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Autore: HideSaka    15/09/2020    0 recensioni
Rayla è un’elfa abile e leggiadra quanto impulsiva e testarda, proveniente da un regno dove draghi, spade e magia si fondono quotidianamente. Garfield è un ragazzo determinato ma insicuro, viene da un gruppo di vigilanti che aiutano a ripulire le strade di New York dalla criminalità dilagante. La storia comincia con l’improbabile incontro tra i due individui, che si trovano persi e disorientati tra le fredde lande di una terra a entrambi sconosciuta. Collaborare sembra l’unica maniera logica per affrontare la situazione, così i due, grazie ai consigli di misteriosi personaggi, cominciano a cercare una strada che li possa ricondurre alla propria casa.
[Crossover The Dragon Prince-Titans-Skyrim e altri!]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Aprì gli occhi. Un cielo terso, qualche fronda di pino e un dolore lancinante alla schiena. Fece una smorfia, si girò da un lato e provò a rialzarsi facendo perno col gomito. Si sentiva umido, e si accorse di avere un forte bruciore alla gola. Non ricordava granché, solo il suo nome gridato da una voce femminile.
<< Rachel... >>
Parlando percepì la propria voce ovattata, come se avesse dei tappi nei timpani. Aspettò qualche secondo per rinvenire del tutto, e iniziò a udire il rumore di un corso d'acqua. Si lasciò cadere sulla schiena, e tornò rivolto verso l'alto. Guardò ancora il cielo, era una bella giornata, solo qualche nuvola macchiava l’azzurro. Fece uno sforzo per respingere il dolore e si rialzò a sedere.
<< Azzardati a muovere un altro muscolo e ti faccio a fette. >>
Non fece in tempo ad orientarsi che vide ad un paio di metri una spada puntatagli contro.
<< Ehi, no, ferma... Non ho intenzioni cattive, lo giuro! È che... Ah, cavolo, fammi alzare un momento... >>
<< Non. Muoverti. >>
La ragazza che gli puntava contro una spada era snella, di media statura, la pelle chiara come la luna. Un paio di piccole corna uscivano dai suoi lucidi capelli argentei, insieme ad un paio di orecchie a punta. E aveva... quattro dita?
<< Cosa ci faccio qui? >>, fece la ragazza spazientita.
<< Cavolo, ti giuro che non ne ho idea! Io... Ricordo solo... Ero con Rachel, una mia amica, ma poi ho un vuoto. Ricordo che ha urlato il mio nome... >>
La ragazza fece qualche passo in avanti.
<< Faresti meglio a raccontarmela giusta, ragazzino. Forse stai valutando male la situazione. >>
<< No, certo che no! È chiaro che in questo momento io sia in una situazione critica, e ti garantisco che il coraggio che trovo per parlare venga solo da un forte istinto di sopravvivenza! Per favore... Lascia che mi possa alzare e cercare di capire come diamine sia finito qui, non ho intenzione di farti del male, credo che ce le prenderei di santa ragione, e- >>
<< Basta, parli troppo. >>la strana individua si fece più vicina. Garfield poté vedere il volto della ragazza più chiaramente, e non poté fare a meno di credere di aver davanti una regina: teneva il mento leggermente alzato, e manteneva un fermo, serio sguardo inquisitore. Si sentì la gola appena pungolata dalla lama.
<< Sei agitato. Hai paura perché non sai come convincermi. Eppure il tuo sguardo è fermo, convinto. >>
La ragazza abbassò la spada. << Per adesso non ho motivo per non crederti. E nemmeno di temerti. Ti do la mia fiducia, umano. Tradiscila, e io ti riduco a mangime per vermi. Chiaro? >>, rinfoderò la spada, e il ragazzo notò che ne teneva un'altra identica in un altro fodero sulla sinistra.
<< Chiarissimo... >>
Si alzò, e tirò un sospiro di sollievo. Si diede una stiracchiata, poi notò che sul terreno c'erano, di tanto in tanto, delle chiazze di neve.
<< Allora... Il mio nome è Garfield. Credo che a questo punto non possa pensare che tu c'entri qualcosa con tutto questo, dato che sei confusa almeno quanto me... Posso sapere il tuo, di nome? >>
La ragazza lo guardò un po' torvo, ma gli rispose.
<< Rayla. È il mio nome. >>
<< Bene Rayla, che ne dici di formare una squadra e provare a capire cosa diamine possa averci portato qui?>>, fece Gar cercando di mostrare entusiasmo in maniera fallimentare.
<< Una squadra? Il fatto che ti abbia concesso la mia fiducia non implica che tra noi possa esserci questo grado di confidenza. Tuttavia, per cominciare, potresti ad esempio dirmi da dove vieni, o dove tu abbia preso quegli strani abiti che porti addosso. E poi non credo di aver mai visto un umano dai capelli verdi. >> Rayla indicò prima la felpa, poi i capelli di Gar con fare dubbioso.
