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Autore: WiseGirl    21/09/2020    3 recensioni
La musica ha un potere che trascende la magia stessa.
Natsu lo sperimenta per la prima volta e ne rimane soggiogato. Lo stomaco in subbuglio, il pizzicore degli occhi. Che sensazione bizzarra e spaventosa allo stesso tempo. La musica per lui è ricordo, sono i suoi luoghi del cuore e le persone che più contano nella sua vita.
Lucy, invece, ha un rapporto del tutto diverso con le melodie. Per lei sono famiglia, nostalgia e dolore.
Entrambi, tuttavia, ringraziano profondamente la musica e chi l'ha donata loro.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Vi lascio un paio di indicazioni per quanto riguarda la canzone. Qui il link per l'ascolto (https://www.youtube.com/watch?v=o8e9VOG1yk8); consiglio di ascoltarla mentre leggerete la porzione di testo a lei dedicata per poter apprezzare meglio. Essendo in inglese ho riportato il testo originale e, a seguire, la mia traduzione. Ho scelto di tradurre personalmente per poter dare maggiore scorrevolezza al testo, anziché basarmi su versioni più meccaniche. Spero vi piaccia!

 

 

La musica che mi guida a te

 

Era una splendida giornata per andare a pescare. Questo pensava Natsu mentre con Happy finiva di abbuffarsi a colazione. Ci avevano provato ad aspettare che arrivasse anche Lucy, ma come durante ogni giorno libero, l'amica avrebbe dormito fino a tardi, ne era sicuro. Il pesce nel piatto del gattino aveva un aspetto splendido, perché non procurarsene un po' e arrostirli la sera con i suoi due migliori amici? Gli era sembrata un'idea splendida per passare la giornata. Avrebbe sicuramente staccato Lucy da quella noiosa scrivania alla quale si sedeva sempre a scribacchiare, cancellare, riscrivere e sorridere felice. Sì, Natsu si disse che forse non era poi così barbosa, la maga era sempre di buon umore quando ci stava per un po', ma lui non sapeva proprio che fare in quei momenti. Certo, Happy era sempre stato il suo compagno di giornate, ma quando erano tutti e tre insieme era ben diversa la storia. Le risate erano diverse: così spontanee e spesso nemmeno serviva parlare per intendersi e scoppiare a ridere a crepapelle.

—Quella pigrona sarà ancora a letto, Natsu?— Happy interruppe il sogno ad occhi aperti del mago.

—Sono già le dieci, è tardi persino per lei...— rifletté il ragazzo e proseguì: —Che dici, andiamo a svegliarla? Se siamo fortunati sarà ancora addormentata e potremo scarabocchiarle la faccia!— i due amici saltarono in piedi e si avviarono disordinatamente entusiasti a casa di Lucy.

 

Il gattino sollevò Natsu fino alla finestra che dava sulla camera della ragazza. Era, ovviamente, aperta, ma i due rimasero stupiti quando trovarono Lucy in compagnia di una Wendy chiaramente a disagio e in ansia.

—Natsu, Happy!— salutò entusiasta la maga degli spiriti stellari; la piccola Dragonslayer, invece, sollevò a stento la testa e fece loro un rapido cenno con la mano.

—Wendy, è tutto okay?— si sincerò il più grande. La ragazzina non era mai stata una chiacchierona o un granché estroversa, ma era decisamente una cosa nuova vederla così.

—Mh— annuì appena, rifuggendo i loro sguardi e posando il proprio sul viso di una fin troppo serena Lucy. Le due erano diametralmente opposte in quel momento. Una tesa come la corda di un violino, l'altra placida come l'acqua. A dirla tutta non aveva nemmeno reagito al suo ingresso dalla finestra.

—Ragazze, vi va di venire a pescare con noi?— tagliò corto Happy cogliendo il disagio di Wendy.

—V-veramente...— prese coraggio la piccola, —Lucy mi sta aiutando con una faccenda...ecco, come dire... da donne— arrossì fino alla punta delle orecchie. Quell'ultima parola fu pronunciata quasi soffocata dalla vergogna.

—Oh— fu l'unico commento di Natsu mentre si accomodava sul letto.

—Beh, vi ci vorrà molto? Non abbiamo fretta— anche Happy si sedette accanto a lui e, proprio come l'amico, iniziò a studiare alternativamente l'una e l'altra.

