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Autore: Selhin    15/09/2020    1 recensioni
Sequel della mia precedente storia The Passing of Seasons
Pairing [ HopexLight ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hope, Lightning, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Passing of Time'
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Fandom: Final Fantasy XIII
Pairing: Hope/Lightning
Personaggi: Lightning Farron, Hope Estheim, Snow Villiers, Claire ( nuovo personaggio )
Tipologia: One Shot ( 7.476 parole )
Genere: Sentimentale, Romantico, Fluff
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy XIII", appartengono solo a me.

 

 

1° Argomento: Momenti della Giornata
4. Sera

 

 

 

The Passing of Days

Capitolo 5

 

 

 

 

 

This the kind of power you've got inside.
And it's telling you not to give up.
Trust me.

 

 

 

 

  Si svegliò dal dormiveglia spalancando gli occhi azzurri con una spiacevole sensazione di mancanza.
Focalizzò lo sguardo sul soffitto sopra di sé facendo fatica a distinguere le ombre a causa della semioscurità nella stanza. Un sospiro leggero le sfuggì dalle labbra quando ricordò il sogno appena terminato. Aveva perduto qualcosa d’importante, qualcosa che aveva a lungo cercato, e non era stata in grado di ritrovarlo. L’ultima immagine nella sua mente era una corsa disperata nell’oscurità cercando di rimediare al suo errore. Un respiro che non le apparteneva la distolse dai suoi pensieri e voltò leggermente la testa ritrovandosi il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo. Arrossì appena quando si rese conto che il suo braccio le cingeva dolcemente la vita, quasi a proteggerla, mentre la mano restava abbandonata sul fianco. Erano trascorse quasi due settimane e ancora non si era del tutto abituata a quel contatto, all’averlo vicino, il cuore le batteva sempre come impazzito, eppure sentiva già che non sarebbe più riuscita a farne a meno. Il modo in cui la stringeva, la guardava, scherzava con lei - e di lei, del suo essere così timida ed inibita - mentre facevano l’amore. Era ancora restia a capacitarsene, a credere che stesse accadendo davvero. Eppure lui era lì, era rimasto nonostante gli avesse esternato le sue paure e le sue debolezze.
Con un tocco lieve gli accarezzò una guancia, era profondamente addormentato, non aveva i sensi allenati come lei, non più. Si soffermò sulla sua pelle calda, avvertì la morbidezza delle sue labbra resistendo al desiderio di baciarlo. Si sentiva così sciocca - eppure amava esserlo - mentre lo osservava dopo essersi svegliata, era un rituale che ripeteva tutti i giorni. Le piaceva guardarlo mentre dormiva, era così sereno, il suo respiro calmo così rassicurante. Erano momenti solo per lei, momenti rubati alla notte. I capelli del ragazzo ricadevano sulla sua fronte come fili argentei, si mescolavano al rosa pallido dei suoi, soffici sotto al suo tocco.
Si allungò appena per sfiorargli le labbra con le sue cedendo infine a quell’impulso, gli sembrò quasi di poterlo vedere sorridere nel sonno. Poi leggera come l’aria, si liberò dalla sua stretta. Si alzò e s’infilò la sua camicia che le stava troppo grande, sorridendo al destino per quanto fosse assurdo. Solo qualche anno prima era lei a prestargli la giacca quando faceva troppo freddo, era lei a confortarlo e adesso le cose si erano totalmente invertite. Era cresciuto, era sempre lui eppure sembrava una persona totalmente diversa, come lei.
Sorrise nell’ombra lanciando un’ultima occhiata alla sua figura addormentata, poi uscì sul balcone. La brezza della notte era calda, la città sembrava addormentata sotto la luna estiva. Si soffermò ad osservare le luci del centro poi il suo sguardo azzurrò si sollevò verso l’altro, verso Gran Pulse. Chissà se Serah e Snow stavano già dormendo, chissà se avevano qualche sospetto su dove andasse quasi ogni sera ultimamente. Era più forte di lei, non riusciva a stare lontana da quel ragazzo, le sembrava gli mancasse il respiro quando gli era lontana. Forse era uno scompenso dovuto al tempo che le sembrava di aver gettato inutilmente, anni persi, anni in cui si era vergognata di sé ed incolpata per ciò che provava per lui. Anni in cui aveva cercato di soffocare ogni interesse che potesse darle. Ci aveva provato e non ci era riuscita e adesso non voleva rinunciare più a niente.
Di nuovo si sentì sciocca, una donna molto sciocca e molto egoista.
Hope aveva taciuto come lei gli aveva chiesto, si erano visti in segreto senza che nessuno sapesse. Lei non si sentiva pronta, non ancora - e non sapeva se mai lo sarebbe stata - eppure adesso provava un senso di colpa nei confronti della sorella. Serah si era sempre dimostrata la persona che più credesse in lei, quella che più desiderava che fosse felice e, adesso, Lightning lo era. Eppure non le aveva detto niente. Una parte di lei avrebbe voluto raccontarle ogni cosa, correrle incontro e urlarle quanto si sentisse felice ma l’altra sua metà era restia a farlo. E se si fosse sbagliata? Temeva il suo giudizio, forse era quello che le faceva più paura.
E poi Snow e Sazh, Lebreau e tutti gli altri, cosa avrebbero detto? Avrebbero riso di lei? Era una donna alla soglia dei trent’anni, infatuata di un ragazzo molto più giovane. A chiunque sarebbe sembrata ridicola.
Quando ci pensava la sua mente più logica le diceva che era ancora in tempo a lasciar perdere tutto, che quella fosse ancora la strada sbagliata da percorrere. E tremava. Lightning temeva il disprezzo della gente molto più di quanto credesse, più di quanto desse a vedere.
Le braccia ora forti di Hope le cinsero la vita attirandola a sé e lei quasi si spaventò a quel contatto improvviso, era così assorta che non aveva sentito la sua presenza.
Si voltò a guardarlo e incontrò il suo sorriso.
  
- Stai bene? - le chiese preoccupato.
Ma lui sapeva benissimo quali fossero i pensieri della donna, la tormentavano da sempre - avrebbero mai smesso? - e qualsiasi cosa lui facesse o dicesse non sembrava funzionare. Però non parlò preferendo che fosse lei a confidarsi per prima, senza costrizioni, senza forzature, perché lei era fatta così. Aveva bisogno di tempo.
Lightning si lasciò cullare dal suo abbraccio, lasciò che le baciasse piano l’incavo del collo, assaporò quella sensazione di conforto che prima di lui aveva provato solo da bambina, con i suoi genitori. Poi era stata lei a dover dare quel conforto alla sorella ed aveva impedito che chiunque potesse anche solo provare a sostenerla. Doveva farcela da sola.
  
