Il salone è pieno di gente, suoni, odori. La luce di mille candele crea infinite suggestioni riflesse sugli specchi, disegna tremuli bagliori sui cristalli dei bicchieri vuoti che gli inservienti prontamente mi tolgono di mano.
Ho sempre adorato i balli in maschera. Stasera il cibo è squisito, vado matto per le aragoste, per non parlare di tutte le varietà di dolci e budini che vengono serviti. Le ragazze, come puledre in attesa di essere cavalcate, volteggiano sotto ghirlande di fiori profumati, al ritmo lascivo dei violini, con movimenti eleganti di piedi, mani, ventagli.
Esperto compratore le guardo, una per una. È un'operazione che sono abituato a fare ormai da tempo. Il conte Von Fersen si merita la più bella, anche se la vista, dopo tutto il vino che ho bevuto, è leggermente appannata.
Poi lei mi compare davanti. Sembra un essere irreale. È come se volasse sul pavimento, senza mai poggiare quelle scarpette di raso che spuntano dal lungo, gonfio mantello con strascico.
Inciampa, me la sento addosso.
-
Sotto quella maschera c'è tanta solitudine, madame.
Mi vergogno della frase fatta, anche se finora ha sempre funzionato.
Si ritira su, poggiandosi sulla mia spalla. Fruscio di broccati rossi. Un incantevole gesto di diniego da parte sua.
Insisto:
-
Non potete negarlo!
Mi afferra per un guanto, mi tira in disparte. Vedo solo quella maschera rossa, impreziosita da svolazzi d'oro e da piume colorate. La maschera comincia a scendere, lentamente.
Scopre una fronte alta, bianchissima, vellutata.
La maschera scende. Due sopracciglia bionde, appena accennate.
Scende. Due occhi di un blu regale, profondi, mi trafiggono.
Scende. Un naso sottile, elegantemente pronunciato.
Poi due labbra, piccole, morbide.
Il mio sguardo continua a scendere, stregato sul generoso décolleté.
Adesso riconosco il suo viso.
Ma lei porta un dito alla bocca. Chiede il silenzio?
Il dito si allontana dal viso, si slancia verso di me.
È un bacio. Un bacio, un bacio lanciatomi dalla diciottenne delfina di Francia.
Maria Antonietta si allontana volando, finchè il seguito di tutti quelli che l'hanno riconosciuta la nasconde ai miei occhi.
È una visione che porterò sempre dentro di me, e non permetterò che nessuno, mai, me la possa rovinare.