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Autore: Eridian    16/11/2020    1 recensioni
Si alzò di scatto, e corse verso quel rumore che non gli piaceva, con il cuore in gola. Pregava che i dubbi che aveva in testa non fossero veri.
Arrivato in soggiorno, la trovò stesa sul divano ad annaspare aria. Non riusciva a respirare. Lei, la sua Lucy era in preda alla disperazione nel tentare di recuperare piú aria possibile per i polmoni.
Prese la mascherina dal tavolo, la mise, e recuperata anche l'altra corse da lei, poggiandogliela sulle orecchie e alzandola sopra al naso.
-È solo per qualche minuto, finchè non arriviamo in ospedale. Ti prego, resisti.- le disse, con la sua voce tremante e rauca per colpa dell'età avanzata.
La aiutò ad alzarsi, tenedole un braccio sulla sua esile vita e facendola appoggiare a lui, e piú veloce che potè raggiunse la porta di casa, recuperando le chiavi della macchina, e uscendo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premesssa: ovviamente il virus in questione è il covid. Per mia fortuna, non ho avuto motivo per andare in pronto soccorso in questo periodo, quindi non so come funziona, tempi di attesa, trattamenti sul posto e quant'altro. È una storia di fantasia, quindi vi prego di non esssre troppo duri nel giudicare ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Vi augro buona lettura, fatemi sapere, se vi va, se vi è piaciuta!




Si svegliò nel cuore della notte sentendo uno strano rumore provenire da quello che era il soggiorno di casa sua.
Si accorse subito che qualcosa non andava, e che quello che sentiva era il respiro affannato di qualcuno.
Accese la lampada sul comò, e girandosi di scatto per osservare l'altra metà del letto, lo trovò vuoto.
Si alzò velocemente, e corse verso quel rumore che non gli piaceva, con il cuore in gola. Pregava che il pensiero che aveva in testa non fosse vero.
Arrivato in soggiorno, la trovò stesa sul divano ad annaspare aria. Non riusciva a respirare. Lei, la sua Lucy era in preda alla disperazione nel tentare di recuperare piú aria possibile per i polmoni.
Prese la mascherina dal tavolo, la mise, e recuperata anche l'altra corse da lei, poggiandogliela sulle orecchie e alzandola sopra al naso.
-È solo per qualche minuto, finchè non arriviamo in ospedale. Ti prego, resisti.- le disse, con la sua voce tremante e rauca per colpa dell'età avanzata.
La aiutò ad alzarsi, tenedole un braccio sulla sua esile vita e facendola appoggiare a lui, e piú veloce che potè raggiunse la porta di casa, recuperando le chiavi della macchina, e uscendo.


Il piede schiacciava l'accelleratore a piú non posso, le mani salde sul volante e la concentrazione al massimo. Doveva portarla in ospedale piú in fretta che poteva.
Mentre guidava, Lucy ancora annaspava aria, le lacrime a rigarle il candido viso con qualche ruga. Si teneva il petto, probabilmente dolorante per la fatica che stava facendo. Decise di poggiare una mano sulle sue, per confortarla, farle sapere che lui era accanto a lei, che non l'avrebbe abbandonata.
Lei ricambiò il gesto, e spostando una mano, racchiuse quella del suo Natsu tra le sue piú piccole, circondandola e stringendola.
La mascherina ancora sul loro naso, a corprirli. Sapeva di non doverla toccare, che avrebbe rischiato, ma poco gli importava.


