Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Star_Rover    10/10/2020    11 recensioni
Quel che leggerete potrebbe apparirvi come il delirio di un folle, io stesso temo di essere impazzito quella notte. Eppure pretendete la verità, ed io sono disposto ad esaudire la vostra richiesta.
I terribili fatti che sto per narrarvi risalgono al lontano autunno del 1926.
Tutto ebbe inizio con una lettera…
***
Una villa in rovina, macabre leggende e presenze inquietanti.
Questa è una classica storia del terrore, dove non esiste confine tra incubo e realtà.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La maledizione di Murtagh House


Come stavo dicendo, tutto iniziò con una lettera. Il mittente era il mio caro amico Dennis Murtagh, il quale mi invitava a trascorrere qualche giorno nella sua tenuta di campagna nella contea di Kerry.
Non avevo mai visitato le terre del sud e l’idea mi attirò fin da subito. Inoltre ero veramente lieto di poter rivedere una persona che stimavo e ammiravo, e che consideravo quasi come un fratello.
Dennis era stato il mio compagno d’infanzia, seppur fossero trascorsi diversi anni dal nostro ultimo incontro continuavo a ritenere prezioso e speciale il nostro rapporto. In nome della nostra amicizia e condizionato da malinconici ricordi decisi di accettare quel cordiale invito.
 
Il treno si fermò in una stazione apparentemente abbandonata, fui l’unico passeggero a scendere in quel paesino deserto disperso nella paludosa campagna di Kilderry. Mi ritrovai solo in strada con il mio bagaglio e un cappotto troppo leggero per il clima di quel luogo. Credevo che al sud avrei trovato un clima più mite, ma non avevo considerato il vento gelido proveniente dall’oceano. Mi incamminai lungo la strada del villaggio notando che il cielo aveva iniziato a scurirsi, grosse nubi grigie si innalzavano sopra la mia testa, cupe e minacciose.
Per timore di essere sorpreso da un acquazzone improvviso decisi di entrare in una locanda. All’interno fui accolto dalla malinconica melodia di un violino. Il locale era quasi deserto, i pochi avventori parvero turbati dalla mia presenza, potevo sentire i loro sguardi diffidenti seguire ogni mio movimento. Provai ad ignorare quella sensazione e mi avvicinai all’alto bancone in legno scuro.
La cameriera era una graziosa ragazza dai lunghi capelli rossi. Ordinai una birra, il mio accento attirò ancor più l’attenzione. La giovane mi porse un boccale pieno, poi restò a fissarmi con aria sorpresa e incuriosita.
«Non si vedono molti stranieri da queste parti» spiegò lei come per scusarsi.
Risposi con un accomodante sorriso: «è un vero peccato, questo sembra il luogo ideale per una tranquilla vacanza»
«Solitamente le persone cercano di andare via da qui, nessuno viene per restare»
«Per quale motivo?»
La giovane si limitò ad alzare le spalle.
Dopo aver bevuto un lungo sorso di birra mi voltai per osservare il violinista, il quale si stava dedicando al suo strumento con particolare sentimento. Ero ancora ammaliato dalla musica del violino quando ad un tratto notai qualcosa di strano. In fondo al salone, nella penombra, intravidi una figura. Si trattava di un uomo alto e ben vestito. Quando alzò la testa riuscii a notare meglio i lineamenti del suo volto, la sua immagine mi parve familiare, ma non seppi spiegarmene il motivo. Lo sconosciuto mi fissò negli occhi, rivolgendomi un inquietante sorriso. Un brivido mi percorse la schiena, incredulo sbattei le palpebre, quando le riaprii non vidi più nessuno. Al posto dell’uomo in nero c’era solo una parete di legno ammuffito.
Mi sentii confuso, probabilmente impallidii poiché il mio disagio divenne evidente.
«Qualcosa non va?»
La voce acuta della cameriera mi riportò alla realtà.
«Io…credo di essere solo stanco, ho fatto un lungo viaggio» dissi per giustificare anche a me stesso quell’assurda visione.
«Se vuole fermarsi abbiamo delle stanze, al momento sono tutte vuote»
Per quanto l’invito apparisse allettante fui costretto a rifiutare.
«No, sono qui per vedere un amico. A proposito, conosce la strada per Murtagh House?»
La ragazza sussultò nel sentire quel nome, quasi si lasciò sfuggire il bicchiere dalle mani.
«C’è un sentiero nella foresta, ma la villa è rimasta abbandonata per molto tempo, probabilmente quel percorso non è più agibile»
Ascoltai con attenzione quelle parole.
«Ciò significa che dovrò cercare un’altra strada»
Ella assunse un’espressione preoccupata.
«Stia attento, con il buio è facile perdersi nei boschi» 
Ringraziai la giovane per l’avvertimento, mi congedai lasciando una cospicua mancia e mi allontanai. Il vento sbatté la porta alle mie spalle nel momento in cui abbandonai quell’ultimo rifugio sicuro.
 
