Prompt: Vestiti
Numero parole: 1255
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Adrien si guardò allo specchio, mentre si assicurava che le maniche della
maglietta coprissero interamente la parte superiore delle braccia.
Il ragazzo sospirò mentre si guardava.
“Sai, per uno che ha letteralmente poche ore a sua disposizione, presti
decisamente troppa attenzione a come vestirti.” Osservò Plagg, ingoiando
in un sol boccone un triangolo di camembert.
“E tu sai bene perché devo fare così attenzione a come mi vesto. Anche se
mio padre crede sia apparso solo pochi anni fa, non posso lasciarlo vedere
a nessuno. Conoscendo le mie fan, inizierebbero a tatuarselo per cercare
di farmi credere che siano la mia anima gemella.”
“Secondo me sarebbe meglio se tu lo mettessi in bella mostra. Almeno
avresti qualche speranza di trovare la tua metà prima della mezzanotte.”
“So già che è Ladybug l’altra mia metà. Il fatto che i nostri marchi siano
venuti fuori insieme ne è la prova.”
Plagg restò in silenzio per qualche secondo. “Ma l’hai sentita, non vuole
rivelare il suo marchio.”
“E devo riuscire a farle cambiare idea, in ogni modo possibile. Potresti
aiutarmi, dicendomi chi è.”
“Sai che non posso, e credimi, mi piacerebbe dirtelo. Ma se provo a dire-”
e qui una serie di bolle di sapone gli uscirono dalla bocca. “Vedi qual è
il risultato?”
Adrien osservò il kwami, per poi lasciarsi cadere seduto sul letto.
“Eppure sono convinto che se solo riuscissi a farle cambiare idea… Non
riesco a capire perché sia convinta che il marchio sia un legame forzato.
Mi è sempre stato detto che è il simbolo del vero amore, la sua
materializzazione fisica. Perché lo rifiuta?”
“Ah, non lo chiedere a me. Ho sempre trovato assurda questa storia del
marchio.”
Marinette sospirò, lasciando cadere la testa sul banco.
Lo sguardo le cadde sulla mano destra, per confermare che il guanto fosse
ancora al suo posto.
Certo, non che i suoi compagni di classe sapessero il vero motivo per cui
lo indossava. Aveva detto che si era fatta male anni fa e preferiva non
far vedere la cicatrice. E grazie alla sua goffaggine non era difficile
farlo credere a tutti.
I suoi occhi si spostarono su Adrien, il quale stava parlando con Nino, ma
nonostante fosse letteralmente di fronte a lei non riusciva a sentire
nulla.
“Ehi, tutto bene?” Domandò il biondo, voltandosi verso di lei, attirando
finalmente la sua attenzione.
“E-Eh? Oh, sì, sto malissimo! Cioè, benissimo!”
“Sicura?” Domandò lui. “Dev’essere stato difficile per te oggi,
considerando che Alya è assente.”
“Oh, tranquillo Adrien caro.” Intervenne Chloé. “Dupain-Cheng stava
sicuramente pensando al fatto che il suo marchio non è ancora apparso e
dev’essere così destinata a restare una zitella per tutta la vita.”
“Chloé…” La avvertì il biondo, solo per fermarsi quando vide Marinette
alzarsi e recuperare le sue cose.
“Meglio zitella che schiava.” Rispose lei. “A differenza vostra, non mi
piace l’idea di essere costretta a stare con qualcuno solo per colpa di
uno stupido disegno.”
Adrien spalancò gli occhi.
“Ma Marinette, davvero la pensi così?” Chiese sorpreso.
Per una volta la ragazza non inciampò nelle sue parole mentre lo guardava.
“Sì. Odio il solo pensiero di dover stare con qualcuno contro la mia
volontà. Ora scusate, ma devo andare.”
E detto ciò si allontanò.
“Figuriamoci. Deve dirlo solo per stare meglio con se stessa.” Ridacchiò
Chloé.
Adrien tuttavia non disse nulla e si limitò a raccogliere anche lui il suo
materiale scolastico.
“Scusa Nino, ma mi è venuto in mente che ho un impegno. Possiamo vederci
domani?”
“Uh? Ma certo amico, non preoccuparti. Tutto bene? Sei diventato bianco
all’improvviso.”
“Non lo so. Ma spero di sì.” Rispose lui, per poi correre fuori.
“Okay, che succede ora?” Chiese Plagg, facendo uscire la testa da sotto la
maglia.
