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Autore: LaylaParamour    17/09/2020    0 recensioni
[Vis a Vis: El Oasis]
"Distratta dalla propria felicità, involontariamente, colpì proprio un piccolo quadretto che, inevitabilmente, cadde a terra. Il vetro si ruppe in mille pezzi e la cornice, ormai aperta lasciò scivolare via una delle foto preferite della mamma."
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO IL TEMPO SI FERMA
 
Correva, correva su e giù per le scale come le piaceva tanto fare sin da piccola. Fece un salto dal terz'ultimo gradino e in men che non si dica atterrò al piano terra.
Poggiò la mano sulla parete, tappezzata di infinite polaroid, incorniciate, che avevano fermato tanti piccoli momenti. Ricominciò a correre muovendo su e giù la mano sulla parete formando quasi delle onde.
Distratta dalla propria felicità, involontariamente, colpì proprio un piccolo quadretto che, inevitabilmente, cadde a terra. Il vetro si ruppe in mille pezzi e la cornice, ormai aperta lasciò scivolare via una delle foto preferite della mamma.
"Tesoro!" Macarena si affacciò subito sul corridoio, dove la bambina si era inginocchiata davanti a quel pezzo di ricordo che sembrava aver rivelato fin troppo di quell'immagine.
"Stai bene amore?" Chiese piegandosi vicino a sua figlia e controllandola, quasi ossessivamente, per paura che si fosse ferita.
"Mi dispiace mamma! Scusami tanto. Non volevo, stavo solo giocando. Ho fatto cadere una delle tue foto preferite" disse la bimba con le lacrime agli occhi.
Macarena la abbracciò "Tranquilla tesoro mio, possiamo comprare un'altra cornice" la informò la bionda per poi voltarsi finalmente verso la foto che era caduta.
Macarena sentì un tuffo al cuore quando vide quella foto: rappresentava lei stessa, di spalle, che guardava il camper. Quel maledetto camper. La prese e la guardò per un istante. Poi cominciò a cercare qualcos'altro tra quei pezzi di vetro, incurante del fatto che potesse farsi male.
"Mamma..." sentì dire.
Macarena quasi non sentì, doveva trovare assolutamente quello che cercava.
"Chi è questa donna?" Chiese poi.
Macarena strabuzzò gli occhi e poi guardò sua figlia che teneva in mano proprio quello che stava cercando. Un'altra polaroid. Quella polaroid.
Era una cosa che non aveva mai confessato a nessuno. Quando cominciò ad incorniciare tutti gli scatti che faceva decise di non incorniciare quella foto in bella vista. Per lei era troppo preziosa per condividerla con altri. Era l'unico vero ricordo che aveva di lei. Della sua Zulema. Per questo decise di nasconderla nella stessa cornice di quella foto che la rappresentava da sola, davanti al camper. Proprio come Zulema l'aveva lasciata. Era una delle sue preferite perchè sapeva il segreto dietro quella foto. Un ricordo nascosto dietro un altro ricordo.

