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Autore: WhiteLight Girl    02/11/2020    3 recensioni
Marinette fremette contro il tocco delicato delle dita di Adrien, rise quando lui le sfiorò i fianchi, sussultò nel sentirlo avvicinarsi a lei, caldo sotto le coperte pesanti che li riparavano dal freddo. Il sorriso del ragazzo, aperto e sghembo, scintillava nella penombra grazie alla luce della luna.
«Fermati…» gli disse Marinette in un sussurro.
Posò la fronte sul collo di lui, avvertì il suo respiro contro la nuca e gli si rannicchiò addosso. Rabbrividì, e le braccia di Adrien la strinsero costringendola contro il suo fianco.
- Un po' di fluff non richiesto che finisce male. AUTOCONCLUSIVA
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nooroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LADRI DI CIOCCOLATA


Marinette fremette contro il tocco delicato delle dita di Adrien, rise quando lui le sfiorò i fianchi, sussultò nel sentirlo avvicinarsi a lei, caldo sotto le coperte pesanti che li riparavano dal freddo. Il sorriso del ragazzo, aperto e sghembo, scintillava nella penombra grazie alla luce della luna.

«Fermati…» gli disse Marinette in un sussurro.

Posò la fronte sul collo di lui, avvertì il suo respiro contro la nuca e gli si rannicchiò addosso. Rabbrividì, e le braccia di Adrien la strinsero costringendola contro il suo fianco.

Il ragazzo le baciò la fronte, il sorriso ancora sul suo volto e gli occhi chiusi. Marinette inspirò, annusò a fondo il profumo familiare di lui e si rilassò in quell’abbraccio rassicurante, lì il mondo non poteva raggiungerla e tutto, compresi gli Akuma, erano meno che un ricordo lontano.

«Che ore sono?» domandò.

Avvertì Adrien muoversi sotto di lei, il suo petto contrarsi mentre il suo corpo si sporgeva verso il comodino.

«Quasi le due.» le rispose lui.

I polpastrelli di Adrien scivolarono contro il suo braccio, il palmo della mano strofinò contro la sua scapola, Marinette avrebbe voluto concentrarsi su quelle sensazioni per sempre, ma il brontolio del suo stomaco la distrasse, richiamando la sua attenzione e riportandola nel mondo reale.

Adrien rise, aumentando la stretta come per non lasciarla scappare.

«Ho fame.» si lamentò Marinette.

Adrien soffocò uno sbadiglio e strofinò la guancia contro la sua nuca. «C’è del Camembert nel mobile, se vuoi.»

Marinette sbuffò, lo stomaco brontolò ancora mentre si mordeva il labbro. «Non hai della cioccolata?»

Sollevò gli occhi per guardarlo in faccia ancora una volta, il mento posato sul suo petto nudo.

«Non c’è cioccolata in questa casa.» rivelò Adrien, l’espressione mesta. «Né biscotti, né panna, né qualunque altra cosa che faccia ingrassare.»

«Ma lo zucchero lo avrai, no?» gli domandò Marinette? «E la farina, il latte…»

Adrien strofinò il naso contro la sua fronte. «Uhm?»

«E le uova.» aggiunse Marinette. Fece leva sulle braccia e si sollevò, afferrò un lembo del lenzuolo per coprirsi e scivolò lontano da lui.

«Ehi!» si lamentò Adrien, seguendola.

«Dobbiamo solo essere silenziosi.» disse ancora Marinette.

«Adesso?» chiese lui. «Vuoi preparare un dolce?»

Marinette annuì, si guardò attorno alla ricerca della propria biancheria, gli occhi stretti per vedere meglio al buio finché non sentì la mano di Adrien sfiorarle lo stomaco.

«Metti questa.» le disse lui, spingendole addosso la sua vecchia maglietta sgualcita mentre a capo chino raccoglieva dal pavimento i suoi boxer.