—Natsu... Happy... si tratterebbe di un discorso piuttosto privato— confessò la Dragonslayer celeste sperando che cogliessero il cortese invito a lasciarle sole.

—Oh— ripeté il ragazzo iniziando quasi a provare imbarazzo, come se la situazione di Wendy fosse contagiosa e lui se la fosse buscata.

—Beh, se volete, noi possiamo avviarci e voi ci raggiungerete quando avrete finito! Vi va?— Natsu non era intenzionato ad abbandonare la sua idea di una giornata al fiume a pescare.

—Okay!— Lucy sembrò persino troppo entusiasta nel rispondere, quasi come se li volesse fuori da lì nel minor tempo possibile. Quella era proprio la loro Lucy.

—Allora vi aspettiamo al solito posto! Noi iniziamo e badate a non impiegarci troppo!— minacciò scherzosamente il ragazzo piuttosto intenerito dallo stato d'animo della piccola che, per tutto il tempo, si era guardata le ginocchia con un'aria così concentrata come non gliene aveva mai viste.

I due amici uscirono dalla finestra e saltarono in strada diretti fuori città. Natsu si interrogò sul bizzarro quadretto in cui erano incappati lui ed Happy. Wendy che chiede a Lucy delucidazioni su cose da donne. A Lucy?! Doveva proprio essere disperata se la maga degli spiriti stellari le pareva più utile di Erza o Charle stessa. Non era giusto indagare oltre, anche perché sarebbe potuto capitare in un discorso spinoso e, proprio per questo, si decise a mettere più spazio possibile tra sé e quella casa, così che nemmeno il suo udito potesse giocargli un brutto scherzo.

Proprio quando si trovarono nei pressi del porto, però, qualcosa attirò la sua attenzione. Happy diede segno di non aver colto nulla, perciò il Dragonslayer ipotizzò si trattasse di un suono proveniente da molto lontano. (Consiglio di far partire la canzone qui)

 

Un pianoforte toccato da dita sottili accompagnato da una voce cristallina

 

I'm nothing special,

in fact I'm a bit of a bore.

 

Che suono meraviglioso

 

When I tell a joke, 

you've probably heard it before.

 

Era sempre stato così bello? No.

 

But I have a talent,

a wonderful thing.

Cause everyone listens

when I start to sing. 

I'm so grateful and proud.

 

Doveva trovarla.

 

All I want is to sing it out loud,

so I say : thank you for the music,

the songs I'm singing.

Thanks for all the joy they're bringing!

Who can live without it?

I ask in all honesty 

what would life be?

Without a song or a dance, what are we? 

So I say thank you for the music

for giving it to me.

 

Perché quella ragazza sembrava suonare le corde del suo cuore di drago?

 

Mother says I was a dancer before I could walk.

 

Sembrava pompare per lui l'energia della vita.

 

She says I began to sing

long before I could talk.

 

Natsu rincorreva la musica. Destra, sinistra e dritto in fondo.

 

And I've often wondered,

how did it all start?

Who found out that

nothing could capture a heart 

like a melody can? 

 

Eccola.

 

Well, whoever it was, I'm a fan! 

So I say : thank you for the music,

the songs I'm singing.

Thanks for all the joy they're bringing!

Who can live without it?

I ask in all honesty 

what would life be?

Without a song or a dance, what are we? 

So I say thank you for the music

for giving it to me.

 

La figura minuta si faceva trasportare dalla melodia. Gli occhi chiusi.

 

I've been so lucky,

I am the girl with golden hair.

I wanna sing it out to everybody

What a joy, what a life, what a chance!

So I say : thank you for the music,

the songs I'm singing.

Thanks for all the joy they're bringing!

Who can live without it?

I ask in all honesty 

what would life be?

Without a song or a dance, what are we? 

So I say thank you for the music

for giving it to me.

 

No, stava finendo.

 

So I say: Thank you for the music,

for giving it to me.

 

•••

(Italiano)

 

Un pianoforte toccato da dita sottili accompagnato da una voce cristallina.

 

Non sono nulla  di speciale,

in effetti, sono una noia.

 

Che suoni meraviglioso.

 

Quando racconto una barzelletta

probabilmente l'hai già sentita.

