Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: ___Page    15/11/2020    2 recensioni
Era impressionante.
Una fila a serpentina composta interamente da donne, di ogni età ed estrazione, occupava l'intero vialone. Un mosaico di yukata e kimoni, dai colori sgargianti e pastello. Oro, blu, pesca, lampone, rosso, viola, verde e turchese.
E una voce che Usopp conosceva fin troppo bene, chiamare a pieni polmoni.
«Benevenute, benvenute! Avvicinatevi signore! Venite a provare gli special soba di Sangoro! Cotti così a puntino che si scioglieranno sul vostro palato come una nuvola!»
___________
*Fanfiction partecipante al Y&YWeekend indetto dal forum FairyPiece-Fanfiction &Images*
*Scritta per il compleanno di Kalika*
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sanji, Usop
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CHA NO YU
 



Per il compleanno di Kalika


Il tepore serpeggiava tra le strade della Capitale fiorita, portando profumo di ciliegio a ogni folata di vento. Uomini, donne e bambini passeggiavano per le strade sterrate e ben tenute dell'opulenta cittadina, sede dello shogunato, unico luogo fiorente dell'isola, ma nessun capannello accennava a formarsi, per lo meno non in quella via, il che era una novità da alcuni giorni a quella parte. 
Il motivo, molto semplice, era che Usopp si stava godendo una meritata pausa dagli incessanti spettacoli necessari per vendere il suo olio di rospo. 
Cos'avrebbe fatto di tutti i berry guadagnati non ne aveva idea. Forse avrebbe acquistato qualcosa di particolarmente tradizionale, come souvenir da portarsi via a imperitura memoria delle gesta compiute a Wano. Certo ammesso che fossero sopravvissuti alla rivolta che si apprestavano a perpetrare, per salvare l'ennesima isola dall'ennesima tirannia dell'ennesimo cattivo. 
In quel momento, però, Usopp non voleva pensare a tutti i più pittoreschi scenari possibili per la sua inevitabile ed imminente dipartita. Ancora nei panni del temerario Usohachi, che si tagliava la pelle con lame affilate per dimostrare l'efficacia del proprio cicatrizzante, voleva solo gustarsi il fresco the che Robin gli aveva portato di straforo e studiare la folla che gli passava davanti agli occhi, cercando di captare qualche utile informazioni riguardante i propri compagni. 
Di Zoro, o meglio Zorojuro, tutti parlavano ma nessuno sapeva dove fosse. Luffy... taro, si era fatto sbattere alle miniere di Udon e per il momento per lui poteva solo preoccuparsi e sperare che se la cavasse come sempre faceva. Ubicazione e stato di tutti gli altri, però, erano ancora un mistero e ogni mormorio della Capitale poteva essere un utile indizio. 
«Ma da dove è saltato fuori?!»
«Non si sa...»
Come quello ad esempio. 
«...ma pare che i suoi soba siano paradisiaci! Degni dello shogun!»
«Beh allora voglio provarli finchè ha ancora un semplice chiosco da strada!» 
Usopp si mise più dritto sulla cassa su cui aveva abbandonato le terga in cerca di riposo. 
Soba paradisiaci? I soba erano cibo, giusto?!
Senza quasi rendersene conto, Usopp era già in piedi e intendo a seguire a debita distanza le due protagoniste dello scambio che aveva appena origliato. 
Poteva essere un buco nell'acqua ma...
«E sembra che per le donne siano completamente gratis» 
Oppure no. 
Cauto e silenzioso, Usopp si spostò sul lato della strada, tenendosi pochi passi dietro alle due amiche in yukata e controllandosi la barba posticcia. Lasciò che svoltassero un angolo con l'intenzione di recuperarlo da una viuzza parallela ma, una volta imboccatala, Usopp si rese conto che non era più necessario pedinare nessuno. 
Era piuttosto convinto che bastasse seguire il brusio sempre più crescente che risuonava in fondo al vicolo, che si trasformò in un chiacchiericcio e per finire in pura cacofonia. Usopp si bloccò sullo sbocco della via a occhi sgranati. 
Era impressionante. 
Una fila a serpentina composta interamente da donne, di ogni età ed estrazione, occupava l'intero vialone. Un mosaico di yukata e kimoni, dai colori sgargianti e pastello. Oro, blu, pesca, lampone, rosso, viola, verde e turchese. 
E una voce che Usopp conosceva fin troppo bene, chiamare a pieni polmoni. 
«Benevenute, benvenute! Avvicinatevi signore! Venite a provare gli special soba di Sangoro! Cotti così a puntino che si scioglieranno sul vostro palato come una nuvola!» 
San...goro?! Sul serio? 
Suo malgrado sorridente, Usopp prese a risalire verso il chiosco restando sul ciglio della strada, anche perché non avrebbe saputo come risalire il viale in una posizione diversa dal "rasente al muro". 
