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Autore: La_Sakura    27/11/2020    6 recensioni
Una notte stellata riporta alla mente ricordi lontani, come se fossero ricordi di una vita precedente.
Protagonista: Misaki Ichiro
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ichiro diede gli ultimi ritocchi al quadro e si allontanò di qualche passo per ammirarlo: quasi perfetto. Proprio quello che ci voleva. Sospirò profondamente prima di riporre la tavolozza da un lato, quindi si tamponò la fronte con un fazzoletto e si abbandonò sulla poltrona della stanza.
“Stanza” era proprio la definizione perfetta per quell’alloggio di emergenza che aveva rimediato, ma per il momento sarebbe stato più che sufficiente, giusto il tempo di rimettersi in sesto. Considerò che un goccetto di sakè sarebbe stato perfetto, ma scacciò il pensiero, e cercò di concentrarsi su ciò che era veramente importante.
 
Ti ho scritto una lettera che sa cantare
Per tutti i giorni in cui vorrai dormire
Quattrocento colpi dentro al cuore,
Corse sul mare come due pistole
Ma ora non corro più
Non corro più
 
La stanza, già cupa di per sé, risultava ancora più buia a causa della scarsa illuminazione; una semplice lampada, coperta da un fazzoletto, non era sufficiente a dargli la visibilità per valutare il risultato finale del suo quadro, ma permetteva a Taro di riposare. Il bambino giaceva in un angolo, sopra all’unico futon disponibile, e dormiva beato, come solo i bambini sanno fare. Quell’immagine strinse il cuore del padre, facendo sì che si interrogasse per l’ennesima volta sul fatto che quella fosse una buona idea. Secondo Yumiko lo era. Ma secondo lei era una buona idea anche divorziare, quindi dal suo punto di vista non poteva di certo dire che le pensate della donna fossero grandiose. Di nuovo quell’impellente voglia di sakè. Decise di uscire per prendere una boccata d’aria, in barba alla responsabilità genitoriale che gli era stata affidata.
La notte stellata, resa visibile grazie alla poca illuminazione artificiale di quella zona del villaggio in cui si era rifugiato, gli riempì l’anima e lo fece sentire subito meglio, rallentando anche i battiti accelerati del suo cuore. Inspirò profondamente l’aria fresca e sorrise quando questa gli provocò la pelle d’oca sulle braccia nude. La sua vita era completamente cambiata, rivoluzionata dall’abbandono di Yumiko, che gli aveva scaricato Taro come se fosse stato un pacchetto di troppo, qualcosa di ingombrante di cui liberarsi. Scosse la testa: no, non era giusto, sicuramente per lei non era stato facile prendere quella decisione, dopotutto si trattava di suo figlio. Fece come gli aveva suggerito il terapista, inspirò profondamente, trattenne il fiato dieci secondi e espirò, quindi chiuse gli occhi e si focalizzò sulle cose belle della sua vita.
 
Cartoline erotiche nei bar
Vecchi che giocavano a briscola
Potevo leggerti nell’anima
Dietro le lenti nere dei Ray-Ban
Sì, dei tuoi Ray-Ban
 
La prima cosa che vide fu una spiaggia. Un sorriso gli si disegnò sulle labbra, cancellando quello sguardo cupo e triste che lo caratterizzava da mesi ormai. L’immagine si allargò, e comparvero un falò e un gruppo di persone che ridevano e scherzavano. Una ragazza in particolare sembrava circondata da un alone di luce, come se brillasse – erano solo gli occhi dell’amore con cui la guardava Ichiro.
Una giovane Yumiko chiacchierava con un’altra ragazza, sembravano divertirsi. Qualcuno ballava, qualcuno beveva, in disparte c’era un ragazzo con una birra in mano.
Era stata la sera in cui si erano innamorati, lui – giovane artista squattrinato – e lei, una ragazza qualsiasi che gli aveva rubato il cuore. Riaprì gli occhi, consapevole che questo non era ciò che gli era stato richiesto dal terapista. Doveva concentrarsi sul presente, non sul passato, per il suo bene e quello di suo figlio. Ma era più forte di lui, la ferita era ancora troppo aperta per non sanguinare copiosamente. E Yumiko gli mancava tremendamente, come l’aria. Come quando ti manca il tuo primo grande amore.
 
