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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    03/10/2020    1 recensioni
Extra Story del crossover Daughter's All Might
Tratto dalla storia:
≪ Pensavo stessi annegando ≫ disse Toshinori, incredulo. Era fradicia, i vestiti intrisi di acqua le si erano incollati addosso, mettendo in risalto curve morbide e abbandonanti che lo fecero arrossire. ≪ Per questo mi sono tuffato. Volevo salvarti ≫
Il guizzo di sorpresa nei suoi occhi nocciola, mise in risalto le pagliuzze dorate delle iridi. Lo guardò, come se avesse detto qualcosa di strano. ≪ Salvarmi? ≫ ripeté, con un luccichio negli occhi ≪ Pensi di salvare tutti gli sconosciuti che incontri?≫
≪Beh, questa è l’idea≫ ammise imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli. Si erano asciugati anche quelli, incredibilmente. ≪Altrimenti, come potrei diventare il Simbolo della Pace? ≫.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might
Note: Cross-over, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giorni passati: La persona che avrei voluto salvare

Nota: Hello Guys,  questo racconto l'ho buttato giù dopo aver scritto il capitolo 20 di Daughter's, perciò se non avete letto il Cross potrebbe risultarvi un po' strano.
Questo Extra Story non entra nella trama generale, è un Blackstory di alcuni personaggi, ovvero racconta qualcosa successo nel passato.
I protagonisti di questo extra sono un Toshinori diciottenne e una Regina dei Draghi un po' meno odiosa del solito! Esatto, è un piccolo racconto dei retroscena della loro relazione.   
 
La luce grigia del mattino illuminava il ghiaccio che rivestiva ogni cosa, facendolo scintillare come un diamante. Durante la notte, aveva nevicato e cumuli di neve grigia e fangosa erano ammucchiati ai lati delle strade. Toshinori ci affondava i piedi ad ogni falcata, rabbrividendo all’aria gelida che gli feriva i polmoni.
Pensandoci bene, avrebbe fatto meglio ad allenarsi in una delle tante palestre riscaldate della Yuei, invece che avventurarsi fuori con quel freddo pungente. Gliel’avevano anche detto, i professori e il suo maestro, di darsi una calmata, ma lui aveva fretta. Voleva raggiungere il prima possibile la vetta, ed essere l’eroe che avrebbe salvato tutti quanti. Un eroe che avrebbe riscritto il concetto di pace nella società. Per questo, si allenava anche con quelle temperature proibitive.
Si fermò sul lungo fiume, senza fiato, e sollevò lo sguardo verso le acque argentee. Fra le onde, una macchia rossa, attirò il suo sguardo.
La sua curiosità si tramutò rapidamente in dubbio e infine in sconcerto, quando si rese conto che c’era qualcuno nel fiume che fendeva le acque gelide con lente bracciate.
≪ Oh Dio Santissimo ≫ esclamò, scavalcando il parapetto e scivolando lungo la discesa, fino al piccolo sprazzo di terreno che costeggiava il fiume.
Doveva essere caduta dal ponte, pensò. Faceva così tanto freddo che il fiato gli si condensava in nuvolette bianche. La neve aveva formato un candido manto sulla terra sotto i suoi piedi, nessuno sano di mente sarebbe entrato in quelle acque di sua volontà.
≪ Hey ≫ gridò, attirando la sua attenzione ≪ Resisti, sto venendo a salvarti! ≫
Toshinori scalciò via le scarpe, rabbrividendo al contato con la neve gelida, e gettò via il giubbotto. Si gettò in acqua con un salto da atleta.
L’impatto fu brusco quanto lo sarebbe stato scontrarsi contro un muro. Il freddo lo punse sulla pelle, penetrando i vestiti ed entrandoli in corpo, annebbiandoli la mente. Riemerse, senza fiato, muovendo le braccia per raggiungere la persona che nuotava a metri di distanza da lui.
Lei si era fermata e lo guardava, sorpresa.
≪ Hey ≫ gridò Toshinori, spingendosi nella sua direzione. Aveva sottovalutato il freddo pungente dell’acqua. I suoi muscoli si irrigidirono quasi subito, rendendo i suoi movimenti lenti e goffi. Per quanto cercasse di costringersi a nuotare, il corpo non ne voleva sapere e si abbandonava alla corrente impetuosa.
La ragazza trasalì al suono rauco della sua voce e si spinse verso di lui, fendendo l’acqua con ampie e forti bracciate.
Toshinori sputacchiò dell’acqua che gli era finita in bocca, il corpo pesante come un macigno e la mente che gli si annebbiava rapidamente. Si sentiva cadere sempre più sotto il filo dell’acqua. La scorse appena, il rosso vivo dei suoi capelli che si muoveva verso di lui, prima che la testa del ragazzo finisse sotto il livello dell’acqua.
Assurdo, si era tuffato per salvarla senza nemmeno pensarci e ora, era lui ad aver bisogno di essere salvato.
Bolle d’aria risalirono intorno a lui, mentre il suo corpo lottava ancora per destarsi dal torpore e riemergere. Gli bruciavano i polmoni per il bisogno di ossigeno. I suoi occhi spalancati vedevano solo il buio e un leggero bagliore che filtrava dalla superficie, sempre più lontana.
Qualcosa l’afferrò, trascinandolo verso l’alto. Si ritrovò improvvisamente all’aria e i suoi polmoni si riempirono grati di ossigeno. Tossì, mentre quelle mani forti lo tenevano a galla, spingendolo contro le correnti.
Riuscì a mettere a fuoco un volto pallido, indignato. ≪ Che razza di idiota ≫ disse, la ragazza, avvolgendoli un braccio intorno al busto. ≪ si getta in acqua in quel modo, per poi affogare? ≫ disse, sbuffando ≪ Stai fermo, siamo quasi a riva ≫.
Si sentì trascinare fuori dall’acqua. Se non fosse stato così intorpidito dal freddo, forse sarebbe stato più sconcertato dall’assurdità di quella scena. La ragazza che aveva cercato di salvare, lo trascinò a riva con una forza sovraumana e lo fece sdraiare sulla terra dura.
≪ Solo uno stupido farebbe il bagno nel fiume in questa stagione ≫ gli disse, seccata. Gli scostò i capelli dagli occhi, con gentilezza. Toshinori tremava così tanto che le immagini sembravano danzare con lui. Cercò di parlare, ma i denti cozzavano violentemente fra loro. L’unica cosa che riuscì a pronunciare fu un verso strozzato.
