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Autore: gyikhu    02/11/2020    2 recensioni
Sequel di Crossroads! Nathan Drake e Lara Croft tornano insieme ad affrontare nuove avventure. Ci saranno enigmi da risolvere, trappole, sparatorie e ostacoli da superare. Come nei più classici romanzi d'azione, la storia prende ispirazione dalla saga di Uncharted, Tomb Raider e dalla bellissima interpretazione di Angelina Jolie nei panni di Lara. [Nathan/Lara]
Dal testo in inglese: Una tomba perduta, una mappa sconosciuta, un partner familiare. Cos'altro ci vuole per una grande avventura?... e forse per qualcosa di più. Se non sei l'unico a cercare il tesoro, è meglio che ti sbrighi!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al secondo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/2/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
CHE GUAIO. Avevo finito già da giorni la traduzione, poi però ho sovrascritto il nuovo capitolo col secondo e ho dovuto rifare tutto da capo! ;_; sono una pasticciona.
Comunque, eccoci qui <3 Ringrazio tantissimo ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m che mi stimolano sempre a dare il meglio con le loro recensioni! Buona lettura a tutti!








“Dove stiamo andando?” chiese Lara impaziente mentre camminavano per i corridoi dell’albergo.
“Nella mia stanza, ovviamente,” rispose Nate girando l’angolo a destra e fermandosi davanti ad una porta. “Dobbiamo parlare di alcune questioni prima di buttarci nella missione,” soggiunse entrando nella stanza e accendendo la luce.
“Santo cielo, ti hanno derubato?” chiese Lara stupita guardandosi intorno non appena aveva varcato la soglia.
“Perché lo chiedi?” domandò Drake assente gettando via alcuni vestiti che giacevano sulla sedia e spazzando via col braccio una pila di cibo cinese d’asporto dal tavolo, srotolandoci sopra la cartina della città. Si tolse le scarpe e si buttò sul letto, mettendosi comodo. “Siediti,” incitò la compagna indicando la sedia vuota.
“Da quanto tempo alloggi qui per riuscire a fare un tale casino?” lo rimbeccò Lara incredula. Non c’era un punto della stanza che non fosse coperto da qualcosa.
“Non ho avuto tempo di pulire,” spiegò Nathan con disinvoltura.
“Lo sai che un addetto dell’albergo lo farebbe per te se mettessi il cartello sulla porta?” disse Lara prendendo una scatola di cartone d’asporto vuota, annusandola e riponendola sul tavolo facendo una smorfia. “Come fai a mangiare questa roba?”
“Perché non torniamo alla nostra missione?” convenne Nathan mettendosi a braccia conserte. “Se riuscirai a sorvolare sull’aspetto della stanza, a quanto pare per te più importante.”
“Allora comincia col parlarmene,” propose Lara sedendosi sulla sedia e accavallando le gambe.
“Dunque, il tizio che ha gli inviti per l’asta alloggia qui con la moglie all’ultimo piano. È probabile quindi che il palazzo dove avviene sia nelle vicinanze,” disse Nathan abbandonato all’indietro la testa contro la testiera del letto e incrociando le caviglie.
“Cosa stiamo aspettando, allora?” chiese Lara guardandolo perplessa.
“Il tempo necessario per essere sicuri che si siano addormentati. È solo mezzanotte,” ritenne il cacciatore di tesori guardandola con la testa inclinata. “Nel frattempo, perché non mi racconti com’è andata la conferenza?” chiese con un sorriso. “Avrei voluto esserci, ma non avevo tempo.”
“Molto divertente,” disse Lara sorridendo di rimando. “Ma ho di meglio da fare che stare seduta ad aspettare. Vieni a bussare nella mia stanza quando deciderai che è il momento di agire,” soggiunse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle prima ancora che Nate potesse dire alcunché.
Entrò nella sua camera, sbatté la porta con un leggero colpo di tacco e si gettò sul letto riflettendo sulla missione. Era a dir poco curioso che Nathan Drake fosse apparso all’improvviso, ma era contenta che si prospettasse una nuova avventura. Stava cominciando a stufarsi delle burocrazie e delle parole a vuoto degli impiccioni che la tartassavano dal giorno in cui aveva scoperto la tomba di Gengis Khan. Prese la pistola da sotto il cuscino e controllò il caricatore, assicurandosi distrattamente che funzionasse. Si alzò col busto mettendosi seduta e si infilò gli auricolari che aveva appoggiato comodino nell’orecchio. Esitò per un attimo, vista l’ora tarda, ma decise comunque di chiamare Bryce: conoscendolo lo avrebbe trovato ancora sveglio davanti al computer.