Le nuvole erano ancora immobili sulle colline, anche se non era ancora caduta una goccia d’acqua. Mi restava ancora qualche ora di luce, il tempo necessario per raggiungere la mia destinazione.
Trovai facilmente la strada, nonostante l’ingombro di rovi e radici riuscii ad individuare la giusta direzione senza difficoltà. La passeggiata nel bosco si rivelò tranquilla e piacevole.
In una piccola radura trovai l’abitazione di un boscaiolo, il proprietario era davanti alla porta di casa impegnato a tagliare la legna per l’inverno. Decisi di avvicinarmi per chiedere informazioni.
«Questo è il sentiero per raggiungere la villa della famiglia Murtagh?»
L’uomo trasalì e sbiancò in volto: «per quale motivo vuole saperlo?»
«Devo far visita al padrone di casa. Dunque, è questa la strada?»
Lo sconosciuto annuì, ma prima di lasciarmi andare volle darmi un avvertimento.
«Non le consiglio di andare laggiù dopo il tramonto, quando cala il sole si deve star lontani da quel luogo. Di notte nel bosco accadono cose orribili»
Non riuscii a trattenere un ironico sorriso. Sapevo che gli abitanti di quelle zone erano piuttosto superstiziosi e impressionabili, ma quell’uomo mi era apparso davvero patetico, spaventato come un bambino da storie di fantasmi.
«Non deve sottovalutare i pericoli di villa Murtagh, quella famiglia è stata maledetta. Si dice che John Murtagh abbia fatto un patto con il Diavolo»
Fu la mia curiosità a domandare: «chi era John Murtagh?»
Il boscaiolo sistemò la catasta di legno e con tono serio iniziò a narrarmi la breve storia.
«Il conte Murtagh era un nobile stimato e un ufficiale valoroso, compì grandi imprese in Europa durante la guerra dei sette anni. Quando tornò in Irlanda però egli si era tramutato in un uomo completamente diverso. La guerra l’aveva cambiato, era diventato meschino e crudele, eccitato dal sangue e dalla violenza. Aveva perso la fede in Dio, e non si atteneva più ad alcuna morale terrena. In quel periodo Murtagh House divenne teatro di ogni genere di depravazioni e nefandezze. In breve il conte perse gran parte delle sue ricchezze al gioco e si ritrovò pieno di debiti. Quando non gli rimase più nulla, poiché Nostro Signore l’aveva abbandonato, decise di rivolgersi al Demonio. Le leggende narrano che egli abbia venduto la sua anima al Diavolo, il quale lo tramutò in un essere infernale e immortale, in grado di nutrirsi del terrore e del dolore degli uomini. Il suo destino resterà in eterno quello di tentare e corrompere le fragili anime dei mortali»
La storia mi parve alquanto suggestiva, anche se non troppo originale.
«I viandanti che osano avvicinarsi a quelle terre sostengono di aver incontrato strane presenze nei boschi. Alcuni di loro hanno affermato di aver riconosciuto John Murtagh con un malefico ghigno sul volto»
 
