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Autore: Deb    18/11/2020    7 recensioni
«Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…»
Fuka è seduta al suo banco, io le sono vicino, le parlo di baci anche se non ne capisco il motivo. Perché dovrei suggerirle una cosa del genere?
«Hai già baciato Hayama?» [...]
«Non abbiamo fatto niente di simile. È il tipo che quando è nella posizione di poter fare certe cose non le fa. Infatti mi ha baciata all’asilo quando non volevo». [...]
Sono colpita dalle sue parole, mi domando perché Hayama non abbia ancora baciato Fuka. Ma non deve baciarla, no?!

{Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna}
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Broken glass

«Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…»
Fuka è seduta al suo banco, io le sono vicino, le parlo di baci anche se non ne capisco il motivo. Perché dovrei suggerirle una cosa del genere? «Hai già baciato Hayama?» Hayama è il mio ragazzo, perché dovrei chiederle una cosa del genere? Non parlare più, Sana.
«Non abbiamo fatto niente di simile. È il tipo che quando è nella posizione di poter fare certe cose non le fa. Infatti mi ha baciata all’asilo quando non volevo».
Ma io ho già sentito queste parole? Quando? Mi sembrano familiari. Che sta succedendo? Hayama non può baciare Fuka. Non deve. Deve baciare me.
Sono colpita dalle sue parole, mi domando perché Hayama non abbia ancora baciato Fuka. Ma non deve baciarla, no?! Sarebbe un tradimento.
«Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…» Le dico, quanto più seriamente possibile. Ma sento qualcosa dentro che mi dà fastidio, come passare le unghie sulla lavagna. Se lo fai, ti bacerà, ma non farlo mai. Non provarci nemmeno. Non va bene. Hayama sta con me, Fuka. Non farlo. Ma allora perché dovrei proporglielo?
«Uhm, però… avvicinargli il viso…? Vorrà dire che ci proverò».
No! Vorrei urlarlo, ma le parole si strozzano nella mia gola e non riesco a pronunciare alcun suono. Mi accascio sul banco, sconfitta. Stupida. Stupida Sana!
Il rumore delle unghie sulla lavagna mi dà fastidio, vorrei tapparmi le orecchie, ma non ci riesco. Mi sono colpita con le mie stesse parole, fa male. Fa malissimo. Non voglio che si bacino. Eppure al contempo, se si dovessero baciare, non penso che ci sarebbe niente di male. Perché? Hayama è il mio ragazzo, dovrebbe essere sbagliato anche solo pensare un loro bacio.
Cambio di scenario.
Improvviso.
Che succede? Ho perso ore della mia vita? Perché sono qui, tra le strade di Tokyo? Dove sono?
«Akito, grazie per avermi riaccompagnata a casa». Sorride, Fuka. Sorride al mio ragazzo in modo strano, quasi languido. Non deve permettersi.
Lui alza le spalle. “Di niente”, significa.
«Puoi anche parlare, eh?! Cosa alzi le spalli così?» Il ventaglio colpisce la sua testa, Hayama non riesce a schivarlo. Significava “di niente”, Fuka. Non lo capisci?
Mi sento il terzo incomodo, sono lì, vicino a loro, eppure mi sembra che loro non mi vedano. Non lo capisci, Fuka? Significa “di niente”. Hai bisogno del traduttore? Non va bene. Dovresti capirlo soltanto guardandolo. Io lo faccio. Io lo capisco. È il mio ragazzo. Allontanati dal mio ragazzo.
«Dannata, mi hai fatto male». Si massaggia la testa, e sospira.
Fuka chiude a pugno una mano, non entra in casa, rimane ferma lì. Immobile. Deglutisce. Anche Akito non si sposta. Anche se non capisce cosa stia accadendo. Ma se Fuka non si allontana, lui non la lascia. Attende che entra in casa prima di poter riprendere il suo cammino. Vieni da me, Akito? Vieni da me? Perché hai accompagnato a casa Fuka? Vieni da me.
«Devi dirmi qualcosa?» Dice, Hayama, rimanendo fermo. Sono due punti fermi nell’universo che non riescono ad andare avanti.
Fuka non risponde. Lo guarda negli occhi, un attimo. Non rimane paralizzata guardando quegli occhi come succede a me. Anzi, chiude gli occhi. Sarà tutto buio dentro quegli occhi. Chiude gli occhi, Fuka e alza il viso. Si avvicina a lui.
«Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…»
No! Le mie parole riecheggiano per la via. No! Non devono baciarsi. Mi tappo le orecchie, ma non riesco a chiudere gli occhi.
Non baciarla!
Perché non dovrebbe? Non ci sarebbe niente di male.
Akito la guarda per un tempo che sembra infinito. È bloccato. Immobile. Sembra ci stia pensando. Vorresti che fossi io, lì davanti a te, vero? Vero? Appoggia una mano sulla spalla di Fuka. La vedo sussultare un attimo, ma non apre gli occhi, non si sposta. Akito, più alto di lei, si abbassa. Lentamente. Troppo lentamente. È tutto in slow-motion. Non baciarla. Non voglio, Akito. Invece lo fa. Akito appoggia le sue labbra su quelle di Fuka, è un bacio casto. Dura poco. Si dividono poco dopo. Aprono tutti e due gli occhi, Fuka sorride. Sorride e abbraccia Akito. Le sue mani sono intrecciate dietro le spalle del mio ragazzo. È il mio ragazzo? No. Non lo è. Non è il mio ragazzo. Le loro bocche si incontrano di nuovo, e questa volta, si schiudono, si cercano, come un nuotatore in cerca di aria dopo l’apnea.
Basta! Gli specchi si rompono, tutti intorno a me. Vetri rotti che cadono e si disintegrano contro la pavimentazione d’asfalto. Il rumore è assordante. Non voglio vedere. Non voglio vedere.


Spalanco gli occhi. Che è successo?
Mi sembra di aver fatto un brutto sogno, ma non lo ricordo. Mi sembra c’entrasse Akito. Qualcosa che aveva a che fare con lui. Mi giro dall’altra parte, guardo l’orologio. Mi dà fastidio, ora, il suo ticchettio. Le lancette che scandiscono il tempo. Vorrei buttarlo per terra e romperlo. Mi sento nervosa. Nervosa e arrabbiata. Cosa ho sognato?
Cerco di recuperare il sonno, non ci riesco. Sospiro, scosto le coperte e scendo dal letto. Apro la finestra e l’aria frizzante della mattina mi investe. Di solito non mi sveglio mai a quest’ora. È ancora fresco, fuori. Mi vesto. Porterò fuori i cani. Una passeggiata potrebbe farmi bene. Non riesco proprio a ricordare cosa ho sognato, ma ho addosso un senso di fastidio che non riesce ad abbandonarmi.
Cammino per le vie vicino a casa mia, i miei piedi seguono una strana che conosco bene, che potrei fare ad occhi chiusi. Mi spingono verso casa sua. Ho voglia di vederlo. Il mio respiro, a contatto con l’aria fresca, crea piccole nuvole di fumo. I cani camminano ordinati pochi passi davanti a me e mi lascio guidare da loro.
Sorrido.
«Ciao! Corsa mattutina?»
Si ferma, quando mi vede, prende fiato. Le sue nuvole sono più grandi delle mie. Alza le spalle. Significa “Sì”. Mi avvicino a lui ed i cani gli annusano le gambe. Non deve parlare, con me, io lo capisco soltanto guardandolo.
«Non è presto per te?» Mi domanda, sedendosi sulla panchina poco distante da noi.
«Sì. Ma mi sono svegliata e non riuscivo più a dormire. Quindi ho portato fuori i cani». Rispondo, sedendomi al suo fianco.
«Tu che non riesci a dormire?»
«Credo di aver fatto un sogno che mi ha dato fastidio, ma non ricordo cosa abbia sognato». Spiego, portandomi la mano libera al mento, cercando di fare mente locale sugli avvenimenti della notte. «Credo che c’eri pure tu, nel sogno».
«Io?»
Annuisco. «Sì, e penso che tu abbia fatto qualcosa che non mi è piaciuto, perché vorrei picchiarti adesso». Akito rimane in silenzio. «Magari mi verrà in mente, durante la giornata». Continuo, sorridendo.
«Può essere».
Gli do una gomitata. «Non mi hai ancora baciato». Sussurro, voltandomi e sorridendogli.
«Hai già baciato Hayama?»
«Stavo riprendendo fiato, e poi potresti baciarmi anche tu».
«Ma se lo faccio sempre!»
Alza le spalle. Significa “non è mai abbastanza”. Sorrido e guardo il cielo che si sta colorando sempre di più di azzurro.