Lei lo fissò e sospirò, rassegnata.
Gli poggiò una mano sul petto e un formicolio gli invase la carne, scorrendo per tutto il suo corpo. La sua mente si schiarì, man mano che il freddo bruciante lasciava spazio a una piacevole sensazione di calore.
Si tirò su a sedere, sorpreso.
I suoi vestiti erano asciutti e caldi, la sensazione di freddo era svanita. Doveva avere un’espressione buffa in volto, perché la ragazza scoppiò a ridere, facendolo sussultare. La sua risata era dolce e squillante come campanelle al vento e accendeva il suo viso di una luce rosata, incantevole.
≪ Sei un tipo strano, non è vero? ≫ gli disse, soffocando un sorriso ≪ Cosa ti è saltato in mente, non lo sai che si può morire di ipotermia? ≫.
Adesso che la vedeva bene, rimase senza fiato. Era bella, si rese conto sconcertato. Doveva avere pochi anni più di lui e sembrava totalmente a suo agio, seduta sul terreno congelato e sferzata dall’aria gelida. Il suo sorriso era gentile e appena accennato, una linea sottile nel viso delicato.
≪ Pensavo stessi annegando ≫ disse Toshinori, incredulo. Era fradicia, i vestiti intrisi di acqua le si erano incollati addosso, mettendo in risalto curve morbide e abbandonanti che lo fecero arrossire. ≪ Per questo mi sono tuffato. Volevo salvarti ≫
Il guizzo di sorpresa nei suoi occhi nocciola, mise in risalto le pagliuzze dorate delle iridi. Lo guardò, come se avesse detto qualcosa di strano. ≪ Salvarmi? ≫ ripeté, con un luccichio negli occhi ≪ Pensi di salvare tutti gli sconosciuti che incontri? ≫
≪ Beh, questa è l’idea ≫ ammise imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli. Si erano asciugati anche quelli, incredibilmente. ≪ Altrimenti, come potrei diventare il Simbolo della Pace? ≫.
Il suo sorriso si velò di tristezza. ≪ Il simbolo della pace, eh? ≫ mormorò, con gli occhi offuscati da una malinconia che li faceva sembrare molto più vecchi dei suoi anni. Era come se quegli occhi avessero visto troppo del mondo e per troppo tempo, fino ad esserne stanchi.
 Toshinori si sporse a raccogliere il giubbotto da terra e gliel’avvolse intorno alle spalle. Il cielo, dietro di lei, aveva assunto la stessa sfumatura di rosso dei capelli di lei. Due occhi nocciola lo guardarono sorpresi.
≪ Mi dispiace, ≫ le disse, accennando un sorriso ironico. ≪ volevo salvarti, ma alla fine sei tu che hai salvato me. È un po' ridicolo, no? Che bel eroe che sono ≫.
La mano che gli strinse il polso era tiepida, le sue labbra si piegarono in un sorriso un poco più ampio ≪ La prossima volta, ricordati che di ipotermia si muore davvero ≫.
Toshinori si sentì arrossire, mentre lei si sfilava il giubbotto e lo lasciava cadere sulle gambe incrociate di lui. Si alzò, guardandolo dall’alto verso il basso. ≪ Il tuo sogno…spero che si realizzi ≫ disse, dolcemente. ≪ Un simbolo della pace è davvero qualcosa che non ho mai visto prima. Mi piacerebbe vederne uno ≫
Il nocciola dei suoi occhi era caldo. Toshinori incespicò, cercando di alzarsi per seguirla, mentre lei si avviava lungo la riva del fiume.
≪ A-aspetta! ≫ la chiamò, urgentemente. Lei si fermò, voltandosi a guardarlo con la coda dell’occhio. ≪ Non sai proprio quando una conversazione è finita. Torna a casa, giovane eroe. Ho delle cose da fare ≫
Non stava tremando, nonostante il freddo, e continuava a non capire cosa ci facesse nel fiume. Sapeva solo che non voleva smettere di parlare con lei. Voleva sentirla ancora ridere e cancellare quella luce triste dai suoi occhi.
≪ Toshinori Yagi ≫ le disse frettolosamente. Lei schiuse le labbra, sorpresa. ≪ Cosa dovrebbe significare? ≫ chiese, dubbiosa.
Toshinori si sentì bruciare le guance. ≪ Il mio nome ≫ spiegò imbarazzato. ≪ Sono convinto che bisogni conoscere il nome delle persone che salvi ≫
Lei lo guardo, sorpresa. ≪ Sei proprio un tipo strano, eh? ≫ commentò, divertito ≪ Pensi di ricordarti il nome di tutti quelli che salverai? Mi sembra una cosa ben poco pratica e ragionevole ≫.
Era servito a fermarla, però. Soffocò un sorriso, sfregando i palmi freddi contro il tessuto dei pantaloni. ≪ Come ti chiami? ≫ le chiese ≪ Frequenti una scuola qui nei dintorni? Come mai eri nel fiume? Non hai freddo, dal momento che sei bagnata fradicia? E… ≫
≪ Fai un sacco di domande, Toshinori Yagi ≫ commentò lei, sbuffando. Lui arrossì, abbassando lo sguardo sulla punta delle scarpe. ≪ Uhm, scusa. Credo di essere solo un po' curioso. Non capita tutti i giorni di incontrare strane e bellissime ragazze che nuotano nel fiume ≫
Lei sospirò, rassegnata. ≪ Ah, hai ragione. Non capita tutti i giorni di essere importunata mentre si nuota felicemente per conto proprio ≫ gli lanciò uno sguardo smaliziato, con un sorriso impudente ≪ Soprattutto, non da un idiota altruista che ha deciso di tuffarsi in acqua e farsi salvare ≫
≪ Con questo freddo?! ≫ esclamò, scioccato. ≪ Stavi nuotando con questo freddo?! Sei tipo un atleta o una di quelli che fanno imprese estreme e le postano sui social?  ≫
Lei si strinse nelle spalle, divertita. ≪ Il freddo mi piace e anche l’acqua ≫ disse, lanciandoli un’occhiata che lo fece fremere. ≪ Adesso, posso andare o hai altre domande sciocche da fare? ≫
Gli cascarono le spalle per la delusione. ≪ Oh, scusa. Non volevo infastidirti ≫ disse, amaramente.
