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Autore: seaweedhenry    11/10/2020    0 recensioni
Isabelle dice, finalmente, ti amo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'You are / the only exception'
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Disclaimer: tutti i personaggi e i soggetti sono di proprietà di Cassandra Clare. Questo è un lavoro di pure fanzine e riferimenti a fatti o persone reali sono puramente casuali.

L’aria di Idris era fresca contro le braccia di Isabelle, mentre camminava sull’erba morbida. Lei non era il tipo che odiava indossare le scarpe, ma, anzi, non sarebbe mai uscita di casa senza i suoi tacchi. Ma quella sera le stelle erano brillanti in cielo, come se volessero fare un regalo ad Aline e Helen e illuminare di più la loro notte, e l’intera atmosfera del matrimonio aveva reso l’atmosfera magica, come nelle storie fantastiche che raccontavano ogni tanto Clary e Simon. Si era, quindi, tolta le scarpe, non appena Clary aveva lasciato lei e Simon da soli, e aveva cominciato a camminare in silenzio, sentendo il fruscio dei ciuffi d’erba contro i suoi piedi. Era come se improvvisamente comprendeva le principesse delle favole della buonanotte mondane. La morbidezza dell’erba, leggermente bagnata di rugiada e la freschezza dell’aria la facevano sentire come in un sogno, come se stesse volando.

O, molto più probabilmente, era la mano di Simon stretta nella sua.

Era stata una giornata piena di eventi quella: quando erano arrivati a Idris e avevano comunicato loro che Simon era stato disperso nel Regno delle Fate, Isabelle non aveva voluto sentire ragioni e si era precipitata prontamente alla sua ricerca. Non aveva neanche atteso che i suoi compagni di sempre, Alec, Jace e, ora, anche Clary si preparassero per accompagnarla: non aveva voluto attendere neanche un minuto di troppo. Il tempo nel Regno delle Fate scorreva in modo diverso. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non avrebbe perso di nuovo il ragazzo, non per colpa di demoni, non per colpa delle fate e non per colpa di uno stupido compito che era stato assegnato loro all’Accademia.

Simon non si sarebbe mai più separato dal suo fianco.

Attendeva il giorno dell’Ascensione come non aveva atteso nessun altro giorno: voleva solo che il ragazzo finisse con quella stupida Accademia e venisse a vivere all’Istituto con loro.

Non si era mai sentita meglio, tanto tranquilla, quanto si era sentita quando lo aveva trovato. La vista del ragazzo sano e salvo era stata talmente desiderata, che aveva abbassato la guardia e si era fatta rinchiudere in cella con lui.

Ma, nel profondo, non le importava: erano prigionieri, certo, ma almeno erano insieme.

Fino a pochi anni prima, un pensiero come quello l’avrebbe fatta preoccupare: aveva imparato presto a non contare su altri che non fossero i suoi fratelli e Hodge (e con lui non era finita bene) e, soprattutto, a non fidarsi degli uomini e a non cedere le chiavi del suo cuore a qualcuno.

Simon, però, era sempre stato diverso. Simon era stato inaspettato, inatteso e impossibile da capire fin dal primo momento in cui l’aveva incontrato: da un semplice nerd innamorato della sua migliore amica, era passato a essere un vero eroe nelle due guerre che avevano affrontato, il salvatore di cui avevano bisogno. Senza di lui, nessuno di loro sarebbe vivo in quel momento.

E per Isabelle innamorarsi di lui era stato sconvolgente, profondo e veloce. La prima volta. Quello che era partito come un passatempo, era diventato il sentimento più puro e vero e bello che avesse mai provato. E alla fine tutto ciò che faceva, ogni suo respiro, ogni sua parola e ogni suo pensiero erano dedicati a Simon Lewis, nerd di prima categoria ed eroe a tempo pieno. E gli era stato portato via tanto velocemente e facilmente, proprio quando aveva compreso i suoi sentimenti.