 

Era sempre stato così bello? No.

 

Ma un talento ce l'ho,

un'abilità meravigliosa. 

Tutti ascoltano

quando inizio a cantare.

Sono davvero grata e orgogliosa.

 

Doveva trovarla.

 

Tutto ciò che voglio è cantare a squarciagola,

perciò dico: grazie per la musica,

per le canzoni che canto.

Grazie per la gioia che donano!

Chi potrebbe vivere senza?

In tutta onestà mi chiedo

Cosa sarebbe la vita.

Senza alcuna canzone o alcun ballo, cosa saremmo?

Perciò, ringrazio per la musica

e perché è stata concessa a me.

 

Perché quella ragazza sembrava suonare le corde del suo cuore di drago?

 

Mamma diceva che

ero una ballerina ancor prima di camminare

 

Sembrava pompare per lui l'energia della vita.

 

Diceva che ho iniziato a cantare

molto prima di saper parlare.

 

Natsu rincorreva la musica. Destra, sinistra e dritto in fondo.

 

Mi sono chiesta spesso,

com'è iniziato tutto?

Chi ha capito che

nulla può incantare il cuore

come una melodia?

 

Eccola.

 

Beh, chiunque fosse: sono una fan!

Perciò dico: grazie per la musica,

per le canzoni che canto.

Grazie per la gioia che donano!

Chi potrebbe vivere senza?

In tutta onestà mi chiedo

Cosa sarebbe la vita.

Senza alcuna canzone o alcun ballo, cosa saremmo?

Perciò, ringrazio per la musica

e perché è stata concessa a me.

 

La figura minuta si faceva trasportare dalla melodia. Gli occhi chiusi.

 

Sono stata fortunata,

sono la ragazza dai capelli dorati.

Voglio cantare a tutti quanti

Che gioia, che vita, che occasione!

 

Perciò dico: grazie per la musica,

per le canzoni che canto.

Grazie per la gioia che donano!

Chi potrebbe vivere senza?

In tutta onestà mi chiedo

Cosa sarebbe la vita.

Senza alcuna canzone o alcun ballo, cosa saremmo?

Perciò, ringrazio per la musica

e perché è stata concessa a me.

 

No, stava finendo.

 

Perciò dico grazie per la musica

e di avermela donata.

 

•••

 

Il suono andava affievolendosi, ma quello strano batticuore mai provato persisteva.

 

Uno scroscio di applausi e la ragazza seduta al pianoforte si alzò. Portava un leggero abito dello stesso colore dei fiori di ciliegio che ad aprile colorano le strade di tinte pastello. La gonna vaporosa che le dava al ginocchio si sporse in avanti quando si inchinò per ringraziare il modesto pubblico di quella sala da tè. Natsu assisteva dalla vetrina sulla strada. Happy l'aveva seguito quando l'aveva visto scattare improvvisamente in mezzo alle vie di Magnolia. Aveva anche cercato di capire dove fosse diretto, ma l'amico non rispondeva, quasi non lo sentisse minimamente.

Il mago si mosse per entrare, voleva parlarle, ne sentiva il bisogno, ma lei iniziò a raccogliere gli spartiti. Se ne stava andando. Piuttosto deluso perché non sarebbe riuscito ad ascoltare un altro brano cantato da quella voce limpida, decise di aspettarla fuori. Non sapeva bene cosa le avrebbe detto, ma l'aver provato quelle sensazioni mentre lei cantava lo turbava.

Ci vollero pochi minuti e la ragazza uscì dal locale con una borsa in pelle marrone tra le mani.

—Ehi, scusa!— gridò nella sua direzione Natsu. La ragazza trasalì per essere stata colta di sorpresa.

—Quello cos'era?— le chiese a bruciapelo il mago.

—Scusa?— chiese stranita da tutta quella sfacciataggine nei suoi confronti. Chissà cosa voleva da lei quello sconosciuto.

Natsu poté notare i suoi occhi: verdi come i prati erbosi che circondano Magnolia, pagliuzze dorate vi brillavano, proprio come fanno i fiori di camomilla tra i fili d'erba di quelle praterie quando il sole estivo li illumina. Il destro era di poco più scuro per effetto di una leggera eterocromia ed era screziato di ambra e nocciola. Era davvero bellissima. I tratti eleganti del viso lo studiavano con un leggero cipiglio, dopotutto si era pur sempre lanciato nella conversazione senza curarsi dell'effetto delle proprie maniere piuttosto brusche.