«Ce n'è per tutti i gusti! Al dente e ben cotti, con brodo di carne, pesce o verdura! Un solo ingrediente è uguale in tutte le ricette! Il mio amore per voi, meravigliose dee!» concluse in acuto, Sanji. 
Quell'imbecille. Usopp a volte si chiedeva se avesse in testa farina o che altro. Ormoni forse. 
Un brivido lo scosse dalla base della schiena fin su al cervelletto, mentre la sua andatura si faceva più incerta, le mani prendevano a sudare e la gola a seccarsi. 
Non ricordava da quanto non lo vedesse. 
Lo sapeva con assoluta precisione, in termini di minuti, ma in quel preciso momento non lo ricordava, perché gli pareva semplicemente un'inquantificabile eternità. 
Non ricordava da quanto non lo vedesse ma ricordava di lui anche il più piccolo dettaglio e per un attimo la sola reale certezza nella vita di Usopp vacillò. 
Non sapeva cosa aspettarsi, cosa gli avessero fatto a Whole Cake Island, se lo avrebbe trovato cambiato, forse non nel corpo ma nello spirito e magari anche nel cuore. 
Dopotutto era già accaduto con il suo soggiorno a Kamabakka ed era stato un vantaggio per il cecchino, certo ma all'epoca le cose erano diverse e ora mille pensieri gli affollavano la testa. 
Era abituato alle moine che la sola vista di una donna scatenavano in lui, non si sarebbe stupito se a lui i soba li avesse fatti pagare e aveva ormai accettato il fatto che, comunque, le tette lo eccitassero. A Usopp non importava, finché le mani di Sanji, i sorrisi di Sanji, i gemiti di Sanji erano solo suoi. 
Ma con la donna che avrebbe dovuto sposare, quanto in profondità poteva essere andato? Non fisica forse ma fosse stata anche solo emotiva, Usopp voleva saperlo. Voleva sapere ogni cosa, voleva essere geloso e che Sanji gli ricordasse che non c'era motivo. 
Voleva essere ipocrita e dirgliene quattro per essersene andato così, per aver lasciato la ciurma e poco importava fosse stato per proteggerli. Stupido Gambanera. 
Anche se non aveva mai dubitato che sarebbe tornato. Non aveva mai dubitato che se la sarebbe cavata, perché in fondo era Sanji. E neanche riusciva a dubitare di essere lui, il centro dei suoi pensieri. 
Perché Sanji smoinava alla sola vista di una donna, gli avrebbe fatto pagare i soba e si eccitava per le tette ma come gli sorrideva, come lo accarezzava, come pronunciava il suo nome al suo orecchio a corto di fiato, era la sua più grande certezza. 
Era sicuro di lui. 
Era sicuro di loro. 
Era anche sicuro di volerlo rivedere, di volerlo riabbracciare. 
Ed era soprattutto sicuro che niente lo avrebbe comunque salvato dalla ramanzina che Usopp si era preparato per giorni e giorni. 
Niente, tranne lo yukata che Sanji indossava. Uno yukata a righe bianco e grigio con una fusciacca gialla in vita, troppo in basso per impedire all'indumento di aprirsi sul petto nudo, le maniche tirate su fin quasi alle spalle a scoprire i muscoli della braccia che praticamente mai Usopp poteva vedere all'opera quando Sanji cucinava.
Mando giù un paio di volte, cercando di distogliere lo sguardo senza successo. Il chiosco, per un qualche motivo, sembrava sempre più vicino. 
«Off! S-scusate» tartagliò quando andò a schiantarsi su un gruppetto di ragazze in fila. «Ero sovrap-p-pensiero» 
«Ehi ma quanto sei carino! Vuoi unirti a noi?» 
«Che?!» esclamò Usopp, a voce fin troppo alta, portandosi una mano al mento nudo. Dov'era finita la barba posticcia? Quando l'aveva persa? 
Un verso simile a un respiro strozzato attirò la sua attenzione e la barba posticcia diventò l'ultimo dei suoi pensieri quando incrociò gli occhi di Sanji, fermi su di lui, un'espressione di sorpresa mista beatitudine in volto e le sue labbra che si schiudevano a pronunciare la parola che per Usopp era la più bella del mondo, se detta da lui. 
«Usopp? U... Uso...»









«...'pp! Usopp ehi! Mi senti?!»
La gola a dir poco secca, un terribile dolore al collo e la mente annebbiata, Usopp aprì gli occhi cisposi, cercando di spannare la vista dai residui di sonno. 
Aspetta, sonno?! 
Si guardò intorno per poco che potesse, alla ricerca di chioschi di soba e una fila a serpentina, ma tutto quello che c'era nel suo campo visivo era il volto di Sanji e, non ben a fuoco, alle sue spalle, il salotto di casa loro. 