- Credo di doverglielo dire. - disse all’improvviso mentre Hope rimaneva in silenzio, in attesa.
Lei capì che il suo silenzio era un incoraggiamento a continuare. Era stato lui a dirle che non le avrebbe mai chiesto niente perché doveva essere lei a sentirsi pronta a confidargli i suoi pensieri. - A Serah… - aggiunse alla fine.
Lui annuì. - Sai che qualsiasi decisione prenderai sarò dalla tua parte, sempre. -
  
- Lo so. -
Era così rassicurante saperlo al suo fianco, la visione del mondo era totalmente cambiata in quelle settimane, non si sentiva più sola a combattere contro tutti, stava iniziando a pensare che non fosse poi così male essere se stessa. - Ho solo paura di come reagirà, di quello che penserà di me. -
Hope la strinse di più, protettivo.
  - E’ tua sorella, ti vuole bene, non ti giudicherebbe mai. -
Lei alzò le spalle. - Io l’ho giudicata una volta, cosa le impedirebbe di fare la stessa cosa? - al solo ricordo di come le avesse voltato le spalle, anni prima, quando Serah le disse di essere una l’Cie Lightning rabbrividì. Si sentiva ancora in colpa.
  
- Perché non è da Serah, semplicemente. -
Lightning ci pensò su. - Vuoi dire che invece era naturale io lo facessi? -
  
- Sì. - rispose lui quasi provocandola. Lo guardò con un misto di fastidio e delusione, pensava questo di lei?
Ma il ragazzo le sorrise gentile. - Ora però so che non lo faresti più, perché sei cambiata, non sei più quella persona adesso. -
Lei rispose al sorriso, aveva una così alta considerazione di lei eppure le sembrava continuamente che volesse quasi prenderla in giro. Aveva sempre avuto questo carattere leggermente enigmatico oppure era una conseguenza dell’essergli rimasta lontana per tre anni?
Lo colpì piano, scherzando. - Ti stai prendendo gioco di me o cosa? -
Hope alzò le sopracciglia. - Non lo farei mai. -
Il suo sorriso si allargò e in quel momento sembrava un bambino intento a farsi beffe della maestra. Poi si chinò a baciarla come se avesse improvvisamente necessità di quel contatto, o forse era semplicemente per distrarla e fare in modo che lei lasciasse perdere la questione. Qualsiasi cosa fosse funzionò, a Lightning passò ogni voglia di discutere che poteva esserle venuta. Era sempre così.
Sospirò tornando a guardare la città illuminata mentre una mano del ragazzo s’infilava sospetta sotto la camicia. Lei sorrise, un po’ perché adorava quel suo modo di fare, un po’ perché le faceva il solletico. La baciò nuovamente sul collo, poi dietro l’orecchio.
  
- Ci vediamo anche domani sera? -
Dalle labbra di lei sfuggì un gemito sottile quando lui le afferrò il lobo con la bocca. - Non posso, devo badare a Claire domani. -
  
- D’accordo… - iniziò lui, la mano che ormai era salita a sfiorarle il seno. - … allora vediamo di non perdere altro tempo. -
Lightning lo guardò ansiosa, quasi impaziente. Lo attirò a sé per baciarlo ancora, poi lui la strinse e, senza dire più una parola, rientrarono in casa approfittando della notte e del fatto che fosse appena iniziata.

 

 

*~*~*~*~*

 

 

  Affonda la lama con un ultimo scatto, la creatura geme per il dolore, il sangue schizza macchiandole il viso.
Testa alta, sguardo fiero, indifferente. Con un gesto fulmineo estrae la sua arma dal ventre del mostro mentre questo smette di respirare e lentamente muore. Ha il respiro leggermente affannato quando osserva il risultato della sua furia, della sua crudeltà. Il corpo della creatura è dilaniato, quasi irriconoscibile. Si è scatenata su di lui come un animale lasciandosi andare ad una rabbia incontrollata. Si passa una mano sulla fronte ed avverte l’odore del sangue. Nausea. Guarda le sue mani rosse, sporche, macchiate dal peccato. Non ha mai ucciso per divertimento, non l’ha mai fatto per sfogare la sua frustrazione.
“Sii forte, ti copro le spalle.”
Si volta in fretta ma è sola, non c’è nessuno con lei, non c’è più nessuno che le copra le spalle. Ma può farcela, lei sa cavarsela anche da sola.
“Sto dietro di te.”
Si guarda ancora le mani intrise di sangue, sulla lama passa veloce il riflesso del suo volto. Altro sangue, cos’ha fatto? Senza pensarci inizia a correre lontano, vuole allontanarsi da tutto questo. Nausea. Arriva a un ruscello che è quasi più fango che acqua ma non le importa, qualsiasi cosa sarà meglio del sangue. Strappa un lembo di stoffa dalla sua giacca, la immerge, ed inizia a ripulirsi con impazienza, quasi con ferocia. Deve cancellare tutto, deve farlo in fretta. Mentre cerca di ripulirsi le mani lo vede, il braccialetto argentato che tiene al polso, l’unica cosa che le sia rimasta della sua vecchia vita. E’ pulito, nemmeno una goccia di sangue. Sfiora il ciondolo con la forma di un fulmine, lei, poi quello del fiore, lui. Il terzo, la serratura, ancora non ha capito che significato abbia, probabilmente non lo saprà mai. Non avrà più occasione di chiederglielo.
Se n’è andata via, è scappata.
Improvvisamente avverte un nodo alla gola, una morsa che le fa visita ogni sera. E poi eccole li, le lacrime, pronte a uscire dai suoi occhi, inesorabili. E lei si lascia andare ad un pianto silenzioso, perché nessuno la vedrà, nessuno la sentirà, nessuno saprà mai cosa fa tutte le sere quando si allontana dai suoi commilitoni inventandosi un giro di perlustrazione. E’ così arrabbiata con se stessa da volersi far del male ma non lo fa mai, così si sfoga con ferocia animale su qualsiasi creatura le si pari dinnanzi. Le manca il respiro, per un istante è sul punto di arrendersi.
“Quindi vai avanti e testa alta.”
Si sente soffocare ma riesce a riprendere il controllo di sé. Cerca di respirare con calma, poco alla volta e lentamente sente il cuore rallentare i battiti, le labbra e le mani smettono di tremarle incontrollate. Sospira. Prende la Gladius e inizia a ripulirla dal sangue ancora fresco, l’illuminazione è flebile, il cielo ha perso i colori del tramonto avviandosi verso l’oscurità della notte. Dovrebbe tornare al campo lo sa. Forse questa è stata l’ultima crisi, forse domani andrà meglio. Se lo dice ogni volta, ci spera sempre.
Speranza.
Sorride. Cosa c’è di più ironico di quel pensiero? Proprio lei che ha infranto una vecchia promessa, che ha fatto soffrire la persona che meno di tutte se lo meritava. Lei, che a quel nome si è tanto affezionata, come può sperare ancora?
Mi manca.
Questo pensiero le si forma talmente veloce nella mente che quando si permette di pensarci si ritrova in piedi, pronta a correre via. La sua voglia di vederlo è così forte? No, non può. E’ appena un ragazzo, cosa c’è di sbagliato in lei? Non può permettersi simili pensieri, deve restare calma. Respira.
Però vuole tornare, vuole vederlo.
Vuole sapere come sta, sentire la sua voce, vedere il suo sorriso.
Ma non può permetterselo, sono proprio questi pensieri che hanno il meglio su di lei corrodendola, costringendola ad uccidere. Questa sorta d’infatuazione deve riuscire a farsela passare o la consumerà fino a farla impazzire. Ad ogni costo. Si volta e lentamente torna al campo incurante del fango e dell’odore di sangue. Forse le faranno delle domande, come sempre, ma lei li ignorerà. Può farcela, può resistere.
Deve.