*click*
Sentì il rumore della fotocamera istantanea dietro le sue spalle e subito si voltò, trovando una Zulema divertita dietro di sè, mentre sventolava il risultato del suo scatto.
"Ma che cazzo fai?!" Chiese Macarena alterata.
"Avevi una faccia davvero buffa bionda, non potevo non immortalare questo momento" le rispose Zulema ridendo.
"Da' qua" disse la bionda, avanzando a grandi passi verso la bruna.
"Non credo proprio" ribatté Zulema alzando il braccio, in modo che Macarena non potesse arrivare a prendere la polaroid.
La bionda alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia.
Zulema alzò lo sguardo verso la polaroid per vedere lo scatto che aveva fatto.
"Sono davvero brava, è una foto... poetica" osservò Zulema, abbassando la foto per porgerle a Macarena che gliela strappò letteralmente dalle mani.
"La modestia te l'hanno data alla nascita o l'hai acquisita con il tempo?" Chiese la bionda che finalmente poté osservare l'operato. Doveva ammettere che lo scatto era effettivamente molto bello. Come aveva detto lei aveva quel non so che di poetico. Lei, davanti a quel camper, che in quegli ultimi due anni aveva visto tante cose che non avrebbe potuto raccontare. Aveva visto nascere quel rapporto, tra lei e Zulema, che pian piano si era rivelato speciale. Quell'odio così radicato di una volta aveva lasciato spazio a qualcosa di indefinito. Qualcosa che nemmeno loro capivano. O non volevano capire. Quel dolore che si erano fatte a vicenda, tutto quello che avevano vissuto in carcere sembrava ormai appartenere ad un'altra vita.
"Ti piace?" Chiese improvvisamente Zulema, avvicinatasi all'orecchio di Macarena, la quale, presa alla sprovvista, sussultò e si allontanò.
"Dio Zulema! Non venirmi così vicino all'improvviso!" Esclamò Macarena che sapeva benissimo che a Zulema piaceva stuzzicarla, in qualsiasi modo le venisse in testa.
Zulema sorrise "Non ti emozionare troppo bionda, non vorrei ti facessi strane idee"
Macarena si sentiva sempre sul filo del rasoio con Zulema. Prima le si avvicinava e poi le diceva quelle frasi che in un secondo spegnevano tutte le possibili fantasie che si sarebbe potuta fare su di loro. Era sempre così, stuzzicarsi per poi nascondere tutto dietro a delle parole che fungevano da scudo.
"È carina" decise di dire Macarena, riportando l'attenzione sulla polaroid.
Zulema annuì e poi sospirò, quasi rassegnata.
"Ti servirà a superare la mia mancanza quando non ci sarò più" affermò poi, infilandosi le mani in tasca, con quel sorriso che sembrava nascondere un mondo che avrebbe voluto tanto buttare fuori, e dirigendosi verso il camper.
"Certo, perchè sarò io ad ucciderti per prima" disse Macarena. Ormai era diventato quasi un gioco dire quella frase quando si parlava di morte. Zulema sosteneva che avrebbe ucciso Macarena per prima e viceversa, proprio come si erano promesse in carcere.
Zulema avrebbe voluto dire tante cose a Macarena, le avrebbe voluto dire che sì sarebbe morta. Presto. Ma non per mano sua, ma per mano di quel cancro che le stava mangiando il cervello. Ma non lo avrebbe fatto. Le avrebbe voluto dire che l'avrebbe fotografata altre volte, con la fotocamera istantanea perchè avrebbe voluto fermare il tempo in quei momenti e far smettere quelle maledette lancette di toglierle secondi, minuti, ore e giorni che avrebbe voluto continuare a passare con Macarena. Ma non lo avrebbe fatto. Sarebbe sembrato troppo strano da parte sua. Le avrebbe voluto dire che, nonostante l'avesse fatta abortire in modo forzato in carcere, voleva sentire il bambino che portava in grembo, anche solo per una volta, voleva sentire la vita che era pronta a dare a Macarena, quando forse ormai per lei sarebbe stato già troppo tardi. Ma anche questo non lo avrebbe fatto.
Ciò che fece fu voltarsi e sorriderle semplicemente, annuendo.