“Lara,” rispose una voce lievemente assonnata dall’altro capo del telefono.
“Ti ho svegliato?”
“Oh no, stavo lavorando ad un nuovo prototipo di robot, il meglio di qualsiasi creazione abbia fatto finora!”
“Bryce!” lo chiamò Lara interrompendo l’amico prima che potesse sciorinarle strane terminologie ingegneristiche. Lo conosceva e sapeva quanto fosse facile per lui venire assorbito da quell’argomento. “Non indovinerai chi ho incontrato in hotel.”
“Non ci proverò nemmeno,” disse Bryce facendo spallucce.
“Nathan Drake.”
“Mmh… interessante,” ritenne il tecnico informatico.
“È ciò che ho pensato anch’io. E naturalmente non era un caso che fosse qui. L’unica cosa che ancora non so spiegarmi è in che modo c’entri io con i suoi piani.”
“E se fosse solo una coincidenza?”
“Ne dubito.”
“Quindi non ti fidi di lui?”
“Non è questo. Finora non mi ha mai dato motivo per non farlo, ma tengo gli occhi aperti,” disse Lara alzando la testa quando sentì bussare alla porta. “Ora devo andare. Ti contatterò quando saprò qualcosa,” tagliò corto interrompendo bruscamente la chiamata.
Si alzò ad aprire la porta d’ingresso e trovò Nathan in piedi di fronte a lei, appoggiato con una spalla allo stipite.
“Pronta?” le chiese con un mezzo sorriso.
“Quando vuoi,” rispose Lara annuendo. “Come faremo ad entrare nella stanza?” chiese poi, ma non fu necessario aspettare alcuna risposta quando notò la chiave magnetica universale che l’amico le sventolò sotto il naso. “Non ti chiederò come l’hai avuta.”
“Diciamo che ho sfruttato le competenze di una cameriera che non c’entravano con le pulizie,” spiegò il ragazzo divertito allo sguardo di disapprovazione della compagna.
“Non voglio sapere altro.”
“Strano. Eppure mi sembrava che anche a te piacesse usare il tuo fascino se le circostanze lo richiedono,” scherzò Drake godendosi sempre più la situazione.
“Era diverso,” sostenne severamente Lara chiudendosi la porta alle spalle dopo essere uscita.
“E in che modo?”
“Non facevo sul serio. Ora possiamo cambiare argomento?” sbottò la cacciatrice di tombe dirigendosi a passi svelti verso l’ascensore.
“Per quanto mi riguarda, puoi riprovarci in qualsiasi momento,” la invitò Nate seguendola.
“Falla finita,” disse la ragazza senza neppure guardarsi indietro. Premette il pulsante di chiamata e si domandò tra sé e sé perché mai quell’argomento la infastidisse a tal punto.
“Ad ogni modo, ho solo preso in prestito la chiave magnetica. Non pensar male,” informò Nathan quando erano in ascensore. L’unica risposta che ebbe fu il silenzio di Lara e il suo piede che batteva veloce sulla moquette.
“In che stanza dobbiamo andare?” chiese infine quando le ante si aprirono.
“1040,” rispose Nathan, svoltando al corridoio di sinistra con la stessa sicurezza di chi conosceva a memoria la strada. Arrivato alla porta, si avvicinò a passo felpato ed appoggiò un orecchio all’anta. Cercò di percepire il minimo rumore rimanendo concentrato e immobile, e, dopo una trentina di secondi in cui non sentì nulla, fece cenno a Lara con la mano di raggiungerlo. “Entriamo di soppiatto e cerchiamo gli inviti.”
“So come agire, non è certo la prima volta che lo faccio,” disse la cacciatrice di tesori con voce sicura.
“Avevo quasi dimenticato le tue conoscenze in materia di effrazione,” scherzò Nate con la mano sulla maniglia. “Ma sarebbe preferibile che questa volta non ci beccassero,” soggiunse stirando un sorriso ancora più ampio. “Non vorrei che poi ti sentissi costretta a sedurre il nostro uomo.”
“Hai finito? Possiamo entrare, ora?” sbottò Lara lanciandogli uno sguardo così inviperito che gli fece completamente perdere la voglia di scherzare. Infilò la tessera magnetica nella serratura, la quale emise un leggero bip, e la lucina rossa al fianco della maniglia diventò verde.
