Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: HOTALIA    31/10/2020    2 recensioni
Ci si può sentire più vivi quando il tuo cuore non sta bene e potrebbe tradirti, quando ogni passo potrebbe essere l’ultimo, quando si hanno solo 10 minuti alla volta da dedicare a ciò che si ama fare. E perdere completamente di vista la vita quando invece, tutto sembra andare bene, quando si sta bene.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 1: L'eco di un amore
Questa storia è nata così, senza un perché o un percome. Probabilmente l’incertezza del momento che stiamo vivendo mi fa sentire un po’ giù di corda e avevo bisogno di sognare un po’. Sono iscritta da qualche tempo ma solo oggi ho trovato il coraggio di pubblicare qualcosa, è il mio primo tentativo e spero tanto possa piacervi!
IL PRINCIPE DEGLI STRONZI
Jun guardava fuori dalla finestra della sua camera d’ospedale, inespressivo e spento.
Si sentiva come fosse diventato interamente di cristallo, non solo il suo cuore. Che poi, odiava quel modo che avevano di appellarlo - Il campione dal cuore di cristallo! -
Persino Tsubasa aveva titubato nell’affrontarlo, anche lui si era lasciato impietosire, così come tutti gli altri. Era passato più di un mese dall’operazione, era andata bene, si sentiva bene, ma per gli altri restava comunque un essere delicato, pronto a frantumarsi da un momento all’altro.
I suoi genitori erano diventati ancora più soffocanti, non ne capiva il motivo considerando il buon esito di tutto.
Yayoi ancora più premurosa, più attenta e scrupolosa, solo i Kami sapevano quanto le fosse grato, ma allo stesso tempo iniziava a provare un senso di mestizia in sua presenza.
Si sentiva anaffettivo e alessitimico, non provava niente e non riusciva a comunicare nulla. Certo si era accorto di essere molto amato, ma anche compatito. Quegli sguardi pieni di apprensioni e parole inespresse tipo: “Poverino”; “Che destino crudele”; “Che peccato, sarebbe potuto diventare un grande giocatore”, non le sentiva uscire dalla bocca della gente che si susseguiva nella sua stanza durante l’orario di visita, ma aleggiavano al suo interno.
Sospirò per l’ennesima volta, non sapeva se si sentiva più stufo o più arido.
Sistemò le lenzuola, restava un principe anche se privo di vita… Ecco era quello! L’intervento era andato bene, ma aveva perso comunque la vita in quella sala operatoria. Ora era il principe del calcio, senza la possibilità di poter giocare a calcio.
Che poi, anche quello non lo capiva!
Se stava bene perché non avrebbe dovuto più giocare? A cosa erano servite tutte quelle ore sotto i ferri, se lo scopo non era quello di farlo tornare sul manto verde?
Ed ecco perché sentiva di aver perso comunque la vita quel giorno!
L’unica cosa che importava a tutti era continuare a far battere quel cuore nel suo petto, mera illusione, perché in verità lui non li sentiva affatto quei battiti. Si sentiva come attaccato ad un macchinario che pulsava, ma in realtà il suo cuore aveva smesso di farlo in quella stramaledetta sala operatoria. L’unica cosa che volevano i medici era che non provasse più nulla, doveva solo continuare a battere ritmicamente, nessun sussulto, nessuna emozione.
Un altro sospiro e sentì una voce canzonarlo «Se ti scattassi una foto adesso, non so se avresti più tutto quello stuolo di ammiratrici urlanti!»
«Hikaru!»
«Principe!!!»
«Non anche tu, sii gentile, evita!»
«Siamo di cattivo umore? Non ti senti bene?»
«Dipende da quel che intendi!»
«Jun… Cosa succede?»
«Nulla, sto splendidamente, va tutto benissimo!»
«JUN!»
Nessuna risposta, solo un ennesimo sospiro. Hikaru lo stava fissando, non c’era apprensione nei suoi occhi, più un fastidio latente. Decise di procedere con quei toni, voleva avere una discussione con qualcuno, voleva sentirsi nuovamente una persona e non automa.