"Mamma?"
Macarena tornò alla realtà e si sporse verso la foto che la bambina teneva tra le mani e gliela sfilò, con delicatezza.
Eccola lì.
Con la sua faccia seria, nemmeno il minimo accenno di sorriso, con quegli occhi che quasi perforavano l'obiettivo della fotocamera per quanto erano profondi. Poteva sentire il suo sguardo che oltrepassava il tempo, la materia, quella foto, per arrivare a guardarla di nuovo negli occhi.
Macarena trattenne un singhiozzo. Quasi non si accorse che le lacrime avevano iniziato a scendere, senza il minimo preavviso, sulle sue guance.
Erano anni che non vedeva il suo viso, i suoi occhi, la sua lacrima tatuata per sua figlia Fatima.
"Mamma non piangere" la piccola si avvicinò a sua madre abbracciandola stretta stretta.
"Scusami tesoro, non volevo. È che... " Macarena si fermò un istante per ingoiare quel groppo che quasi le impediva di parlare.
"...È che era una persona a cui tenevo tanto"
"Perchè non l'ho mai vista in altre foto, mamma?"
Macarena accennò un sorriso, non le si poteva nascondere nulla, era troppo curiosa.
"Non era una persona molto socievole. Anzi, forse non lo era per niente. Ma avevamo un rapporto speciale. Con me ha voluto immortalare quel momento"
Ed era proprio così. Quando Zulema le regalò la Polaroid e Macarena le chiese se volesse fare una foto, la bruna non esitò ad acconsentire. Sapeva che in qualche modo avrebbe potuto aiutare Macarena a sentirsi meno sola quando lei non ci sarebbe stata più. Ma quello che Macarena non avrebbe sicuramente dimenticato fu il momento prima della foto. Quando Zulema, pensando di non essere vista, guardò per un solo, breve istante Macarena. Ma la bionda l'aveva notato con la coda dell'occhio. Aveva notato che in quello sguardo Zulema nascondeva qualcosa. Magari avrebbe voluto mettere un braccio attorno alla vita di Macarena, invece di rimanere immobile, usando solo la mano sinistra per scattare la foto. O forse avrebbe voluto avvicinarsi ancora un po' al suo viso prima di immortalare il momento. O forse avrebbe voluto che Macarena facesse un passo verso di lei. Perchè Macarena sapeva come era fatta, non era solita farsi vedere vulnerabile, eppure quella sera lo aveva fatto, dandole proprio la fotocamera come regalo. Un regalo che le fece scoprire la passione per la fotografia. La passione e l'importanza di fermare il tempo, che non è mai abbastanza. Soprattutto per chi sa che la sua vita verrà spezzata prima del previsto.
"E come si chiamava?" Anche la piccola usò il passato, proprio come stava facendo sua madre. Per la sua giovane età era molto arguta e intelligente.
Macarena sorrise e di nuovo una lacrima fece capolino sul suo viso.