Un tedesco suonava Wonderwall ad un falò
Di notte lui giocava a far l’artista
 
«Quindi sei un artista?»
«Un pittore, per la precisione.» annuì Ichiro, sorridendo timidamente.
«Oh, come ti invidio! – esclamò la giovane – Io non so neanche fare una O con un bicchiere, sono proprio negata.»
«Beh, fare una O con un bicchiere non è da artisti, Yumi-chan. – la riprese la sua amica – Che dipingi, Ichiro-kun?»
«Paesaggi, per lo più. Adoro la natura.»
«E ritratti ne fai?» chiese di nuovo la ragazza, insinuandosi pericolosamente nella loro conversazione. Ichiro non si scompose e si volse verso Yumiko.
«Non spesso come vorrei, ma potresti essere il soggetto perfetto del mio prossimo quadro.»
Yumiko arrossì vistosamente, annuendo delicatamente e coprendosi poi la bocca con la mano per nascondere un risolino di vergogna.
 
Mentre tu sorridevi e non guardavi, no,
Mia dolce Venere di Insta
 
Si erano dati appuntamento per il giorno successivo e da lì, per un mese intero, Yumiko aveva posato per Ichiro. Questo aveva permesso loro non solo di conoscersi meglio, ma anche di scrutarsi a vicenda, sfruttando i momenti di silenzio e di concentrazione, e ciò che Ichiro aveva scrutato lo aveva colpito, e si era innamorato. Innamorato profondamente, follemente e pazzamente, nonostante dentro di sé suonasse un allarme rosso con una sirena lampeggiante grande quanto una sequoia gigante. Yumiko era figlia di un noto industriale della zona, che mai nella vita avrebbe accettato la loro frequentazione. Che poi, di che cosa si preoccupava? Non sapeva neanche se la ragazza ricambiasse i suoi sentimenti…
 
Perché sei stata l’estate migliore della mia vita, è la verità
Sembrava La Storia Infinita e forse era solo la felicità
 
«Bene, ho quasi finito.»
«Non mi sembra vero, non vedo l’ora di vederlo!»
Yumiko fece per avvicinarsi e scrutare il quadro ma Ichiro glielo impedì.
«Devo sistemare gli ultimi ritocchi, poi sarà pronto.»
«Ma io voglio vederlo…» piagnucolò la giovane mettendo su il broncio, nella speranza che ciò muovesse il pittore a pietà.
«No, non finché non è terminato. Sono superstizioso.» le rispose, facendole l’occhiolino.
«Va bene, signor Voglio-Diventare-Famoso. Perché non me lo porti a casa questa domenica? Così potrò vedere il risultato finito… e presentarti i miei genitori.» aggiunse, abbassando lo sguardo con imbarazzo. Ichiro sobbalzò, non gli sembrava vero.
«Ne sarei onorato.» rispose, accennando un inchino.
«Ottimo, allora ci vediamo domenica, Ichiro-kun. – rispose lei – Conterò i giorni…» aggiunse poi, nascondendo poi un sorriso imbarazzato dietro la mano e uscendo dal locale, lasciandosi dietro una nuvola di profumo. Profumo che ormai l’artista amava tanto quanto amava lei.
 
E quanto siamo bravi a fingere di non provare sentimenti
E siamo felici come Pasque, sì,
Ma Pasqua del 2020
 