Ancora faceva fatica a credere che una persona come quel ragazzino che gioca ai videogiochi fosse la sua anima gemella, ma non c’era mai stata una volta che avesse dubitato davvero di lui, di lei, di loro due insieme. Se avesse mai scommesso su qualcosa, sarebbero stati loro due, una forza della natura e la coppia migliore che avesse mai conosciuto. Si capivano, si bilanciavano e non erano mai eccessivamente sdolcinati, come altre coppie che conoscevano bene.

Ma Simon aveva perso i ricordi e avevano dovuto ricominciare da capo. Ed erano partiti male, molto male, ma alla fine …

«Mark Blackthorn mi ha detto che ha dato dei nomi alle stelle» disse la voce di Simon alle sue spalle, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Si erano fermati in mezzo a un prato, poco fuori le mura della città, e il ragazzo si tolto la giacca, appena il vento si era alzato, e l’aveva appoggiata sulle spalle di Isabelle: era strano sentire il suo odore attraverso il tessuto morbido. «Ogni notte chiama le stelle con i nomi dei suoi fratelli e delle sue sorelle, compresa Emma, per non dimenticarsene nessuno» continuò, con voce sottile, come se stesse confessando qualcosa di indicibile. «Helen, Julian, Livia, Tiberius, Drusilla, Octavian ed Emma. Li dice tutti e, se ne dimentica uno, non dorme. Me l’ha confessato oggi, quando eravamo insieme, quando gli ho detto che li conosco. E da quel momento non faccio che pensare che io ho dimenticato tutti e tutto per potervi salvare, ma lui non ha mai avuto scelta… Lui è una vera vittima di una guerra ingiusta e di una società che l’ha condannato per una semplice casualità come la sua nascita, mentre io – io sono stato eretto eroe. Lui ha rischiato la vita più volte: oggi, quando ci ha liberato, e durante la guerra, quando è andato contro Sebastian e contro le Fate stesse. Ma ci sono stato io al matrimonio di sua sorella, mentre lui – lui sarà perso per sempre. E, forse, un giorno dimenticherà i nomi, mentre io recupererò tutti i ricordi con l’Ascensione. Non è giusto» concluse. La sua voce era piena di rammarico e, benché fosse in piedi alle spalle di Isabelle e la ragazza non ne potesse vedere l’espressione, sapeva benissimo che i suoi occhi fossero tristi e che la sua bocca era chiusa in un broncio.

«Simon» sussurrò di rimando Isabelle. Non sapeva bene cosa dire al ragazzo per poter migliorare il suo umore. Nemmeno a lei era mai piaciuta la punizione ingiusta di Mark e Helen, ma c’era davvero un modo per poter cambiare le cose? Si girò e portò le mani sulle guance del ragazzo. Senza tacchi era, per una volta, più bassa di lui di qualche centimetro e la cosa era strana, ma anche rassicurante. Le braccia di Simon, ormai forti e muscolose come quelle di qualunque Nephilim, la stringevano stretta e la riscaldavano. Le sue gambe tramavano leggermente (non per il freddo) e brividi si disperdevano per tutto il suo corpo. «A volte la vita non è giusta. Lo so che ti chiedi che senso ha essere uno Shadowhunter, se queste sono le cose che devi accettare, se devi temere che ogni giorno sia il tuo ultimo, l’ultimo di chi ami. Se gli eroi vengono puniti, invece che celebrati. Ma andrà meglio, ne sono sicura: noi cambieremo il mondo, o almeno cercheremo.