Scivolarono silenziosi fuori dalla stanza, fianco a fianco, senza preoccuparsi di accendere la luce e camminando in punta di piedi nel corridoio vuoto. Adrien fece strada, pratico dell’ambiente anche senza la vista notturna di Chat Noir, e la guidò oltre la porta della camera da letto di suo padre. Si fermarono un momento, lui con l’indice premuto sulle labbra e il sorriso che metteva in evidenza la fossetta sulla sua guancia. «Avevi detto che non c’è.» osservò Marinette.

Lui annuì. «No, infatti. Però la sua aura è ancora lì dentro, in qualche modo… è come se ci fosse… lui può vedere tutto…»

Marinette si coprì la bocca con una mano per trattenere una risata, Adrien le baciò la fronte e poi la punta del naso, fece scivolare la mano fredda sotto la maglietta provocandole un brivido.

«Tuo padre lo percepirà…» lo prese in giro lei. «Da chilometri di distanza.» Adrien le baciò anche il collo, Marinette rabbrividì.

Lo spinse via e prese fiato. «Ho ancora fame.» gli sussurrò all’orecchio, e lo spinse avanti per farsi condurre in cucina.

I respiri e i passi dei loro piedi scalzi che posavano sul pavimento sembravano essere gli unici suoni del mondo; il rumore delle auto e dei clacson giù in strada erano ovattati, fuori dal loro piccolo mondo perfetto e temporaneo.

Il freddo provocava a Marinette la pelle d’oca, che si strinse contro il fianco di Adrien alla ricerca di un po’ di calore. Avrebbe dovuto prendere una vestaglia, una giacca più pensante, oppure infilare un paio di pantaloni, pensò.

E attraversando il corridoio buio passavano dalla traccia della luna proveniente dalla finestra a quella di un’altra, uniche fonti di luce a parte il piccolo fascio di luce che sfuggiva allo spiraglio della porta dell’ufficio.

Il signor Agreste avrebbe dovuto essere via, si disse Marinette.

«Può essere già tornato?» domandò ad Adrien.

Lui scosse il capo. «Sono sicuro che non rientrerà fino a sabato.» disse, ma si fece avanti, accostandosi alla porta, premette l’orecchio contro essa e fece cenno a Marinette di tacere.

Lei lo vide arricciare le sopracciglia, fare una smorfia, posare una mano sulla maniglia.

Con le labbra dischiuse, l’ansia che le montava nel petto, Marinette fece un cenno verso la maglietta che indossava.

Vuoi che mi veda mezza nuda? Avrebbe voluto chiedergli. Invece tacque e, quando lui le fece cenno di avvicinarsi, obbedì.

«Non è mio padre.» sussurrò lui. «Non può essere lui.»

Marinette passò il dito su uno degli orecchini, ripensò a Tikki, rimasta in camera con Plagg, ed a come se fosse stato un ladro non avrebbero potuto fare molto senza poteri.

Adrien abbassò la maniglia e dischiuse la porta, forse troppo abituato ad essere Chat Noir per ricordarsi di non avere il bastone agganciato alla cintura, oppure un cataclisma da poter caricare a comando.

Ci faremo ammazzare… pensò Marinette.

Ma chi avrebbe potuto introdursi di nascosto a casa Agreste? Chi sarebbe riuscito a eluderne la sicurezza?

Marinette si sporse verso Adrien, che dischiuse la porta lentamente. La luce proveniente dallo studio si aprì come un ventaglio sulle mattonelle lucide del corridoio. E Marinette capì, ricordando all’improvviso che nessun ladro sano di mente avrebbe rischiato di accendere la luce durante un furto.

Prima che potesse farlo notare ad Adrien, prima che potesse fermarlo, entrambi stavano guardando all’interno della stanza, ed erano occhi negli occhi con Gabriel Agreste, Nooro, il Kwami di Papillon, fluttuava al suo fianco.

   
 
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