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Autore: Alice_g1    14/11/2020    10 recensioni
Amavo una ragazzina egoista che non sapeva vedere al di la del suo naso e, stanco di essere invisibile, avevo ceduto a qualcuno che ne aveva le sembianze.
Tsu lo aveva capito e forse anche Aya lo aveva fatto. Avevo scelto la copia, rimpiazzando l’originale. In fondo era meglio così. A forza di dirlo me ne sarei convinto un giorno...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SEMBIANZE. 
« Felicità? È una parola che, di tanto in tanto, nella mia vita, ho raccolto, ho osservato – ma mai più l’ho trovata sotto le stesse sembianze. »
 
 

 
Sapevo che era lì. Anche se non potevo ancora vederla, conoscevo a memoria il copione che mi attendeva al di là della porta.
Con fare svogliato, afferrai il mio borsone e, rivolgendo un cenno a mio padre, aprii la maniglia.
Un sorriso, sempre lo stesso. Una mano che si protendeva verso la mia, la solita routine.
Il contatto fra le nostre dita mi provocava la medesima sensazione: Non doveva finire così. Dura poco, il tempo di ridimensionare le cose e tutto svanisce.
In fondo non era così male, dovevo solo farci l’abitudine.
« Quando avrai la gara? »
Vorrei risponderle che me l’aveva già chiesto almeno venti volte negli ultimi due giorni e, come negli ultimi due giorni, la risposta rimaneva sempre la stessa.
« Il prossimo mese. ».
Facevo ancora fatica a moderare i toni, non ero ancora riuscito a imparare la differenza fra interesse e chiacchere riempitive.
« Sono certa che vincerai. ».
Alzai gli occhi al cielo, i suoi discorsi da madre fiera mi davano i nervi.
Avrei potuto vincere, ma avrei anche potuto perdere. Possibile che nessuno prendesse mai in considerazione l’altra ipotesi?
« Vedremo. ».
« Non dire così Aki, vincerai sicuramente. ».
Di sottecchi la osservai, non avevo mai notato quanto il suo labbro superiore fosse sporgente. La sua bocca si muoveva in modo strano mentre parlava, aveva qualcosa che m’inquietava. Nel flusso continuo delle sue chiacchere, registrai solo qualche concetto: scuola, una cena tra amici, le lezioni di ginnastica.
Niente di quello che stava dicendo suscitava il mio interesse, stavo solo cercando di capire come farmi andare bene questa vita.
« Pensaci su, vorresti diventare il mio ragazzo? »
Il problema era nato tutto da lì. Io non ci avevo minimamente pensato su.
Avevo subito la sua scelta, l’avevo accettata con un’alzata di spalle.
Pensaci su.
Se l’avessi davvero fatto, questo momento non l’avremmo mai vissuto.

« Tu cosa? »
« Le ho detto che sarei diventato il suo ragazzo. ».
« Ma io credevo che…».
« Basta Tsu. Ho deciso.».
 