<< Questa l'ho comprata in un outlet a New York, è così brutta? E per quanto riguarda i capelli, è una lunga storia... >>
<< In un cosa dove? >>
<< In un outlet. A New York. Tu, invece? Da dove arrivi? >>
<< Le mie origini risiedono al regno di Xadia, ma prima di finire qui ero a Katolis... >>
Garfield inarcò un sopracciglio. << Non li ho mai sentiti, sai? >>
Rayla aggrottò la fronte e si portò una mano sul mento. << Davvero strano... E nemmeno io ho mai sentito Gnuiorc.>>
Garfield si accarezzò la nuca, confuso. << Be', forse sarebbe meglio capire dove siamo finiti. Idee? >>
A giudicare dall'ambiente intuirono di trovarsi nella valle di una montagna. Pochi metri avanti a loro la terra cominciava a salire ripida fino a farsi roccia, e si alzava per innumerevoli centinaia di metri. Dall'altra parte, invece, scorreva un fiume largo qualche metro, che li separava da una fitta sponda boscosa.
Reyla fece spallucce.
<< Ne so quanto te. >>
<< Mh, immaginavo. Be', cerchiamo qualcuno? >>
<< Sì, sono d'accordo. >>
E si incamminarono, seguendo il fiume.
Proseguirono seguendo quella direzione per un paio d'ore, poi un piccolo villaggio fece la sua comparsa a qualche chilometro dall'altra sponda del corso d'acqua.
Rayla arrestò il passo all'improvviso.
<< Be', dovremmo oltrepassare il fiume...Sai, credo ci sia un ponte più avanti. >>, valutò Garfield.
<< Sì, lo vedo. Siamo vicini alla civiltà. >>, dicendo ciò Rayla si tirò su il cappuccio, nascondendo orecchie e corna.
<< Come mai ti tir- >>
<< Prevenzione. >>, lo interruppe la ragazza. << Non sappiamo dove siamo finiti, prima di mostrarmi dovrei comprendere il contesto che ci circonda. >>
Rayla indicò il ponte con un dito: << Riesci a vederlo? Ci sono degli uomini che stanno facendo qualcosa lì al ponte. Forse lo stanno… Riparando? >>
<< Be’, certo, ma avranno disposto una passerella per permettere comunque un passaggio verso l’altra sponda. >>
<< Oh, ma non mi dire! Lo so bene, voglio solo evitare troppe attenzioni. Per te è un problema oltrepassare il fiume, ciuffo verde? >>
Garfield si impettì al sentire quelle parole, e rispose con un sicuro: << Figurati. Tu, piuttosto? >>
Il ragazzo non poté apprezzare quell'attimo di fierezza più di un secondo, perché Rayla si esibì immediatamente in una dimostrazione più che convincente: scattò verso il fiume, e dalla sponda spiccò un agile salto mortale seguito da un leggiadro atterraggio dall'altra parte.
<< Scusa, puoi ripetere? >>, fece Rayla con un sorriso spavaldo.
<< Sì... Come non detto... >>, fece Garfield colto un po' alla sprovvista. << Senti, ho bisogno di togliermi un attimo i vestiti, se ti dà fastidio voltati da un'altra parte, okay? >>, e cominciò a spogliarsi.
<< Che cavolo fai?! Sei pazzo per caso? >>
Rayla voltò lo sguardo, ma notò qualcosa con la coda dell’occhio: Gar aveva assunto una colorazione verde, e dopo qualche strano verso il suo corpo si stava... Deformando?
<< Sicuro sia tutto okay? >>
In risposta ottenne un vigoroso ruggito. Rayla tornò a guardare, e dove prima c'era Gar ora c'era un possente felino verde con i vestiti del ragazzo tra i denti. Il tutto era durato solo una manciata di secondi.
<< Be', davvero carino... >>
La tigre prese qualche metro di rincorsa, poi spiccò un lungo balzo che le permise di superare il fiume con estrema facilità. Rayla fece appena in tempo a complimentarsi che la tigre aveva già cominciato a rimpicciolirsi, per poi diventare nuovamente Garfield, nudo, con i vestiti ancora in bocca. La ragazza lo fissò stupita per qualche secondo, per poi voltarsi immediatamente una volta realizzate le condizioni del ragazzo.
<< È un potere davvero interessante. Quindi tu, Garfield da New York, hai compreso i segreti dell'arcanum... Davvero strano... >>, fece Rayla con lo sguardo verso il villaggio.