«Vieni a scuola, oggi? O devi lavorare?»
Ci penso un attimo, non ricordo cosa debba fare oggi. «Penso verrò a scuola. Mi sembra non abbia nulla, questa mattina».
Annuisce. «Allora ti verrò a prendere a casa, andiamo insieme».
«Va bene». Rispondo, alzandomi.
«Akito, grazie per avermi riaccompagnata a casa».
Deglutisco. Ci sono dei flash della mia mente. Immagini che non mi piacciono per niente.
«Posso farti una domanda, Hayama?» Domando, alzando e abbassando la gamba, nervosa. Akito alza lo sguardo verso di me, annuisce, senza proferire parola. «Hai mai baciato Fuka?» Chiedo, guardandolo dritto negli occhi, sentendo il cuore cominciare a battere più veloce. Vorrei mi rispondesse di no. Ma so bene che potrebbe non essere la risposta che mi arriverà. «Quando stavate insieme, intendo, ovviamente». Non gli do il tempo di rispondere. Sto allungando il momento. Alla fine, forse, non voglio davvero sapere la risposta.
Sgrana gli occhi, apre un attimo la bocca, la richiude. «E questa domanda da dove arriva?» Ribatte, soltanto, evitando di rispondere davvero.
«Hai mai baciato Fuka?» Ripeto, incrociando le braccia al petto e sbattendo un piede a terra, ritmicamente.
Sospira. «Vado a casa». Si alza e mi volta le spalle. «Ci vediamo a scuola».
«Non dovevi venirmi a prendere?»
«Ho cambiato idea, oggi non è aria».
Dannato, Hayama. Lo blocco per un braccio, mi porto davanti a lui. Penso che i cani sentano la mia irrequietezza perché mi sembrano stiano in posizione di difesa. Akito li guarda, non distoglie lo sguardo da loro. Sembra un incontro tra cani alpha. «Rispondimi!»
«Non sono affari tuoi». Lo fa, non nella maniera in cui vorrei.
Si sono baciati. Ne deduco. Gonfio le guance, irritata. «Vi siete baciati». Lo dico ad alta voce.
«Anche se fosse? Stavo con lei». Si mette un po’ di lato, in attesa del colpo. Ma non arriva. Non arriva nessun martello di plastica in testa, niente di niente. Rimango in silenzio, abbasso lo sguardo.
«Infatti». Dico, cominciando a camminare.
«Dove vai?»
«Dove vuoi che vada? A casa!» Rispondo, senza girarmi, forse un po’ troppo brusca. No, va bene così. Non ci voleva tanto a rispondere alla mia domanda. Non dovrebbe farla difficile.
«Kurata…»
Mi fermo, sospiro. «Ti avevo fatto una semplice domanda». Mi volto, ora e lo guardo dritto negli occhi. «Hai baciato Fuka quando stavate insieme?» La rifaccio. Lo vedo deglutire, abbassare lo sguardo, mortificato. Non ci sarebbe stato niente di male. Anche se fa male.
«Sì». Mi sembra quasi che sia stato il vento a portarmi queste due lettere e mi sembra di sentire i vetri rompersi da qualche parte. Avrei voluto non sognare, questa notte.
«Quando?» Non riesco a trattenermi. Poi mi rendo conto che non è la domanda giusta. «Non volevo dire quando...» Mi correggo, girando i guinzagli intorno al mio polso, poi mi libero dalla stretta, poi ricomincio. Fortuna che sono robusti, altrimenti li avrei già rotti. Non riesco però più a dire niente. Akito è davanti a me, mi guarda, io osservo l’asfalto scuro sotto i miei piedi. Che bel colore. Grigio piccione. I piccioni hanno dei bei colori. Penso, cercando di far sparire dalla mia mente l’immagine che non vuole lasciarmi. Le loro labbra unite. Unite come lo sono le nostre, quando ci baciamo, da quando stiamo insieme. Non so perché non ci avessi mai pensato, o forse lo avevo fatto, ma non mi ci sono mai soffermata. E non capisco perché proprio ora mi dia così fastidio. Colpa del sogno. Non lo ricordo bene, ancora, però. Cosa mi ha dato così fastidio?
Sento un ok in lontananza, alzo la testa. Akito mi dà le spalle e si sta avviando verso casa sua. O magari va da Fuka. Mi do uno schiaffo sulla guancia con la mano libera, dopo essermi seduta di nuovo sulla panchina. Non essere sciocca, Sana!