Deciso. Tzk. Io non avevo deciso un bel niente. Amavo una ragazzina egoista che non sapeva vedere al di la del suo naso e, stanco di essere invisibile, avevo ceduto a qualcuno che ne aveva le sembianze.
Tsu lo aveva capito e, forse anche Aya lo aveva fatto. Avevo scelto la copia, rimpiazzando l’originale. In fondo era meglio così. A forza di dirlo me ne sarei convinto un giorno.
Arrivati davanti alla palestra le sue guance si colorarono di rosso, sapevo già cosa si aspettava da me. Tutto normale amico, sei tu quello difettoso. La vidi dondolarsi sui talloni, nei suoi occhi, un velo di malizia a cui non ero per niente abituato.
Era un semplice bacio, nessuno si sarebbe messo a urlare coprendosi la bocca. Nessuno avrebbe sbraitato imprecando contro i Kami. Nessuno sarebbe scappato a testa bassa, né sarebbe rimasto impalato senza dire una parola.
Era un semplice bacio.
Lentamente mi sporsi, un sentore di mora si alzò nell’aria. Il profumo era diverso, anche se entrambi ricordavano i frutti di bosco. Era solo l’ennesima sembianza.
Le sue dita, affusolate e calde, toccarono il mio collo. Nel suo gesto, mi sembrò di cogliere un velo di vittoria, gelosa di qualcuno che non aveva mai avuto interesse a gareggiare.
In un impeto di rabbia e impazienza me la tirai addosso. Neanche a quella misera distanza i suoi occhi avevano una minima sfumatura cioccolato.
Scacciai quel pensiero, scacciai lontano tutto quello che doveva essere ma che non era stato. Quello che avrei voluto ma che ora era di un altro. Era una bruciante sensazione la sconfitta. Io e lei eravamo più simili di quel che credessi; Eterni secondi nel cuore di qualcuno.
« Aki…».
Un brivido mi attraversò la schiena. Mi consolava sapere che il mio corpo poteva dimenticare il passato. Almeno su di lui non esistevano strane e visionarie esclusive.
Il tempo stava ridimensionando le mie convinzioni, il mio comportamento non offendeva alcun sentimento. Sarebbe stato tutto più facile una volta assimilato il concetto.
Le sue labbra toccarono le mie, in un contatto breve che non appagò nessuno dei miei sensi.
« Ci vediamo domani. ».
Domani…che concetto stupido il domani. Domani andrà meglio, domani farà meno male, domani le dirò la verità.
Sbuffando mi sistemai meglio il borsone sulla spalla, il karate era l’unica cosa che mi dava ancora emozioni.
« Potresti essere un campione Akito. Potresti davvero farcela un giorno».
Ed ecco che tornava quella parola, di nuovo quella derisoria speranza di acciuffare un sogno.
« Sì Sensei. ».
Ero diventato bravo a fare ciò che gli altri si aspettavano da me, un vero asso nell’arte del “Sì signore.”.
Esausto tornai a casa e, aprendo la porta, l’odore di zuppa invase le mie narici. Natsumi stava canticchiando una stupida canzoncina di uno spot pubblicitario e, mentre si muoveva allegra tra i fornelli, si portò al petto un fazzoletto che non avevo mai visto prima.
Era felice Natsumi, lo era davvero.
Feci dietrofront, sentendomi tremendamente in difetto ad averla colta in un momento simile.
Nonostante gli estenuanti allenamenti del pomeriggio, avevo voglia di correre.
La mia camera profumava ancora di gelsomino, Nat si era fissata con quel deodorante, e lo spruzzava continuamente in giro per casa.
Lanciai le scarpe in un angolo della camera, togliendomi il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni.
Velocemente mi cambiai i vestiti, afferrando l’Ipod che cacciai nella tasca della solita tuta grigia.
« Vado a correre. ».
Non ricevendo risposta, rimasi in attesa.
« Vado a correre. ». Ripetei di nuovo e a voce più alta. Niente.
Sbuffai, dirigendomi in cucina. La tv era accesa, la cena era sul fuoco ma, di Natsumi, nemmeno l’ombra.
Decisi di lasciarle un bigliettino, non avevo voglia di aspettarla, in questo modo toglievo solo tempo prezioso alla mia corsa.
« Cosa mi può dire delle voci relative alla sua storia d’amore con Sana Kurata? ».
Come uno schiaffo, il suo nome mi colpii in pieno volto e, girandomi di scatto, vedi il sorrisetto di Naozumi Kamura a tutto schermo.
« Nessuna storia d’amore tra di noi. La verità é che Sana mi ha respinto, non corrisponde i miei sentimenti. ».
Un brusio si alzò dagli studi televisivi e, mentre il sorriso di Kamura si spegneva, quello del giornalista arrivava fino alle orecchie.
« Sana é interessata ad un altro ragazzo. Un ragazzo che non fa parte del mondo dello spettacolo. ».
Un’orribile sensazione iniziò a farsi strada dentro di me e, per la prima volta in vita mia, la verità era l’ultima cosa che volessi sentire.
« Tuttavia posso fornire un indizio. Questo ragazzo venne a salutare Sana prima della partenza per il set. ».
Il respiro mi si bloccò in gola, togliendomi ossigeno dai polmoni. Annaspai in cerca d’aria, e più cercavo di non andare in iperventilazione, più sentivo gli organi cedere.
No, non era possibile.
Non adesso, non così.
Istintivamente mi lanciai fuori dalla stanza, le parole di Kamura continuavano a rimbombarmi nella testa.
Era una bugia, doveva esserla.
Sicuramente occhiali da sole aveva studiato a tavolino la cosa per impedire che Sana fosse assediata dai giornalisti.
Sì, era sicuramente questo.
« Un altro ragazzo. Mi ha respinto per un altro ragazzo. ».
« Vaffanculo Kurata. ».
Lo urlai talmente forte che, un cane in lontananza, iniziò ad abbaiare.
Ti prendevi gioco di me egoista di merda. Ti prendevi ancora gioco di me maledetta.
Ti avevo aspettato per giorni, settimane, mesi. Avevo atteso in silenzio che tu capissi i tuoi e, soprattutto, i miei sentimenti. Ti ero rimasto accanto, lasciando che la tua mano, afferrasse la mia solo quando ne sentivi il bisogno.
Avevo fatto di tutto per te. La mia intera vita ruotava solo ed esclusivamente in base a ciò che volevi, a ciò che ti rendeva felice e protetta.
« Fanculo Kurata. ».
« Nessuna storia d’amore tra di noi. ».
Non meritavo una bugia, non se, a causa di essa, mi ritrovavo a viverne una ancora più grande.
Fuka.
Lei credeva in me, ci credeva più di chiunque altro, ancora di più di quella stupida ragazzina che aveva sistemato il mio futuro rattoppando la mia famiglia.
Fuka.
Quanto vile potevo essere a rovinarle la vita due volte? A cinque anni mi nascosi dietro l’innocenza, ma ora?
Continuai a correre, corsi finché il sudore non creò una macchia nera su tutto il tessuto e la milza diventò tutt’uno con il diaframma.
A fatica mi trascinai a casa, ignorando lo sguardo preoccupato di mio padre e le lamentele di mia sorella. Anche questa era colpa tua Kurata.
Borbottando delle patetiche scuse mi rintanai nella mia stanza, levandomi di dosso la felpa madida di sudore.
« La verità é che Sana mi ha respinto. ».
Benvenuto nel club Kamura. Non proverò di certo pena per te.
« Tu mi piaci Akito, mi piace tutto di te. ».
« Fuka io…».
« Dammi solo la possibilità di farti amare da me. ».
Respirando a fondo, mi lanciai a peso morto sul letto, provando un dolore sordo all’altezza dello sterno.
« Ma che…».
Abbandonato tra le lenzuola, lo schermo del mio cellulare illuminò la stanza.
« Dammi solo la possibilità di farti amare da me. ».
Con mano tremante lo afferrai e, senza pensarci due volte, scrissi velocemente un messaggio. Due lettere che misero definitivamente la parola fine a tutto: Sì.
Forse ti avrei amato per sempre Kurata, forse saresti rimasta il primo e unico amore della mia vita. Ora, però, dovevo imparare a essere felice, felice con chi, di te, aveva solo le tue sembianze.
 
