoi
capelli candidi e intrecciandoci dentro le dita.
Con un delicato movimento di polso spostò la testa di Suigetsu dal suo orecchio,
facendolo staccare con un sorrisetto divertito sulle labbra sottili. Fu la volta
del moro di avvicinarsi per primo, facendo congiungere le loro labbra.
Entrambi assaporarono il momento per qualche secondo, godendosi il tepore della
bocca dell’altro, il fiato caldo che accompagnava le due lingue impegnate in un
gioco lento, come se entrambi volessero dimostrare la propria superiorità
all'altro.
Quando entrambi rimasero senza fiato, si staccarono. Sasuke tolse la mano dai
capelli dell’altro, accarezzando con lentezza quelle ciocche morbide e candide,
scivolando lungo la guancia e poi fermandosi sulle labbra.
Passò il pollice lungo il labbro inferiore e poi quello superiore, in una muta
carezza senza secondi fini.
Si alzò in silenzio, in modo quasi aggraziato, spolverandosi i vestiti con le
mani.
Non degnò Suigetsu di uno sguardo, mentre si avviava verso il proprio
improvvisato giaciglio, cosa che, dopotutto, non fece nemmeno il ninja della
nebbia.
Era stato un gioco, per entrambi.
Un semplice gioco innocente.
GRAMMATICA E SINTASSI: 7,5 punti
IC DEI PERSONAGGI: 8,5 punti
STILE: 3,5 punti
IMPRESSIONI PERSONALI: 4 punti
ATTINENZA ALLA CONSEGNA: 4,5 punti
TOTALE: 27,5 punti
COMMENTO
Non è che desideri contraddirti, ma io questa storia l’ho trovata carina.
Riprendendo il titolo: semplice, direi senza pretese (il che non è
obbligatoriamente un male, anzi) ma piuttosto scorrevole e centrata.
Per contro, c’è un’impressione di fretta che forse se ti ci fossi messa prima,
prendendoti più tempo, si sarebbe potuta evitare. Per esempio ho notato che a
volte sottintendi il soggetto durante il dialogo. Non è particolarmente lesivo
perché i ruoli dei personaggi sono ben definiti, ma crea comunque una
leggerissima confusione, però è una cosa che con qualche rilettura
presumibilmente noterai/hai notato tu stessa.
Mi hanno fatto ridere la questione dei movimenti del polso e il fatto che a
Sasuke basti pensare Naruto per incazzarsi più del solito. Ben azzeccato il
dialogo tra Sasuke e Suigetsu, giocato su minimi cambi di espressione, col
piccolo colpo di genio del carino. Invece non mi piace l’espressione “duello di
lingue” – direi che la detesto cordialmente, ma sarà una cosa mia.
Sostanzialmente la storia è ben strutturata e coerente, c’è qualche ripetizione
qua e là ma nulla di grave. Si legge bene ed è gradevole. Concludo, quindi, con
un giudizio fondamentalmente positivo e ti ringrazio per la partecipazione.