«Ti chiedo solamente una cosa: non sottovalutarti mai, non pensare che non meriti di essere considerato un eroe, non pensare di non avere valore. Simon, …» lasciò andare un respiro. Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni. «Simon» sussurrò il suo nome talmente a bassa voce che il ragazzo si dovette abbassare e avvicinare per poter sentire le sue parole. Ora li separavano solo pochi centimetri. Le loro fronti unite, i loro respiri erano diventati uno solo. Un po’ come le loro anime. «Simon… non posso nemmeno dirti quanto tu sia stato incredibile, prima. Eri un vero eroe: tu hai affrontato Valentine, tu hai combattuto nella battaglia di Brocelind, tu hai sconfitto Lilith, tu hai evocato un angelo e tu hai concesso i tuoi ricordi e la tua immortalità a un demone. Senza di te non avremmo mai sconfitto Sebastian nella dimensione demoniaca, senza i tuoi piani strampalati, i tuoi giochi di ruolo e i tuoi commenti. Eri un eroe e meriti di essere riconosciuto» disse.

Simon chiuse gli occhi. Era un Simon diverso, non era quello che l’aveva fatta innamorare. Non la prima volta. Ma lo conosceva, sapeva cosa stesse pensando questo nuovo Simon: eri un eroe, l’altro me, quello che ha combattuto con voi, quello senza amnesia demoniaca, quello che sperate tutti di vedere. Quello che non sono io.

«Oggi hai detto che vuoi che tutti noi diventiamo migliori, che vuoi cambiare le cose, non hai accettato che i tuoi compagni mancassero di rispetto ai Nascosti. E loro ti hanno ascoltato» riprese, stringendogli le guance quanto bastasse per costringerlo ad aprire gli occhi. Le sue iridi castane la fissavano e Isabelle era sicura di non aver mai visto occhi tanto belli. «Sei un leader, il loroleader. Sei nato per ispirare le persone, per essere la voce del cambiamento, per essere un eroe. Non solo quel Simon, ma, anche e soprattutto, questo Simon. Tu. Ora. Ricordi, non ricordi. Non importa come o quando, ma tu sei sempre un eroe. L’eroe dei tuoi amici. Il mio eroe.

«Senza di te non avrei mai conosciuto l’amore, Simon Lewis, ricordatelo. Perché non sei riuscito a farmi innamorare una volta sola. Ma ben due. Ed è un bel traguardo» confessò.

Isabelle non aveva mai dovuto confessare i suoi sentimenti a qualcuno prima di quel momento, ma si sarebbe aspettata una reazione diversa. Simon, invece, la lasciò andare. Le sue braccia ricaddero lungo il corpo, come senza forze, e tutto il calore che la vicinanza del ragazzo le aveva dato venne meno. Improvvisamente, non sentiva l’aria intorno ma solo un freddo gelido nelle vene.

Simon spalancò gli occhi e la guardò senza dire una parola.

Isabelle non aveva grandi aspettative, ma si aspettava di meglio, almeno da parte di Simon, che, era sicura, era tornato ad amarla. Era talmente sicura dei loro sentimenti da esprimerli ad alta voce, senza paura, qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare, qualcosa che l’aveva spaventata per tutta la vita: era diventata proprio come Alec e Jace, aveva dato il suo cuore a qualcuno e questa persona l’aveva calpestato e rotto in mille pezzi.

Si tolse la giacca dalle spalle e la mise su quelle del ragazzo. Sorrise triste e si voltò. Si sentiva umiliata e triste e avrebbe solo voluto tornare a distruggere la sua stanza, come aveva fatto nei mesi in cui aveva perso il ragazzo. Voleva piangere, ma non lo avrebbe mai fatto davanti a Simon. Non quando lui l’aveva appena rifiutata, praticamente.

Era sempre stato il suo porto sicuro, l’unica persona con cui non si era mai vergognata di piangere, di parlare, di esprimersi, di essere se stessa. L’unica che l’aveva vista senza veli, ma sempre vestita. L’unica persona a cui Isabelle avrebbe detto tutto. L’unica che la faceva sentire sempre bene.

E ora era sola, di nuovo.