Nathan entrò facendo attenzione a dove metteva i piedi. Fortunatamente, le tende del soggiorno non erano state tirate, ed una tenue luce metropolitana illuminava l’ambiente soffuso quanto bastava per riuscire a vedere. Il ragazzo si girò verso Lara, che lo raggiunse chiudendosi piano la porta dietro di sé. Nate indicò col dito alla sua destra, e la compagna annuì dirigendosi in quella direzione. I suoi passi felpati si muovevano nel buio senza provocare alcun rumore con la stessa, silenziosa sicurezza di un gatto. Nathan rimase per qualche secondo a guardarla ammaliato dalla sua silhouette morbida e leggiadra, poi concentrò tutta la sua attenzione sulla missione, raggiungendo il tavolo del salotto sul quale erano sparsi dei documenti che lesse uno ad uno. Lara notò una valigetta vicino alla porta del bagno, l’aprì e ne guardò il contenuto, ma non trovò nulla.
“La nostra unica possibilità è che sia un camera da letto,” sussurrò Nate non appena incrociò la compagna dietro al divano, la quale riuscì a sentire a malapena la sua voce tanto era bassa. Un rumore improvviso e inaspettato proveniente dalla camera da letto colpì le orecchie di Nathan, il quale afferrò d’istinto Lara per il braccio per nascondersi con lei dietro lo schienale del divano.
Sentirono la porta di camera aprirsi ed alcuni passi avanzare incerti sulla moquette, seguiti da un lungo sbadiglio. Ogni rumore scomparve dietro la porta del bagno, e poco dopo il suono dello sciacquone irruppe nel soggiorno, con una forza in confronto ai precedenti quasi assordante. I passi tornarono a propagarsi nel salone, dissolvendosi di nuovo dietro la porta di camera.
“Sembra che il nostro amico non riesca a trattenerla per la notte,” scherzò Nate sottovoce.
“E adesso che facciamo?” chiese Lara accovacciata col compagno a terra.
“Non ci resta che aspettare che si addormenti di nuovo,” ritenne Nathan sedendosi definitivamente sul pavimento e appoggiando la schiena contro il retro del divano.
“Fantastico,” ironizzò Lara sbuffando. “Sei proprio sicuro che gli inviti si trovino in camera da letto?”
“Dove altro potrebbero essere?” chiese Nate guardando distrattamente fuori dalla finestra.
“Spero solo che questa mappa di cui parli esista davvero e che tu non mi abbia trascinato in un vicolo cieco,” disse Lara sottovoce.
“Non ti fidi di me?”
“Non è questo. È che non mi piace essere lasciata all’oscuro.”
Il silenzio tornò a regnare nella stanza, e i due drizzarono le orecchie per riuscire a percepire ogni rumore che provenisse dalla camera. Nate abbandonò stancamente la testa all’indietro facendo tintinnare la catena al collo.
“E se ti invitassi a bere qualcosa una di queste sere?” disse improvvisamente a bassa voce. Lara alzò la testa e lo guardò stupita.
“Non è ciò che abbiamo appena fatto qualche ora fa?”
“Non intendevo dire questo.”
“E allora cosa?”
“Proprio non vuoi capire,” disse Nathan con voce riluttante.
“È una mia impressione o Nathan Drake mi sta chiedendo di uscire?” chiese Lara guardandolo con un sorriso sorpreso.
“Sarebbe un’idea così terribile?” domandò Nathan cominciando a sentirsi sempre più sfiduciato.
Affatto, ammise Lara tra sé e sé osservando i suoi lineamenti virili illuminati dal crepuscolo oltre la finestra. Fece un mezzo sorriso e alzò un sopracciglio. “Mi domando però che ne penserà la tua nuova cameriera.”
“Maledizione, Lara. Prendiamo quel dannato invito e svigniamocela,” disse Nathan un po’ arrabbiato alzandosi di scatto.
“Vedo che neppure a te piace quando qualcuno ti stuzzica,” scherzò Lara seguendolo e trattenendo a stento una risata.
Nathan aprì la bocca per dire qualcosa e la richiuse scuotendo la testa. Liberò dalla mente ogni distrazione e si concentrò nuovamente sulla missione. Si appropinquò alla porta della camera da letto ed aprì l’anta quanto bastava per sbirciarci dentro. Dopo che i suoi occhi si erano abituati al buio, si guardò intorno e notò una busta appoggiata sul cassettone all’altro capo della stanza.
“Aspetta qui, è meglio che entri solo uno di noi,” sussurrò a Lara, la quale aveva ancora un sorriso divertito sul viso. Nathan si sforzò di ignorarlo, ma non riuscì a trattenere una smorfia risentita.
