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Autore: kibachan    03/10/2020    1 recensioni
Seconda one shot ambientata dopo "non avere paura": è ambientata un mese dopo la fine del capitolo 18. Come al solito
NON E' OBBLIGATORIO AVER LETTO LA LONG PER CAPIRLA.
E' arrivato il momento per Fabio di condividere con Brando una cosa importante...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27 OTTOBRE 2020

 

 

Convivevano di nuovo da un paio di settimane. Erano le 11 di sera e si stavano sparando la terza puntata di seguito di una serie tv con cui si erano chiusi. Seduti sul divano, leggermente distanti uno dell'altro. Brando stava stravaccato a gambe aperte e mano abbandonata sull'inguine, dove ogni tanto si dava una sistemata. Poggiava un braccio sullo schienale, allungato dietro la nuca di Fabio, lui ci si appoggiava appena mentre guardava la tv senza troppa attenzione. Era preso da altri pensieri.

Ad un tratto il telefono di Brando, poggiato sul bracciolo del divano dal lato di Fabio, iniziò a vibrare ripetutamente per l'arrivo di svariati messaggi. Entrambi si voltarono a guardarlo, richiamati dal suono, e dopo un secondo il proprietario premette il pulsante di stop sul telecomando, mettendo in pausa la serie, e si allungò di traverso sulle gambe di Fabio per prendere il telefono.

“Chi è?” Gli chiese distrattamente il ragazzo, trattenendo un piccolo sbuffo di risata per l'espressione ridicola con occhi chiusi e bocca aperta, in cui avevano stoppato il protagonista “Nic” fu la laconica risposta del riccio, che aggrottava le sopracciglia nel leggere il contenuto dei messaggi.

Fabio sentì Brando che poggiava la pancia sulle sue cosce, sdraiandosi definitivamente sulle sue gambe, mentre iniziava a digitare una risposta “Nic che s'accolla con... robe varie, aspe che je rispondo” aggiunse. L'altro annuì e sospirò mettendosi ad aspettare.

Sullo schermo, accanto alla rotella che avvisava da quanto il video fosse in pausa, facevano bella mostra di sé la data e l'ora. Fabio inspirò ed espirò profondamente rileggendo la data.

 

Non che non lo sapesse che giorno fosse... ma avercelo lì davanti agli occhi aumentava i pensieri che gli affollavano la mente.

 

Fabio sbuffò leggermente quando vide un 3 comparire sulla rotellina dei minuti che il video era stato fermo. Gettò un'occhiata a Brando, ancora concentrato sul suo telefono

“oh!” lo chiamò ridacchiando “te levi??” gli disse mollandogli un paio di sculacciate scherzose, data la posizione in cui stava “si un attimo... mo me tolgo” ribattè lui senza scomporsi minimamente. Fabio attese ancora un minuto ma niente. Sbuffò più sonoramente e si sporse in avanti, poggiandosi con le braccia sulla schiena di Brando come fosse stato un tavolino. Gli puntò un gomito sui reni per portarsi una mano sotto al mento, rivolgendogli ancora un'occhiata.

 

Il protagonista della serie ancora se ne stava paralizzato con quell'espressione ridicola.

 

Fabio riprese a rimuginare ancora. Dopo qualche altro secondo si tirò di nuovo indietro contro lo schienale del divano. Le braccia ancora allungate sopra al riccio che sembrava star scrivendo al suo amico Nic il seguito di -guerra e pace-

Con la testa poggiata allo schienale e lo sguardo un po' perso nel vuoto, gli parcheggiò con disinvoltura le mani sul sedere e iniziò distrattamente a dargli delle pacchette leggere, alternando le mani come se stesse suonando un tamburello. Brando alzò gli occhi dallo schermo dopo qualche secondo, girandosi divertito verso di lui