"Come la chiamerai?" Chiese improvvisamente Zulema, nel silenzio più totale, mentre guardavano le stelle, stese sulle sdraio che campeggiavano sul camper. Quella sera non erano di spalle l'una all'altra. Zulema aveva trascinato la propria sdraio posizionandosi vicino a Macarena e sedendosi in modo assolutamente poco composto.
"Chi?" Chiese Macarena.
Zulema la guardò perplessa "Hai l'Alzheimer bionda? Ti ricordo che sei incinta"
Macarena sorrise, aveva sempre quel modo brusco di dire quello che pensava.
La bionda fece spallucce "Non so, non ci ho ancora pensato. Tutto potrebbe succedere in questi mesi"
Zulema annuì "Non immagini bionda" disse portandosi una sigaretta tra le labbra e accendendola. Inspirò e poi lasciò che la nuvola di fumo si disperdesse nel buio della notte.
Macarena la osservò in quel gesto che era così abituata a vedere da due anni ormai. Nonostante potesse sembrare burbera e anche rozza in certi comportamenti, c'erano dei gesti che le facevano acquisire un'eleganza singolare. Fumare, per Macarena, rendeva Zulema elegante e forse anche attraente. Anche quando sparava, quando posizionava le proprie mani in tasca, quando si passava la lingua sui denti quando era pensierosa o quando si mordeva il labbro inferiore. Quel gesto era quello che probabilmente mandava il cervello di Macarena in fumo. Il suo modo di mordersi il labbro era particolare, era un gesto che faceva perdere ogni freno inibitorio alla bionda, che avrebbe voluto stamparle un bacio sulle labbra di punto in bianco, senza chiedere permesso, senza chiedere consenso.
"Chiamala Zulema Junior" disse di punto in bianco la bruna, cominciando a ridere.
"Oddio, un'altra no!" Esclamò Macarena accompagnando la donna in quella risata.
"Dai, me lo merito" disse Zulema.
"Ah si? E per cosa sentiamo"
"Mmh" Zulema aspirò la sigaretta. "Ti ho salvato la vita"
"Vero" ammise Macarena, capendo che alludesse al momento in cui Zulema la tirò fuori dalla lavatrice.
"Poi ti sto tirando fuori dalla vita di merda che avresti condotto se non fossi arrivata io a salvarti"
Macarena annuì "Forse"
"E... " Zulema lasciò la frase in sospeso.
"Che?" Chiese Macarena guardandola.
"Ti sto regalando i momenti più belli della tua vita!" Esclamò infine Zulema ridendo.
"Ma smettila!" Disse Macarena, ridendo, lasciandole il pacchetto di sigarette addosso.
"Dico davvero, dovresti essermi riconoscente per tante cose" disse Zulema alzandosi e lanciando la sigaretta verso un posto indefinito, sotto gli occhi attenti di Macarena.
La bruna si voltò poi verso la bionda e le si avvicinò.
Poggiò le mani sulle ginocchia di Macarena e si abbassò, in modo da raggiungere il livello del suo sguardo.
Macarena si irrigidì al contatto, non era da Zulema cercarlo, anzi, la bruna preferiva evitare qualsiasi tipo di contatto fisico.
"Maca... "
Maca? La bionda la guardò stranita, poche volte aveva usato il suo nome per chiamarla. Solo quando stava per dire una cosa veramente seria.
"Posso... " Zulema si bloccò, prima di continuare. "Ti dispiace se tocco la pancia?"
Macarena quasi si sciolse a quella richiesta. Zulema ai suoi occhi si era fatta piccola piccola e i suoi occhi, probabilmente, non erano mai stati così desiderosi di qualcosa.
Per la prima volta Zulema aveva fatto ciò che pensava non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
La bionda, inizialmente esitando, senza dire nulla, prese la mano di Zulema e la poggiò sulla propria pancia e sperava davvero che in quel momento la piccola creatura che portava in grembo si facesse sentire.
E così fu.
"Ha scalciato!" Esclamò subito Zulema guardando Macarena negli occhi.
Macarena annuì sorridendo "Ha fiutato il pericolo"
Zulema aggrottò le sopracciglia e poi avvicinò la propria faccia alla pancia di Macarena.
"Tranquilla piccola Zulema, nessuno ti farà del male" decise di tranquillizzarla la bruna sorridendo. Sentendo quell'affermazione Macarena non poté fare altro che sorridere di rimando.
Zulema fece forza sulle mani, che aveva posizionato ai lati della sedia sdraio di Macarena, per sollevarsi.
I loro volti si trovarono vicini, a pochi centimetri di distanza, con i loro occhi incatenati e con i sorrisi che pian piano si spegnevano e facevano strada alla serietà del momento.
Gli occhi di Macarena si distrassero per un attimo da quelli di Zulema e si posarono sulle labbra della mora.
Zulema invece non le toglieva lo sguardo di dosso. Gli occhi verdi della bionda l'attiravano come fossero calamite e anche quando vide Macarena esitare con lo sguardo sulle sue labbra, non si distrasse.
"Zule... " disse Macarena in un sussurro impercettibile mentre i suoi occhi erano ancora concentrati sulle labbra di Zulema.
La mora quasi si risvegliò da quel momento idilliaco che avrebbe custodito gelosamente e che avrebbe portato con sé per tutto il tempo che le rimaneva da vivere.
"Buonanotte bionda" le sussurrò all'orecchio Zulema per poi alzarsi di scatto e scendere le scale del camper lasciando Macarena lì, su quel tetto, con i sentimenti che facevano a pugni fra loro.


"Proprio come te" disse Macarena, rispondendo alla figlia.
"Si chiamava Zulema?!" Chiese la bambina eccitata. Dalla foto sembrava una persona interessante e per la piccola Zulema, sapere di portare lo stesso nome di quella donna, la fece quasi sentire invincibile.
"Diciamo che praticamente mi ha suggerito lei come chiamarti" le sorrise la bionda.
"Sono contenta di portare il suo stesso nome mamma! Anche se non la conosco bene, perchè non mi hai mai parlato di lei"
"Ti posso assicurare che era la persona più coraggiosa, intelligente e astuta di questo mondo. E anche se non ti aspetti dolcezza da lei, posso assicurarti che, a modo suo, sapeva trasmetterti anche quello"
"Avrei tanto voluto conoscerla mamma"
"Anche io lo avrei voluto piccola mia" disse Macarena abbracciando Zulema. "È solo grazie a lei se siamo qui, insieme"
"Davvero?"
Macarena annuì.