Il suo corpo iniziò a tremare e si strinse le braccia al petto, cercando di abbracciarsi e darsi calore come poteva. Si pentì, quasi, di essersi separata da Clary con Simon. Il tutto era stata un’idea della rossa, in realtà: Isabelle non glielo aveva mai detto apertamente, che amasse Simon, ma era tanto evidente quanto l’amore di Clary e Jace l’uno per l’altro, che la ragazza le aveva detto di cogliere l’occasione e dirglielo finalmente. Sapevano tutti che stava aspettando da anni di poter dire quelle parole e di sentirsele dire dal ragazzo, ma non c’era mai stato un momento adatto, tra la guerra e l’amnesia di Simon.

«Non esistono i momenti adatti, Izzy. Ogni momento diventa speciale per quello che ne fai» le aveva detto Clary, mentre camminavano piano tra le strade di Idris, seguite da Simon. «Non aspettare e diglielo.»

Una mano afferrò il suo braccio. «Izzy» sussurrò Simon. Tirò ancora il suo polso e la fece voltare, facendola andare a sbattere contro il suo petto. «Dillo ancora» chiese, la sua voce dolce.

«No» rispose Isabelle, che non aveva alcune intenzione di farsi umiliare e prendere in giro dal ragazzo per l’ennesima volta: Simon Lewis aveva giocato con i suoi sentimenti e l’aveva sconfitta fin troppe volte.

«Isabelle» ripeté lui, ma questa volta la sua dolcezza era mischiata a un pizzico di durezza. Era un comando e non più una richiesta. «Ripetilo, per favore.»

Isabelle alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi. Simon portò le loro fronti a scontrarsi e si ritrovarono, nuovamente, a pochi centimetri di distanza. Prese le mani della ragazza tra le sue e se le portò alle labbra, baciandole con dolcezza, prima di riabbassarle e guardarla in viso. «Ripetilo, ti prego» sussurrò direttamente sulle labbra di Isabelle. Un brivido percorse la schiena di lei.

Simon la guardava con gli stessi occhi eccitati, impauriti e innamorati con cui l’aveva guardata quando aveva deciso di donare tutti i suoi ricordi ad Asmodeo. Si ricordò di come la vedeva lui: fragile e forte e bella. Si ricordò la sua espressione quando il suo cuore aveva ripreso a battere. Si ricordò di tutti i momenti prima dell’amnesia.

E si rese conto che tutti quei loro momenti non valevano niente, non erano importanti, non più. Erano stati loro ed erano stati ciò che l’aveva fatta avvicinare a Simon, che le avevano fatto provare l’amore vero per la prima volta, ma non erano stati quelli a portarli a quel momento. Erano in piedi nel prato, con il vento che faceva volare i suoi capelli neri, Simon le stringeva le mani e lo guardava con occhi speranzosi e Isabelle capì di amarlo per il suo essere semplicemente lui. Si era innamorata del Simon Vampiro in poco tempo, pochi mesi, il poco tempo che avevano avuto.

Mentre questo Simon, quello umano, quello che non era diventato un eroe del mondo delle ombre in poco tempo, quello che era Simon prima di tutti loro, di lui si era innamorata così lentamente, ma così profondamente, che non averlo vicino ogni secondo le faceva sentire una mancanza nel petto, più grande di qualunque cosa che avesse mai provato prima. Ogni volta che lo lasciava dopo aver passato tempo insieme era come perdere parte di se stessa. Ogni suo messaggio, ogni suo sorriso, ogni sua parola la riportavano in vita e le facevano capire che valesse la pena. Ogni dolore, ogni sofferenza, ogni ingiustizia che avevano subito valeva la pena, se il loro risultato era stare con Simon, nella notte, e sentirsi così amati e così sicuri e… a casa.

Simon le aveva detto che la sua anima desiderava Isabelle, una volta. Ma per lei aveva sbagliato. Non era la sua anima a desiderarlo.

Lui era la sua anima.