«Cosa ci fai qui? Non hai gli allenamenti? Non hai di meglio da fare che andare in un asettico ospedale?»
«Effettivamente sì, avrei potuto fare mille altre cose, ma pensa? Ho pensato di venirti a trovare, che idiota vero?»
«Bene, sei venuto, mi hai visto, sono vivo… Almeno così mi dicono.»
«Cosa significa?»
«Vattene Hikaru!»
«MA CHE RAZZA DI MEDICINE TI DANNO? OK, SEI SEMPRE STATO UN PO’ STRONZO, ALTEZZOSO E SACCENTE…»
«Non ero un principe?» replicò sarcastico.
«IL PRINCIPE DEGLI STRONZI!»
«Non sforzati di capire, non puoi!»
A quella frase fece un sorriso amaro e argomentò «Certo, cosa ne può sapere un semplice ragazzo di montagna?»
«Ah, tu sei la forte e fiera aquila del nord, non sminuirti!» con strafottenza e ironia.
Non aveva potuto controllarsi, Hikaru aveva azzerato le distanze e con rabbia lo aveva afferrato per il colletto del pigiama di seta, vicinissimo al suo viso gli stava urlando «COSA TI PRENDE? PERCHÉ INVECE DI CONTINUARE AD ESSERE COSÌ DISTACCATO NON MI DICI COSA TI PASSA PER LA TESTA?»
«Non ho nulla da dire, nulla… Sono il nulla o meglio, sono nel nulla!»
«DI COSA PARLI?»
«Il mio cuore batte, ma è solo una macchina che pompa, non provo nulla! Resto qui ad aspettare lo scorrere del tempo e con lui i giorni, e nonostante mi senta sempre meglio è come se fossi senza vita, sto diventando un automa, non sento nulla, nessuna emozione, batte e basta ed è così che vogliono i medici, mia madre e…»
Le labbra di Hikaru finirono sulle sue, l’aveva zittito con un bacio, disarmante e un po’ rude. Un bacio forzato e senza nessuna cortesia, un mangiarsi di labbra vorace e scomposto. Un bacio che pretendeva non solo di essere ricambiato, ma aveva anche l’ardire di voler costringere quel ritmo statico a diventare un tamburo risonante e armonico. Jun lo sentì bene lo scricchiolare di quella patina di indolenza in cui era intrappolato, quell’insulso muscolo che si ritrovava nel petto venne attraversato da una lieve scarica elettrica e quando gli sembrò di tornare ad essere vivo, quando lo sgomento per quel gesto inaspettato stava lasciando il passo al desiderio, Hikaru cercò di allontanarsi. Jun non poteva farlo succedere, voleva sentirlo esplodere quel cuore inutile, portò una sua mano dietro la testa dell’altro, sollevò di poco il busto dal materasso e lo costrinse ad approfondire quel bacio. Un calore intenso si espanse nel suo corpo, raggiunse rapidamente le estremità più lontane e finalmente i suoi battiti divennero concitati. Quando le loro bocche trovarono un equilibrio, quando le loro lingue seppero avere un ordine, quando i loro sapori si fusero e i loro respiri si accorciarono, gli sembrò di precipitare in un mare di emozioni eccitanti e vere.
Dovevano allontanarsi, dovevano tornare a respirare, in quel momento Hikaru si allontanò di poco sussurrando «A me sembri più che vivo!» e sfiorò ancora le sue labbra.
«Mi hai sgualcito il pigiama e sei privo di ogni forma di buone maniere!» rispose gioendo, sentendo l’emozione invaderlo e ancora un battere poderoso a percuotergli la gabbia toracica.
«Davvero? E cosa avrei dovuto fare mentre dicevi una marea di assurdità, mandarti una missiva?!»poi sorrise e gli posò una mano poco sotto il capezzolo sinistro «Sembri capace di provare emozioni e riesci anche a superare un piccolo shock!» cercò gli occhi di Jun e aggiunse «Non volevo fartelo sapere così…»
«Perché non scopriamo fino a che punto ci riesco?!» rispose di getto senza pensarci, solo con la voglia di vivere, vivere veramente!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: HOTALIA