Un unico
desiderio
Era pomeriggio
inoltrato, e il sole infuocava la sabbia,
donando al deserto un’atmosfera surreale. Lucy era seduta su
una cassa di
legno, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda e il vestito bianco
tirato
su, fino alle ginocchia. Non aveva esitato un secondo a liberarsi dalle
lunghe
calze: moriva di caldo, e gli archeologi non avevano la
benché minima
intenzione di muoversi dalla caverna in penombra che avevano trovato
poco più
in là.
Accanto a lei,
avvolta in un fazzoletto lurido, una buffa
scoperta.
Era passato un
mese da quando era giunta in Egitto, ben felice
di allontanarsi dalla noiosa vita inglese e da suo padre, che invece di
guardarla come un essere umano e una figlia aveva
già predisposto delle
nozze di convenienza con un ricco rampollo molto più grande
di lei. La ragazza
rabbrividiva al solo pensiero, ragion per cui aveva colto la palla al
balzo
quando la società di archeologia si era fatta avanti in
cerca di finanziatori
per uno scavo ambizioso, proponendosi come
“inviata” e sovrintendente alle
operazioni nel caso in cui gli Heartphilia avessero accettato.
Si era adattata
in fretta al clima e al cibo, concentrandosi
sui panorami nuovi e affascinanti, che aveva immortalato su carta,
nelle lunghe
descrizioni che stilava a lume di candela, la sera.
Da quando erano
cominciati gli scavi, però, Lucy non aveva
avuto più molto da fare: si era proposta come aiutante, ma
gli uomini avevano
velocemente liquidato la sua proposta; una ragazza tanto delicata non
doveva
sporcarsi le mani… Ma poteva catalogare i reperti.
Il problema era
che gli uomini avevano trovato soltanto una
lampada, malconcia e ammaccata. E, dopo averla repertata, era finita
avvolta
nel fazzoletto.
In
realtà, Lucy
non
l’avrebbe definita propriamente una lampada: insomma, sapeva
che lo era, ma non
poteva fare a meno di notare la somiglianza assurda con una teiera un
po’ più
piccola e di ottone. Era rimasta profondamente sbalordita, quando aveva
realizzato che era quello, l’aspetto che aveva
l’oggetto magico all’interno del
quale abitava il genio dispettoso di molte fiabe
che leggeva da piccola.
E, ovviamente,
moriva dalla voglia di lucidarla, proprio come
Alì Babà. Era un istinto dal quale non riusciva
proprio a tirarsi indietro,
nonostante sapesse benissimo che erano tutte stupidaggini infantili.
Era per
quel motivo che si ostinava a tenere l’oggetto accanto a
sé: sapeva che se non
lo avesse fatto non avrebbe mai trovato il coraggio di assecondare
quella
ingenua fantasia.
Quella sera,
dopo una cena magra ma deliziosa – la ragazza si
era innamorata dei datteri, frutti alieni alle campagne inglesi
– e dopo il
resoconto giornaliero riportato sul diario di viaggio, Lucy si
sistemò per bene
sulla branda. Essere una ragazza le aveva assicurato il privilegio di
una tenda
tutta per sé, e proprio lì, a lume di candela,
decise che era arrivato il
momento di togliersi lo sfizio. Aveva poggiato l’involucro di
pezza di fronte a
lei, e quando rimosse il tessuto si ritrovò davanti
l’ottone malconcio a
rispecchiare in maniera distorta la sua figura. Sorrideva, Lucy, al
pensiero di
come, da bambina, adorasse quel genere di racconti: avventure
misteriose in
terre lontane che sua madre amava raccontarle la sera, prima di andare
a dormire.
Prima che si ammalasse.
La ragazza prese
tra le mani quell’insolito manufatto,
rigirandoselo tra le mani e osservandone le decorazioni sbiadite dal
tempo. Guardò
anche dentro, sollevando il piccolo coperchio: ovviamente
all’interno non c’era
altro che qualche granello di sabbia. Dopo averla esaminata con cura
Lucy si
decise a lucidarla.
Ovviamente, non
accadde nulla.
Ridendo del
fallimento, la ragazza scosse la testa, pronta a
infagottare per l’ennesima volta l’oggetto, quando
inspiegabilmente la lampada
cominciò a bruciare.
«Ahi!»
Lucy si era
bruciata, e per l’improvviso dolore aveva gettato
per aria il lume, che sembrò prendere vita, emettendo una
piccola fiammata.
Poi, dal nulla,
era comparso un ragazzo. Aveva la pelle
abbronzata e dei buffi capelli rosati, che stavano su come delle corna.
Lucy
non poté fare a meno di pensare che fosse proprio attraente,
soprattutto dato
la mancanza di vestiario, che lasciava scoperto il petto scolpito.
Ma fu solo un
attimo. Poi, come punta da uno spillo, la
ragazza balzò di lato, mettendosi dal lato opposto della
tenda, gli occhi spalancati
per la sorpresa.