«Hai cominciato a chiamare il mio nome nel sonno. E poi dormivi in una posizione impossibile, ma come fai?!»
«Io... Ah, io...» Usopp si spalmò una mano in faccia, rimettendosi seduto, anche per fare spazio al compagno accanto a sé. 
«Era un brutto sogno? Mi chiamavi in un modo strano» 
Usopp sentì il viso scaldarsi e ringraziò la sua carnagione scura. Probabilmente il "modo strano" che diceva Sanji era esaltazione, vista la piega presa dal sogno. E, a dirla tutta, avrebbe anche potuto raccontarglielo. 
Non immaginava nessuno migliore di Sanji per confessare quella serie di sogni assurdi che faceva, tutti diversi tra loro ma con una linea logica a collegarli, che ricominciavano sempre da dove si era fermato la notte precedente, in cui lui, Sanji e la loro cerchia di amici erano pirati, quasi tutti per lo meno, che viaggiavano in un mondo totalmente surreale, sconfiggendo cattivi e tramutandosi avventura dopo avventura in paladini della gente. 
Avrebbe potuto raccontargli che in quell'ultimo sogno si era trovato in una strana Wano ancora immersa nel periodo Edo ma con una tradizione un po' meno rigida di quello che il periodo Edo era realmente stato. E che erano stati separati per giorni, che Sanji era stato quasi obbligato a sposare Pudding e che nel momento in cui lo aveva svegliato, si stavano per reincontrare per la prima volta. 
Avrebbe potuto e stava in effetti per farlo, quando l'occhio gli cadde su gli indumenti di Sanji. 
O meglio, l'indumento. 
Uno yukata a righe bianche e grigie, con una fusciacca gialla in vita, fin troppo aperto sul torace, che di solito restava ben nascosto per la sua più larga parte al di sotto delle camice, e le bretelle a tirare su le maniche fin quasi alle spalle, lasciando in bella vista i muscoli delle braccia. 
«S-S-San?» chiamò Usopp, la gola se possibile ancora più secca, incapace di smettere di fare su e giù con gli occhi. «Da dove arriva quello y-yukata?» 
Sanji aggrottò la fronte, il busto leggermente piegato in avanti e i gomiti posati alle ginocchia, a rendere ancora più definiti i suoi bicipiti. 
«Ma non ti ricordi? Robin ha organizzato una cerimonia del the da lei e Franky, per festeggiare...» 
Usopp cercò di restare concentrato su quello che Sanji stava blaterando riguardo un corso di non so cosa, forse di laurea e per Robin sarebbe stata forse la quarta ma non è che fosse niente di strano, con lui che ne aveva due e Chopper che a 21 anni già si specializza in medicina. 
Il punto era che pur con due lauree non era in grado di seguire sia Sanji che il treno dei propri pensieri che in quel momento vertevano su quanto fosse complicato sciogliere la fusciacca, se fosse fattibile sfilare tutto senza stare a sciogliere niente o se forse fosse più auspicabile limitarsi ad aprire lo yukata e farglielo tenere addosso mentre gli faceva di tutto.
«...'tavo comunque per svegliare o avremmo fatto tardi. E ti devi ancora vestire» lo accarezzò sul ginocchio mentre si rimetteva in piedi ma non riuscì a fare un passo che Usopp afferrò il retro del yukata e lo tirò indietro. 
Sanji si girò perplesso un solo istante. Poi il sangue gli defluì via dalla testa troppo in fretta per riuscire a essere perplesso o anche solo, per dire, pensare. 
L'espressione di Usopp in quel momento, seria, concentrata, gli occhi adombrati e quasi liquidi, era una delle cose... No, decisamente era _la cosa_ più sexy che avesse mai visto. 
«Temo che faremo tardi lo stesso»
Sanji mando giù a vuoto. 
Che cosa... Che gli prendeva?! Cosa...
«Che... Che stai dicendo? Non possiamo far aspettare una d-dolce...»  mandò giù di nuovo quando Usopp si mise in piedi, afferrando saldamente i baveri dello yukata, avvicinandosi il più possibile alla bocca di Sanji con la propria. 
Non era da lui, prendere così l'iniziativa, lanciarsi a quel modo. Usopp era il timido dei due, lo tsundere della coppia.  E anche se Sanji non lo avrebbe cambiato per niente al mondo, non è che non gli piacesse, quello che stava succedendo. 
«Robin capirà» mise fine alle sue protese con un bacio, Usopp, trascinandolo con sé in corridoio e fino alla camera, mentre provava già a spogliarlo e senza staccare le labbra da lui, che fosse la bocca, il collo o il petto aveva poco importanza. 
Sanji non riusciva neanche a pensare. Sapeva solo che erano in ritardo. E non gli importava. 
Robin avrebbe capito. 
Per quanto gli riguardava, era ben felice di non capire più niente.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: ___Page