Lei gli voltò le spalle e mosse qualche passo, prima di fermarsi. ≪ Irene Belserion ≫ disse, con voce smorzata. ≪ Il mio nome è Irene Belserion. È questo che volevi realmente chiedere, non è vero? ≫.
Toshinori si illuminò, sorridendo raggiante. ≪ Piacere di conoscerti, Irene ≫
Non si voltò a guardarlo, ma la sua voce era stata sufficiente a far sussultare il cuore del ragazzo. La guardò allontanarsi, camminando leggera sulla terra ghiacciata e sui cumuli di neve, con i piedi nudi.
Si portò le mani a coppa intorno alla bocca e gridò ≪ Vieni qui spesso, Irene? Ci possiamo ricontrarre? ≫
Lei non si voltò e non rispose, continuando ad allontanarsi.
≪ Che strana ragazza ≫ mormorò fra sé, sospirando. ≪ Irene. Irene Belserion ≫
Nel pronunciare quel nome, si rese conto di una cosa. Quella strana ragazza aveva dissipato il freddo che l’attanagliava con un singolo gesto, però non aveva fatto nulla per sé stessa.
Si, era proprio una strana ragazza. Voleva già rincontrarla.
Ci tornò il giorno dopo, alla stessa ora, correndo giù per le scale, con un sorriso raggiante in volto. ≪ Irene! ≫ la chiamò a gran voce.
La ragazza sollevò lo sguardo e lo fissò leggermente sorpresa.
Quella mattina, sedeva sulla sponda del fiume, le gambe strette al petto e i lunghi capelli sciolti sulle spalle. ≪ Di nuovo tu ≫ commentò, rassegnata. ≪ Oggi non hai scusanti, non sembro proprio una persona in pericolo ≫.
Faceva ancora più freddo del giorno prima, perfino l’aria sembrava congelata.
Toshinori la raggiunse con il cuore che batteva a mille. ≪ Speravo che saresti tornata ≫ le disse, mettendosi a sedere al suo fianco. Lei socchiuse gli occhi. ≪ Perché mai? ≫
≪ Hai detto che ti piaceva questo posto ≫ rispose, compiaciuto. ≪ Così ho pensato che forse ci saresti tornata ≫
Irene inarcò un sopracciglio, sbuffando. ≪ Ho detto che mi piaceva l’acqua. Non inventarti le cose, per favore ≫
≪ Cos’altro ti piace? ≫ le chiese di getto, sporgendosi leggermente verso di lei.  Irene lo guardò storto. ≪ La gente che si fa gli affari suoi ≫
≪ Ahi, questa era cattiva. Sei di cattivo umore, oggi ≫ commentò, con una risata. Notò che non indossava un cappotto, ma vestiti leggeri. ≪ Tu non hai mai freddo? ≫ le chiese, dubbioso. ≪ Non temi di morire d’ipotermia? ≫
≪ Io non posso morire ≫ mormorò, malinconica. ≪ Sicuramente, non per una cosa del genere ≫. Si alzò prima che lui potesse chiederle cosa intendesse, e si avvicinò all’acqua. Vi immerse le gambe nude, lasciando che l’orlo della sua gonna si impregnasse di acqua.
≪ Davvero non senti mai freddo, Irene? ≫ le chiese, sorpreso. Al solo vederla con i piedi a mollo in quell’acqua gelida, rabbrividiva. Lei sbuffò, scalciando e sollevando una scia di schiuma e schizzi scintillanti. ≪ Si, sempre. ≫ ammise, con quel tono malinconico. ≪ Ma mi piace. Mi ricorda la vecchia me stessa ≫
≪ Sei strana ≫ commentò Toshinori, poggiando la testa sulle ginocchia, senza smettere di guardarla. Lei si voltò con un sorriso malizioso. ≪ Senti chi parla, signor eroe. Non è che tu sia proprio normale a gettarti in acqua e farti salvare dalla persona che volevi soccorrere ≫
Toshinori sussultò, arrossendo. ≪ Ah, ecco…io ≫ borbottò, imbarazzato.
La risata di Irene risuonò nell’aria, facendoli lo stesso effetto di una cioccolata calda in una sera gelida. Gli scaldò il petto, strappandoli un sorriso.
≪ Toshinori ≫ disse lei, la voce dolce e malinconica. Lui alzò di scatto la testa. Il suo nome aveva un suono sorprendentemente nuovo sulle labbra di lei, era come se lo sentisse per la prima volta.
Irene strinse i pugni lungo i fianchi. ≪ Non dovresti cercarmi. Io non sono una persona che vorresti conoscere…qualcuno che vale la pena di salvare ≫
Le labbra del ragazzo si schiusero per la sorpresa. Sembrava così triste, adesso. Una figura avvolta da un velo di malinconia e solitudine che offuscava perfino la luce del giorno.
Il suo corpo si mosse senza che se ne accorgesse. L’acqua fredda gli ferì la pelle, gli riempì le scarpe, mentre le prendeva la mano e la stringeva. ≪ Forse non dovrebbe importarmene, dal momento che non ti conosco nemmeno ≫ le disse, sentendola irrigidirsi sotto le sue mani. ≪ Ma che razza di eroe sarei, se non provassi nemmeno a salvare la persona che ho davanti a me? ≫
≪ Chi ti dice che ho bisogno di essere salvata? ≫ sussurrò, guardandolo con gli occhi castano dorato, densi di una tristezza inafferrabile. ≪ Tu non sai nulla di me ≫
Riusciva a sentirlo dentro di sé, lo percepiva sotto pelle. Lo vedeva nei suoi occhi. Aveva la sensazione che se avesse distolto lo sguardo, se avesse ritratto la mano, lei sarebbe andata in un posto in cui non poteva raggiungerla. Quella tristezza le avrebbe avvelenato la mente, fino a cancellare il suo sorriso. ≪ Fidati di me ≫ le disse, accarezzandole la guancia. ≪ Qualunque cosa ti renda triste, io riuscirò a cancellarla ≫
Lei distolse lo sguardo, dicendo ≪ Non puoi salvarmi. È troppo tardi per me ≫
≪ Perché dici così? C’è sempre qualcosa che si può fare ≫ protestò ≪ Mi hai salvato la vita. Il tuo è un potere così gentile, nessuno che faccia una cosa del genere può essere una persona che non merita di essere salvata ≫.