Già,
sorpresa. Lucy si sorprese a pensare che quel tipo non la
spaventava neanche un po’. E, d’altro canto, il
ragazzo non sembrava averla
notata. Si guardava intorno, mentre con le mani si spazzolava via dai
pantaloni
della cenere.
«Ma
guarda un po’! E io che pensavo che questo mondo non
esistesse più!» esclamò, più
a se stesso che alla ragazza.
Poi, dopo aver
raccolto la lampada da terra, si voltò a
guardare Lucy. Aveva un bel paio di occhi scuri, leggermente a
mandorla, che la
osservarono con curiosità.
«Bene!
Quindi sei tu che mi hai fatto uscire! Spero che tu
abbia dei desideri davvero seri da realizzare, perché mi
stavo godendo un ottimo
pesce, prima che tu mi evocassi!»
Lucy non
poté fare a meno di alzare un sopracciglio, a quella
affermazione.
«Cosa?
Non dirmi che non sai cos’è un pesce! Cavolo,
questo mondo
sta davvero morendo…» continuò lui,
sedendosi sulla branda a gambe incrociate.
«Tu
saresti il genio?» riuscì a chiedere la ragazza,
imbarazzata dal silenzio che era sceso e dal modo in cui quegli occhi
percorrevano
il suo corpo, incuranti della camicia da notte.
«Diciamo
di sì. È più semplice per voi
definirci così» tagliò
corto lui.
«Ah,
comunque mi chiamo Natsu.»
E sorrise. E
Lucy arrossì.
È un
genio. È nella mia tenda. Ed è…
Carino.
«I-io
sono Lucy. A-allora… Ho tre desideri?»
Natsu
annuì, guardandosi intorno.
«Diciamo
di sì.»
La ragazza
annuì. Non aveva pensato a cosa chiedere, quindi
decise di prendere tempo.
«Dev’essere
stato brutto, stare rinchiuso tutto quel tempo
nella lampada.»
Natsu la
guardò, con un lampo di malizia negli occhi.
«Guarda
che io non abito lì dentro. Quello
è soltanto
un oggetto con cui posso essere evocato e trasportato in questo
mondo.»
«Ma
allora… Dov’è che vivi?»
chiese la ragazza, avvicinandosi
impercettibilmente.
Natsu la
scrutò per un lungo istante, dubbioso.
«Esistono
molti mondi oltre al tuo, Lucy, e io vengo da uno di
questi. Da Earthland.»
Da quando aveva
pronunciato il suo nome era diventato
maledettamente difficile restare concentrata sulla conversazione.
Anche la sua
voce è bellissima. Ma che cavolo…
«E
com’è, lì?»
Il ragazzo fece
spallucce.
«È
come il tuo mondo, ma più divertente. Sai, possiamo usare
quasi
tutti la magia, e il cibo è più buono.»
Magia…
Le brillarono
gli occhi a sentire quelle cose. Un mondo in cui
usare la magia! Sarebbe stato fantastico poterci andare.
«Hmm,
allora? Hai deciso cosa chiedermi?»
Lucy lo
osservava in silenzio. Poteva permettersi un simile
desiderio? Beh, ne avrebbe risparmiati due. E sarebbe scappata da una
vita che le
stava stretta. Era inutile illudersi: la ragazza sapeva perfettamente
che, una
volta rientrati in patria, il padre l’avrebbe costretta a
sposarsi. E lei non
ne aveva alcuna intenzione.
E poi, quel
ragazzo le ispirava sentimenti positivi. Molto positivi.
Così,
strinse i pugni e annuì, piazzandosi proprio di fronte a
lui.
«Io…
Voglio che mi porti con te.»
Natsu
alzò le sopracciglia.
«Beh,
questa è bella! È la prima volta che un umano
esprime un
desiderio del genere. Ne sei sicura? Voglio dire, le lampade funzionano
a senso
unico. Noi di Earthland non possiamo fare avanti e indietro ogni volta
che ci
pare.»
Lucy
annuì, determinata.
«Non
ho niente da perdere, a venire con te.»
Ma tanto da
guadagnare.
Natsu sorrise.
«Bene.
Allora forza, esprimi il desiderio e andiamocene. Ho
fame.»
Il suo stomaco
si unì alla richiesta, brontolando. Il ragazzo le
porse le mani, che la ragazza afferrò prontamente.
E sorrise, di
rimando.
Sarebbe stato
fantastico.
«Desidero
una vita piena di avventure e di amici su Earthland!»
Angolo
dell'autrice: salve a tutti! Questa one-shot rappresenta
il giorno due della #naluweenweek2020
(anche se ormai siamo a metà novembre...) e il
prompt è 'genio'. La prima cosa a cui ho pensato, per questa
one-shot, è che dovesse essere Natsu, a fare il genio,
perché... Sì. Ha un'aura scherzosa e vestiti che
richiamano l'oriente (soprattutto all'inizio del manga), mentre Lucy me
la sono immaginata più come la figlia di un nobile inglese,
anche perché effettivamente nell'anime un po' dà
questa impressione.