 

 

*~*~*~*~*

 

 

  Se ne stava seduta intenta a leggere un libro mentre Claire, la sedia al suo fianco, disegnava canticchiando. Le dita completamente impiastricciate dai pastelli colorati, i fogli scarabocchiati e sparsi qua e là sul tavolo. Dondolava le gambette sospese nel vuoto, se si fosse sistemata sul tappeto sarebbe stata più comoda Lightning glielo aveva detto, ma la bambina aveva insistito per stare vicino a lei.
Improvvisamente Claire si fermò silenziosa, come se fosse stata colta da un pensiero fulmineo, voltò leggermente il capo a guardare la donna.
  - Sia! -

La vocina squillante riecheggiò per tutta la casa mentre Lightning si voltava a guardarla colta di sorpresa. La chiamava così perché non riusciva ancora a pronunciare bene la parola zia, o forse semplicemente non le piaceva farlo. Gli occhi chiari della bambina la scrutavano attenti, quasi come se volesse parlarle con lo sguardo mentre arricciava appena le labbra arrabbiata che non ci riuscisse. C’era così tanto di Snow in quella bambina che Light ancora non si capacitava del perché le si fosse affezionata.
  
- Cosa succede, Claire? - chiese leggermente preoccupata.
Serah e Snow erano usciti quella sera perché era un qualche loro anniversario, se la bambina si fosse sentita male sarebbe stato un problema.
  - Tu e il fratellino vi sposerete? -
Poco ci mancò che la donna cadesse dalla sedia per la sorpresa. Arrossì violentemente mentre balbettava confusa. - C-Cosa? Perché p-pensi questo? -
Claire piegò leggermente la testa da un lato, i codini biondi legati da nastri rosa seguirono il suo movimento. - La mamma dice che vi volete bene ma che siete, ehm… - ci pensò un attimo non ricordando le parole esatte. -… che siete due scemi dalla testa dura, ecco! -
Sorrise compiaciuta per essersi ricordata quella frase che sua madre le ripeteva fin troppo spesso ultimamente. Lightning restò in silenzio per qualche istante non sapendo cosa rispondere. Possibile che Serah avesse scoperto qualcosa?
  
- T-Tua madre dovrebbe imparare a pensare prima di parlare, una volta ne era capace. Temo che la brutta influenza di tuo padre stia avendo la meglio su di lei. -
Convinta che il discorso fosse chiuso riportò l’attenzione sul suo libro. Ma Claire era pur sempre la figlia di Snow, ed era una bambina di cinque anni, una bambina molto curiosa.
  
- Quindi non gli vuoi bene? -
Lightning sobbalzò stupita dall’insistenza della piccola. - Non è questo… -
Claire restò silenziosa, gli occhi puntati su di lei.
  
- Non basta questo per sposarsi, Claire. -
La bambina sospirò scontenta della sua risposta, non era quello che avrebbe voluto sentire. Riprese in mano un pastello giallo e si mise nuovamente a disegnare rassegnata. La donna capì la delusione della piccola ma si guardò bene dall’aggiungere altro, era un argomento fin troppo spinoso per affrontarlo con una persona così giovane.
Dopo qualche minuto passato in silenzio nei quali Lightning si permise di credere che la questione fosse finalmente risolta, Claire parlò nuovamente.
  
- Se non lo sposi tu allora lo farò io! -
Detto questo la bambina si rimise al lavoro sul suo disegno soddisfatta della sua decisione, canticchiando e facendo dondolare i piedi che non toccavano il pavimento. Lightning si ritrovò a guardarla e a sorridere divertita. Chissà che faccia avrebbe fatto Hope l’indomani quando glielo avrebbe raccontato.
Qualcuno bussò alla porta cogliendola di sorpresa. Era troppo presto perché i due sposini fossero già di ritorno, forse Lebreau aveva bisogno di qualcosa.
La donna si alzò e raggiunse l’ingresso sotto lo sguardo incuriosito della bambina, aprì e sgranò gli occhi azzurri quando lo vide. Hope le apparve preoccupato nonostante il sorriso, sembrava essere arrivato di corsa.
  