Non avevo intenzione di dare troppa importanza alle superstiziose credenze di quell’uomo, eppure per il resto della mia camminata non riuscii a liberarmi da una strana irrequietezza.
Fortunatamente il mio viaggio non durò a lungo. Alla luce del tramonto Murtagh House non aveva un aspetto né cupo né inquietante. L’antica villa possedeva il fascino della decadenza, le sue rovine erano perfettamente in armonia con la natura. Le edere rampicanti si attorcigliavano intorno alle colonne corinzie, si affacciavano dalle finestre in stile veneziano fino a raggiungere il tetto spiovente.
Il paesaggio rurale che circondava l’abitazione era molto simile a un dipinto di Constable, la radura invece era circondata da crateri paludosi.
Attraversai il giardino fangoso camminando sul lastricato, a metà strada scorsi una sagoma davanti alla facciata della casa, sotto al frontone brisé. Riconobbi immediatamente la figura alta e snella di Dennis Murtagh. Il mio amico non era cambiato più di tanto in tutto quel tempo, il suo viso dai lineamenti sottili sembrava ancora quello di un ragazzino. Il suo aspetto esile e delicato gli donava un’eleganza particolare, la sua eccentricità era ancora più accentuata dal suo stile che potrei definire da moderno bohémien.
Ammetto di aver sempre provato profonda ammirazione e sincera stima nei suoi confronti.
Dennis mi accolse con un caloroso abbraccio.
«Herbert! Sono davvero felice di rivederti!»
«Anche io…ma…qui non c’è nessun altro oltre a noi?» chiesi guardandomi intorno con circospezione, sorpreso da quel silenzio.
«Come sai la mia famiglia non è particolarmente amata da queste parti, quando tornerò al nord provvederò ad assumere della servitù affidabile»
Trovai la sua spiegazione ragionevole.
«Già...gli abitanti del villaggio sembrano davvero terrorizzati da questo luogo. Un uomo ha addirittura tentato di spaventarmi raccontandomi un’assurda leggenda riguardante un tuo antenato»
Egli non si sorprese.
«Oh, dunque ora anche tu credi alla maledizione della famiglia Murtagh?»
Scossi la testa: «no, anzi, ritengo che la tua dinastia abbia una storia interessante»
«Tragicamente interessante» mi corresse con aria assorta.
Dennis rimase qualche istante immerso nei propri pensieri, poi si riprese e si rivolse nuovamente a me con il suo solito sorriso. 
«In ogni caso sono lieto di trascorrere questi giorni in compagnia di un fedele amico. Sai qual è la cosa più interessante di questa casa? Le cantine sono piene di bottiglie di ottimo whiskey! Vieni, devi assolutamente provarlo!»
Seguii il mio amico attraverso il portico, salimmo le scale esterne ed entrammo nell’ampio atrio. I mobili antichi erano ricoperti da uno spesso strato di polvere, l’ambiente era illuminato dalle tremolanti candele dei lampadari e dei candelabri in ottone. Le pareti erano decorate con preziosi quadri ed enormi affreschi. Dennis era impaziente di mostrarmi ogni angolo della casa, era davvero orgoglioso della sua eredità. La villa aveva una pianta cruciforme, ma la struttura era decisamente complessa. I piani erano raggiungibili da più lati attraverso le ripide scalinate mentre le numerose stanze erano collegate da lunghi corridoi nei quali era fin troppo facile perdersi.
Dennis però si trovava a suo agio ed era intenzionato a ridonar vita a quel luogo lugubre e funesto.
«Ovviamente ci sarà bisogno di sistemarla, ma quando avrò terminato di restaurarla questa villa sarà un vero splendore!» esclamò con entusiasmo.  
 
Ci sistemammo nell’ampio salone situato al centro della casa. Dennis mi offrì un bicchiere di whiskey e propose di brindare alla sua fortuna.
Bevvi un lungo sorso, il mio compagno non aveva mentito, non avevo mai provato nulla del genere. La piacevole sensazione di tepore provocata dall’alcol mi invogliò a riempire nuovamente il bicchiere.
Mentre ascoltavo distrattamente i discorsi di Dennis il mio sguardo si soffermò al centro della stanza, dove si trovava una magnifica statua di marmo. Mi rialzai dal tavolo e mi avvicinai per esaminare meglio l’opera. Dennis non esitò a seguire i miei passi.
La statua raffigurava una giovane donna di particolare bellezza. I dolci lineamenti del suo volto, le pieghe della veste e le ciocche ondulate dei suoi capelli erano tutti particolari che sembravano vivi e non modellati nella dura pietra.
«Ero certo che avresti apprezzato, è davvero stupenda, vero?»
Annuii con un cenno, ero rimasto senza parole.
«Chi è la donna raffigurata?»
«Lady Murtagh, visse qui più di duecento anni fa. Ho scoperto che le mura più antiche di questa casa risalgono a quel periodo»
«Era davvero molto bella»
«Già, purtroppo ebbe una vita breve e trovò una morte tragica»
«Che cosa le è accaduto?»
«La giovane era la promessa sposa di un nobile del luogo. I due erano veramente innamorati, ma il loro matrimonio non fu mai celebrato. Lui fu chiamato a combattere a sostegno della causa giacobita, fu ucciso nella battaglia del Boyne, vicino a Drogheda. Lady Murtagh soffrì profondamente per la sua perdita, tanto che la poveretta perse il senno. Credeva di vedere ancora il suo amato, nei suoi deliri affermava che lui sarebbe tornato per sposarla come aveva promesso. Alla fine, straziata dal dolore, la ragazza si tolse la vita in modo alquanto cruento, pugnalandosi al petto»
«Sembra la rappresentazione di una tragedia shakespeariana» dissi notando le evidenti somiglianze.
«Oh, certo…ma a ricordare il dolore di Lady Murtagh è rimasta solo questa statua. La cosa strana è che non ho trovato nulla a riguardo, non ho idea di chi l’abbia scolpita, non ci sono nemmeno prove della sua esistenza nei documenti ufficiali. Conosco la sua storia solamente attraverso i racconti di famiglia»
«È trascorso molto tempo, probabilmente quei fogli sono andati perduti»
«Nei registri sono catalogate opere ben più antiche…» replicò Dennis perplesso.
 