Con una mano si grattò leggermente la nuca in imbarazzo. Non si spiegava perché, ma lei lo metteva in soggezione. Era così splendida ed anche un po' austera da intimidirlo...doveva essere anche quello parte di un incantesimo. Fino a quel momento aveva conosciuto solo Erza in grado di emanare quel tipo di aura e, francamente, non aveva mai creduto possibile che un'altra donna ci riuscisse.

—Volevo dire...— iniziò per correggersi, —Di che incantesimo si tratta? Come fai a fare quello che fai con la voce?— cercò di spiegarsi come meglio poteva a parole, ma si rese conto dallo sguardo interrogativo di lei che non ci stava riuscendo granché.

—Intendi cantare?— cercò di comprendere lei.

—Non voglio sapere come fai a cantare, voglio sapere come riesci a creare negli altri quelle strane sensazioni. Quando ti ho sentita, il mio stomaco ha iniziato a tremare e una strana sensazione di calore mi ha scaldato qui— le disse con assoluta sincerità e senza vergogna mentre poggiava il pugno sul cuore.

—E mentre correvo qui sono iniziati i brividi ed un fastidiosissimo pizzicore agl'occhi— lei rimase interdetta a quelle parole ed iniziò ad arrossire.

—Io voglio sapere che tipo di magia è questa. Come sei riuscita a scatenare tutto ciò?— come un bambino la guardava in attesa di una risposta.

—Mi spiace deluderti, ma non si tratta di alcuna magia. Vedi, io nemmeno sono una maga!— gli rispose espirando leggermente tesa. Era la prima volta che qualcuno le diceva deliberatamente a quel modo che la sua voce aveva un così grande effetto.

—È­ semplicemente l'effetto della musica— disse sorridendo a quella tenera ingenuità.

—Natsu, certe volte credo proprio che tu sia completamente scemo— confessò Happy sconsolato mentre scuoteva la testa.

—Ehi! È impossibile che sia solo la musica! Non è la prima volta che ascolto una canzone e ti posso garantire, geniaccio, che non mi sono mai sentito così!— la giovane avvampò per il complimento estremamente diretto.

—Senti, se tu vuoi rimanere a perdere tempo, fai pure, io ho intenzione di abbuffarmi di pesce stasera, perciò me ne andrò a pescare e non provare a chiedermene uno quando ti accorgerai che non ne hai presi a sufficienza!— Happy risoluto volò via di fronte agl'occhi sgranati della povera musicista che sfortunatamente era incappata in quello strambo duo.

Natsu tornò a posare gli occhi su di lei cercando una risposta che la ragazza sicuramente non aveva.

—Ti sto dicendo la verità— iniziò tornando ad arrossire al ricordo di quelle parole dirette.

—Ma se tu non stavi facendo magie, perché mi sentivo così?— chiese estremamente sincero, arrendendosi all'impossibilità della sua bizzarra teoria.

Presa alla sprovvista da quell'incontro accidentale, la giovane provò tenerezza nei confronti del mago e volle provare a spiegargli ciò che gli stava succedendo: —Ascolta, Natsu... mi pare di capire che ti chiami così, ciò che hai provato tu sono solo emozioni. Emozioni dettate dalla musica che si sono tradotte in reazioni fisiche. Davvero non ti sei mai sentito così?— chiese retoricamente.

—Certo! Mi sento così quando parto per un nuovo lavoro con Happy e Lucy— rispose non cogliendo che si trattasse di una mera domanda retorica. La ragazza arrossì di nuovo per quella confessione a cuor leggero di alcuni dei più privati sentimenti di una persona.

—Non-non me lo devi dire per forza— confessò imbarazzata, —È sufficiente che tu faccia mente locale. Le farfalle nello stomaco, il cuore che accelera e la commozione non sono davvero altro che la traduzione fisica della lingua delle emozioni. Tutto scaturisce in noi una reazione che è prima emotiva e poi concreta. Quando sei con i tuoi amici, sei felice ed emozionato e questo si traduce in un battito accelerato, suppongo, ed un generale formicolio che ti impedisce di stare fermo— Natsu si impressionò perché lo stava leggendo come fosse un libro aperto.