Quanto faceva male ricordare quei momenti, quando il loro amore era sbocciato. Persino l’ansia per l’incontro con il padre di Yumiko sembrava solo un lontano ricordo, al pensiero di come lo avevano accolto in casa.
Come una famiglia…
Una famiglia per lui, che una famiglia non l’aveva mai avuta, non nel senso tradizionale del termine. E che nemmeno a suo figlio l’avrebbe data. Taro…
Un altro ricordo fece capolino nella sua testa, e furono i nove mesi di attesa, culminati nella nascita del suo primogenito. La notizia della gravidanza li aveva colti un po’ alla sprovvista, ma l’inguaribile ottimismo della sua neo-moglie aveva colmato le sue lacune, curato le sue ferite di figlio abbandonato, e gli avevano permesso di gioire dell’arrivo del piccolo. Ma non era stato sufficiente.
Quando Yumiko si era dovuta dedicare completamente a Taro neonato, a Ichiro era mancato il sostegno della sua colonna, e pian piano aveva cercato un rifugio diverso, alternativo. L’alcool aveva scaldato il suo corpo dall’interno, a compensazione del calore esterno che sentiva mancare. Era stato un debole, a non comprendere la situazione, aveva lasciato che i suoi fantasmi rovinassero la cosa più bella che gli fosse mai capitata. Yumiko aveva tenuto duro, cercando di coinvolgerlo nella crescita dell’amato figlio, ma per Ichiro era tardi ormai, diventato schiavo della bottiglia e di quella sensazione di ebbrezza cronica.
Ripercorrere quegli eventi gli scatenò un moto di rabbia, strinse i pugni per cercare di cancellare l’amarezza che lo attanagliava e ammorbidire quel nodo in gola che costantemente si formava quando ripensava alla fine di tutto.
E tu dicevi di amare la mia S
E invece ora chissà che cosa pensi
Esser felici dura il tempo di un ballo
Fra Dustin e Nancy
 
Yumiko se n’era andata un giorno di marzo, quando i ciliegi erano in fiore, quasi come se avesse scelto di rinascere insieme a loro. Aveva impacchettato le sue cose con cura, era uscita di casa e non era più tornata. Aveva lasciato Taro mentre dormiva nella sua camera – oh, che ignobile che era stata / no, non doveva accusarla, doveva ricordarsi di evitare il rancore – e lui mentre era sbronzo sulla poltrona in salotto. Dormiva, o almeno così credeva lei. In realtà aveva seguito ogni singolo movimento della donna, fino a quando si era chiusa la porta alle spalle, lasciando il silenzio dietro di sé. Silenziosa se n’era andata, come silenziosa era entrata nella sua vita. Come una serpe che striscia…
Ichiro scattò in piedi e scosse nuovamente la testa: com’era difficile non provare rabbia. Amore e odio che convivevano alla pari nel suo cuore per quella donna che era stata tutto e in un soffio era diventata niente.
Decise di rientrare e cercare di dormire, forse quelle pillole per il sonno che gli aveva dato il terapista gli sarebbero state utili, per cercare di riposare qualche ora. Taro era esattamente dove lo aveva lasciato, dormiva beato, in quella maniera scomposta tipica dei bambini che ti fa pensare a come possano essere davvero comodi. Un sorriso tenero fece capolino sulle labbra di Ichiro, che si chinò per accarezzare la testolina castana del figlio e depositargli un bacio sulla fronte.
Il bambino si mosse appena, per ricomporsi, si voltò di lato e, sempre dormendo, mormorò qualcosa, ed era tutto ciò di cui Ichiro aveva bisogno.
«Papà, stai qui con me…»
Un tedesco suonava Wonderwall ad un falò
Col testo scritto sopra al fazzoletto
E siamo solo mostri con una grande paura

Di trovare un bambino sotto al letto

(
La Storia Infinita - Pinguini Tattici Nucleari)


 

Chi mi conosce ormai lo sa, le song fic sono quelle che mi sbucano fuori all'improvviso e nei momenti più disparati della giornata. Questa mi è nata in testa la prima volta che ho sentito questa canzone dei Pinguini Tattici Nucleari e, oltre ad aver apprezzato i vari riferimenti del video e della canzone stessa, devo ammettere che i personaggi a cui dedicarla sono comparsi subito nitidi nella mia mente. 
La storia di Taro Misaki parte da questo, dal divorzio dei suoi genitori, ed essendo un personaggio che amo molto (ma va? XD) spero di aver reso giustizia a questo che considero un po' il suo background. 
Ringrazio in anticipo chiunque leggerà questa storia, ci becchiamo in giro per il fandom ^^
Un abbraccio 
Sakura chan 
   
 
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