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Autore: adrienne riordan    03/10/2020    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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goretober 1 ottobre formicolio

Disclaimer

E niente, sono caduta nel baratro del Writober, l’evento durante il quale si scrivono 31 storie in 31 giorni! Si dovrebbe pubblicare una storia al giorno, rispettando l’ordine dei prompt assegnati, ma pubblicherò appena posso perché la vita reale fa schifo e posso scrivere soprattutto durante il fine settimana. Cercherò tuttavia di non far passare troppi giorni tra una pubblicazione e l’altra, promesso!

Per questa nuova serie di one-shot legati al fandom La Calaca de Azucar (non lo conosci? FILA A LEGGERLO CHE É BELLISSIMO!) mi sono basata sui prompt di una lista creata per il Goretober e trovata su questa pagina tumblr:

https://drawkill.tumblr.com/post/178061910802/whos-ready-for-some-goretober-i-have-here-a

risale al 2018 e riguarda fanart, ma i prompt mi sono piaciuti!

OVVIAMENTE i prompt sono horror ma le mie storie no perché sono capra.

 

 

FORMICOLIO

Tutto, il giorno successivo all’arrivo ad Esqueleto, stava cospirando contro Felipe per irritarlo più di quanto già non fosse. Non solo era irritato all’idea che il fratellino si fosse dimenticato di tutti i conti che aveva in sospeso con lui, Tezcatlipoca, al secolo Felipe, ma era pure irritato dal fatto che si fosse dimenticato pure di lui!

Il centro di tutte le sue più recenti irritazioni, ovviamente, era Santos. Aveva dimenticato il suo zaino nell’albergo in cui avevano alloggiato prima di arrivare alla città maledetta da Emanuel, e ciò era un bel problema. Recuperarlo era fuori discussione per ovvi motivi, più di tipo magico che logistico. Già la distrazione del compagno (di viaggio) per le sue proprietà era irritante,  ma pure il fatto che toccava a Felipe correre ai ripari lo era.

Anche il pensiero di non conoscere la città dove si sarebbe dovuto muovere lo irritava. Attendere la divina apparizione di Alejandro (in senso puramente sarcastico: la sua apparizione non era divina, era un miracolo – ma non aveva degli orari fissi di reperibilità sul posto di lavoro!?) nella reception del motel era irritante! La necessità di dover chiedere informazioni ad Alejandro stesso era irritante. E quando lo stupido colibrì ebbe illustrato al moro la mappa della città, Felipe si irritò ancora di più.

“Un disco pub, un parrucchiere, una gioielleria, un negozio di fiori, uno di musica e NEMMENO UNA FARMACIA?” chiese con tono davvero irritato.

“É tutta una questione di domanda e offerta, se non c’è richiesta non c’è mercato e, quindi, nemmeno il negozio” replicò Alejandro, il cui finto candore contribuiva ad aumentare l’irritazione del moro.

“Mi stai dicendo che la gente che abita qui non ha bisogno di farmaci in casa?” chiese Felipe.

“Mi stai dicendo che non vedi un grosso ospedale disegnato sulla parte destra della mappa?” replicò lo stupido colibrì.

Lo avevo già scritto che Alejandro era irritante?

“L’ospedale non è un negozio” ribattè piccato il moro.

“Ad Esqueleto è anche un negozio. Sai com’è, manca la farmacia…” il sorrisino irriverente della divinità della guerra aggiunse un’ulteriore tacca al termometro dell’irritazione di Felipe che, senza porgere alcun saluto, girò i tacchi e uscì dal motel.

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Felipe non era affatto sicuro di trovare ciò che cercava. Era un prodotto piuttosto specifico dato che trattava una complicanza piuttosto rara tra gli umani. Persino acquistarlo in grandi città, più abitate e trafficate, aveva richiesto la prenotazione. Dopotutto, non si trattava di un farmaco salvavita.

L’incertezza circa l’esito della sua spedizione lo irritava molto. Odiava le incertezze. Non essere padrone della situazione lo irritava enormemente.