“Non ho mai incontrato nessuno che fosse contrario ai marchi, e in meno di
un giorno scopro che due persone a me care la pensano allo stesso identico
modo. Devo capire il perché la pensano così, e forse Marinette può
aiutarmi a capire Ladybug!”
“Non penso sia una buona idea…” Mormorò il kwami, deglutendo
silenziosamente.
“Invece sono convinto di sì!” Replicò il ragazzo, mentre vide Marinette
poco lontano.
“Ehi Marinet-” Iniziò a chiamarla, interrompendosi quando vide la compagna
che stava guardando il dorso della mano destra e che non appena sentì il
suo nome si rimise frettolosamente il guanto.
A Adrien sembrò strano: Nino gli aveva detto che Marinette indossava quel
guanto per nascondere una cicatrice, ma aveva visto qualcosa di rosso e
non bianco come si aspettava.
“E-Ehi Adrien.” Balbettò lei con un sorriso nervoso sul volto. “C-Che
succede?”
Adrien scosse la testa.
“Perché la pensi così? Perché odi l’idea del marchio?”
La ragazza sentì il finto sorriso sparire.
“Come ho detto prima, odio sentirmi legata a qualcuno controvoglia.”
Rispose, girandosi.
“Perché? Il marchio appare solo quando due persone sono perfette l’uno per
l’altra. So di persone a cui non è mai apparso che si sono sentiti male
per questo, ma non si sono certo arrese a ciò. Prima o poi il tuo marchio
apparirà e-”
“Ho già il mio marchio.” Rispose Marinette, senza tuttavia girarsi e
facendo spalancare gli occhi al ragazzo.
“Ma è fantastico! Allora puoi trovare la tua metà e-”
“E così diventare sua schiava?” Lo interruppe lei.
“Cosa? No, per completarvi a vicenda! Sono sicuro che chiunque sia il
fortunato sarà felicissimo di-”
“Di avere un disastro ambulante come compagno per la vita? O sì, sono
sicuro che ne sarà assolutamente entusiasta.”
Adrien restò in silenzio, sorpreso da quella reazione.
Marinette alzò la mano destra, mostrando il guanto.
“Ho nascosto il marchio fin da quando è uscito. All’inizio era perché
volevo fare una sorpresa alla mia metà. Poi ho capito che alla fine non
sarei mai stata felice con nessuno in questo modo. Così, da quando ho
iniziato a usare ago e filo ho iniziato a modificare i vestiti per
nasconderlo. Finché non ho fatto questi guanti. Inoltre, anche tu stai
facendo lo stesso, no?”
“Che vuoi dire?”
“Sei troppo felice per non aver trovato l’altra tua metà. È visto che non
hai mai mostrato il tuo marchio, significa che non vuoi che si sappia. Ho
notato che in tutti i tuoi servizi fotografici non hai mai indossato una
maglietta senza maniche, anche se altri modelli che lavoravano con te lo
facevano.”
Adrien restò in silenzio, per poi portarsi una mano sul braccio destro.
“Sì… hai ragione in parte. È vero, anch’io ho il mio marchio… ma non ho
ancora trovato l’altro.”
Marinette fece una risatina triste.
“E così entrambi abbiamo usato i vestiti per nasconderlo.” Mormorò. “Quei
marchi sono solo una maledizione mascherata.”
“Ma Marinette, perché pensi questo? Non sai nemmeno chi è la tua metà!”
“Ma io sono innamorata di una persona precisa. E direi che ormai è chiaro
che lui non ricambia.”
“Luka? Ma pensavo che-”
Marinette fece una risata triste. “Un altro esempio di come i marchi
rovinino le nostre vite. I nostri marchi non corrispondono, e giustamente
lui vuole trovare la sua metà. In fondo, sono in pochi ad accettare di non
poterla trovare. Ma no, non è lui il ragazzo che mi piace.”
“E allora chi è? Potrebbe provare lo stesso per te e magari i vostri
marchi-”
“Sei davvero uno stupido, eh?” Lo interruppe lei, faticando a credere alle
sue stesse parole. “Quel ragazzo non sta facendo altro che girare il
coltello nella piaga. E non posso dirgli niente perché è convinto di star
facendo del suo meglio per farmi stare meglio.”
E con ciò cominciò ad allontanarsi, salvo fermarsi dopo pochi passi.
“Addio, Adrien.”