<< Eh? Arcanum? Di che parli? >>
<< Ma come?! Tutti gli esseri magici lo conoscono, per forza! >>
<< Magia? Cavolo, sarebbe una figata saperla usare! Purtroppo no, questo è il frutto di un esperimento di uno scienziato... Riesco a trasformarmi in alcuni animali, per ora so diventare una tigre, un serpente, un gorilla e un carlino. E comunque puoi tornare a guardare. >> Rayla era confusa.
<< Okay... Qui c'è qualcosa che non mi torna. >>
<< Che intendi? >>
<< Non lo so, è che sembra che tu appartenga ad una realtà diversa dalla mia. Hai uno stile che non ho mai visto, non conosci l'arcanum, vieni da un luogo che non ho mai sentito... Eppure ti garantisco di aver viaggiato abbastanza. >>
<< Va bene, però possiamo parlarne tra poco? Magari troviamo un bar dove sederci, mi fa malissimo la schiena e ho anche un po' freddo... >>
<< Un bar? >>
<< Un posto dove mangiare. >>
<< Sì, forse è una buona idea. >>
Finito di parlare, i due si diressero al piccolo insediamento vicino al fiume.
Giunsero a destinazione impiegando poco tempo, oltrepassato il fiume la valle era facilmente percorribile. Passarono accanto al ponte che avevano notato da lontano, e constatarono che era in corso una ricostruzione dell’infrastruttura ad opera di cinque uomini di grossa stazza.  Proseguendo, davanti a loro si parava un piccolo agglomerato di casette in legno e pietra che nonostante le basse temperature sembrava essere discretamente movimentato, parzialmente contornato da un’alta palizzata in legno. Prima di proseguire oltre, però, videro che l'entrata era controllata da due uomini armati, protetti da una cotta di maglia e un elmo completo; entrambi imbracciavano uno scudo, sul quale era raffigurato un ariete visto di profilo.
<< Alt. Fermatevi e dichiaratevi. >>
<< Uhm, certo. Io sono Garfield e vengo da - >>
<< Io sono Rayla, Rayla l’umana, e veniamo dalla città. Volevamo fare un giro nel bosco, solo che dei banditi ci hanno attaccati... Ma non preoccupatevi, stiamo bene. Siamo al villaggio perché abbiamo bisogno di riposare prima di partire, il mio amico si è spaventato a morte. >>
<< Deponete le armi, forestieri. È nostro dovere trattenervi per assicurare la pubblica sicurezza, quindi - >>
<< Va bene Orr, possono passare. >>, fece l'altra guardia.
<< Ma come! Non vedi cosa indossa questo ragazzino? È opportuno capire da dove venga, e - >>
<< Falli passare. >>
La prima guardia chinò un attimo il capo, poi puntò di nuovo i ragazzi.
<< D'accordo. Procedete pure. >>
<< Grazie infinite, signore. >>, fece Rayla con un piccolo inchino. << Andiamo, Garfield. >>
 
Erano entrati alla Locanda del Gigante Addormentato sotto insistenza di Rayla: era un piccolo edificio non troppo distante da dove erano arrivati, annunciato da un’insegna che raffigurava un dormiente volto maschile. Un uomo alto e possente aveva servito loro del cibo caldo, e ora erano impegnati a consumarlo in silenzio, mentre sguardi diffidenti venivano rivolti loro dai tavoli circostanti.
<< Che dire... Un po' rustico questo posto, non credi? >>, fece Garfield contemplando delle chiazze sul suo strano bicchiere.
<< Sei di famiglia nobile, uomo tigre? >>, lo sbeffeggiò Rayla.
<< No, è solo che temo di prendermi tre malattie diverse bevendo da questo. >> Garfield distolse l’attenzione dal bicchiere e si guardò alle spalle: un lungo focolare centrale scaldava la locanda, e un ragazzo biondo e vestito con abiti sgargianti suonava un liuto mentre cantava una canzone simile a un presagio di malaugurio.
<< Piantala, Sven. Non riversare i tuoi fallimenti amorosi su di noi, canta qualcosa di più allegro. Non mettertici pure tu. >>, sbottò qualcuno da uno dei tavoli. Il ragazzo recepì il messaggio, fece un sospiro e appoggiò il liuto alla sua sedia. Poi tirò fuori un flauto e con esso iniziò a produrre una melodia più tranquilla.
<< Che strana atmosfera. Cosa dovremmo fare adesso, Rayla? >>
<< Non so bene a chi chiedere, qua sembrano tutti comuni clienti, umani per giunta. >>
<< Uhm, va bene. Scusa se te lo chiedo, Rayla, ma tu che cosa sei esattamente? >>
La ragazza inarcò un sopracciglio. << Mai vista un’elfa in vita tua?>>
Garfield rimase interdetto per un attimo, poi rispose: << Be’, non nella realtà, non sapevo esistessero davvero, ecco. E poi non avevo idea che avessero le corna. >>
<< Abbassa la voce. >> intimò Rayla con un sussurro.