—La musica fa esattamente la stessa cosa, ma con una potenza uguale, forse, solo a quella delle parole. Il suo andamento allegro, adagio o andante risveglia i ricordi o l'immaginazione, ancor prima che arrivi il testo. Quando ascoltavi, la tua mente ha viaggiato in tutti i luoghi che hai visto e tra i volti di coloro che hai conosciuto e può essere che abbia risvegliato nostalgia e malinconia. Pensavi a qualcosa in particolare?— chiese ormai vinta dalla curiosità.

—Pensavo a quando ho conosciuto Lucy ad Hargeon. Non so perché, ma o il motivetto o la tua voce, mi era parso di sentirli quel giorno in città— confessò pensieroso. Quella spiegazione logica iniziava ad avere senso nella sua testa.

—Io non ho una dimora fissa e mi sposto di città in città, perciò può anche essere che, per una strana coincidenza, ci trovassimo entrambi nella stessa città— quella casualità faceva sorridere anche lei.

Natsu non parlava e rifletteva corrugato. Che memoria pessima aveva sempre avuto! Non ricordava precisamente come, ma quella canzone la conosceva.

—Ti ringrazio per i complimenti, Natsu, e mi scuso, però devo proprio scappare! Il mio treno parte tra poco— iniziò ad avviarsi facendo oscillare appena la gonna del vestito.

—È stato davvero un piacere incontrarti e speriamo di ritrovarci in futuro, di nuovo casualmente, in un'altra città— lo salutò con la piccola mano.

—Ti ringrazio— sussurrò appena il mago, ancora intento a scavare nella propria memoria. Sollevò appena la mano nella sua direzione e la guardò allontanarsi, bellissima con i morbidi capelli mossi color del grano al vento. Sapeva che quell'incontro non era stato un caso, qualcosa l'aveva portato da lei ad Hargeon e poi a quella sala da tè a Magnolia. Forse era davvero la musica, quel qualcosa a cui lui non aveva mai prestato attenzione, se non come sottofondo in qualche ristorante di passaggio. Immerso nei ricordi delle sensazioni provate in quella piccola città portuale dove conobbe Lucy, si avviò al fiume per raggiungere Happy.

 

La piccola Wendy era inginocchiata insieme a Lucy attorno al tavolino basso del salotto. Ridevano tranquille quando il rumore delle chiavi nella serratura le sorprese. Wendy si alzò e si avvicinò alla porta di casa che si aprì e rivelò una ragazza dai capelli color del grano e dagli occhi verdi, uno leggermente più scuro dell'altro.

—Scusami, Wendy! Mi sono trattenuta più del dovuto alla sala da tè— disse togliendosi le scarpe e appoggiando la borsa di pelle sul pavimento.

—Figurati, Lucy, io e Gemini ci siamo divertiti molto! Piuttosto, come è andata?— le chiese avvicinandosi alla compagna di gilda sotto mentite spoglie per sciogliere l'incanto.

—Oh no! Stavolta gli occhi non erano precisi— si rammaricò Wendy. Alzò le mani e lentamente Lucy tornò al suo aspetto naturale: i capelli si schiarirono e tornarono lisci, gli occhi si ingrandirono e ridivennero del solito color nocciola. Lo splendido vestitino dalla gonna vaporosa si trasformò in una gonna bianca ed una canotta rossa.

—Ecco! Ora hai di nuovo il tuo solito profumo— constatò la ragazzina annusando l'aria.

—Grazie mille anche a te, Gemini— ringraziò il suo spirito stellare che con uno sbuffo perse la forma della maga.

—Piri, piri!— ripeterono insieme entusiasti i due esserini e chiusero il portale scomparendo.

—Piuttosto, stavolta Natsu è venuto?— chiese sedendosi sul letto per controllare i jewels ricavati dal piccolo lavoretto.

—Sono passati lui ed Happy, infatti ci aspettano al fiume al solito posto per pescare— rispose la dragonlayer celeste sedendosi accanto a lei.

—Ecco perché Happy voleva andare a tutti i costi a pescare!— sorrise a se stessa.

—Come?! Li hai incontrati? E ti hanno riconosciuta?— chiese preoccupata.