“oh! Che c'hai preso gusto Fedè?” scherzò. Fabio sorrise “colpa tua che mi metti il tuo bel culetto sotto al naso” replicò. Brando scoppiò a ridere, mollò il cellulare di nuovo sul bracciolo e si tirò su da lì “ma che sfacciato” commentò divertito, mentre si sedeva sui talloni accanto a lui “mo t'aggiusto io a te” aggiunse mentre gli serrava il viso tra le mani e lo tirava verso di sé. Spinse la bocca sulla sua, iniziando a baciarlo da subito in modo irruento. Schiuse le sue labbra quasi con prepotenza mentre lui iniziava a rispondere al bacio con la stessa passione, afferrandogli i polsi tra le mani. Fabio sorrise contro le sue labbra quando lo sentì che iniziava a spingere con la testa per convincerlo a stendersi. Non era certo la prima volta che iniziavano a guardare la tv e poi quella rimaneva ferma in pausa, con un malcapitato personaggio x che restava immobilizzato, a reggere la candela a loro che facevano l'amore sul divano. Cominciò ad opporre una finta resistenza. Brando spingeva da una parte e lui dall'altra, entrambi nel tentativo di far stendere l'altro sotto di sé. Fabio lo faceva tanto per giocare. Lo sapeva che Brando comunque era più forte di lui e, non appena avesse voluto davvero, ci sarebbe stato ben poco da fare. Dopo un paio di secondi infatti, il riccio staccò le mani dal suo collo e gliele piantò tutte e due sulle spalle, caricando con tutto il peso per spingerlo giù, e lui glielo lasciò fare.

Brando si sdraiò sopra di lui, senza smettere un secondo di baciarlo. Poi quando si fu sistemato, si staccò dalle sue labbra e girò appena il viso per baciargli il collo e la mascella. Si era fatto via via più dolce nel toccarlo. Si vede che dopo una partenza in quarta aveva deciso di prendersela con calma. Fabio gli accarezzò la schiena mentre lui si dedicava al suo orecchio, facendogli girare il viso verso la tv rimasta accesa.

 

La data 27 ottobre ancora capeggiava in basso a destra, accanto all'orario: 23:34, e Fabio non potè fare a meno di guardarla, venendo di colpo assalito dai pensieri di prima.

 

Brando si spostò più in basso, gli sollevò la maglietta e iniziò a lasciargli una serie di baci umidi, ma piuttosto teneri, sulla pancia. Gli strinse i fianchi tra le mani. Fabio gli mise le mani tra i capelli. Lo accarezzava con dolcezza ma si capiva che aveva la testa altrove. Brando si accorse quasi subito che qualcosa era cambiato nell'atteggiamento di Fabio. Sollevò la testa e lo guardò stranito “oh che c'hai?” gli chiese aggrottando le sopracciglia, della sua aria stralunata. Il ragazzo arrossì imbarazzato “no niente” si affrettò a dire “scusa” aggiunse. Il riccio gli rivolse un mezzo sorriso “non te va?” gli chiese conciliante.

 

Era decisamente insolito ma...

 

Fabio scosse la testa sganciandogli una carezza “non è quello...” si affrettò a dire “scusami è che ho la testa da un'altra parte” ammise. Brando sospirò sorridendogli ancora “va bene ho capito” sentenziò tirandosi su da lui e mettendosi seduto “rimando a cuccia la bestia” scherzò “che c'è?” gli chiese in tono insospettabilmente dolce, mentre anche lui si sedeva.

Fabio sospirò, guardandolo innamorato, e quasi stupito per la dolcezza che aveva sfoderato a vederlo turbato, senza neanche mezza presa in giro per una volta.

“domani..” iniziò titubante “che hai da fare? Perchè vorrei che mi accompagnassi in un posto” buttò lì stringendosi nelle braccia. Brando corrugò la fronte “ho lezione solo la mattina... ma ti avverto che io un'altra volta da IKEA non ci vado eh!” precisò incrociando le braccia al petto, come a sottolineare che il discorso fosse chiuso. Fabio scoppiò a ridere, rilassandosi di colpo “no no!” si affrettò a dire “neanche io voglio metterci più piede per almeno un anno!” aggiunse mentre l'altro lasciava andare un sospiro di sollievo “ok allora dimmi tutto” “vorrei venissi con me al cimitero” disse Fabio a quel punto, facendolo ammutolire. Brando spalancò gli occhi impallidendo di botto in modo visibile. Fabio si trattenne dallo scoppiare a ridere di nuovo “ma che faccia hai??” “ah Fà! Ma che ce dobbiamo andà a fa al cimitero?” esclamò lui di rimando “che cosa deprimente!” Fabio ridacchiò girandosi per allungare le gambe fuori dal divano. Abbandonò entrambe le mani tra le ginocchia leggermente aperte “domani è l'anniversario della morte di mamma” spiegò con tranquillità, facendo però smettere all'istante Brando di fare il cretino “ah...” commentò solo, a bassa voce.