La serata trascorse tranquilla, dopo cena approfittammo nuovamente delle cantine e inevitabilmente al termine delle nostre chiacchiere davanti al fuoco entrambi ci ritrovammo alquanto alticci.  
Dennis, che aveva sempre saputo reggere l’alcol in modo ben più dignitoso, mi riaccompagnò nella mia stanza. Durante il tragitto fui costretto a reggermi a lui per non perdere l’equilibrio. Mi gettai sul letto avvertendo la testa pesante e una forte sensazione di nausea.
Il mio amico si preoccupò di rimboccarmi le coperte prima di abbandonare la stanza.
A causa della sbornia la notte fu piuttosto tormentata. Mi addormentai quasi subito, cadendo nell’oblio dove le fantasie più oscure si incontrano con le più profonde paure. Ebbi così un incubo terribile, la mia mente generò una creatura immonda che prese vita nella mia visione onirica.
L’essere demoniaco aveva l’aspetto di un uomo, ma la sua pelle era giallastra, mentre il suo volto deforme era gonfio e violaceo. Le mani scheletriche e cianotiche si allungavano verso di me. Gli occhi rossi di sangue mi fissavano intensamente. La creatura emetteva un rantolio, come se cercasse di dire qualcosa, ma dalla sua bocca, o meglio, da quel che rimaneva delle sue labbra squarciate, non usciva altro che un suono cupo e gutturale. Nel sogno restavo immobile, anche se avrei voluto fuggire e urlare, non potevo far altro che lasciarmi terrorizzare a morte.
Mi risvegliai di soprassalto con un grido di terrore. Questo allarmò il padrone di casa, il quale riposava nella stanza a fianco. Immediatamente Dennis corse in mio soccorso.
«Herbert, ti senti bene?»
Restai rannicchiato sotto alle coperte, avvertii il fiato corto e il cuore che batteva all’impazzata nel petto.
«Ho avuto un incubo terribile» ammisi.
Dennis tentò di rassicurarmi: «sicuramente deve essere colpa del whiskey»
Non ero del tutto certo di quelle parole.
«Che cos’è questo rumore?»
«Sta piovendo e si è anche alzato il vento. Probabilmente presto scoppierà un bel temporale»
Mi ricordai delle nuvole che avevo visto al mio arrivo, non avrei dovuto sorprendermi per il maltempo.
«Cerca di riposare, domani mattina ti sentirai sicuramente meglio» concluse Dennis lasciandomi nuovamente solo.
 
Ero talmente stanco che riuscii a riaddormentarmi poco dopo, cullato dal ritmo della pioggia che batteva contro il tetto e le vetrate.
Fui svegliato verso le tre di notte, quando un potente tuono rimbombò con un frastuono assordante. Riaprii gli occhi sussultando, quel boato era stato forte quanto un'esplosione. Le pareti della casa avevano tremato.
Avvertii dei rumori provenire dalla stanza adiacente. Mi rivestii in fretta e corsi in corridoio, volevo assicurarmi che il mio compagno stesse bene.
«Dennis! Dennis!»
Bussai alla porta sempre più insistentemente. Continuai a chiamare il mio amico, ma non ricevetti alcuna risposta. Quando finalmente riuscii a sbloccare la maniglia entrai in una stanza vuota.
Trovai la finestra aperta e il letto sfatto, Dennis era scomparso.
 