- Cosa ci fai qui? E’ successo qualcosa? -
Il ragazzo le sorrise cercando di tranquillizzarla. - Ho bisogno di parlarti. -
Lightning lo squadrò sorpresa. - Devo badare a Claire adesso. -
Lui scosse la testa. - Lo so, ma è importante. -
Sembrava così serio, così preoccupato e lei non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse succedendo. Poi Claire si accorse dell’arrivo del ragazzo e lo raggiunse di corsa saltandogli fra le braccia. Hope la salutò ed iniziò a chiacchierare con lei mentre Lightning se ne restava immobile sulla soglia di casa tormentandosi preoccupata, quasi nervosa. Che lui volesse…?
  - Mi fai entrare? - le chiese lui gentilmente riportandola alla realtà. Si accorse che stava stringendo così forte la porta da far sbiancare le nocche della mano. Scosse la testa e s’impose un leggero sorriso, non poteva permettersi di farsi sopraffare dall’ansia.
  
- Andiamo a fare una passeggiata. -
Hope la guardò sorpreso, solitamente era lei quella che non voleva uscire per evitare gli sguardi della gente. Ma forse avere Claire con loro sarebbe stato un ottima copertura. Nessuno avrebbe avuto nulla da dire nel vederli assieme alla bambina, era già capitato che facessero da “baby sitter” insieme.
Così annuì e con Claire entusiasta all’idea di prendere un dolce al bar di Lebreau, si avviarono fianco a fianco sulla spiaggia.

 

 

*~*~*~*~*

 

 

  Camminavano in relativo silenzio da un paio di minuti sulla spiaggia affiancando la riva. Dopo svariati tentativi di mantenere asciutte le sue scarpe di cuoio Lightning aveva deciso di toglierle e proseguire a piedi nudi. Sentiva attraverso la pelle la consistenza della sabbia, ancora calda per via del sole cocente di quella giornata, venir spazzata via ad ogni nuova onda che s’infrangeva contro di lei, l’acqua piacevolmente fresca. Alzò lo sguardo per osservare i suoi due compagni di viaggio che la precedevano di qualche passo. Claire se ne stava comodamente sistemata sulle spalle del ragazzo mentre raccontava qualcosa che solo lei, tuttavia, sembrava comprendere, lui in risposta dava l'impressione di essere davvero interessato e annuiva sorridente ad ogni domanda della bambina. Insieme rendevano l’idea stessa della tenerezza e Light si ritrovò ad arrossire come una ragazzina, un sorriso appena accennato. Poi Hope si voltò leggermente verso di lei e, senza farsi notare dalla piccola, allungò una mano a sfiorare la sua. Lightning afferrò solo due dita in un gesto che esprimeva delicatezza e imbarazzo insieme e gli si affiancò concentrando tutti i suoi sensi sul calore di quelle dita morbide ed affusolate.
Claire, che nel frattempo aveva iniziato a cantare strane note di una melodia alquanto ripetitiva appresa probabilmente dal padre, aveva iniziato a intrecciare i capelli chiari del ragazzo. Da quando aveva imparato, ogni essere umano era una buona cavia da sottoporre alle sue creazioni e a Light scappò una risatina sommessa quando se ne accorse. Lui la guardò con aria interrogativa e lei scosse la testa in risposta alla sua muta domanda. Era un momento così perfetto che non voleva rovinarlo.
Dopo alcuni minuti arrivarono a destinazione trovando una Lebreau talmente indaffarata che erano intervenuti anche gli altri membri del NORA per darle una mano. Hope si stupì della quantità di persone stipate nel piccolo locale solitamente così tranquillo e silenzioso e Lightning gli spiegò che la sera quel posto si animava così tanto da renderlo quasi irriconoscibile. Musica alta, luci colorate e persone che si muovevano a ritmo ballando in ogni angolo. Lui la guardò preoccupato e si chiese come mai aveva deciso di andare in un posto tanto affollato sapendo quanto disagio potesse procurarle ma lei gli sorrise tranquilla, come aveva previsto Claire si rivelò un’ottima copertura per entrambi. La bimba volle salutare tutti - ma proprio tutti - prima di guidare il giovane verso Lebreau e il suo posto preferito : il reparto dei gelati!
Lightning, che aveva lasciato la mano del ragazzo non appena avevano varcato la soglia del bar, gli si accodò non perdendo d’occhio la bambina un attimo. Ovviamente si fidava di Hope ma Claire era pur sempre la figlia di Snow e ormai aveva imparato che era fin troppo simile a suo padre, non andava sottovalutata.
Per tutto il tragitto si era tormentata sul perché il ragazzo si trovasse lì e cosa lo preoccupasse tanto e adesso avrebbe di gran lunga preferito una bottiglia di vino al gelato. O un gelato al rum. In effetti gelato alcolico suonava magnificamente bene insieme nella stessa frase. Avrebbe potuto aprire un business e diventare miliardaria. Sarebbe stata una grassa, ubriaca, dirigente di una società gelato alcolica. Grassa, ubriaca ma felice.
  