«Perché ti colpisci da sola?»
Sussulto. «Mi hai fatto prendere un colpo!» Hayama è di nuovo al mio fianco, non è andato via, non davvero. È seduto vicino a me, ora. Guarda un punto imprecisato davanti a lui, attendendo la mia risposta.
Sospiro. «Mi dà fastidio». Dico, e mi sento un po’ una bambina piccola che scopre che il suo giocattolo preferito è usato. Hayama mi guarda, ma non proferisce parole. Le immagini del sogno di questa notte ritornano veloci alla mia mente ed il fastidio torna prepotente in me. Non avrebbero mai dovuto baciarsi. Mi fa stare male.
Hayama non risponde, in queste occasioni mi piacerebbe avere un ragazzo che sappia parlare, invece di fare scena muta, lo guardo con la coda dell’occhio. «Non si può cancellare quello che è stato fatto». Mi andrebbe bene, questo. Perché alla fine è la verità. Stava con Fuka, non con me, poteva baciarla quando voleva, io non ho diritto di replica. Eppure mi dà fastidio, così tanto che vorrei buttare all’aria la panchina con Akito sopra. Dannato Akito!
«È passato». Dice, porta una mano dietro al collo e si gratta la nuca. «Non posso farci nulla, ormai».
Mi viene da piangere. Piango. Se potesse tornerebbe indietro e cancellerebbe tutto. I baci che si sono scambiati, lo farebbe per me, lo so. Me lo sta dicendo.
«Io non ho baciato nessuno, a parte te». Ammetto. Nemmeno per un film, per una serie. Niente. Ogni tanto ci sono scene d’amore nel mio lavoro, ma non ho mai baciato, non sarebbe giusto. Non mi sentirei a mio agio nei confronti di Akito: l’unica persona che io voglia davvero baciare. «Solo te».
«Quindi?» Fa una pausa. «Vuoi chiedermi di andare in giro a baciare altri ragazzi? Fallo, allora». Si alza, calcia il cestino dei rifiuti poco distante.
«Ma che stai dicendo?» Mi alzo anche io, colpendo la sua testa con il piko. «E non prendertela con il cestino! Se lo rompi lo devi ripagare, lo sai?»
Si blocca. Non si massaggia la testa, si volta soltanto di scatto ed i suoi occhi mi sembrano carichi d’ira. L’ho fatto arrabbiare e non so nemmeno come.
«Se devi rinfacciarmi il fatto che io abbia baciato Fuka, quando stavamo insieme, tralaltro, e tu non hai baciato nessuno oltre me, allora…» Allungo le braccia, le mie mani sono intrecciate dietro il collo, la mia testa sul suo petto. «… allora… significa che...» Non riesce a continuare.
«Sciocco!» Esclamo e le sue braccia trovano me. «Ti pare che potrei andare a baciare altri ragazzi?» Gli accarezzo i capelli, cercando di calmarlo, cercando di calmarmi.
«Ahia». Il cercare di ritrovare la serenità credo non mi riesca molto bene, visto che avevo cominciato a tirargli i capelli, invece di accarezzarglieli.
«Non voglio baciare nessuno tranne te». Ammetto, scostandomi un po’ da lui. «Non è quello...» Lascio cadere la frase a metà, senza riuscire a proseguirla.
«Non posso tornare indietro, te l’ho già detto». Mi stringe una mano adesso, non me la lascia. Le sue intenzioni sono buone, non è colpa sua. Non voglio incolparlo di nulla. Ma mi dà fastidio.
Nego con la testa. «Non è nemmeno quello, Hayama». Scosto la mia mano, mi risiedo. I cani si sono distesi a terra, in attesa. Ho lasciato il guinzaglio senza pensarci. «È colpa del sogno». Dico. «Ti baciavi con Fuka. Lo sto ricordando sempre di più. Mi ha… mi ha… mi ha…» Sembro un disco rotto.
Akito si avvicina, mi mette una mano sulla spalla. Poi mi baci, Hayama? Mi baci come hai baciato Fuka dopo averle messo la mano sulla spalla? Senza volerlo davvero lo allontano con uno scatto. Mi alzo, comincio a camminare avanti ed indietro. Se mi muovo non si avvicina.