 

Dal nulla gli balenò in mente il ricordo dell'anno precedente. In quello stesso identico periodo, se non andava errato, lui lo stava riprendendo con un cellulare mentre quel deficiente di Carlo gli spalmava del rossetto sulla faccia.

Brando sentì lo stomaco stringersi e quell'episodio tornare a fargli male dopo tanto tempo.

 

“ehm... non è che non ci voglio venì eh” iniziò strofinandosi una mano sul collo “ma non è meglio che ci vai con tuo padre?” propose. Fabio abbassò lo sguardo per un attimo “lui ci va tutte le settimane... ma in questo giorno mai” spiegò “probabilmente per lui è troppo triste” aggiunse facendo una piccola smorfia. Brando gli poggiò una mano sulla gamba. Non sapeva bene cosa dire ma voleva comunque trasmettergli l'idea che fosse lì.

 

Sapeva che la madre di Fabio era morta. Ma era la prima volta che gliela nominava.

 

“ma in genere... ci vai da solo?” gli chiese in tono mortificato. Lui scosse subito la testa “no!” esclamò “quando ero piccolo... fino a non molto tempo fa.. Camilla veniva con me, ci accompagnava sua madre” Brando deglutì... pensò che lei era pure la madre di Nic... quindi magari... lui lo sapeva pure, cosa andavano a fare tutti gli anni al cimitero sua sorella e sua madre in quella data “l'anno scorso è venuto Damiano” continuò Fabio, non avendo idea dei suoi pensieri “però ecco... quest'anno avevo pensato, data la situazione... se ti andava...” si arrotolò in un fiume di parole. Per l'imbarazzo si alzò pure dal divano, allontanandosi di un paio di passi, voltandogli le spalle. Brando lo seguì in piedi subito “vabbè però non preoccuparti” gli sentì dire mentre si grattava una tempia tanto per tenere le mani occupate. Ancora non lo guardava. “se ti sembra deprimente.. non importa... io” “vuoi scherzare? certo che vengo” lo interruppe il riccio a quel punto, alzando un po' la voce. Fabio si girò dalla sua parte e Brando gli andò incontro, avvicinando tanto il viso al suo da sfiorargli la fronte coi ricci “certo Fà...” ripetè guardandolo negli occhi mentre gli accarezzava brevemente i lati del viso col dorso delle dita. Fabio sfoderò un ampio sorriso a quel punto, bello e sincero che lo fece arrossire un po'...

 

Lo trovava bellissimo quando sorrideva così.

 

 

IL GIORNO DOPO

 

Avanzavano in silenzio nei viottoli di ciottoli bianchi del Verano. Tutto intorno aiuole punteggiate di margherite, nonostante fosse Ottobre. Davanti ai loro occhi si alternavano mausolei importanti in pietra o marmo e sepolture più semplici. L'atmosfera era ovattata nonostante la vicinanza di via Tiburtina, grazie ai filari di cipressi fittissimi che costeggiavano tutto il cimitero.

Brando sperava vivamente che non dovessero addentrarsi nei palazzoni dei loculi. Quelli si che mettevano i brividi.

“oh, non è che se non je piaccio tu madre me fulmina ve??” proruppe a un certo punto, all'indirizzo del ragazzo davanti a lui. Fabio scoppiò a ridere, continuando a camminare “scemo...” borbottò tra sé e sé.