«Ti amo» sussurrò sulle sue labbra. Non chiuse gli occhi, lo guardò fisso, sperando di far trasparire tutta la sicurezza di quelle parole. Non aveva mai detto una cosa in cui credesse di più. «Ti amo, Simon Lewis. Ti amo per come sei, per Star Wars e la tua band, per la tua incredibile bravura con l’arco e la tua perseveranza, per come sei idealista, ma anche realista. Ti amo, perché non ho mai fatto altro nella vita se non aspettare che tu arrivassi e mi facessi vedere che c’era ben altro, oltre ad avere paura, oltre al guscio in cui mi ero chiusa.

«Non sono cambiata per te, sono sempre io e tu mi accetti per come sono, … e ho paura, quando penso a te: di soffrire, di perderti di nuovo, di dover vivere senza di te. Ma… è una paura bella, mi fa apprezzare ogni secondo con te e mi porta ad amarti ogni giorno di più.» Lo baciò e, prima di allontanarsi, direttamente sulle sue labbra e nella sua bocca, sussurrò: «Ti amo.»

Simon lasciò andare le sue mani e le portò le braccia intorno a i fianchi e tirò il suo corpo contro il suo. La baciò forte e sicuro, senza lasciare che lei prendesse il controllo in alcun modo. Se la prima volta che si erano baciati, Isabelle guidava le loro bocche, Simon aveva ormai imparato quanto le piacesse la parvenza di potere, quanto amasse quando era lui a prendere la guida dei loro movimenti, dei loro baci. Aveva imparato a toccarla nei punti giusti, a baciarla come piaceva a lei e ad allontanarsi nel momento giusto, per lasciarla desiderare di più. Erano diventati una persona sola, si conoscevano talmente bene, erano talmente in sincronia, che era difficile distinguerli, quando si univano in quel modo. E Isabelle spesso vedeva questa loro unione come più intima di qualunque atto si possa fare nel comfort della propria camera da letto.

Non solo fisicamente, ma, soprattutto, si erano uniti mentalmente, empiricamente. Le loro anime erano una. Erano l’uno l’anima dell’altra. Erano anime gemelle, in ogni piccola sfaccettatura.

Simon si allontanò e, proprio come aveva fatto lei, sussurrò «Ti amo» proprio contro le sue labbra. Isabelle sorrise, le lacrime agli occhi. Il ragazzo la strinse e lei poggiò il suo viso contro il suo collo. Le baciò i capelli.

Non si era mai sentita tanto amata, tanto bene, tanto sicura.

«Ti conviene» sussurrò di rimando, come un avvertimento.

Simon sorrise contro la sua nuca. «Non fare la spavalda, Isabelle Lightwood» le disse. «Ti ricordo che ti ho fatto innamorare due volte» sussurrò contro il suo orecchio.

Isabelle scoppiò a ridere. Lasciò andare il ragazzo e provò ad allontanarsi. Simon la riprese subito e la strinse di nuovo. «Non mi lascerai andare di nuovo» l’avvertì, prima di baciarla di nuovo.

Isabelle sospirò, finalmente felice, e pensò: Non me lo sognerei neanche per scherzo.

N/A

Sinceramente, quando ho iniziato a scrivere questa OS, non avevo idea di dove sarebbe andata a parare o di come Isabelle avrebbe detto il fatidico “Ti amo”, quindi è tutto molto spontaneo. Mi piaceva l’idea di un’ambientazione un po’ da favola, che è molto distante dal personaggio di Izzy in qualche senso.

Comunque, eccoci. Mancano ancora solo due OS per concludere questa raccolta (per ora) e la cosa mi spiace un sacco, perché mi piaceva scrivere di loro due. Ma ho già altre cose nel sacco, devo solo tirarle fuori!

Un piccolo ringraziamento a Ilaria che mi sopporta e legge sempre per prima queste OS. Non mi piacciono mai davvero tanto, prima di pubblicarle, e vedere quanto sia entusiasta, mi dà un po’ di forza.

Concludiamo qui! Settimana prossima arriverà quella tanto attesa da alcune persone su Twitter.

Spero vi sia piaciuta! Per favore fatemi sapere, qui o su twitter (@seaweedhenry).

   
 
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