«Quando mi sono messo con lei, pensavamo stessi con Kamura». Mi blocco, lo guardo. Quindi? Continua. «Mi dava fastidio… mi dava fastidio pensare che baciavi lui». Lo dice in un sussurro, come se se ne vergognasse. Mi sta giustificando. Sta dicendo che va bene. Va bene se mi dà fastidio pensare che abbia baciato Fuka. Deglutisco. Ma a me non dà fastidio quello. Cioè, mi dà fastidio, sì. Anche quello, ma non mi dà così fastidio.
Gioco con le pellicine delle dita. «Hayama, hai baciato Fuka prima o dopo il mio ritorno dal set?»
Questa è la domanda che mi frulla nella testa, questo è quello che mi dà fastidio più di tutti. È colpa mia se si sono baciati.
«Dopo».
«Come è successo?» Il cuore palpita veloce. È sicuramente colpa mia. «Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…» Glielo avevo detto io, a Fuka..
«Dobbiamo proprio parlarne?» Domanda, guardando a terra.
.
«Sì! Per favore». Gli stringo un braccio, lo guardo implorante. È importante per me.
Sospira, sedendosi di nuovo sulla panchina. Controlla l’orologio. «Saltiamo scuola?»
«Per me non ci sono problemi». Alzo le spalle, incurante del fatto che sto facendo un’altra assenza, e questa volta non è scusata dal lavoro. Ma non importa, non mi importa della scuola, ora. Voglio solo rimanere qua, e capire. Comprendere il fastidio, il sogno, tutto. Anche andando a scuola, non riuscirei a concentrarmi e fare nulla. «Allora?»
Passano diversi secondi, muove i palmi sulle sue gambe, per scaldarsi, forse, o per trovare il coraggio di parlare. Ti sto chiedendo tanto, vero?
«Non so». Dice, continuando il movimento delle mani. «Si è avvicinata, ho capito che voleva essere baciata. Quindi l’ho fatto».
«Prova ad avvicinare il tuo viso al suo! Se lo fai, ti bacerà…» Lo ha fatto davvero. Akito mi guarda, si aspetta una risposta, che non arriva. Non ho voglia di parlare, ora. Vorrei soltanto prendermi a martellate in testa. Stupida, stupida Sana. C’è qualcosa di nuovo adesso, ora che ho compreso che se io avessi tenuto la bocca chiusa, forse non sarebbe successo niente di quello che mi ha appena raccontato. «Ti è piaciuto?» Gelosia. Questa è gelosia. Dimmi che non ti è piaciuto.
Alza le spalle, Hayama. Significa: “Non era niente di che. Solo un bacio”. Ma un bacio non è mai soltanto un bacio. Mi ha rubato il mio primo bacio, lui, e non l’aveva fatto davvero soltanto perché ero troppo vicina. Voleva farmi capire qualcosa, ma a quel tempo avevo ancora bisogno del traduttore. Hayama sospira, gli sembra strano che io non risponda, che non dica niente, che rimango qui, vicino a lui, a fare scena muta. «Non era giusto». Dice, guardandomi dritta negli occhi.
Inclino la testa, dubbiosa.
«Non eri tu. Mi sembrava strano». Continua, cercando di rincuorarmi. È sincero? Mi do una botta in testa dentro la mia mente. Certo che è sincero, Hayama non mi mente. «Sei sempre stata sempre e solo tu».
Singhiozzo, senza riuscire a trattenermi. «Hayama… io non...» Mi sembra quasi di aver sbagliato, di dovermi tenere tutto dentro. L’ho spinto contro il muro e continuo a spingerlo, ad incastrarlo, a farlo parlare quando le sue azioni valgono molto, molto di più.
«Tu… tu sei l’unica con la quale io possa stare, che voglia baciare». Penso si stia sforzando tanto per dirmi queste cose. «L’ho baciata solo perché ero il suo ragazzo, e lei… mi ha fatto capire… e quindi… era giusto...» Balbetta, imbarazzato.