Il cuore riprese a martellare nel petto, fui colto dal panico, non sapevo che cosa fare. Trascorse qualche istante prima che potessi impadronirmi nuovamente della ragione.  
Afferrai una candela e tornai indietro, una persona non poteva sparire nel nulla, pensai che probabilmente Dennis non fosse tornato a dormire e che si trovasse in un’altra stanza della casa. Così mi feci coraggio e decisi di esplorare l’enorme villa in cerca del mio amico.
Scesi le scale ed entrai in un piccolo studio, trovai uno scrittoio e un buon numero di libri, ma sembrava che nessuno fosse entrato lì dentro da un bel po’ di tempo. Stavo per andarmene quando notai un quadro appeso alla parete. Il dipinto raffigurava un ufficiale dell’esercito britannico. Non c’era la firma del pittore, ma notai una targhetta incastonata nella cornice dorata, la scritta ossidata era ancora leggibile: Capitano John Murtagh, 1762.
Si trattava dell’antenato di Dennis. Colui che secondo le leggende locali aveva venduto l’anima al Diavolo.
Avvicinai la candela per osservare attentamente il ritratto, in particolare mi soffermai sul suo sguardo. L’aspetto inquietante di quegli occhi era inconfondibile. Un intenso brivido scosse il mio corpo, spalancai le palpebre, sbiancai e sul mio viso comparve un’espressione terrorizzata. Non avevo dubbi, quell’uomo era lo stesso che avevo visto nel buio della locanda.
Mi ripresi poco dopo sentendomi un vero idiota. Mi ero lasciato suggestionare da quelle assurde leggende, non c’era altra spiegazione. In quel momento non avevo tempo per demoni e fantasmi, dovevo trovare Dennis. Ero convinto che la sua scomparsa non avesse a che fare con il sovrannaturale, ma ormai sapevo che egli doveva trovarsi in pericolo.
 
Dopo vari tentativi riuscii a raggiungere il salone principale, i lampadari erano accesi, la fioca luce delle candele illuminava l’enorme stanza. Mossi solo qualche passo prima di fermarmi, attonito, chiedendomi fossi desto o ancor perso in un sogno. La statua di Lady Murtagh era svanita dal suo piedistallo, mentre una figura femminile era posta di spalle davanti a me.
La donna si voltò notando la mia presenza. Era davvero molto bella, per quanto assurdo, in quel momento capii che ella era Lady Murtagh. Riconobbi i lineamenti delicati e armoniosi del suo volto, identici alla scultura scomparsa. Aveva gli occhi azzurri, i capelli lunghi e scompigliati scendevano lungo le spalle, una ciocca bionda ricadeva sul viso.
Indossava un vestito bianco, come una sposa, decorato con una rosa rossa sul cuore. Camminava a piedi nudi sul pavimento gelido, ma non sembrava patire il freddo.
Sorrise in modo dolce e innocente, tese una mano verso di me. Con esitazione la strinsi nella mia, avvertendo un intenso brivido al suo tocco. Lei era in carne e ossa, ma fredda e pallida come il marmo.
Mi lasciai condurre al centro del salone, dove ella mi coinvolse in un romantico ballo. Non ero più padrone di me stesso, ogni parte del mio corpo era stregata, sentivo la musica degli archi e vedevo gli ospiti danzare intorno a noi. La villa risplendeva di gioia e allegria in quella notte di festa.
Non so per quanto tempo interpretai il mio ruolo in quella fantasia, ma l’incantesimo svanì all’improvviso, la sala tornò fredda e vuota, così come il cuore di Lady Murtagh. Fu allora che percepii qualcosa di umido e viscoso sulle mie mani. Abbassai la testa e con orrore notai che la rosa grondava di sangue, un rivolo vermiglio sporcò la veste candida della donna. Il liquido era sceso sulle mie dita, macchiando le maniche della giacca.
Sconvolto da quella visione caddi all’indietro urlando dal terrore. Mi ritrovai in una pozza scarlatta, da dove proveniva tutto quel sangue?
Lady Murtagh era immobile davanti a me, il suo sguardo era colmo di dolore e sofferenza. La ferita aperta nel petto continuava a grondare sangue, il suo abito candido si tinse di rosso.
Un lamento straziante echeggiò nella stanza, le candele si spensero nel medesimo istante. Fu la paura a donarmi la forza di rialzarmi e fuggire, correndo via senza più voltarmi.
 
