Espiato.
Didone trasalì alla vista di quei due occhi, cotanto attesi e incandescenti, come il suo spirito, che sentiva echeggiare nell'aria,
l'aveva abbandonata giá da un po', si era fatto troppo pesante, troppo vivo, come se fosse appartenuto, da quel momento in poi, solo a se stesso.
Enea la trascinò a sé, un sospiro mielato, un calore freddo, uno scarmigliato flusso di rimbombi che partivano dalle viscere,
Enea la trascinò a sé, un sospiro mielato, un calore freddo, uno scarmigliato flusso di rimbombi che partivano dalle viscere,
esigevano di prendere il sopravvento; impulsi sempre più accesi, una fiamma che non riusciva più a dominarsi,
ormai era alta e irraggiungibile, costringeva e castigava.
Didone scoprì il seno, lasciando scivolare lungo il corpo la veste, con la naturalezza di un poeta che lascia scorrere su carta continui versi.
Le mani come fiori che sbocciavano, le braccia come rami che avvolgevano la schiena della candida regina. Tutto pareva essere accompagnato
Didone scoprì il seno, lasciando scivolare lungo il corpo la veste, con la naturalezza di un poeta che lascia scorrere su carta continui versi.
Le mani come fiori che sbocciavano, le braccia come rami che avvolgevano la schiena della candida regina. Tutto pareva essere accompagnato
da una sonora melodia, altresì tragica e sottile, pura.
La condanna di Enea stava per essere espiata.
La condanna di Enea stava per essere espiata.