 

Arrivarono poco dopo in un prato con tutte steli di piccole dimensioni. Fabio si fermò davanti a una in marmo bianco, che aveva tutta l'aria di essere tenuta molto più in considerazione delle sue vicine. Sulle altre crescevano muschio e rampicanti vari. Quella era lucida come fosse nuova. Vicino c'era un piccolo vaso con un'orchidea viola che sembrava abbastanza fresca. Probabilmente l'aveva portata Giovanni l'ultima volta che era stato lì.

Brando vide Fabio fermarcisi davanti e guardò con una lieve sensazione di disagio allo stomaco la scritta in lettere dorate che c'era incastonata sopra: Ofelia Rinaldi in Fedeli. 16 Marzo 1976 – 28 Ottobre 2008. La sua mente matematica fece il calcolo in un secondo. La mamma di Fabio era morta a 32 anni. Deglutì.

“eccoci” sentenziò Fabio con un mezzo sorriso, mentre lui assottigliava lo sguardo, per osservare la piccola foto sotto la scritta senza avvicinarsi troppo: l'immagine, leggermente sbiadita da anni di acquazzoni, ritraeva una ragazza con lunghi riccioli castani e un sorriso timido, come di chi non ama farsi fotografare. Aveva gli occhi identici a quelli di Fabio.

Brando corrugò la fronte per un attimo, sentendo lo stomaco salirgli in gola. Non capì bene perchè. Poi distolse lo sguardo, attirato da quello che stava facendo Fabio. Lo osservò attentamente mentre tirava fuori un panno e uno spray dallo zaino e iniziava meticolosamente a spolverare la lapide. Passò il peso da un piede all'altro, non sapendo bene cosa fare, mentre gli vedeva metterci un po' d'impegno in più nello strofinare il vetro della piccola foto.

Non sembrava aver bisogno d'aiuto.

 

“certo... non abbiamo portato neanche un fiore” buttò lì a un certo punto, cercando di farsi uscire una voce il più normale possibile. Si guardò intorno... valutando di strappare qualche margherita dall'aiuola più vicina. Fabio si rialzò in piedi scuotendo la testa in segno di diniego

“a mamma non piacevano i fiori recisi” disse semplicemente, spingendo Brando a guardarlo. Ora erano entrambi in piedi davanti alla tomba “diceva che le sembrava brutto guardare qualcosa agonizzare per una settimana dentro a un vaso finchè non moriva” raccontò Fabio. Brando storse il naso istintivamente “madonna era tutta matta tua madre... mo capisco dai chi ha ripreso!” esclamò senza rendersene conto. Fabio lo guardò sollevando un sopracciglio, sorpreso, e il riccio si morse la lingua arrossendo “i...io” balbettò stringendosi le braccia attorno in imbarazzo “io non volevo mancarle di rispetto stavo solo scherzando!” si affrettò a dire. Fabio, insospettabilmente ridacchiò, dei suoi occhi spalancati dall'agitazione “non fa niente” disse subito, incrociando anche lui le braccia “in realtà...” aggiunse guardandolo “sono contento quando mi dicono che le somiglio.. sai?” poi tornò a rivolgersi davanti, quasi si vergognasse a questo punto “perchè io... non ricordo quasi niente di lei” confessò “davvero?” chiese il riccio a quel punto, in tono serio “quanti anni avevi quando..” “sei” si affrettò a rispondere Fabio. Fece una piccola smorfia, ancora senza guardarlo “mi ricordo... la sensazione che mi dava abbracciarla... a volte mi sembra di ricordare il timbro della sua voce che mi chiama...” spiegò a voce bassa “ma non molto di più...” ammise “nè cosa facessimo insieme... né come parlasse o si muovesse” “eri piccolo” lo interruppe Brando a quel punto, cercando di spezzare una lancia in suo favore, dato che sembrava si stesse colpevolizzando di qualcosa. Fabio si girò per un secondo, per incontrare i suoi occhi scuri, poi si voltò di nuovo “papà non mi ha mai parlato volentieri di lei, credo soffra troppo” raccontò “gli ultimi giorni non mi portava più in ospedale... penso …. per non farmela vedere star male” fece per un attimo un'espressione consapevole, di quel che Giovanni doveva aver passato. Continuava a fissare un punto davanti a sé, senza realmente guardarlo. Brando invece non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Mosse le dita delle mani quasi le sentisse intorpidite, mentre lui parlava. “mi ricordo che... dopo qualche giorno che non la vedevo ho cominciato a chiedere come stesse mamma... ma lui non mi rispondeva. Alla decima volta mi ha sgridato.. ma piangeva... così non l'ho chiesto più.” Fabio si girò a guardare Brando e gli fece un piccolo sorriso a quel punto “quell'anno la maestra non ci ha fatto imparare nessuna poesia per la mamma. Fine della storia” Brando inghiottì l'inutile -mi dispiace- che sentì venire su e allungò una mano stringendogli la manica della felpa tra due dita. Gli si strinse il cuore a pensare al suo Fabio, piccolino, da solo ad affrontare un lutto così, senza nemmeno una spiegazione.