 Lei strinse le labbra, liberandosi delle sue mani, e uscì dall’acqua. ≪ Allora, imparalo sulla tua pelle, dato che non vuoi ascoltare ≫ gli disse, seccata. I suoi occhi scintillarono ≪ Vieni a scoprirlo da solo, quanto ti sbagli. Verrò qui ad incontrarti ogni sera al tramonto. Ti aspetterò…se verrai ≫.
Sembrava che gli stesse lanciando una sfida, ma a lui non importava. Il pensiero di poterla rivedere gli riempiva il petto di una gioia che non capiva. ≪ Verrò. Ti dimostrerò che ti sbagli, Irene. Ti convincerò a dirmi cosa ti rende triste ≫
Lei stese il braccio, indicandoli le gambe, divertita. ≪ Sempre se non ti congeli prima, eroe ≫
Lui sussultò, sentendosi scottare le guance per l’imbarazzo. Imprecò, uscendo dall’acqua, sotto gli occhi divertiti della ragazza che scoppiò a ridere.
I giorni gli sfuggivano di mano velocemente e prima che se ne accorgesse, erano trascorse già tre settimane.
Non aveva mancato nemmeno un appuntamento in quel lasso di tempo. Quando il sole sprofondava all’orizzonte lei compariva e restavano insieme a parlare finché non si faceva notte fonda.
Qualche volta, si erano avventurati per le strade della città. In quelle occasioni, Irene si infastidiva sempre, dal momento che Toshinori si lasciava coinvolgere da ogni grido di aiuto. Correva in soccorso di chiunque ne avesse bisogno.
Irene lo seguiva sbuffando, il tocco gentile della sua mano poteva curare qualsiasi ferita venisse inflitta alla vittima di turno. Poteva anche scaraventare via qualsiasi criminale, con la stessa facilità con cui il vento soffiava via le foglie.
≪ Vuoi proprio salvarli tutti, vero Toshi? ≫ gli chiese, con uno scintillio negli occhi. Erano in un vicolo buio e lui si stava ripulendo un rivolo di sangue che gli colava da un taglio sul labbro. Ridacchiò ≪ Essere il Simbolo della Pace lo esige ≫
Lei allungò una mano, toccandoli le labbra con le dita tiepide. Gli occhi azzurri del ragazzo si sgranarono, mentre il respiro gli moriva in gola.
Gli occhi di Irene scrutarono i suoi, come alla ricerca di qualcosa. ≪ E se un giorno dovessi incontrare qualcuno che non puoi più salvare, cosa farai, eroe? ≫
Toshinori non rispose, distratto dalla sensazione della sua pelle sulle sue labbra. Sentiva che sarebbe precipitato nel baratro di quegli occhi liquidi.
Si chinò su di lei, premendo le loro labbra l’una contro l’altra. Irene non reagì, mentre lui le circondava i fianchi, traendola a sé.
Avrebbe preferito baciarla in uno scenario un po' più romantico, ma era stato afferrato da un impulso irrefrenabile che si infranse contro la gelida calma di lei. Gli posò le mani sul petto e lo spinse via, con una forza sovraumana.
≪ Non hai risposto alla mia domanda ≫ gli disse, socchiudendo gli occhi. Toshinori arrossì. Possibile che non si fosse resa conto di cosa era appena successo o forse, non gli importava affatto?
≪ I-io troverei un modo…si, troverei un modo per salvare quella persona ≫ balbettò, nervosamente. Irene lo scrutò e il suo viso si addolcì. ≪ Sei così buono e ingenuo da farmi tenerezza, Toshi. Se ci fossimo incontrati prima, forse ≫ scosse la testa, abbassando lo sguardo. Di nuovo, quella malinconia nel suo viso. Toshinori detestava quell’emozione che le offuscava il viso.
≪ Irene, dimmi…cosa ti rende triste? Per favore ≫ sussurrò, cercando di prenderle la mano. Lei si ritrasse, stringendosi il braccio contro il petto. ≪ No, non posso. ≫
≪ Fidati di me, posso aiutarti. Qualsiasi cosa sia… ≫
Lei alzò il viso di scatto e per la prima volta, vide nei suoi occhi uno sguardo denso di rabbia e sofferenza. ≪ Se dici un’altra parola ≫ lo avvertì ≪ me ne andrò da questa città e non ci vedremo più. È questo che vuoi? ≫
Lui trasalì, mordendosi il labbro appena sanato. No, certo che non voleva questo. Lei ispirò, lentamente. ≪ Non parliamone mai più ≫.
Toshinori annuì, dilaniato dalla sensazione di non poter fare nulla.
Quel giorno, Irene lo aspettava seduta sulla ringhiera, nel loro posto preferito. Stava osservando il lento navigare dei traghetti sulle acque placide. Il rosso del tramonto era così simile ai suoi capelli che per un attimo, Toshinori non riuscì a distinguerla dalle acque fiammanti alle sue spalle.
≪ Irene ≫ la chiamò. Il suo nome aveva assunto un sapore dolce in quelle settimane che avevano trascorso insieme. Gli riempiva la bocca ogni volta che lo pronunciava.
Irene si voltò a guardarlo, accogliendolo con l’espressione più dolce e allegra che conoscesse. Il cuore di Toshinori perse un paio di battiti, minacciando di arrestarsi. Sapeva così poco di lei, ancora adesso, eppure gli era diventata preziosa più di chiunque altra cosa. A volte, si sorprendeva a pensarla anche mentre si allenava.
≪ Sei in ritardo, Toshi. Perderemo l’inizio del film ≫ lo rimproverò, bonariamente.
≪ Scusa, Gran Torino non mi voleva proprio lasciare andare. Era fissato che imparassi quella stramaledetta tecnica ≫ sospirò, esasperato.
Un lampo cupo oscurò gli occhi della ragazza, per un attimo. ≪ Sono certa che non sia così terribile come lo descrivi tu ≫
≪ Non lo conosci ≫ rispose, abbassando la voce speranzoso ≪ Ma magari… ≫
≪ No ≫ lo fermò subito lei. ≪ Ne abbiamo già parlato, non intendo avvicinarmi a quella scuola e ai suoi insegnanti ≫.
Toshinori sospirò. Irene era testarda e restia a fare amicizia, trattava con fredda diffidenza tutti gli sconosciuti che le si avvicinavano. Si teneva in disparte dal resto del mondo e aveva delle strane abitudini, come quella di non salire mai sui mezzi di trasporto e non mangiare e bere mai nulla.