- Light, tu cosa prendi? -
Alzò lo sguardo sorpresa e imbarazzata per essersi fatta cogliere in fragrante mentre era sovrappensiero, scosse la testa. - Sto bene così, grazie. Ho bisogno di aria, vi aspetto fuori. -
Hope alzò un sopracciglio mentre la osservava allontanarsi, era strana ma anche lui era parecchio nervoso per ciò che avrebbe dovuto dirle di lì a poco. Prese il suo gelato, ringraziò l’amica che gentilmente glielo aveva offerto perché altrimenti “chi lo sente poi Snow se vi faccio pagare il gelato?” e, Claire per mano, raggiunse Light fuori dal locale. Non la trovò subito, dovettero allontanarsi di qualche metro e poi eccola lì, seduta sopra ad alcuni scogli, lo sguardo lontano fisso sull’orizzonte dove alcune nuvole in lontananza sembravano avanzare minacciose verso la costa, il leggero vento serale che le muoveva sinuosamente i capelli rosati posati sulla spalla come piccole onde durante un tramonto estivo. Ad Hope il cuore mancò un battito, era talmente bella da togliere il respiro. Bella non era nemmeno la definizione esatta perché lei era qualcosa di più, qualcosa che andava oltre la mera bellezza terrena. Per lui era pura perfezione, lo era sempre stata e soprattutto per il suo esserne così dolcemente inconsapevole. Claire lo riportò alla realtà dal suo sogno ad occhi aperti tirandolo per la mano verso la donna che nel frattempo li aveva notati e fatto loro cenno per farsi trovare. La raggiunsero e la bambina volle a tutti i costi starle in braccio mentre si gustava il suo fin troppo enorme gelato al triplo cioccolato.
  - Signorina, non è troppo questo gelato per te? - le disse mentre le sistemava i capelli biondi ribelli che erano sfuggiti dai codini. Claire la guardò con occhi furbi, gli stessi della madre e continuò a gustare il suo dolce come se niente fosse beccandosi così un buffetto sul viso da parte della giovane donna. Hope sorrise alla scena e si appoggiò a lei, schiena contro schiena, inebriandosi del suo profumo. Al contatto il cuore di Light prese a battere come impazzito e temette che tutti avrebbero potuto udirlo poi lui le allungò una vaschetta con del gelato che lei guardò sorpresa.
  - E’ alla fragola, dovrebbe piacerti se non ricordo male. -
Voltò leggermente la testa nella sua direzione per fargli capire che lo stava guardando. - E tu come fai a saperlo? -
In verità adorava il gusto delle fragole in generale ma era sicura di non averlo mai detto a nessuno, forse nemmeno sua sorella se n’era mai accorta. Lui alzò le spalle come se fosse una cosa normalissima. - La torta del matrimonio di Snow e Serah era alle fragole e ricordo distintamente di averti vista mangiarne ben due fette… più una terza passata di soppiatto da Maqui che se non sbaglio invece ne è allergico. -
Lightning era allibita, come faceva lui a ricordarsi di una cosa del genere avvenuta tanti anni prima?
  - Quindi mi hai vista. - pigolò piano imbarazzata - Ma come fai a ricordartene? Io a stento ricordo cosa ho mangiato ieri a pranzo… - ovviamente non era vero, lei aveva un’ottima memoria, ma volle provare a sdrammatizzare la situazione. E poi lui fermò il suo cuore per farlo ripartire nuovamente all’impazzata.
  - Io ricordo ogni cosa che ti riguarda, non lo sai che passavo il tempo ad osservarti in silenzio? -
Imbarazzata non rispose, si limitò ad assaggiare quel dolce freddo che aveva fra le mani e lo trovò davvero delizioso. Hope alle sue spalle sorrise ma rimase in silenzio fino a che, dopo parecchi minuti in cui l’unico suono era quello delle onde del mare e la musica ed il vociare animato proveniente dal bar poco distante da loro, fu di nuovo Claire ad intervenire e togliere tutti dall’imbarazzo generale. Si alzò, le labbra leggermente sporche di cioccolato, e sorridendo chiese il permesso di andare a raccogliere conchiglie sulla riva. Lightning ci pensò su indecisa poi concluse che se fosse rimasta a vista non potevano esserci problemi ed inoltre lui doveva parlarle, era lì per quello.
Rimasero soli ma non troppo, la piccola rimaneva comunque a qualche metro di distanza, e dopo un paio di minuti Hope si separò controvoglia dalla schiena di lei per sedersi al suo fianco. Le prese una mano intrecciando le dita con le sue stando basso ben sicuro che nessuno potesse vederli. Sospirò nervoso, non sapeva come introdurre il discorso e lei avvertì la sua agitazione finendo per innervosirsi a sua volta. Perché lui, solitamente così deciso, temporeggiava? Era talmente esasperata dalla situazione che le uscì un - Insomma, è successo qualcosa di grave? - prima che potesse trattenerlo.
Lui non la guardò, si limitò a mantenere gli occhi fissi su Claire. - No, ma non so come reagirai e questo mi preoccupa. - disse infine, la voce bassa , apparentemente tranquilla ma una sfumatura della tonalità la fece quasi spaventare e diede voce al suo primo pensiero di quella sera, quando lo aveva visto all’improvviso sulla porta di casa.
  - Vuoi finirla qui? - non riuscì a trattenerla, la voce leggermente soffiata a causa dei sentimenti contrastanti che provava. Era Rika? Forse aveva capito che era meglio stare con una normale ragazza della sua età - sempre carina, sempre sorridente, sempre dolce – piuttosto che con lei la quale lo obbligava a nascondersi come fossero due criminali. Voleva saperlo il prima possibile e allo stesso tempo ignorare il problema. Infine era successo anche a lei, aveva preso una sbandata colossale ed ora pagava le conseguenze dell’essere stata così incauta, no, ingenua era la parola giusta. Stupida, stupida, stupida.
Lui si voltò finalmente a guardarla, lei che teneva sempre testa a tutti semplicemente con gli occhi, adesso aveva lo sguardo fisso a terra, la mano libera che stringeva un mucchietto di sassolini colorati talmente forte da far sbiancare la pelle. - No, certo che no Light, non voglio lasciarti! - ed era stranissimo dire quelle parole visto che, effettivamente, non avevano nemmeno iniziato una vera relazione. Le strinse la mano cercando di attirare la sua attenzione. - Ci ho messo così tanto per farmi notare da te, non ci penso nemmeno a lasciarti andare adesso. -
Lightning finalmente alzò lo sguardo puntandolo nei suoi occhi verdi e ringraziò il cielo di essere seduta perché si sentiva le gambe deboli come gelatina in quel momento. Meno male! Osò solo pensarlo ma fu sicura che quel pensiero le passò anche sul volto rendendo il suo sollievo così dannatamente ovvio. Si stava trasformando veramente in una donna così tanto dipendente da un uomo? Ciò che aveva sempre detestato ed evitato per tutta la vita? - Allora… - tentennò osando sviare l’attenzione da sé -… si può sapere cosa è successo? -
Hope sospirò ancora poi finalmente si decise a dirle il motivo per il quale si era precipitato lì all’improvviso incasinandole la serata. - Si tratta di Snow… - iniziò piano mentre lei lo guardava ancora più confusa di prima.
  - Cos’ha combinato Snow di tanto grave da farti agitare in questa maniera? -
Rimase in silenzio ancora qualche istante aumentando così quella maledetta suspense che aveva portato avanti da quando era arrivato. - Lui… lui lo sa. -

 

 

*~*~*~*~*

 

 