Fabio gli sorrise ancora e poi gonfiò aria nella guance tornando a dare attenzione alla piccola foto ingiallita “papà... non che prima fosse particolarmente affettuoso... ma” ricominciò a raccontare “insomma mi ha cresciuto quasi in un regime militare”

 

Non aveva mai detto a nessuno quelle cose. Non sapeva nemmeno bene perchè lo stesse facendo adesso.

 

“credo avesse il terrore di soffrire di nuovo come era stato per mamma, se mi fosse capitato qualcosa. Penso sia per questo che mi ha tenuto così tanto a distanza” “Fà... Giovanni ti adora” si sentì in dovere di interromperlo Brando a quel punto “lo so... adesso lo so...” si affrettò a replicare Fabio “però sai...” la voce gli si era leggermente incrinata a quel punto “quando hai sette anni, magari oltre che ricevere istruzioni avresti bisogno anche di.... non lo so...” concluse guardando in su, con gli occhi lucidi. Brando si mosse di colpo a quel punto. Gli afferrò la testa e gli stampò un lungo bacio su una guancia. Non sopportava di vederlo triste. Fabio si voltò a guardarlo e si strofinò veloce una mano sugli occhi sorridendo “ok.. basta va...la smetto” borbottò in tono ironico. Il riccio scosse la testa “no. Cioè se vuoi... piangere...” “no” rispose secco lui “ho finito” sentenziò facendo un profondo respiro “scusami. In effetti deve essere stato deprimente starmi a sentire” aggiunse toccandosi il collo mentre strizzava un occhio forte, in imbarazzo “no invece” scosse la testa Brando.

Lo vide sedersi per terra a gambe incrociate, mentre ancora lasciava andare un sospiro, prendendosi un po' di tempo per ricomporsi.

 

Brando poteva (e voleva a volte) sembrare una persona fredda, persino spietata. Ma era tutto il contrario. Era estremamente sensibile. Gli bastava un'occhiata per capire cosa una persona provasse. Certo, spesso aveva usato questa sua capacità per scopi non proprio encomiabili. Era il tipo che se voleva farti star male sapeva esattamente cosa dire... dove colpire. Lo aveva fatto anche con Fabio in passato. Ma quella era storia antica ormai.

 

Si sedette accanto a lui, nella sua stessa posizione, sfiorandolo col ginocchio per fargli sentire la sua presenza, ma senza dire nulla per il momento. Capiva che il silenzio in quel momento poteva farlo star meglio di qualsiasi cosa potesse dire. Fabio gli poggiò la testa sulla spalla, continuando distrattamente a guardare le lettere del nome di sua madre perdere quasi il loro senso tanto le fissava. Brando si poggiò a sua volta con la guancia sulla sua testa e rimase lì fermò per un po'. Solo quando sentì il suo respiro farsi regolare, ed ebbe la sensazione che non fosse più preso in pensieri troppo pesanti, si mosse. Tirò su la testa, ma solo per girarsi e poggiargli le lebbra tra i capelli. Gli lasciò un bacino leggero, prima di parlare senza spostarsi di lì