Il suo maestro non nutriva fiducia in lei e aveva messo in guardia Toshinori dicendo ≪ Una ragazza che mantiene un così stretto riserbo sulle sue origini, nasconde sicuramente qualcosa di brutto. Che sai di lei? Da dove viene, dov’è la sua famiglia e cosa fa, quando non siete insieme? Sai rispondere ad almeno una di queste domande, giovanotto? ≫.
No, non poteva rispondere. Sapeva solo che Irene era nata in un paese lontano e che non aveva nessuno al mondo. Aveva eluso ogni altra domanda con un sorriso malinconico.
Probabilmente, il suo maestro aveva ragione, ma era più forte di lui. Ogni volta che si avvicinava l’ora del loro incontro, lui diventava sempre più agitato e impaziente. Gli sembrava di non riuscire a respirare, finché non la vedeva.
Irene gli prese la mano, sorridendogli ≪ Non fare quella faccia, Toshi. Non è meglio quando stiamo da soli? Io e te, senza nessuno fra noi ≫
Sentì il cuore balzargli in gola e arrossì, annuendo. ≪ Lo sai che adoro stare con te ≫ gli disse, con la voce profonda e venne ricompensato da uno scintillio allegro dei suoi occhi e da un sorriso dolce. ≪ Allora, non parlare più di queste cose e andiamo. Non vedovo l’ora che arrivassi ≫
Si incamminarono tenendosi per mano. Toshinori si sentiva felice per il semplice fatto che nelle ultime settimane, Irene sembrasse meno malinconica rispetto a quando si erano conosciuti. C’era un'unica cosa che lo faceva soffrire, ogni volta che aveva tentato di baciarla, lei si era ritratta.
≪ Perché non prendiamo un taxi? ≫ propose, allungando un braccio per chiamarne uno. Irene gli afferrò il polso. ≪ No ≫
≪ Ma faremmo prima ≫ protestò. Lei arricciò le labbra, infastidita. ≪ Soffro il mal d’auto ≫ disse, cupamente. ≪ Non ci salgo su quei maledetti affari ≫.
≪ Davvero? ≫ replicò, sorpreso. ≪ Non me l’avevi mai detto ≫.
Lei si strinse nelle spalle, nervosa. ≪ Non mi sembrava importante ≫
≪ A te non sembra importante niente. Non so nemmeno quanti anni hai, anche se penso che dovremmo essere più o meno coetanei ≫ replicò, seccato.
Irene si fermò e scoppiò a ridere di gusto. ≪ Ah, si. Proprio coetanei ≫
≪ Non lo siamo? ≫ chiese, con un sorriso nervoso ≪ Lo so che non si dovrebbe chiedere a una ragazza, ma quanti anni hai? ≫
Sul viso di lei ricomparve quel sorriso enigmatico. ≪ Tu quanti me ne dai? ≫
Lui corrugò la fronte. ≪ Uhm, venti? ≫. Capì che aveva sbagliato dal luccichio divertito nei suoi occhi. ≪ Allora, diciamo che ho vent’anni ≫
≪ Ma è una bugia, vero? ≫ sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Irene si irrigidì. I suoi occhi si spostarono su uno degli schermi televisivi di una vetrina.
Toshinori seguì il suo sguardo, rabbrividendo alla vista di un agglomerato di edifici devastati e soccorritori che scavavano nelle macerie.
≪ Li chiamano campi di lavoro ≫ le disse, cupo ≪ ma sono più simili a dei laboratori. Raccolgono persone con quirk forti e li rinchiudono in quei luoghi per sperimentare su di loro. ≫ Toshinori strinse i pugni lungo i fianchi, una nota di rabbia gli si insinuò nella voce. ≪ Usano quelle persone, gli rubano i quirk potenti, e chissà che altro. Chiamano quelle organizzazioni criminali, Sette Oscure, ma sono abbomini, dei mostri senza cuore ≫
Irene, al suo fianco, fissò lo schermo in silenzio. Il suo sguardo era concentrato su un altro servizio che mostrava i corpi dilaniati trovati in un vicolo.
≪ L’umanità è sempre stata portatrice di odio e disgrazie ≫ commentò con un sibilo sinistro ≪ fingere che non sia così è pura ipocrisia ≫
Toshinori la guardò sorpreso. ≪ Io non credo che tutti siano così ≫
Irene gli strinse la mano con più forza. ≪ Non tutti ≫ sussurrò ≪ Non ci sono altre persone come te, Toshi. Questo mondo non ha mai avuto un Simbolo perché non se lo merita, è questo che tu non capisci ≫.
≪ Hai una visione davvero oscura del mondo ≫ mormorò, fissandola. Lei scosse la testa, tirandolo per la mano. ≪ So quello che dico ≫
≪ Il cinema è dall’altra parte ≫ le fece notare, perplesso. Irene scosse la testa, la voce insofferente ≪ Non mi va più di andarci. ≫. Il suo tono cambiò, addolcendosi ≪ Andiamo al parco. Mi piace lì, l’aria non puzza come qui ≫
Toshinori sospirò, rassegnato. Contradirla di genere significava far iniziare le minacce sull’andarsene e non tornare.
≪ Come preferisci ≫ rispose e rimase senza fiato, quando lei si voltò per sorriderli felice. L’oro nel castano delle sue iridi scintillò. ≪ Toshi – AH! ≫
Irene barcollò, travolta da un rapinatore in corsa. Toshinori lasciò la sua mano per cercare di fermare il criminale, mentre le urla aumentavano per tutta la via.
L’uomo aveva una lama affilata e spessa al posto del braccio, la mulinò contro di lui, mirando al suo ventre. Lo avrebbe trafitto se una mano non l’avesse afferrato per il retro dei vestiti e lanciato indietro. Urtò la vetrina con i televisori che guardavano fino a poco prima. Il vetro andò in mille pezzi e lui cadde sugli espositori con un fracasso assordante.
Si tirò su, gridando ≪ Irene?! ≫ e rimase paralizzato dall’orrore per la scena che aveva davanti.
L’uomo con la lama scalciava nel vuoto, mulinando la spada. La lama colpì il viso di Irene e rimbalzò, senza farle nemmeno un graffio. Colpì i suoi fianchi e le braccia, non sortendo alcun effetto.