 
 




 
Lo so! So che state aspettando il nuovo capitolo di The Wedding Date e so anche che non aggiorno da mesi. Sono consapevole di essere una schifezza Ma, a mia discolpa, posso dire che ci sto mettendo tanto perché DEVE essere perfetto. Come dice la mia Stefy « Ho un dubbio che mi pungola. » e, finché non lo risolvo, non posso tornare.
Silenziosamente ho seguito tutte voi e, dal mio angolo di vedetta, ho sentito il bisogno di tornare con una One Shot. Mi mancava questo posto. Chi mi conosce sa che io non sono avvezzata a scrivere storia Ic ma, questa parola: “ sembianze” non mi lasciava stare e quindi, eccoci qua.
Vorrei, come sempre, ringraziare le mie favolose Tgirl. Loro sono la mia àncora ( dentro e soprattutto fuori dallo schermo del pc). Senza Roby e Stefy, niente sarebbe così divertente =). In questo luuuuungo periodo di assenza, ho avuto un'altra piccola fortuna. Una fortuna che si chiama Morgana. Ragazza mia, i nostri chilometrici vocali su Whatsapp hanno riempito ( letteralmente) le mie giornate. In te ho trovato un’anima affine, qualcuno di cui non sapevo avere un così disperato bisogno ahahha. Questa storia é nata da lei, in meno di un secondo mi ha buttato giù un’infinità di scenari a cui aggrapparmi. Grazie ragazza ( tu sai quanto ci tenevo a questa One shot).
Dopo questo infinito preambolo ( giusto perché io sono sempre quella che parla poco) mi auguro che, questa fugace riapparizione, possa in qualche modo allietare la vostra serata. Tornerò presto. E’ una promessa!
Con amore.
Alice.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
  
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