Entrò in camera da letto, facendo attenzione a dove metteva i piedi. Avanzava lentamente, studiando alla perfezione ogni movimento e alternando il peso da una gamba all’altra con moderazione, così da evitare che il pavimento sotto ai piedi scricchiolasse. Nel mentre, intervallava lo sguardo dal letto alla busta, attento che non ci fossero imprevisti. Quando allungò il braccio verso gli inviti, l’uomo sdraiato sul letto si mosse. Nate si bloccò con la mano a mezz’aria e il respiro trattenuto nei polmoni. Anche Lara smise di respirare assistendo da lontano con ansia. L’uomo nel letto si girò per sistemarsi meglio. Un silenzio inquietante e innaturale vibrava nell’aria e il tempo si era immobilizzato. Quando udirono di nuovo il russare lieve e profondo dell’uomo, Lara sospirò di sollievo e Nate si impossessò velocemente della busta sorridendo alla compagna, facendo poi il percorso a ritroso con la stessa attenzione precedente.
“Svigniamocela prima che si sveglino,” bisbigliò all’orecchio di Lara dopo averla raggiunta ed essersi chiuso alle spalle la porta della camera da letto. Tanto silenziosamente quanto erano entrati, se ne andarono senza lasciare alcuna traccia, eccetto l’assenza della busta.

***

“Mostramela,” disse Lara appena entrarono nella stanza dove alloggiava e allungando la mano verso la busta che teneva Nate, ma quest’ultimo si allontanò in tempo evitando che la compagna riuscisse nell’impresa. “Voglio vedere cosa c’è dentro.”
“Calma e sangue freddo,” disse Nate sorridendo e sedendosi sulla poltrona.
“Ti stai vendicando per ciò che ho detto prima?” lo provocò Lara sorridendo.
“Mi ritieni capace?”
“Va bene, Nate,” disse Lara alzando le mani in segno di arresa. “Come vuoi. Ma voglio che mi dica a che ti servo, perché ancora non l’ho capito, e di certo quel furtarello di prima potevi farlo benissimo da solo,” soggiunse sedendosi sulla sedia e guardandolo intensamente.
“Lo capirai a momenti,” spiegò Nate porgendole la busta. Lara guardò confusa il compagno, poi allungo la mano per prenderla. Dopo averla scrutata per qualche breve secondo, l’aprì e tirò fuori una carta intestata spessa e color crema sulla quale erano scritte poche righe: due nomi, un indirizzo ed una data. Alzò le sopracciglia e lanciò uno sguardo stupito al compagno.
“Questo è stato il meglio che sei riuscito ad ottenere?” chiese dubbiosa e risentita.
“Sapevo che non ti sarebbe piaciuto,” ammise Nate sorridendo. “Ma credo che ci divertiremo.”
“E se arrivati all’asta si accorgono che non siamo il signore e la signora Johnson?” domandò Lara ponendo un problema logico e spontaneo.
“Ho controllato. Essendo un evento esclusivo e segreto, nessuno conosce nessuno personalmente. E per partecipare bisognava fare un offerta generosa. Parlo di almeno sei zeri.”
“E se i veri signori Johnson si presentassero?”
“Nessuno crederà che siano loro. Abbiamo l’invito, ed è questo ciò che conta.”
“E come faccio a sapere che tutta questa pantomima porterà davvero ad una tomba?”
“Non lo sai, ma so che non puoi resistere,” rispose Drake con una voce decisa ed eloquente. “Allora, ci stai?”
“Ebbene, signor Johnson, se me lo chiede gentilmente potrei considerare l’idea,” disse Lara facendo un sorriso enigmatico.
“Spero che lei abbia tutto quello che ci serve, signora Johnson, o sembreremo straccioni senza un soldo in tasca.”
“Non ti preoccupare, ho l’autovettura adeguata per una degna entrata in scena,” informò la ragazza alzandosi dalla sedia e dirigendosi all’ingresso. “Credo che sia ora di riposare,” soggiunse aprendo la porta e guardando Nate, il quale si alzò dalla poltrona sospirando forte, come se quel movimento gli procurasse una fatica insostenibile.
“Perché prima non ci esercitiamo un po’ nella vita coniugale?” propose Nathan sotto la soglia con un mezzo sorriso.
“Non credo sia necessario arrivare a questo per rendere credibile la nostra recita,” rispose con fermezza.
“Dovresti essere un po’ più collaborativa, sai?” scherzò Nate ridendo. “Ma immagino si possa considerare un progresso dal momento che neppure volevi uscire con me.”
“Non ho mica detto di no,” disse Lara con un sorriso misterioso, spingendolo dolcemente fuori dalla stanza e chiudendogli la porta a pochi centimetri dal naso. Nathan rimase a fissare la porta spaesato, poi scosse la testa ridendo e si diresse alla propria stanza.
   
 
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