L’uomo emise un urlo acuto di dolore, mentre lunghi artigli ricurvi affondavano nel suo cranio, facendo sgorgare il sangue. ≪ Non lo toccare ≫ sibilò quella che sembrava la voce di Irene, solo che Toshinori non poteva credere che lo fosse. Irene aveva una bella voce, quella che stava parlando era invece sferzata da una rabbia gelida e crudele, assomigliava più a una bestia che a una persona. ≪ Non lo devi toccare. Non lui. ≫
L’uomo emise un rantolò. ≪ P-pietà ≫
Toshinori balzò in piedi e afferrò il polso della donna. ≪ Lascialo! ≫ gridò ≪ Lo stai uccidendo! Lascialo andare, subito! ≫.
Irene spostò lo sguardo su di lui e Toshinori rabbrividì. La pelle di Irene era rivestita da squame rosee e bianche, sotto la sua mano poteva sentirle dure e fredde. Le pupille si erano contratte come quelle dei gatti, il nocciola aveva inghiottito quasi tutta la sclera.
Non l’aveva mai vista così, sembrava un mostro uscito da qualche incubo.
≪ Voleva ucciderti ≫ disse lei e Toshinori vide che anche i suoi denti erano mutati. Ora erano spessi e aguzzi, zanne pronte a dilaniare la carne e ferire. ≪ Ha cercato di ucciderti ≫ disse, affondando gli artigli nel cranio dell’uomo.
Toshinori gridò pieno di orrore. ≪ Irene?! ≫
Lei sussultò e lo guardò. Si vide riflessa nei suoi occhi, vide il mostro che Toshinori stava guardando con orrore. Lasciò di scatto la presa e il criminale crollò a terra. Le persone intorno a loro stavano gridando. Un flash li colpì, facendo sussultare Irene che si voltò di scatto a cercarne la fonte.
Vide la folla di curiosi che si era radunata intorno a loro e che la guardava, parlando del mostro che stava per uccidere un uomo.
Irene indietreggiò emettendo un verso strozzato di raccapriccio. I suoi occhi si posarono per un attimo su Toshinori, spaventati.
≪ Te l’avevo detto ≫ mormorò con un gemito ≪ Ti avevo avvertito ≫
Toshinori allungò una mano tremante e Irene gli soffiò contro, indietreggiando. La stoffa del suo vestito si stracciò sulla schiena e due ampie ali scarlatte si spalancarono. Un attimo dopo si era alzata nel cielo e in un battito di ciglia era svanita nel nulla.
Toshinori restò a fissare intontito il cielo, incapace di credere a quello che era appena successo.
Gli ci vollero ore per trovarla.
Singhiozzava piano, rannicchiata in un angolo buio, sotto il ponte. Il gorgoglio delle acque del fiume si confondeva con il suo pianto.
Toshinori sentiva i propri passi rimbalzare contro il soffitto di cemento. Avvertì un fruscio e una lunga coda squamosa lo colpì sul petto, gettandolo al suolo.
≪ Irene?! ≫ esclamò, tirandosi su un gomito.
Un ringhio basso giunse in risposta. ≪ Vattene ≫
≪ Non prima che tu mi abbia detto che sta succedendo ≫ rispose, tirandosi su e spazzandosi via dai jeans la polvere. ≪ Che cosa è successo prima, Irene? ≫
Ancora non poteva credere a quello che aveva visto. Irene trasformata in modo irriconoscibile e quella luce crudele nei suoi occhi, che gli aveva fatto pensare che non solo avrebbe ucciso quel uomo, ma che gli sarebbe anche piaciuto farlo.
≪ Ti ho cercato per tutta la città ≫ sussurrò ≪ per favore, parla con me. Dimmi cosa sta succedendo ≫.
La coda frusciò sul terreno, scomparendo nell’ombra. ≪ Sono maledetta ≫ gemete.
Toshinori si sfregò la fronte, perplesso. ≪ Ma cosa dici, è solo il tuo quirk, no? È così, vero? Questo è il tuo quirk…puoi mutare forma, giusto? ≫
Non capiva, più cercava di dare un senso a quello che sapeva e che aveva visto, meno gli sembrava chiara la situazione. Irene emise un verso strozzato, stizzito.
≪ Se anche te lo dicessi, non mi crederesti ≫
Toshinori si morse il labbro, fissando il punto da cui la sua voce giungeva. Vide baluginare i suoi occhi, luminosi come quelli degli animali nel buio. Era quella la ragione per cui lo aveva sempre tenuto a distanza? La ragione per cui era triste e malinconica, perché credeva di essere maledetta?
Avanzò verso di lei e un nuovo sibilò lo mise in guardia. Stavolta, si abbassò in tempo per evitare la coda squamosa che cercò di spingerlo indietro. Irene gemete ≪ Vattene via ≫
≪ No ≫ rispose deciso. ≪ Tengo troppo a te per arrendermi così ≫
≪ Allora sei un idiota più grande di quanto credessi ≫ ruggì lei. L’aria fremete di quel suono, la terra sotto i suoi piedi tremò. Dal ponte caddero calcinacci e polvere. Toshinori la fissò a bocca aperta. ≪ Ma tu chi sei? ≫ sussurrò, impressionato. ≪ Che cosa sei, realmente? ≫
Irene non rispose, ritraendo la coda.
Sembrava decisa a restare nascosta, ma Toshinori non voleva arrendersi. Irene stava soffrendo per qualcosa e lui voleva aiutarla.