  Stava inserendo alcuni noiosissimi dati nel suo computer quando un forte bussare ripetuto aveva interrotto il silenzio del suo ufficio. Rispose distrattamente di entrare convinto fosse qualche suo collega con “altro lavoro per lui” e non alzò gli occhi dallo schermo fino a che non sentì la voce di un suo vecchio amico irrompere nella stanza. Quando si voltò a guardarlo sorpreso di trovarselo lì gli sorrise poco convinto e vagamente preoccupato - Snow? -
L’uomo fece un cenno del capo nella sua direzione a mo di saluto - Ehilà fratellino!-
  - Come mai da queste parti? - fece per alzarsi ma l’altro scosse la testa per farlo rimanere al suo posto.
  - Tranquillo, va tutto bene. Ero in zona ed ho pensato di passare a farti un salutino, hai un momento?-
Hope lo guardò con aria interrogativa, in tanti anni Snow non si era mai presentato da lui solo per un salutino. Qualcosa non tornava.
Tornò a battere i suoi dati al computer - Ti ringrazio per il pensiero e ti offrirei un caffè ma purtroppo come vedi ho un sacco di lavoro arretrato al momento. Se mi allontano c’è il rischio che ai miei assistenti venga una crisi isterica. -
L’uomo dall’altra parte della scrivania fece una risatina all’idea. - Lo capisco. Ho però bisogno di parlarti. -
Hope si fermò di nuovo e gli offrì quanta più attenzione poté, sperando che facesse in fretta. - Va tutto bene? Mi sembri parecchio strano oggi. -
Snow si portò una mano fra i capelli biondi sprovvisti della solita bandana come per cercare di trovare le parole giuste. - Ecco, si tratta della sorellina. - chissà perché come la nominò Hope avvertì come una sorta di presentimento. - Ultimamente si comporta in modo strano. -
  - Cioè? - chiese mentre tornava ad occuparsi dei suoi dati con finta nonchalance anche se troppo assorto per concludere qualcosa. Avrebbe dovuto rifare tutto dall’inizio dannazione.
  - Esce ad orari strani, soprattutto la sera. Non dice mai dove va né con chi, è sempre distratta… -
  - E’ una donna adulta, ne sei consapevole vero? Anche se abitate sotto lo stesso tetto credo che sia libera di poter fare quel che vuole, no? - lo interruppe un po' troppo velocemente. Sperò che l’altro non notasse l’agitazione che gli stava salendo fin alle tempie.
  - Certo. - rispose Snow preso in contropiede dal tono dell’amico. - Solo che, insomma, io e Serah siamo preoccupati per lei. -
Proprio Hope non capiva dove l’amico volesse arrivare e non era nemmeno così sicuro di volerlo sapere. Aveva promesso a Light che non avrebbe detto niente, e non aveva intenzione d’infrangere quella promessa. Lei si fidava di lui ed inoltre era giusto che fosse lei a decidere quando e a chi dirlo. - Insomma, dove vuoi arrivare? Come ti ho detto non ho tempo al momento. Vedi questa piccola scatola di metallo che emette suoni e luci? E’ un computer e guarda caso lo uso per lavorare… -
  - Qualche sera fa, era parecchio tardi… - continuò l’amico senza degnarlo di una risposta abbassando lo sguardo -… e lei è uscita per una “passeggiata”. Mi sono preoccupato, anche se lei è forte ed è un soldato e roba così è pur sempre una ragazza… ed era davvero tardi. -
Hope lo guardò immobile, un lampo di comprensione che iniziava ad emergere nei suoi occhi verdi. - Snow cosa stai… ? -
  - So che non avrei dovuto ma... l’ho seguita. - continuava a tenere lo sguardo basso mentre si martoriava le dita nervosamente. - Ero preoccupato potesse accaderle qualcosa quindi mi tenevo a debita distanza ma non troppa nel caso avessi dovuto intervenire. Ed è così che ho scoperto con chi si vedeva. -
Il ragazzo aveva preso a schiacciare tasti completamente a caso sulla tastiera preda dell’agitazione più totale.
  - Immagina la mia sorpresa quando ho visto che eri tu. -
Quella frase restò sospesa nell’aria, pesante, insopportabile. Alzò finalmente lo sguardo sentendosi quasi soffocare e i due si guardarono in silenzio per parecchi istanti.
  - Senti amico, io non voglio farmi gli affari tuoi ma… -
  - Ma è esattamente quello che stai per fare. - concluse il ragazzo, la voce tranquilla, gli occhi verdi seri ed immobili.
L’uomo sospirò come se si fosse finalmente liberato di un peso troppo grande per lui. - Ragazzo, io ti voglio bene lo sai. Anzi VI voglio bene, ad entrambi, siete la mia famiglia, io capisco che questa cotta che hai per lei sia forte e che te la porti dietro da tanto tempo però… -
  - Snow, la mia non è una cotta. - insistette particolarmente su quella parola che lo faceva apparire ancora una volta come un ragazzino. Quando si sarebbero decisi a capire che non era più il piccolo del gruppo, che era cresciuto e che non andava protetto?
L’altro alzò le mani in segno di resa. - Ehi, io sono dalla tua parte, davvero! Ma questa cosa, con lei… - sospirò di nuovo. Nonostante si fosse preparato quel discorso per tutta la mattina non sapeva nemmeno più se era giusto proseguire su quel sentiero. - Quel che sto cercando di dirti è che Lightning non è la persona giusta per te. Non è cattiva, anzi, ma è una persona complessa e temo che ti farà soffrire e basta. -
Hope scosse la testa, non riusciva a credere a quello che sentiva. - Tu pensi veramente questo di lei? -
Snow lo guardò sorpreso. - Beh, non è esattamente la persona più stabile che ci sia e ce lo ha ben dimostrato. E’ sparita per tre anni. Tre anni, Hope. L’hai dimenticato?-
  - Quello non c’entra, è stata colpa mia se… -
  - Non m’importa di chi era la colpa ma l’ha fatto, facendoci preoccupare tutti per troppo tempo. Togliendo a Serah la possibilità di avere una sorella proprio quando aveva più bisogno di lei. Sai quante notti ha passato a piangere perché non aveva idea di dove fosse? Si è sentita abbandonata, tutti ci siamo sentiti così. -
Aveva ragione, Snow aveva maledettamente ragione lo sapeva, era stato arrabbiato anche lui ma era riuscito a perdonarla ed era certo che anche Serah si fosse lasciata tutto alle spalle. Perché Snow non voleva comprendere? Si sbagliava di grosso su di lei, era cambiata, stava provando a cambiare, aveva appena iniziato ad imparare ad essere se stessa.
  - Ascolta, ti ringrazio Snow… - iniziò a dire mentre si alzava raggiungendo la finestra, era quasi il calar del sole e in strada era pieno di persone che si affrettavano per tornare a casa. -… so che ti stai solo preoccupando per me ma so quello che faccio. Ti prego solo di fare finta di niente per il momento. -
L’amico si alzò dalla sedia con un sospiro sfinito e si diresse alla porta. - Va bene fratello, solo... fai attenzione. - uscì dalla stanza facendolo piombare nuovamente nel silenzio interrotto solo dai beep del suo computer. Era tempo di rimettersi al lavoro e in qualche modo avrebbe trovato il coraggio di dirlo a Light quella sera stessa.