I timori di Felipe si rivelarono, non senza sorpresa da parte di quest’ultimo, infondati. L’ospedale non solo era ottimamente fornito di quel prodotto ma, fece presente l’infermiere che lo aveva consegnato a Felipe, sembrava essere stato ordinato mesi prima proprio in previsione di un eventuale acquirente non ancora arrivato a Esqueleto, non essendoci stato alcun abitante con la sintomatologia in questione. Questo poteva sembrare un inspiegabile colpo di fortuna, ma si trattava di Esqueleto. In quella città, pensò irritato Felipe, nulla avviene per caso.

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Felipe non si prese nemmeno la briga di annunciare il suo arrivo, entrando nella stanza di Santos con la stessa naturalezza di chi entra nella propria stanza e si diresse con passo sicuro verso il bagno privato, aprendo con altrettanta sicurezza la porta.

“FE-FELIPE” annaspò Santos, colto di sorpresa, in ammollo nella vasca da bagno – da dove non si era più mosso dopo esserci stato scaraventato dentro da un Felipe molto irritato prima di uscire per la sua commissione.

“Asciugati e mettiti la crema, prima di finire con l’assomigliare ad un’aragosta” esclamò Felipe mettendo diverse confezioni di crema specifica per gli eczemi sul mobiletto accanto allo spazzolino di Santos.

Il ragazzo uscì dalla vasca lanciandosi letteralmente sulle creme, quasi in lacrime.

“Tu mi salvi!” esclamò aprendo la prima confezione. Non perse tempo a coprirsi con l’asciugamano, anzi, l’acqua rimasta sul corpo lo avrebbe aiutato a stendere meglio la crema, molto compatta al tatto. La mancanza di pudore di Santos avrebbe potuto irritare il moro, ma Felipe sapeva quanto fastidiose fossero le irritazioni cutanee del giovane e, magnanimamente, non ci fece caso.

“E tu dopo mi rimborsi. Quelle creme costano un occhio della testa, lo sai”. Avere dei crediti in sospeso lo irritava tanto quanto avere dei debiti.

Ma Santos stava già bellamente spalmando la crema sulle gambe arrossate. Felipe stava per lasciare il bagno quando venne richiamato.

“Ti prego ti prego, me ne metti un po’ sulla schiena? Sai che non ci arrivo!”

Sapevano entrambi che Felipe non avrebbe detto di no e infatti, con un pesante sospiro fatto apposta per sottolineare la sua irritazione, il moro prese la crema e iniziò a spalmarla sulle zone che sapeva essere effettivamente irraggiungibili dalle braccia di Santos. Gliel’aveva detto un sacco di volte di fare esercizi di stretching per sciogliere la muscolatura, ma il biondo rispondeva sempre di sì ma poi ignorava il consiglio, con conseguente irritazione di Felipe, chiamato fin troppo spesso a massaggiare la schiena al compagno (di viaggio).

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Santos era Xipe-Totec, il dio azteco che aveva scelto di levarsi la pelle di dosso per nutrire gli uomini. Tezcatlipoca gli aveva già dato abbondantemente dell’imbecille all’epoca ma Felipe, malgrado i numerosi secoli passati da allora, si irritava ancora al pensiero. Ora che era umano, in un certo senso, Santos stava pagando il conto di quella scelta. Se non avesse avuto le pomate a tenere sotto controllo la sua dermatite, sorprendentemente grave rispetto alla media, gli eczemi che sarebbero comparsi lo avrebbe mangiato vivo. Quei farmaci erano nati in epoca davvero recente. In una vita precedente, Felipe aveva visto Santos piangere come un bambino al progressivo seccarsi della pelle, mentre si lamentava dei continui bruciore e prurito. Il formicolio era talmente penoso che quasi non si muoveva più dalla vasca da bagno, riempita d’acqua con disciolti i più disparati emollienti. Uscito dalla vasca però, ecco che gli eczemi tornavano a tormentarlo con i mille insetti che gli camminavano sottopelle, senza tregua. Solo nelle ultime generazioni, Santos sembrava davvero rinato.

Fino alla perdita del suo zaino.

Mentre Felipe spalmava la crema sulla schiena di Santos, rifletteva su quanto la perdita di quello zaino lo avesse davvero irritato. No, non per l'incombenza che si era ritrovato ad assolvere. Il motivo, ad essere onesti, era un altro.

Semplicemente, se c’era una cosa che più di tutto aveva il potere di irritare Felipe, era veder soffrire Santos e non poter farci niente.

  
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