«Basta, ho capito. Grazie». Lo interrompo, gli sorrido. «Anche per me ci sei solo tu». Faccio una pausa, cercando le parole adatte, forse. «Sai, ho spinto io Fuka a baciarti». Ammetto. «Me lo sono ricordata stanotte, nel sogno. Ero gelosa di voi, e le ho chiesto se vi eravate baciati. Lei mi ha detto di no, e non so per quale motivo le ho cominciato a dire che se si avvicinava a te, tu l’avresti baciata. Quindi è colpa mia. Sono proprio una stupida, vero? Vero. Insomma, potevo stare zitta e magari non l’avresti fatto. Mi ha fatto male pensare a voi che vi baciavate. Per di più sapere che è colpa mia. Non… vorrei non aver parlato. Non aver detto niente. Vorrei che avessi baciato solo me. Il bacio all’asilo non conta. Perché io ho baciato solo te». Parlo senza freni, il cercare le parole giuste non mi porta mai da nessuna parte. Riprendo fiato, lo vedo aprire la bocca, ma non gli do il tempo di dire nulla. «È egoista. Sono egoista. Ma non era giusto, no?! Tu vuoi baciare solo me, quindi… quindi va bene. Va bene, se non era giusto, se era strano. Va bene anch...» Non mi sono accorta che si è mosso, che si è portato davanti a me. Non ho fatto proprio caso al suo avvicinarsi. Al suo viso ad un palmo dal mio. Ho gli occhi ancora aperti quando interrompe ogni mio sproloquio con il suo bacio. Sento la sua lingua sulle mie labbra, schiudo la bocca. Approfondisco il bacio.
Dietro di noi sento qualcuno dire: “Guarda che carini!” Non so se si riferiscono a noi.
Si allontana un po’ da me. «Ti amo». Sussurra, al mio orecchio e non riesco a trattenere il rossore che si espande fino al mio viso. «Voglio baciare solo te. Da sempre».
Mi sembra quasi di essermi alzata da questa panchina, di volare, in qualche modo. Che sciocca che sono. Lui ama me. Da sempre. Non devo preoccuparmi di quello che è stato in passato.
«Ti amo anche io». Rispondo, ricongiungendo le nostre bocche. «Ma se baci qualcun’altra sappi che ti uccido».
Non risponde, mi accarezza i capelli, mi bacia la guancia, la mandibola, l’angolo della bocca. Significa: “Non avrò mai il bisogno di baciare nessun’altra. Non voglio baciare nessun’altra”. Nemmeno io, Hayama.
«Hayama, andiamo a casa tua?» Le guance sono in fiamme.
«Andiamo». Mi porge una mano e mi alzo. Guardo i cani, poi Akito. «Portali, tanto non c’è nessuno a casa».
Sorrido, raccolgo i guinzagli e lo seguiamo. Lo amo. E non importa cosa accadrà, quello che è stato, quello che voglio è soltanto lui vicino a me.




Buonsalveh! /
Quanto adoro scrivere di questi due? Ma quanto? ♥
Questa shot è nata, inizialmente, in una notte. Non riuscivo a dormire e nella testa avevo flash su Fuka, baci, Akito, Sana che sogna. Quindi la mattina - quando sono riuscita a ricordare - ho scritto subito a Gabry quello che avevo visto. Ci ho messo un po’ a scriverla perché non riuscivo a trovare mai un attimo. Se non mi ricordo bene, la fic l’ho pensata il 2 novembre, ma l’ho scritta soltanto il 9. Sperando di non perdere niente della mia visione.
Alla fine i personaggi come al solito hanno fatto quello che volevano, ma l’idea iniziale è rimasta pressoché intatta xD
Mi sono sempre chiesta perché Sana fosse gelosa di Fuka pensando “Chissà se Fuka gli ha preparato il bento” (vigilia di natale alla tomba e alla pista di pattinaggio) e non si chieda mai se “Ma Fuka e Akito si sono baciati?”
Ho trovato verosimile il fatto che effettivamente si siano baciati almeno una volta proprio per via delle parole che Sana dice a Fuka. Se Fuka ha detto “Ci proverò”, secondo me ci ha provato davvero. Non è una persona che dice qualcosa e poi non la fa.
Akito invece non ci aveva mai pensato a baciarla. Ovviamente si sono scambiati solo un bacio a stampo, non come quelli carichi di passioneh che si scambiano Sana e Akito. E soltanto perché Akito ha capito che Fuka voleva essere baciatah.
Dentro ci sono anche un po’ di Please Feels ♥ (Avete colto i riferimentih?) e Akito fa uno sforzo immane per farla contenta per… rendergliela semplice visto che ha capito il suo bisogno di sapere cosa fosse accadutoh.
Ve l’ho già detto li amoh? ♥
Spero che la fic vi sia piaciuta! ♥
Baci
Deb

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