≪ Quando ci siamo rivisti, hai detto che non eri una persona che avrei voluto conoscere e che non valeva la pena salvarti ≫ le disse, cercando di incrociare quello strano sguardo baluginante ≪ ma ti sbagliavi. Se c’è una cosa che ho capito in queste settimane passate con te, è che io ti amo. Sono innamorato di te e nulla di quello che potresti dirmi, potrebbe spaventarmi o spingermi ad abbandonarti ≫
Nell’ombra, qualcosa si mosse. Una figura alta e formosa emerse. I vestiti le pendevano addosso, stracciati, lasciando gambe e braccia nude. Ogni centimetro di pelle era ricoperto di squame. Irene lo guardò sprezzante, gli occhi colmi di lacrime. ≪ Questo non ti spaventa? ≫ gli disse, furente. ≪ Puoi davvero amare un mostro come me, eh Toshi? ≫
Lui trattenne il fiato, sorpreso. Un brivido gli corse sottopelle. Irene sembrava fuori di sé come non l’aveva mai vista prima. ≪ Certo che posso ≫ le disse piano ≪ Perché so che questa non sei tu. Non è la mia Irene ≫
≪ Sbagliato ≫ rispose, la voce sferzante come una frusta ≪ Questa è ciò che sono. Beh, quando riesco a mantenere una forma almeno apparentemente umana. Di genere, sono un drago ≫
Un sorriso folle comparve sul suo viso, quando lo vide sussultare. ≪ Vent’anni mi hai dato? No, in realtà, ne ho più di cinquecento di anni. Io esistevo già molto prima che la razza umana si evolvesse e sviluppasse i quirk. C’ero quando scoppiarono le rivolte fra la società umana e l’emergente ed esigua società sovraumana. C’ero quando ancora nessuno poteva immaginare questa svolta evolutiva ≫ lo guardò, vedendolo tacere, sconvolto. ≪ Non mi credi? Eppure, è la verità. Dicono che il primo superumano sia stato un bambino che brillava al buio ≫ sbuffò ≪ Cazzate. La prima sono stata io. Molto, molto prima che il resto dell’umanità evolvesse. Io e pochi altri, ma io per prima ≫
≪ I-Irene che stai dicendo? ≫ sussurrò ≪ Non riesco a seguirti ≫
Lei ispirò bruscamente. Si guardò le mani disgustata. ≪ Toshi io…una volta, ero umana. Un essere umano come tanti altri, in un mondo in cui i quirk non esistevano ancora. Potevo fare cose che gli altri non potevano fare, come curare le ferite o spostare gli oggetti con il pensiero. Ero più atletica e forte di chiunque altro e non mi ammalavo mai ≫. Ispirò bruscamente e i suoi occhi vagarono persi nei suoi pensieri. ≪ Ma questa è la crudeltà di questa maledizione. Il potere che possedevo ha iniziato a corrodere il mio corpo, bruciando la mia umanità, come una fiamma consuma una candela ≫
Toshinori ispirò, bruscamente. ≪ T-tu sei…una dragon Slayer? ≫ disse con un filo di voce. Era una leggenda, solo questo. Ne aveva sentito parlare nelle lezioni di storia dei quirk, ma i Dragon Slayer che la storia menzionava erano al massimo due e risalivano agli anni dei conflitti civili per i diritti dei superumani. Entrambi, erano stati super criminali e avevano fatto cose orribili, ma Irene era diversa. Lei aveva un potere gentile.
Irene annuì, piano.
≪ La prima Dragon Slayer. Quando il mio corpo ha iniziato a mutare, le squame sono comparse. Questo corpo…non è un corpo umano, anche se può averne l’aspetto delle volte ≫ si sfregò la pelle squamosa con stizza. ≪ Non è più umano da molto tempo e nemmeno io posso cambiarlo. Credimi, ci ho provato a renderlo nuovamente umano. Ho provato di tutto, ma il cibo continua ad avere il sapore della polvere e della cenere. Sono secoli che ho perso il senso del gusto…e ho freddo sempre, la mia pelle formicola costantemente. Qualunque sia la stagione in cui ci troviamo, non cambia niente. Non sento né il caldo né il freddo ≫
Toshinori sussultò.
Gli occhi di Irene si fissarono su di lui, erano densi di disperazione e tormento. ≪ Quando il mio corpo iniziò a cambiare, i miei stessi genitori ne furono terrorizzati. Cercarono di uccidermi. I miei amici, i miei parenti…ci provarono ad eliminare il mostro, ma fu inutile ≫. Stese il braccio squamoso, come a mostrarglielo, un sorriso amaro le curvò le labbra. ≪ Queste squame sono più dure del diamante. Non possono essere intaccate da niente. Posso non mangiare per giorni, settimane e mesi, ma anche così non morirei…non posso morire, capisci? Ho vissuto cinquecento anni e più, cercando un modo di tornare umana, senza trovarne nessuno. Il mio corpo ha continuato a mutare, fino ad assumere le sembianze dei draghi delle leggende ≫.
Toshinori si sentì tremare dentro, un senso di nausea l’invase. Immaginò come si sarebbe sentito a vedersi mutare da essere umano in qualcosa di inspiegabile, essere l’unica persona al mondo mutata in un essere che esisteva solo nelle leggende. ≪ Irene ≫ sussurrò, stendendo una mano per toccarla. Lei si ritrasse, ringhiando feroce. ≪ Ma tu non puoi capire, Toshi! Nessuno può capire! ≫
La sua voce si spezzò in un singhiozzo. Guardò i suoi artigli con orrore ≪ La mia maledizione…io sono un mostro. Un mostro. Un… ≫
Toshinori l’afferrò, circondandola con le braccia e stringendola forte. ≪ Troveremo una soluzione ≫ le disse, premendosi la sua testa contro il petto. ≪ Te lo prometto, ti aiuterò a trovare un modo per… ≫
Irene si divincolò, ringhiando. ≪ Cosa pensi che abbia fatto negli ultimi cinquecento anni?! Non esiste un modo! Questo corpo è corrotto dalla maledizione dei Dragon Slayer e non può più tornare ad essere umano! ≫
Era una strana sensazione, toccare quella pelle squamosa e scoprirla dura e fredda. Irene sibilò, gli occhi accesi dalla furia. ≪ Vattene ≫ gli disse, amaramente ≪ Adesso che sai la verità, non puoi continuare a dire di amarmi ≫
≪ Ti amo ≫ ripeté lui con decisione.
Irene scosse la testa, esasperata. ≪ Non lo sento nemmeno, lo capisci? Non sento il calore del tuo corpo, a stento sento la pressione delle tue mani quando mi tocchi. Io non sono più umana ≫
Gli sbatté in faccia quelle parole come se volesse usarle per spingerlo via. Non lo sentiva? Allora, anche quel bacio non l’aveva sentito davvero. Si morse il labbro frustrato. ≪ Troveremo un modo per farti tornare umana ≫
Irene sollevò gli occhi al cielo ed ispirò. Le squame sul suo corpo presero a svanire lentamente, facendo tornare la sua pelle liscia e perfetta. Sembrava così umana, pensò incredulo, guardandola. Era bellissima, con quel rosso vivo che gli ondeggiava attorno, sfiorandole i fianchi e la pelle candida e perfetta. Sembrava triste e stanca allo stesso tempo, arrabbiata con il fato che aveva voluto metterle sulle spalle il peso di quella maledizione.