Scese, e corse subito dalla sua parte per aiutarla. Le luci del pronto soccorso a illuminarli.
Entrarono. Per sua sorpresa, la sala d'attesa non era cosí piena come immaginava. C'erano una decina di persone sedute, tutte che tentavano di stare il piú lontane possibili le une dalle altre, senza riuscirci granchè data la piccola stanza in cui si trovavano. Li guardavano male, impauriti, a lei soprattutto. Dopotutto, in questo periodo, non era raro il sintomo che la sua signora stava mostrando davanti a tutti, e la paura era grande persino nel suo cuore. Li ignorò tutti.
Suonò il campanello per richiamare l'attenzione di qualche medico al di là della porta che gli si parava davanti; suonò piú e piú volte, senza sosta, finchè qualcuno si degnò si presentarsi davanti a loro. Il medico era coperto di mascherina e guanti medici e subito li fece entrare, per far sedere Lucy su una sedia. Chiese cosa avesse.
-L'ho trovata che non riusciva a respirare sul divano. L'ho subito portata qui. Voglio informarla che due giorni fa abbiamo fatto il tampone, essendo una sua amica risultata positiva, ed essendoci stati a contatto di recente. Sarebbero dovuti arrivarci i risultati in mattinata, quindi non so se... Se possa essere davvero...- non riusciva a finire la frase. Sapeva cosa comportava questo maledetto virus, e sapeva che avrebbe potuto ucciderla da un momento all'altro, anche per colpa della sua età avanzata.
Il medico comprese, e si mise al computer per cercare le loro cartelle cliniche, mentre due infermiere si occupavano di far sedere Lucy su una sedia e di darle ossigeno attaccandola ad una macchina. Solo in quel momento Natsu notò che non c'erano barelle in quella stanza, e che non ne stavano portando per far stendere la sua signora. Si ridestò dai suoi pensieri quando il medico parlò.
-Signor Dragneel, ho qui le vostre cartelle, e i risultati del tampone. Posso dirle che lei è negativo, per ora... Perchè... Sua moglie invece, è risultata positiva, quindi dovrà rifare un altro test essendoci stato direttamente a contatto.- disse il piú calmo possibile. Sapeva che la notizia non era per nulla buona, e non sapeva come avrebbe potuto reagire lui.
Natsu non parlò, rimase solo a fissare gli occhi del medico, con le lacrime agli occhi. Non era tipo da piangere, aveva pianto solo rarissime volte nella sua vita. Ma la notizia che Lucy avesse contratto il virus, e che quindi fosse in pericolo di vita... Beh, questo lo distrusse.
-Ora la porteremo in terapia intensiva, ma lei non potrà seguirla. Una mia assistente provvederà a farle un nuovo tampone, e le invierò personalmente il risultato tra due giorni quando lo avrò controllato. Signore, non posso assicurarle niente sfortunatamente. Deve cercare di resistere, le faremo avere noi notizie di sua moglie.-
Senza dire nulla, osservo due infermiere aiutare Lucy ad alzarsi dalla sedia, e accompagnarla verso una porta poco distante, quella che dava all'entrata per l'ospedale. L'immagine che lo uccise arrivò in breve tempo, quando lei si divincolò momentaneamente dalla presa di una delle infermiere, per girarsi verso di lui. La osservò attentamente. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle, tutti scompigliati per la nottata insonne, e il ciuffo sulla fronte le si era appiccicato a causa del sudore per la fatica che stava facendo. I suoi grandi occhi nocciola erano pieni di lacrime, che scendevano copiose sul suo viso pallido e stanco, e lo osservavano, fissandolo attentamente nei suoi, neri come la pece. La bocca coperta dalla mascherina che Dio solo sa quanto avrebbe voluto toglierle per poterle dare almeno un po' di solievo, ma che sapeva di non poter fare. Le mani strette al petto per provare a placare un dolore che, lui non poteva immaginare, sarebbe aumentato in poco tempo a causa della sua lontananza. E poi, il colpo di grazia. Mollò la presa sul petto con una delle sue mani, per allungare quell'esile braccio verso di lui, la mano spalancata per cercare la sua. Le osservò il viso, un'ultima volta, e vide gli zigomi alzarsi e incurvare gli occhi a causa di quello che da sotto la mascherina era per lui il piú bello dei sorridi.
Lei sorrideva, e cercava la sua mano. E lui stupido allungò le sue braccia verso di lei nel cercare di prendere quella mano che le sarebbe mancata come l'aria ora mancava ai polmoni di Lucy. Le lacrime copiose sui loro visi non smettevano di scendere. E continuò ad osservarla, anche mentre l'infermiera gentilmente la riprese, accompagnandola con la collega al di là di quella porta che li avrebbe separati.
Per sempre.

**

Erano passate settimane da quando l'aveva vista. Il mondo gli era crollato addosso come un macigno, di punto in bianco, senza che lui potesse reagire.
E ora si trovava lí, seduto sulla panca in legno scomoda della Cattedrale di Kardia, ad osservare il suo volto giovane, spensierato mentre regalava ai presenti il sorriso piú splendido e luminoso che solo lei era in grado di donare. Era bella in quella foto, quando portava i capelli in una lunga coda di cavallo sul lato del suo capo, quando ancora era giovane e piena di vita. Ricordava bene quella foto, gliel'aveva scattata lui di sfuggita di ritorno da una missione, mentre parlava spensierata con Elsa, e lui aveva deciso di immortalare quel momento in un'immagine senza che lei se ne accorgesse.
Teneva le mani sulle gambe, strette a pugni, cosí strette da far diventare le nocche bianche. I dorsi erano bagnati di lacrime amare, quelle poche che riuscivano a sfuggire alla mascherina che bloccava la loro caduta. Sentí ad un tratto qualcosa di caldo che andò a coprire la sua mano destra gelida, senza piú un briciolo di fuoco dentro di sè a scaldarla, perchè morta lei, era morta e sparita anche la sua magia di dragon slayer. Si girò, e vi trovò Levy intenta a osservarla e piangere disperata per la morte della sua piú cara amica, strappata dalla vita da quello schifo di virus che occupava il mondo.
Anche Levy era stata costretta per forze maggiori a fare un tampone, e come lui era risultata negativa. Già, la vita voleva prenderlo in giro. Non solo era risultato negativo al primo tampone, ma anche il secondo lo era, mentre per ironia della sorte, Lucy era risultata positiva al primo, finendo poi per morirci.
Quando anche Levy si girò a guardarlo, poggiò distrutta la sua fronte sulla spalla di Natsu, bagnandola con le sue lacrime. Le aveva permesso di rimanere con lui in prima fila, sia perchè era la sua piú  grande amica, sia perchè lui aveva bisogno di qualcuno in quel momento, e lei si era silenziosamente offerta di stare lí con lui, sedendosi senza dire nulla, e tenendogli compagnia a guardarla.
E mentre piangeva sulla sua spalla, si fece forza, e provò a consolarlo, dicendogli che lei, la sua maga preferita, l'amore tanto sognato e conquistato, con cui era riuscito a costruirsi una vita... Lei voleva che continuasse a vivere.
E mentre il prete dava l'estrema unzione, si prepararono a dirle addio per sempre. Lui, Levy, la gilda dietro di loro e gli spiriti celesti, scesi a salutarla per l'ultima volta. Tutti distanti, senza potersi confortare gli uni con gli altri, a causa di questo dannato virus che aveva portato via una parte preziosa di vita a tutti quanti. 


 
  
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