“oh comunque... io l'ho sempre pensato, che somigliavi a tua madre” Fabio sentì le sue labbra che si muovevano contro la cute dei suoi capelli, dato che non accennava a scostarsi di lì. Si fece attento “ah si...?” chiese timidamente “innanzi tutto” continuò Brando in tono leggero “Giovanni se vuole fa paura... tu neanche un po'” sentenziò facendolo sorridere “e poi n'è mica carino come te tu padre” aggiunse scuotendo le spalle in un finto brivido “madò è n'incubo” aggiunse. Fabio scoppiò a ridere stavolta e le labbra di Brando si incurvarono in un sorriso, ancora premute contro i suoi capelli. Lo baciò lì ancora una volta prima di staccarsi per permettergli di tirare su la testa dalla sua spalla “grazie” gli disse semplicemente Fabio, con un sorriso dei suoi che lo facevano sciogliere. Poi poggiò una mano sul ginocchio e fece leva per alzarsi. Brando lo seguì in piedi.

 

Fabio guardò di nuovo la foto della madre, stavolta sorridendo “mamma lui è Brando” disse facendo un piccolo cenno della testa verso il riccio vicino a lui “noi...” esitò per un attimo, occhieggiando il riccio quasi in imbarazzo a quel punto “stiamo insieme” sentenziò Brando in tono secco, per dargli sicurezza “sì. Stiamo insieme” ripetè Fabio tornando a guardare la lapide “e... sono felice. Perciò non preoccuparti” aggiunse convinto. Brando gli rivolse un mezzo sorrisino, anche se lui non lo guardava.

 

“pronto ad andare?” gli disse Fabio a bruciapelo, dopo ancora qualche istante di silenzio “sicuro?” domandò il riccio “sì” sentenziò il ragazzo sorridendo e girandosi per incamminarsi. Brando rivolse ancora un'occhiata alla foto prima di seguirlo.

Rimase un paio di passi indietro, camminando quasi a rallentatore, mentre prendeva il telefono dalla tasca per mandare un messaggio. Aprì con un gesto whatsup e cercò (molto in fondo) la chat con sua mamma. Aggrottò le sopracciglia mentre digitava:

 

 

ti voglio bene

 

Sua madre impiegò mezzo secondo ad iniziare a rispondere:

 

stai bene? È successo qualcosa?

 

Brando si lasciò scappare un sorriso divertito. Era talmente inedito quello che le aveva scritto che sua madre doveva aver pensato che fosse stato come minimo rapito

 

niente. Aveva solo voglia di dirtelo

anch'io ti voglio bene tesoro mio

 

“oh ci sei?” lo richiamò Fabio, pochi passi avanti a lui. Senza accorgersene doveva essersi fermato. Lo vide tornare indietro mentre rimetteva via il telefono. Brando gli sfoderò un ghigno malandrino “c'hai gli occhi rossi Fedè. Sembra che te sei drogato” lo prese affettuosamente in giro “sai che te ce vole mo?” aggiunse passandogli un braccio intorno al collo e tirandoselo vicino “una tazza di cioccolata calda... gigante” Fabio scosse la testa ridacchiando “per te ogni scusa è buona per quello in realtà” ribattè. Poi gli passò con disinvoltura un braccio dietro i fianchi e gli infilò la mano nella tasca posteriore dei pantaloni. Solo che Brando saltò su come se avesse preso la scossa a quel suo gesto, e gli allontanò la mano da lì in modo brusco “oh sei matto???” lo apostrofò davanti alla sua espressione interrogativa “abbiamo fatto manco 3 passi! Ce vede tu madre così!” la risata di Fabio riempì l'aria silenziosa intorno a loro a quel punto “oddio!” sospirò “io prima pensavo che scherzavi e invece no! Credi ai fantasmi Bra??” rise ancora Fabio mentre lo stringeva a sé con un braccio intorno alla vita e un po' ci si appoggiava per il gran ridere “oh ma che cazzo te ridi??” lo rimbeccò lui arrossendo, e piantandogli una mano sulla nuca per spingerlo in avanti.

 

 

 

 

 

 

  
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