≪ Sei così testardo ≫ brontolò, guardandolo di sottecchi ≪ e anche matto ≫
≪ Puoi controllarlo ≫ disse, prendendole la mano. ≪ Puoi cambiare forma a tuo piacimento ≫
Lei storse la bocca, disgustata. ≪ Non è così facile. Secoli fa, ero bloccata nella forma di drago, ma una certa persona mi ha liberato. Mi aveva avvertito che si sarebbe trattato di un cambiamento solo apparente…ma io non l’ho voluto ascoltare ≫ Toshinori si illuminò. ≪ Quella persona forse può farti tornare umana! ≫
≪ No ≫ disse, rabbrividendo ≪ Impossibile. È troppo tardi, te l’ho detto ≫
Sollevò lo sguardo e lo fissò con gli occhi scintillanti. Toshinori si sentì fremere dentro. Irene aveva sofferto così tanto, si era sentita sola per così tanto tempo che ora, non lo sorprendeva più se aveva pensato che anche lui sarebbe fuggito da lei. Le sfiorò la guancia con le dita. Adesso che le squame erano svanite, la sua pelle era tornata morbida e setosa. Il suo corpo era tiepido, nonostante avesse detto di avere freddo.
Si sfilò il giubbotto e glielo sistemò sulle spalle. Irene socchiuse gli occhi. ≪ Inutile, anche se mi copro sento sempre freddo. ≫ sussurrò, amaramente.
Lui arrossì ≪ I tuoi vestiti…è per i tuoi vestiti ≫ ammise, imbarazzato. Non poteva certo pretendere che restasse indifferente a tutta quella pelle esposta. Poteva accettare le stranezze del suo quirk e anche il fatto che avesse così tanti anni più di lui, ma chiedergli di non desiderarla, era troppo.
Le labbra di lei si schiusero, sorprese. Lo scrutò in viso, e mormorò ≪ Ho avuto paura che ti facessero del male. ≫
Gli sembrava quasi di sognare. Irene era preoccupata per lui. ≪ Non mi sono fatto nulla ≫ la rassicurò, lasciando che le sue dita scorressero sulle ciocche scarlatte dei suoi capelli. Sarebbe stato un gesto sconsiderato baciarla, adesso?
 ≪ Ho tanto freddo, Toshi ≫ sussurrò lei, reclinando la testa contro la sua mano. Le sue braccia gli scivolarono sulle spalle, allacciandosi dietro la sua nuca. ≪ Stringimi, per favore ≫
Non doveva nemmeno chiederlo, pensò, avvolgendola in un abbraccio. I loro corpi premettero l’uno contro l’altro e Toshinori si chinò a premere la sua bocca su quella di lei. Poteva sentirlo quel bacio? Oppure non provava più nulla?
≪ Irene ≫ mugugnò, contro la sua bocca. ≪ Irene ≫
≪ Tu sei tutto matto, Toshi ≫ mormorò lei, sorridendo ≪ Chiunque sarebbe già scappato via ≫
≪ Io non scapperò ≫ le promise, guardandola negli occhi nocciola. Lei chiuse gli occhi, invitandolo tacitamente a baciarla.
Le loro bocche continuavano a collidere l’una contro l’altra. Toshinori fece scorrere le mani sui lembi stracciati del vestito, accarezzando la pelle nuda della schiena.
Il suo profumo gli dava alla testa, facendolo fremere dentro.
 ≪ Ti amo, Irene ≫ mormorò contro la sua bocca. Aveva ancora freddo? La strinse più forte contro il suo corpo, sentendo ogni morbida rotondità contro il proprio corpo. Bruciava come fuoco, gli mozzava il respiro, mentre le loro lingue rimestavano impazienti.
Le mani di lei gli afferrarono il colletto del maglione e lo trascinarono con sé nell’ombra. ≪ Di più ≫ mormorò, ricambiando i suoi baci. ≪ Stringimi di più, eroe. Ho freddo, ho tanto freddo ≫
La sensazione del suo corpo contro il proprio lo faceva impazzire. Gli sembrava di dover bruciare vivo, liquefarsi nelle braccia di Irene che lo stringevano come se volesse fondere i loro corpi.
Le accarezzò i fianchi, ansimando affamato contro la sua bocca. Irene lo stringeva a sé, ricambiando ogni suo bacio e carezza.
Le sue mani vagarono sul corpo di lei, accarezzandone le curve morbide, assaporando la sensazione della sua pelle setosa sotto i palmi callosi. Soffocando i gemiti contro la sua bocca, risalì fino al seno e prese a tormentare il capezzolo già duro.
Irene poggiò la schiena contro la parete umida, circondandoli l’addome con un braccio per avvicinarlo a sé. Toshinori rabbrividì nel sentire le mani di lei scivolargli sotto la il tessuto del maglione e accarezzarli la pelle nuda.
≪ Mi fai impazzire ≫ mormorò sulle sue labbra che si tesero in un sorriso. ≪ Non sei abbastanza vicino ≫ sussurrò lei.
Toshinori corrugò la fronte, confuso. Era praticamente spalmato su di lei, non riusciva a immaginare come avvicinarsi di più. Irene ridacchiò, facendo scivolare la mano sul suo fianco. ≪ Più vicino ≫
Toshinori si sentì arrossire, ispirò bruscamente. ≪ Uh, sicura? ≫
Il sorriso di Irene era predatorio. Gli prese il viso fra le mani e lo baciò. L’ultimo barlume di buon senso, abbandonò la mente di Toshinori. Si avventò sulla sua bocca, soffocando i gemiti fra le sue labbra, mentre il suo corpo si muoveva contro quello caldo e formoso di lei.
Avvertì il suono della zip che si apriva, le sue mani scivolarono sulle cosce di lei, strappandole un verso profondo, liberatorio. Se la poggiò contro il bacino, scivolando dentro di lei il respiro gli si spezzò.
Erano una cosa sola. Avrebbero trovato insieme un modo per spezzare quella maledizione che affliggeva Irene. Toshinori era certo che da quel momento, sarebbe andato tutto bene. 
≪ Cinquecento anni ≫ mormorò lei, contro le sue labbra, osservandolo. Toshinori la guardò confuso. ≪ Che cosa? ≫
≪ Cinquecento anni ≫ ripeté lei, con un sorriso leggero ≪ che aspettavo di incontrarti ≫
≪ Hai aspettato troppo a fare il bagno in quel fiume ≫ replicò lui, con un ghigno insolente. Irene scoppiò a ridere, traendolo a sé.
 
 
 
   
 
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