La pesante porta di legno al termine del lungo corridoio conduceva all’esterno. Continuai a correre per tutto il porticato ritrovandomi nell’oscurità ai margini della foresta.
Ero ormai certo di essere impazzito, le mie azioni non erano più guidate dalla ragione. Il mio unico pensiero era fuggire da Murtagh House.
Tremante dal freddo e dalla paura mi infilai nel labirinto di rovi e rami intrecciati. Il sentiero perfettamente agibile di giorno si era tramutato in un groviglio impenetrabile di vegetazione. Stavo cercando di superare un grosso cespuglio quando all’improvviso avvertii il terreno cedere sotto ai miei piedi. Inciampai e rotolai a terra, scivolando sul fondo di un fosso. Riuscii a rialzarmi, il suolo riprese a tremare, barcollai dirigendomi verso il muro di terra. Mi aggrappai alla parete fangosa, affondai le unghie nella terra nera e umida. Tentai di arrampicarmi in superficie, ma più cercavo di risalire e più venivo spinto in profondità. In questo modo presto sarei stato sepolto vivo, inghiottito dalle viscere della terra. Ero ormai stremato, avevo il respiro affannato e le forze mi stavano abbandonando. Mollai la presa e mi lasciai cadere sul fondo del cratere.
Ruzzolai in una profonda pozza d’acqua stagnante, a fatica cercai di riemergere dalla palude, annaspando nella melma, ostacolato dal peso e dall’ingombro dei vestiti. Con uno sforzo immane raggiunsi l’estremità della buca e con le ultime forze mi aggrappai alla terra come un naufrago.
Arrancai a carponi tra gli arbusti, nella disperata ricerca del sentiero che avevo perduto. Vagai a vuoto, forse girai in tondo per un po’ finché le gambe tremanti non ressero più il peso del mio corpo.
Cercai riparo sotto a un grosso albero, non sapevo che cosa fare, ma ero troppo stanco per continuare a camminare. Nel momento in cui alzai lo sguardo verso le fronde lanciai un grido di terrore.
Restai completamente atterrito dall’orrore. Un corpo inanime pendeva da uno dei rami più alti, l’impiccato pareva ancora contorcersi, ma in realtà erano le oscillazioni del vento a scuotere il cadavere.
Un fulmine illuminò la scena mostrando macabri particolari: il volto pallido, i bulbi oculari sporgenti e il collo spezzato.
Nel riconoscere quel viso orribilmente martoriato provai un immenso dolore, mi accasciai al suolo, abbandonandomi ad un disperato pianto. Non potevo crederci, quelli erano i resti di Dennis Murtagh.
 
Tornai a vagare solo nella foresta. Caddi nuovamente a terra, ero ancora disteso nel fango quando avvertii una presenza vicino a me. Sobbalzai rannicchiandomi contro il tronco di un salice. La figura avvolta da un nero mantello si avvicinò rivelandomi la sua identità al chiaro di luna. L’uomo apparso dinnanzi a me era John Murtagh.
Paralizzato dal terrore non riuscii a contrarre un muscolo mentre egli mosse un altro passo riducendo sempre di più la distanza. Murtagh si chinò al mio fianco, afferrò il mio braccio, a quel tocco avvertii la pelle in fiamme. Lui strinse la presa mentre sussurrò al mio orecchio orrori e atrocità indicibili. Rabbrividii, avvertendo il sangue raggelarmi nelle vene.
«No! No!» gridai tentando di allontanare dalla mia mente le orrende visioni appena evocate da quel demonio.
Il conte mostrò nuovamente quel malvagio ghigno sul suo volto deforme, poi si allontanò, tornando nell’oscurità. Svanì nelle tenebre, mentre tra gli alberi echeggiò una profonda e maligna risata, un suono agghiacciante che parve provenire dalla gola dell’Inferno.
 
Questo è il mio ultimo ricordo di quella notte, ancora oggi non posso dire con certezza cosa fosse realtà o illusione. Venni ritrovato il mattino seguente dal vecchio boscaiolo, ero svenuto nel bosco. Avevo trascorso l’intera nottata al gelo, mi trovavo in uno stato di grave ipotermia, il dottore che si prese cura di me mi disse che ero sopravvissuto per miracolo. Appena tornai in contatto con la realtà chiesi notizie del povero Dennis, ma il mio amico sembrava esser svanito nel nulla. Il suo cadavere non fu mai ritrovato, con il tempo nacquero nuove leggende riguardanti la sua sorte e la terribile maledizione della famiglia Murtagh.
 
Da allora il mio sonno continua ad essere turbato da orride visioni, i miei incubi mi riportano sempre agli avvenimenti di quella dannata notte. Mi risveglio urlando nel buio, terrorizzato dal pensiero che Murtagh House e i suoi demoni siano ancora in agguato, laggiù nelle tenebrose foreste del Kerry, in attesa di una prossima vittima.
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Star_Rover