Diciotto anni non sono molti
Wrapped up, so consumed by all this hurt
If you ask me, don’t know where to start
Diciotto
anni non sono molti – sembrano troppi.
Le fa male il braccio. La
porta è ancora sigillata: sono passate ore, Gin non sembra proprio avere
fretta d’ucciderla. Shiho non ha dubbi, tuttavia: quando si sarà stufato di lasciarla
lì a disperarsi – è questo che dovrebbe fare, giusto? – la finirà senza
pensarci due volte. Un proiettile dritto in testa, conoscendolo – nient’altro.
Non è disperazione ciò che
avverte, però. È piena di rabbia; si sente così inutile.
Le hanno detto che è troppo
importante per permetterle di lasciare il progetto e vivere una vita
normale; era una bugia – a che serve essere importante se non ha potuto
neanche salvare Akemi?
Non vale nemmeno abbastanza
da meritare una spiegazione.
Abbassa lo sguardo sul
taschino del camice, individuando il farmaco che vi ha celato tempo prima. Ma
sì, cosa la ferma? Non le importa più di vivere o morire.
Assumere l’apotoxina è
folle, le possibilità che la uccida sono alte – Shiho non esita.
Anger, love, confusion
Roads that go nowhere
Diciotto
anni non sono molti – sembrano sufficienti.
Ne è certa: è lì. La
stessa presenza oscura che ha avvertito alla cerimonia dove Pisco l’ha rapita.
Ai trema, avvolta da nero terrore: non riesce a fare altro.
Non fa caso ai dirottatori,
non li nota nemmeno – se sull’autobus c’è Vermouth e si accorge di lei, il
dottore e i bambini verranno uccisi senza dubbio. Lui verrà ucciso,
senza porsi domande, solo perché le siede accanto. Non vuole, non può permetterlo
– né può fare nulla, neanche stavolta.
Trova la mano di Conan,
cercando un po’ del suo coraggio. Chiude gli occhi.
Segue con distacco lo
scontro con i criminali; quando viene urlato di scendere di corsa perché in
meno di trenta secondi esploderà tutto, ritrova finalmente la calma – sa esattamente
cosa fare ora. Lo sente giusto.
Si è illusa di poter vivere,
per la prima volta davvero – che sciocca.
Non ha potuto salvare Akemi,
ma proteggerà tutti gli altri sparendo.
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now
Diciotto
anni non sono molti – a malapena un inizio.
“Non scappare dal tuo
destino.”
Lo guarda sorpresa, mentre la
portano via. Le ha appena salvato la vita.
Di nuovo.
Con la morte di Akemi ha perso
tutto, speranza inclusa. Il caso l’ha salvata, offrendole una nuova,
inattesa possibilità. Non ha pensato mentre correva da lui, dall’unico
che potesse comprenderla.
Ha trovato un compagno –
qualcuno pronto a prenderla quando cade, qualcuno disposto a tornare in un
autobus sul punto di esplodere per salvarla. Senza esitare.
Qualcuno che scarta a priori
l’idea di sacrificarla.
“Sei al sicuro ora:
hai me.”
Ai sorride, lo sguardo fisso
sul sangue di Conan che spicca sulla sua gamba. Non l’ha protetta solo
dall’esplosione, ma anche dall’interrogatorio.
“Sto bene” dichiara, senza
guardare Ayumi. Non sono parole vuote volte a rassicurare: dopo diciotto anni, nel
pronunciarle Shiho ci crede.
NdA
Mi è stato assegnato da Shireith
nell’ambito dell’iniziativa Scrivimi sul gruppo facebook Caffè e
calderotti il seguente pacchetto:
Personaggio: a tua scelta
Genere: Angst
Prompt (obbligatorio): Came
to you with a broken faith / Gave me more than a hand to hold / Caught before I
hit the ground / Tell me I'm safe, you've got me now (Jess Glynne, “Take Me
Home”).
Ascoltando la canzone l’ho
trovata a dir poco perfetta per la CoAi (platonica o romantica che sia), e ne
ho preso qualche verso in più.
Credo che, nonostante il
finale lieto, di angst ce ne sia a palate. Un po’ inevitabile con Ai, soprattutto
se si scrive della sua “fuga” (accidentale, di fatto) e del dirottamento dell’autobus
(quanto posso amare quel caso?).
Grazie per aver letto, alla
prossima!