—No, hai fatto uno splendido lavoro, anche se non mi aspettavo che Natsu mi avesse già sentita cantare.

—Ah sì? Quando?— chiese curiosa stringendosi nelle spalle la piccola incantatrice.

—Il giorno che ci siamo conosciuti ad Hargeon. Non mi aveva vista, ma a quanto pare aveva sentito la mia canzone ed oggi l'ha colta con quel vostro udito finissimo e...e la ricordava. Certo, non precisamente, ma sapeva di averla già sentita— Lucy sorrise ancora, genuinamente felice.

—Tempo fa cantavi?— chiese sorpresa.

—Sì, quando sono scappata di casa ero ancora alle prime armi con la magia, perciò mi guadagnavo da vivere come potevo.

—E perché poi hai smesso?­— indagò l'amica.

—Perché quando sono arrivata a Fairy Tail non ne ho più avuto bisogno. I lavori con voi erano sufficienti— le sorrise tranquilla mentre si rigirava la chiave dorata di Gemini tra le mani.

—Non è per farmi i fatti tuoi, ma perché almeno a lui non lo dici? Capisco che tu sia in imbarazzo di fronte alla gilda, ma Natsu è Natsu e per te... beh...— Wendy arrossì appena lasciando in sospeso la conclusione di quella frase che comunque era giunta all'amica, poiché anche lei sorrise imbarazzata.

—Non continuerò più. Ormai ho raggiunto una cifra sufficiente per comprargli il regalo per il suo compleanno, perciò non proseguirò con questa storia— la maga degli spiriti stellari mise i soldi in una busta nella cassettiera dall'altro lato della stanza.

—E poi— proseguì, —Ho sempre e solo cantato per mia madre e rispolverare quegli spartiti fa davvero male. Ogni volta è sempre più dura, perciò ora li riporrò e tornerò al lavoro con il team più forte di Fairy Tail— coriacea chiuse il cassetto e sorrise.

—Va bene, se è la tua scelta capisco, però voglio solo dirti un'ultima cosa: cantare per Natsu non è come cantare per me o chiunque altro, credo potrebbe concederti di tornare ad amare la musica come la amavi grazie a tua madre— Wendy si alzò e si avvicinò alla porta.

—Ti ringrazio— rispose la maga degli spiriti stellari sorridendole di cortesia, estremamente ferma sulla propria idea.

—Io raggiungo Natsu e Happy— la piccola si fermò sulla soglia, —Ti aspettiamo, Lucy— le disse congedandosi.

La maga, rimasta sola, si abbandonò ad una riflessione sulle ultime parole dell'amica. Riprese gli spartiti e, come fossero l'essenza della madre stessa, li strinse a sé. Ripercorse con lo sguardo Thank you for the music e si sentì un'ipocrita. Quando scrisse quella canzone millantava di essere stata benedetta con il dono della musica che ora stava mettendo da parte. Aveva detto a Natsu quanto essa fosse magica e parlasse all'anima, ma lei in quel momento era pronta a sacrificarla e a chiudere in quel cassetto tutto ciò che per lei aveva avuto un immenso significato. Proprio quando sembrò tornare sui suoi passi, ricordò l'ultima volta che parlò con la madre, le aveva cantato una canzoncina inventata da lei e Layla aveva detto: "Hai iniziato a cantare ancor prima di saper parlare, bimba mia dai capelli dorati". E così l'aveva salutata, se n'era andata poco dopo: nessuno avrebbe più ascoltato la piccola Lucy e lei si promise che non avrebbe più cantato per nessuno se non poteva più cantare per la sua mamma dai capelli dorati. Era ipocrita perché aveva cantato in quella sala da tè per persone sconosciute. L'aveva fatto anche tempo prima per non dover tornare a casa dal padre che non l'amava più.

Il dolore la attanagliava. Anche a lei la musica parlava, ma con un linguaggio chiarissimo: quello del dolore. Dolore che si trasformava in una sensazione di costrizione all'altezza del cuore che le toglieva anche il respiro. Non voleva più provarlo. Basta. Chiuse di nuovo gli spartiti in uno scrigno e lo cacciò in fondo al cassetto, sperando di dimenticarlo.