 

 

*~*~*~*~*

 

 

  Hope prese coraggio e si decise infine a guardarla un po’ terrorizzato dall’idea di trovarla in condizioni esagerate. Eppure Light sembrava fin troppo tranquilla data la situazione, continuava a fissare l’oceano davanti a sé, il cielo che si era fatto improvvisamente più scuro e coperto da nuvoloni preoccupanti. Sudò freddo e si ricordò che, solitamente, prima di scoppiare in una qualche sfuriata delle sue lei stava sempre in silenzio. La classica calma prima della tempesta.
  - Light? - azzardò piano, quasi stesse parlando ad un cerbiatto nella foresta - Tutto bene? -
Le sfiorò una guancia per attirarne l’attenzione e finalmente, a seguito di quel contatto, lei si voltò a guardarlo, gli occhi azzurri confusi e vagamente lucidi. Poi si portò entrambe le mani alle tempie accasciandosi su sé stessa, il viso nascosto fra le ginocchia, il respiro troppo veloce. Hope si accorse che tremava così le circondò le spalle con un braccio cercando di rassicurarla. Non disse niente, non c’era bisogno di farle sapere che era lì pronto a sostenerla e lasciò che fosse lei a prendere l’iniziativa. Dopo qualche istante la sentì borbottare qualcosa a voce bassissima così avvicinò il viso al suo ed improvvisamente lei tirò su la testa rischiando quasi di colpirlo. - E’ terribile. Terribile. Terribile! -
Lui la guardò confuso mentre la sentiva ripetere sempre la stessa parola scuotendo leggermente la testa. Ed eccola lì la tempesta.
Le sorrise dolcemente sperando di riuscire a calmarla in qualche modo. - Dai, poteva andare peggio. Non fare così… -
Ma Lightning sembrava non ascoltarlo nemmeno così lui continuò. - Mi ha promesso di non farne parola con nessuno e sai Snow com’è con le promesse. Morirebbe piuttosto che infrangerle. -
Le carezzò una guancia accorgendosi che una lacrima minuscola faceva capolino nell’angolo dell’occhio, era davvero così tremendo che qualcuno scoprisse di loro dopotutto? Non riusciva a capire fino in fondo, lui avrebbe voluto urlarlo al mondo intero mentre lei sembrava ancora vergognarsene, come se fosse sbagliato. Anche secondo Snow la cosa non poteva funzionare. Che fosse l’unico a non vedere le cose come stavano realmente?
Che fosse davvero solo tutto un grosso errore?
Come poteva una cosa così bella, che lo faceva sentire così vivo, essere anche sbagliata?
  - Serah… - disse lei inaspettatamente ed Hope si ritrovò più confuso che mai. - … se venisse a saperlo da lui mi toglierebbe il saluto per sempre! -
  - Cosa intendi dire? - chiese debolmente quasi temesse la risposta, gli occhi verdi che cercavano l’attenzione di quelli freddi ed azzurri di lei. - Ma non capisci? - rispose esasperata mentre si divincolava dal suo abbraccio quasi il contatto le scottasse la pelle.
No, non capisco, spiegami!” avrebbe voluto urlare il ragazzo ormai completamente nel pallone più totale ma rimase in silenzio, aggredirla verbalmente non sarebbe servito a niente anzi, avrebbe ottenuto solo l’effetto contrario. Le afferrò i polsi con decisione ma senza farle male, voleva farle capire che quello era il momento giusto per mostrarsi vulnerabile ed esternare i suoi pensieri, che poteva farlo con lui.
  - Le ho promesso che mi sarei confidata con lei per qualunque cosa, che sarebbe stata la prima… - iniziò Lightning finalmente guardandolo, una lacrima che era riuscita a sfuggire al suo controllo e scendeva inesorabile sulla sua guancia tracciandole una sottile linea argentea. Ma andava bene, poteva farlo, con lui poteva essere se stessa. Fragile, umana. - … quando scoprirà che non l’ho fatto ci resterà malissimo, mi odierà. -
Ed Hope quasi sorrise per il sollievo, dunque era questo a preoccuparla più di ogni cosa? Più dell’opinione della gente?
  - Per questo devo dirglielo, devo essere io a farlo. - continuò lei risoluta nella sua decisione. Poi si accorse del sorriso di lui e si mostrò quasi risentita. Si stava prendendo gioco di lei? - Perché stai ridendo? -
Hope scosse leggermente la testa, i capelli chiarissimi che si muovevano fluidi sulla sua fronte, Light provò l’istinto di toccarli ma riuscì a trattenersi.
  - Stai tranquilla. - le disse dolcemente con voce calda e rassicurante mentre le accarezzava la guancia asciugandola dalle lacrime che erano seguite incontrollate una dopo l’altra. - Snow non le dirà niente, te lo giuro. -
  - Come fai ad esserne sicuro? - gli chiese arrossendo appena, la pelle del viso incredibilmente calda dove lui la stava toccando. - E perché continui a sorridere a quel modo? - gli chiese ancora scocciata. Se era uno scherzo non lo trovava affatto divertente.
Lui sorrise ancora, si sentiva felice. - Perché io so tutto, ricordi quanto sono intelligente? - si vantò avvicinando il viso al suo.
  - Sbruffone… - disse lei a un soffio dalle sue labbra. Voleva prenderle, baciarle, morderle ma qualcosa la trattenne, forse il fatto che erano all’aperto troppo vicini al locale dei suoi amici.
  - Light… - lui interruppe il filo dei suoi pensieri - … mi prometti di essere sincera alla domanda che sto per farti? -
Lei si allontanò leggermente per tornare a guardarlo fisso negli occhi, sembrava serio eppure continuava a sorriderle. Annuì piano, provò una leggera tensione.
  - Il tuo primo pensiero è stata Serah, ma cosa mi dici di Snow? -
Lightning si morse il labbro inferiore pensierosa. - Cosa intendi? -
  - Non t’importa di quello che pensa lui, adesso che lo sa? - 
Non capiva dove lui volesse arrivare, perché avrebbe dovuto importarle di quel che pensava quell’idiota… e poi eccola lì, come una rivelazione, veloce e lampante come i lampi che illuminavano il cielo sopra di loro. Carichi di energia e pronti ad esplodere da un momento all’altro.
Si rese conto per la prima volta che non le importava più. Non le interessava affatto quello che poteva frullare nella mente di Snow o degli altri a proposito di lei e di Hope. Che la giudicassero pure, che pensassero di lei quel che volevano. Era malata, sbagliata, che avesse perso il definitivamente il senno. Non aveva alcuna rilevanza ormai.
  - No… - si ritrovò a dire piano, la consapevolezza di quella verità che le esplodeva nel petto aumentandone i battiti del cuore.
Era solo una parola, breve, detta sottovoce, ma che fece quasi impazzire Hope dalla felicità. Era tutto ciò che voleva e che aveva bisogno di sentire. E poi lei lo sorprese ancora prendendogli il volto fra le mani e fissandolo intensamente negli occhi, i suoi capelli rosei ad invadergli la visuale.
  - … Non ha nessuna importanza… -
Si avvicinò piano e lo baciò.
Le sue labbra erano dolci, morbide, ardenti come se volessero divorarlo. Un po' timida ed un po' audace, un mix letale che lo faceva impazzire. Approfondì il bacio quando la sentì dischiudere ulteriormente le labbra in un muto assenso e ne approfittò per solleticarle il palato con la lingua, la prese per le spalle e la attirò di più a sé giocando con le dita sui suoi capelli soffici e setosi. Lei si inarcò in avanti quando sentì la mano di lui venir meno sulla sua scapola e posarsi sul fianco per poi scendere a solleticarle la pelle della coscia lasciata scoperta dai pantaloncini. Con le dita disegnava piccoli arabeschi creandole infiniti brividi di piacere. Hope la vide flettersi verso di sé come un fiore che chiedeva solo di essere colto e non capì più niente. L’attirò ancora di più e le passo un braccio dietro la schiena lambendole le labbra, le guance, il mento, il collo e Lightning lo teneva per la camicia come ci si aggrappa all’unica cosa che ci impedisce di cadere nel vuoto. Si sentiva finalmente libera dai suoi stessi pensieri che la tormentavano da troppo tempo, libera di poter amare come non aveva mai fatto nella vita. L’aveva trovato, infine, il suo posto. La sensazione era quella di non essere davvero lì, come un sogno lontano era tutto appannato eppure tutto amplificato, sentiva il suo stesso respiro dentro le orecchie e le sembrava troppo forte così cercò di regolarizzarlo e fu allora che se ne accorse. Un urlo lontano che la chiamava.
Si staccò leggermente da lui, il respiro affannato, sciogliendone l’abbraccio e lasciandolo confuso da quel gesto improvviso. Ed il sogno finì rendendo nuovamente la realtà unica protagonista della loro vita. Sopra le loro teste infuriava l’inizio di un temporale, lampi e fulmini lambivano le nuvole scure e cariche di pioggia, il vento aizzava quella tempesta che dava l’idea di voler spazzare via tutto, le onde del mare alte e imponenti.
Lightning si guardò attorno stranita, quanto tempo era passato? Un minuto, un’ora?
Dietro di loro i clienti del bar si allontanavano a passo svelto per rientrare nelle proprie case mentre il gruppo del NORA si dava daffare alla svelta per sistemare sedie e tavolini prima che iniziasse a piovere troppo forte. Poi eccolo di nuovo, un grido sottile, soffocato.
Una consapevolezza mostruosa l’atterrò facendole quasi perdere i sensi, come preda di un incantesimo che le aveva rallentato i movimenti voltò il capo verso la spiaggia nel punto esatto in cui stava sua nipote solo pochi istanti prima.
Sparita.
Hope seguì il suo sguardo quando vide i suoi occhi azzurri spalancarsi di terrore e il sangue abbandonare le sue guance rosee ed anche lui impallidì a quella realtà spaventosa. Poi la sentì urlare con quanto più fiato avesse in corpo, come non l’aveva mai udita prima. Terrorizzata.