Correvano, correvano a perdifiato mentre tre macchine di messicani armati fino ai denti le inseguivano.
I loro respiri erano pesanti e le gambe cercavano di correre sempre più veloci.
Almeno per Macarena era così.
Zulema sentì il respiro quasi abbandonarla, rallentò e poi si fermò, con le mani sulle ginocchia.
"Che fai?!" Le urlò Macarena, fermandosi anche lei vedendola in difficoltà.
"Vattene di qua" le rispose Zulema alzandosi alla posizione precedente e guardandola.
"Andiamo!" La incitò Macarena con il fiato corto.
"Tranquilla, non lo faccio per te" ribattè Zulema, per poi continuare. "Stammi bene"
Macarena scosse la testa. "No" disse con un filo di voce.
"Non sei più sola" disse Zulema regalandole un leggero sorriso e Macarena sapeva a cosa si riferiva. Zulema era quasi tranquilla perchè sapeva che qualcun altro avrebbe preso il suo posto e avrebbe riempito di felicità la vita della bionda.
"Grazie" disse infine Macarena.
Zulema le rivolse un ultimo sorriso. Quell'ultimo sorriso della sua vita, che era solo per lei. Per la bionda che in qualche modo le aveva scavato dentro, facendo uscire sentimenti e gesti che, Zulema pensava, non avrebbe mai fatto per nessuno.


"Lei si è sacrificata per noi. Senza esitare un secondo. Senza pensarci due volte ha dato la sua vita per la nostra, tesoro mio"
"Io voglio essere come lei mamma, coraggiosa e intelligente" disse la bimba seria, gonfiando il petto.
Macarena le scombinò i capelli "Lo sei già. Sei la mia piccola Zulema e io ti amo" la bionda le stampò un bacio sulla guancia.
"Non queste smancerie mamma!" Esclamò la piccola e Macarena annuì pensando che quello sarebbe stato proprio un comportamento da Zulema.
*Din Don*
Suonarono alla porta e Macarena si alzò dal pavimento per andare ad aprire.
Appena aprì la porta subito Zulema urlò "Zia Saray!"
"Oh!! Ma questa bimba diventa sempre più bella!" Esclamò Saray prendendo in braccio Zulema ed entrando in casa di Macarena, accompagnata dalla sua fidanzata e da sua figlia.
"Ciao bionda!" Disse Saray salutando Macarena con due baci sulle guance.
"Ciao Saray! Che bello vederti" ribatté Macarena salutando poi la ragazza e la figlia di Saray.
"Allora? Sei pronta bionda?" Chiese la ragazza, posando Zulema a terra per permetterle di andar a giocare con sua figlia.
"Si! Devo solo dare una sistemata in corridoio, è caduto un quadretto"
"Ti do una mano se vuoi" si propose Saray.
"No tranquilla, faccio in un minuto" Macarena andò in corridoio e sollevò con cura le foto cadute. Le osservò e istintivamente si portò al petto quella che raffigurava lei e Zulema chiudendo gli occhi. Poi posò entrambe le foto su un tavolino e raccolse i pezzi di quadro che erano sparsi per la stanza.
Una volta finito tornò da Saray e insieme, dopo aver affidato le figlie alla fidanzata di Saray si allontanarono in macchina.
"Non pensavo me lo avresti mai proposto" disse Saray appena arrivate a destinazione.
Scesero dalla macchina e Macarena parlò "Nemmeno io, ma sentivo che era arrivato il momento" fece una pausa per poi continuare mentre camminavano. "Poi oggi per caso mia figlia ha fatto cadere un quadretto che conteneva la foto mia e di Zulema. Forse era destino, sentivo che era arrivato il momento e magari questo segno è stata una conferma. O forse semplicemente mi sto facendo tanti viaggi mentali inutili"
Saray sorrise "Ci aggrappiamo a quello che ci fa stare meglio bionda"
Macarena annuì.
Arrivarono davanti al muro grigio e alto che ospitava il nome di Zulema Zahir, proprio accanto a quello di sua figlia Fatima.
Macarena non pensava sarebbe mai andata in quel posto. Probabilmente perchè non voleva accettare l'idea che effettivamente non ci fosse più. Pensarla in qualche altro paese per lei era più comodo, ma era arrivato il momento di affrontare quella cruda realtà. Zulema non c'era più e lei aveva capito i suoi sentimenti per lei troppo tardi. Quando il loro tempo era terminato.
Vide Saray accarezzare la parete, che Macarena immaginava fosse ghiacciata e che non si sarebbe mai azzardata a toccare.
La bruna si portò poi la mano alle labbra, posandoci un bacio. Poi si voltò verso Macarena.
"So che è la tua prima volta qui. So anche che forse dovrei aspettare più tempo per fare ciò che sto per fare. Ma ho avuto determinate indicazioni da chi mi ha chiesto di farlo"
"Ma che stai dicendo Saray?" Chiese Macarena, più confusa che mai.
Saray infilò una mano nella tasca del suo giubbotto.
Le porse una lettera.
"Lei mi ha detto di dartela quando saresti stata pronta"
La bionda guardò alternativamente la lettera e Saray.
"Ci vediamo in macchina" disse infine la bruna allontanandosi.
Macarena aveva le mani tremanti, girava e rigirava quella busta chiusa ermeticamente, segno che nessuno l'aveva aperta.
Passò le dita sulla chiusura e con cura, senza fare troppi danni, l'aprì.
La scrittura che le si presentò davanti era lineare, senza nessun segno di esitazione. Qualche parola cancellata, ma non troppe. Segno che la lettera era stata scritta di getto, senza essere ricopiata nè aggiustata. Dalla mente al foglio.
Macarena la portò vicino al viso e sentì quell'odore di tabacco, delle stesse sigarette che fumava Zulema. Dopo tanti anni l'odore era rimasto sul foglio e nei suoi ricordi.
Guardò il foglio e cominciò a leggere fra sé e sé:

Ciao Maca,
So già che sarai sorpresa per la prima riga di questa lettera. Maca? E quando mai mi ha chiamato Maca. Lo sai che lo faccio quando devo dire qualcosa di importante, so che mi conosci come se fossimo una coppia sposata e infondo un po' lo siamo e ora posso dirti che sono stata contenta di aver vissuto questa esperienza con te.
Ti starai chiedendo perché ti sto scrivendo questa lettera e perchè io te l'abbia fatta recapitare da Saray proprio in questo momento.
Allora, una cosa alla volta.
Ho chiesto espressamente a Saray di dartela ora perché volevo che tu stessa ti sentissi pronta ad affrontarmi in questa mia nuova forma, non volevo fosse troppo presto e dentro di me spero non sia troppo tardi.
Ti scrivo queste poche righe perchè sai quanto io non sia brava ad esprimere quello che provo. C'è un muro troppo resistente attorno a me dovuto a tutto quello che ho passato, prima del carcere e durante. Ti scrivo perchè nonostante questo muro fosse troppo resistente tu, con il tuo piccone sei riuscita a scalfirlo, così tante volte che alla fine sei riuscita ad entrare. Meriti di sapere ciò che sto per dirti.
Mi hai fatto perdere la testa bionda, come non aveva mai fatto nessuno. Mi hai fatto impazzire per i tuoi occhi che mi hanno guardata in tutti modi possibili di questo mondo: odio, curiosità, paura ma soprattutto amore.
Nonostante volessi nasconderlo io l'ho visto e l'ho riconosciuto, perchè era lo stesso che provavo io per te.
Quante volte avrei voluto baciarti Maca. Quante cazzo di volte. Non puoi nemmeno immaginare. Credimi non si contano sulle dita delle mani. Quante volte avrei voluto mettere da parte tutto il lavoro che stavo facendo su me stessa per non lasciarmi andare, smettere con tutta quella farsa della donna forte e portarti in un mondo perfetto che hai sempre meritato. Ci sono tanti momenti che porterò con me, fino al mio ultimo respiro: il tuo viso sorridente quando mi guardava, il tuo viso stupito e felice quando decisi di farti un regalo, per la prima volta, noi distese sul tappeto elastico che avevo comprato proprio dopo aver saputo che mi rimaneva poco da vivere e non so come, ma tu sapevi che qualcosa già non andava, la notte in cui ci lasciammo andare, senza pensare alle conseguenze, tu che mi sfioravi il viso, le labbra, con una dolcezza con cui nessuno mi aveva mai toccato ed io che non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, perchè Maca, non hai idea di quanto tu sia bella e non hai idea di che effetto mi fai. Poi ci sono i nostri momenti sul tettuccio del camper, quando mi hai posato la mano sulla tua pancia per farmi sentire quello scricciolo che ti stava crescendo in grembo e lei, per tutta risposta, ha scalciato. Quello, Maca, e stato uno dei momenti in cui avrei voluto dirti tutto, dirti che avrei davvero voluto una vita al tuo fianco, veder crescere tua figlia e diventare, anch'io, una madre per lei se tu lo avessi voluto.
Sei stata e sei la mia casa Maca. L'unico posto in cui il mio cuore è felice, l'unico posto in cui mi sento completa è accanto a te e avrei voluto avere più tempo, per viverti ancora un po', per stuzzicarti ancora un po' e per amarti ancora un po', a modo mio.
Forse avrei dovuto essere un po' più egoista, pensare un po' più a me stessa e fare ciò che il mio cuore avrebbe voluto.
Ma prova a capire perchè non l'ho fatto.
Non volevo ti legassi a me, non volevo che soffrissi. Conoscevo il mio destino già da tempo e non volevo che mi vedessi morire in una merda di ospedale con tua figlia in arrivo. Non è quello che meriti e io voglio solo il meglio per te e proteggerti è sempre stato uno dei miei obiettivi dell'ultimo periodo.
Vorrei convincermi che in questo momento tu non stia piangendo, che magari avrai superato già tutto e di questa lettera non te ne fregherà un cazzo e appena finita di leggere la butterai in un cassonetto. Ma so che probabilmente non sarà così, perché ti conosco davvero come se fossi mia moglie Maca.
Per questo ti chiedo scusa se ho rigato di lacrime quel tuo bel faccino e ti chiedo scusa se ho fatto piangere quei meravigliosi occhi verdi che mi spogliavano di tutte le mie insicurezze ogni volta che mi guardavano. Ma comprendimi, perchè non ci sarebbero state altre occasioni per dirti tutte queste cose.
Spero che in qualche modo tu posso dimenticarti di me e spero che la tua vita sia sempre felice biondina.
Concludo dicendoti che ti ho amata Maca e anche quando leggerai questa lettera, ovunque io sarò continuerò a farlo.