Garfield fece per scusarsi, ma subito venne interrotto da una voce familiare.
<< Posso, ragazzi? >>
Rayla e Garfield alzarono gli sguardi dai loro minestroni e videro un uomo in cotta di maglia, l'elmo sotto braccio e spada e scudo rinfoderati.
<< Oh, lei è l'uomo che ci ha fatto entrare, lo riconosco dalla voce! Si sieda, si figuri. >>, fece Garfield sorridendo, per poi guardare Rayla come a cercare la sua approvazione.
L'uomo rispose con un sorriso stanco, quasi nascosto da una grigia barba poco curata.
<< Perché ci ha seguiti? >> Rayla corrugò un po' la fronte.
<< Tranquilli, vengo con buone intenzioni. >> L'uomo si sedette accanto a loro, chiamò l'oste per una birra, poi rivolse di nuovo la sua attenzione ai ragazzi.
<< Non siete di qui, dico bene? >>
Stettero entrambi in silenzio, Gar un po' titubante, Rayla ferma e decisa.
<< Immagino che avrete visto il cartello fuori la locanda, quello con la taglia... >>
Rayla sembrò seccarsi.
<< Sì, l'ho notato. C'è un brutto faccione che guarda male i passanti. Ma cosa c'entra? >>
<< Abbi pazienza. Oh, grazie Orgnar.>>, arrivò la birra al tavolo. L’uomo bevve un sorso, poi riprese: << Stavo dicendo... Quello è uno degli uomini più pericolosi che il mondo abbia mai avuto la sfortuna di conoscere. Credo che voi siate qui perché dovete fermarlo. >>
Rayla e Garfield si scambiarono uno sguardo perplesso, ed entrambi capirono di concordare sul fatto che quella fosse un'assurdità.
<< Scusi se mi permetto, signore, ma io non ho idea di come abbia fatto a finire qui, e nemmeno la mia amica Rayla... >>
<< Lo immagino, ragazzo. Ma credetemi, c'è una spiegazione a tutto questo. >>
Bevve un altro sorso.
<< Per adesso possiamo considerarci tutti al sicuro, ma non durerà. Rimane poco tempo. >>
Finì la sua birra. << Per ora non parlerò a nessuno di questa storia, avete la mia parola sul fatto che qui nessuno vi recherà problemi. Tuttavia ho bisogno che proviate a darmi un po' di fiducia, quanto basta per far sì che consideriate le mie parole. >>
<< È consapevole di quello che ci sta chiedendo, vero? >>
Il vecchio guardò Rayla, e di nuovo accennò un sorriso; un sorriso che rispondeva per lui, e diceva che sì, era consapevole di star chiedendo molto, ma che sapeva anche come farsi ascoltare. A quel punto si appoggiò sul tavolo e si fece più vicino. Sussurrò: << Voi venite da mondi lontani. >>
Seguì qualche attimo di gelo. Rayla e Garfield si scambiarono uno sguardo nervoso, lui confuso e un po' spaventato, lei profondamente preoccupata. Rayla girò lentamente la testa verso il vecchio, rivolgendo lui uno degli sguardi più cattivi che Garfield avesse mai visto.
<< Mi dica immediatamente che lei non c'entra nulla con tutto questo. Lo faccia e mi convinca, altrimenti per lei le cose non si metteranno bene. >>
L'uomo resse lo sguardo intimidatorio della ragazza senza scomporsi, e rispose con un sicuro "<< No. Non vi ho convocati io. >>"
<< E allora come fa a sapere tutte queste cose?>>, sussurrò Rayla digrignando i denti.
<< Presto sarete messi al corrente di tutto, puoi stare tranquilla. Inutile gettare troppa carne al fuoco ora. >>
Il vecchio incrociò le mani e poggiò i gomiti sul tavolo.
<< Tuttavia, mia cara, come tu indugi sulla mia credibilità, io non posso essere certo delle vostre capacità. Queste terre sono spietate, sopravvivere là fuori non è da tutti. Figuriamoci possedere le capacità per fermarlo. >>
Garfield, nel frattempo, stava muovendo nervosamente il cucchiaio nel minestrone. Si sentì in dovere di chiederlo: << Insomma, può dirci chi è quest'uomo così pericoloso? Se si tratta di una taglia pubblica qualcuno lo prenderà, prima o poi, no?>>
L'uomo rivolse a Garfield uno sguardo amaro, scuotendo la testa con un sorriso sofferto.
<< Parliamo del Sangue di Drago. >>
   
 
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