- Claire!-


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Nota Autrice: Purtroppo non posso veramente dire molto al riguardo, sono passati 4 anni dall'ultimo aggiornamento, ormai credo che più nessuno sarà qui a leggere ( giustamente ) Non starò qui a spiegare il perchè nè il come, ho avuto impegni su impegni, un lavoro che non mi dava tregua e mi aveva prosciugato ogni spiraglio di creatività. Arrivavo a casa la sera tardi e l'unica cosa che volevo era dormire ed ecco che si ricominciava. Un lavoro che mi ha fatto quasi avere un crollo nervoso fino a che ho infine deciso di andarmene per ricominciare una nuova vita, per tornare ad essere me stessa. E nel mentre cercavo di tornare quella che ero ho avuto un incidente, bloccata a letto con una gamba rotta mi sono messa a pensare. Ho pensato tantissimo e sono giunta alla conclusione che non potevo lasciare in sospeso alcune cose che avevo iniziato. Una era questa. Così ho ripreso in mano la tastiera e, spinta anche dalla voglia di fare una sorpresa, sono riuscita ad andare avanti ( stupendomi anche del fatto di quanto in realtà sia stato semplice alla fine dei conti ) 
Quindi niente, la finirò, il prossimo ed ultimo capitolo è praticamente concluso, e questa volta è veramente una promessa. E continuerò a scrivere perchè sì, è una delle poche cose che mi fa stare bene con me stessa. Come sempre se passate di qua ( cosa improbabile ) e notate errori, sviste o altro fatemelo pure presente, non mi offendo. Potete anche mandarmi a quel paese, me lo merito. 
Dopo questo papiro voglio fare tantissimi auguri a Cinzia! E' una ragazza d'oro e sono tanto felice di averla conosciuta tramite questo sito. Spero tanto che ti sia piaciuto questo capitolo ( io sono proprio innamorata di Hope oh ahahah ) e ti prometto che arriverà anche il finale prestissimo. Non potevo proprio lasciarli così!!! ( e nel mentre ovviamente mi è tornata la ship pazzesca come al solito quindi chissà )  

Si EFP, non ti abbandonerò più!




 

   
 
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