Ti amo,
Tua Zule.

Ps: Spero vivamente che tu abbia chiamato tua figlia come me, altrimenti ti vengo a cercare nei sogni.


Gli occhi di Macarena erano ormai un fiume in piena. Tutto quello che non si erano dette per anni, era tutto in quella lettera e la bionda si pentì per tutte le volte che avevano avuto l'occasione di suggellare il loro amore con un bacio, ma non l'avevano mai fatto. L'unico ricordo di affetto profondo che Macarena portava con sé era la notte in cui si lasciarono andare, senza freni inibitori. Facendo quello che ora lei poteva chiamare amore, ma che al momento nessuna delle due sapeva come chiamare, che fosse per imbarazzo o per orgoglio.
Strinse la lettera a sé e guardò il cielo, sperando che da qualche parte, in qualche modo, Zulema potesse sentire il suo cuore che continuava a battere per lei, senza aver mai avuto un momento di esitazione in quegli anni e le parole sussurrate di Macarena che il vento portò lontano verso una destinazione ignota.
"Ti amo Zulema"
 


ANGOLO DELL'AUTRICE!
Ciao a tutti!! innanzitutto grazie per aver letto questa oneshot sulle Zurena! Vi devo confessare che in alcuni momenti non è stato facile scrivere questa fanfiction, mi ha emozionato davvero tanto.
A parte ciò spero con tutto il mio cuore che vi sia piaciuta e vi ringrazio nuovamente per aver letto. Ditemi cosa ne pensate se vi va!
Grazie!

LaylaParamour!

 
  
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