L'unica cosa che mitigava quel male erano le sensazioni che aveva provato mentre parlava con Natsu. Gli occhi di lui brillavano quando le descriveva le sensazioni che la sua voce creava; Lucy si sentì egoisticamente felice per essere stata colei che aveva usato il ponte della parola per attraversare due mondi che, nella persona di Natsu, scarsamente comunicavano: le emozioni e la loro espressione. Forse Wendy aveva davvero ragione, lui non avrebbe mai sostituito la sua mamma, ma dedicargli anche quella parte di sé l'avrebbe forse riavvicinata alla musica e l'avrebbe fatta star meglio, come aveva sempre fatto.

Mentre riponeva ciò che di più caro le era rimasto, la finestra si spalancò e Natsu irruppe nella stanza.

—Sei ancora qui? Mentre scendevo al fiume ho incrociato Wendy e mi ha detto che eri rimasta indietro— le si avvicinò perché l'aspetto di lei non lo convinceva.

—Non voglio sapere di cos'abbiate parlato voi due, ma quando sono passato prima, Wendy aveva una faccia e ora lei è tutta tranquilla, mentre tu te ne stai qui così— le si avvicinò intuendo che ci fosse qualcosa sotto.

—Un discorso piuttosto impegnativo— si schernì Lucy chiudendo il cassetto.

—Io avrò una faccia, ma nemmeno tu scherzi sai? Va così male la pesca?— chiese lei mentendo spudoratamente per non farlo insospettire.

—Non sono ancora andato al fiume— confessò indagando lo sguardo così familiare della compagna e, per una sola frazione di secondo, la figura della musicista e di Lucy si sovrapposero, ma la ragione gli dimostrò che era impossibile. Lucy quella mattina era a casa con Wendy e la ragazza con il vestito rosa aveva un profumo completamente diverso. Eppure, in un battito di palpebre, quegli occhi nocciola presero una tinta verde con una leggera eterocromia.

—Natsu?— lo richiamò lei.

—Mh?— chiese spaesato tornando al momento presente.

—Ti ho chiesto perché non ci sei andato. Dove sei stato?— chissà se il ragazzo le avrebbe detto dell'incontro di quella mattina.

—Io...ho incontrato un'amica— approssimò lui volendo tenere per sé quelle strane sensazioni.

—Ah...—Lucy lo colse come una sorta di mancanza di fiducia. Si era tranquillamente aperto con una sconosciuta —anche se a dirla tutta di una sconosciuta non si trattava­— e per la prima volta a lei mentiva deliberatamente. Forse aveva solo bisogno di tempo, ma quell'atmosfera non era quella in cui voleva mostrare alla persona più importante della sua vita il suo lato più profondo.

Anche Natsu pensava lo stesso. Quel giorno, quel momento e quella tensione, non erano il contesto nel quale voleva confessarle che l'unica musica che lo emozionava era quella che gli faceva pensare a lei. Il giorno in cui lei avrebbe vinto la paura e quello in cui lui avrebbe definito la natura di quel sentimento sarebbe sicuramente arrivato, dopotutto lui aveva promesso che sarebbero stati insieme per sempre, ma fino a quel momento si accordarono tacitamente sul lasciar parlare i gesti.

—Andiamo?— le chiese porgendole la mano.

—Andiamo!— disse lei afferrandola come faceva da anni a quella parte e si fiondarono fuori dalla finestra verso una nuova giornata splendida, passata con la persona che sapevano di amare, ma che allo stesso tempo temevano più al mondo.

 

"Se io gli cantassi ciò che provo e lui di rendesse conto che non è poi così speciale?"

 

"Perché la musica che mi ricorda lei mi rende così debole? Come potrei proteggerla se basta così poco a destabilizzarmi? Ma più di tutto: perché è così solo quando si tratta di lei?"

 

 

 

Angolo autrice

Come sempre vi ringrazio se siete giunti fino a qui. Questa storia è un esperimento. La mia prima songfic! Sono sempre stata piuttosto scettica, perché non ho mai ben capito come sfruttare al meglio lo strumento della canzone nel testo. Spero possa esserne risultata una bella storia. Non mi stancherò mai di scrivere di questi due!

Rinnovo i ringraziamenti! Un grande abbraccio,

 

WiseGirl

 

P.S. Se volete, mi potete trovare su instagram come dalimbass_bitch. Ci sono sempre per una chiacchierata!

   
 
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