BEST FRIENDS
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Capitolo
14 – Laser game
*
Ladybug atterrò con
leggerezza sul terrazzino bagnato, la pioggia aveva iniziato a battere forte.
Si
guardò attorno, sperando di non essere seguita da Chat Noir, fece poi un breve giro
di perlustrazione, ed infine ritornò ad essere Marinette,
venendo avvolta da una luce rossastra.
Aprì
velocemente il lucernario e s’infilò dentro casa.
I
capelli erano fradici e i vestiti erano leggermente bagnati.
S’infilò
sotto la doccia calda e rimase un bel pezzo, con l’acqua che scorreva sopra la
sua schiena, rimuginando a quello che era appena successo su quel terrazzo con
Chat Noir.
Si
sedette sul piatto candido e lucido della doccia, con le ginocchia avvicinate
al petto, ed iniziò a piangere.
Quella
sera, aveva realizzato che Chat Noir, non era innamorato di lei, ma bensì di Ladybug, aveva potuto sentire tutta la sua passione in quel
bacio, in quei tocchi, in quei mesi, lei era stato solo un ripiego, una seconda
scelta.
“Ma
tu sei Ladybug” Le ricordò la kwami.
“Lo
so, ma penso che se sei innamorata di una persona, non ne baci subito un’altra,
e in quel modo…avresti dovuto sentire quel bacio, i suoi tocchi” Si passò le
dita sulle labbra umide e le mani prima sulle spalle e poi sulle braccia.
“Beh!..tu sei innamorata di
Adrien”. Le fece notare “…e hai intrapreso questa storia con Chat Noir”.
Marinette sbuffò ed infilò
la testa dentro le gambe “Non girare il dito nella piaga, e poi ti ho detto, sono
innamorata anche di Chat Noir”.
“Ti
sto facendo solo ragionare, e te lo ripeto Marinette,
non credo si possano amare due persone distinte” Ed in realtà sperava che
girandoci attorno, capisse che in realtà era innamorata di una persona sola, e
non due come crede lei, della stessa da sempre.
“Secondo
te dovrei confessare ad Adrien, cosa provo per lui?”. Lo chiese solo per
cercare conferma.
Tikki sospirò, in tutti
quei secoli, forse quella era stato il problema più grande d’affrontare, non
aveva avuto modo di sperimentare le crisi ormonali degli adolescenti, le erano
state affidati sempre portatori adulti, decisi, che sapevano cosa fare della
loro vita privata, oppure non chiedevano quasi mai il suo parere.
Qui
invece, è una continua insicurezza.
No
che la cosa le creasse fastidio, ma le creava un certo imbarazzo, in quanto lei
conosceva la vera identità del gatto nero.
Era
combattuta tra dirle la verità e tacere.
Chissà
cosa avrebbe fatto Plagg.
*
“E’
lei, Plagg!” Esclamò Adrien infilandosi le mani tra i
capelli biondi umidi.
“Lei
chi?” Chiese con non curanza addentando del Camembert.
“Marinette…Ladybug, è Marinette”.
“E
lo hai capito da?”
“Da
come mi ha baciato, da come mi ha toccato, è impossibile che lo facciano
entrambe allo stesso modo, e poi il suo profumo…ne sono sicuro, è lei”
Cinguettò contento “…come ho fatto a non accorgermene prima?” Si chiese
battendo i pugni sopra la scrivania, facendo tremare lo schermo del computer.
“Forse
perché hai gli occhi foderati di prosciutto?” Lo schernì.
“Quindi
me lo confermi?” Chiese attendendo con ansia una risposta.
“Chiediglielo”
Gli rispose con noncuranza.
“Adesso
vado da lei, Plagg…tr…”.
“Aspetta!
Non essere precipitoso, secondo te, te lo dirà ora?”.
“La
metterò davanti ad una scelta”.
“Non
puoi, non ora…lasciala stare per il momento…”.
“Devo
sapere, Plagg”
“Ragiona
con la testa e con il cuore, non con quello che ti ritrovi nei pantaloni”.
Adrien
si fermò di colpo, non aveva mai visto il suo kwami
così determinato ed arrabbiato.
Strinse
i pugni distendendo le braccia lungo i fianchi.
“Che
devo fare allora?” Chiese rassegnato abbassando la testa, permettendo a dei
ciuffi di seta biondi, di cadergli sul volto, oscurandone gli occhi.
“Parlare
con Marinette, dirle che provi per lei, e se
veramente è LadyBug, come credi, te lo dirà lei”.
Parole
sagge uscirono dalla bocca del suo amichetto, forse le prime, da quando lo
aveva conosciuto, di solito era molto superficiale nelle sue scelte, e lo
lasciava sempre decidere.
“Farò
così, Plagg. Grazie”
“E
se non dovesse essere LadyBug? Hai pensato anche a
questa eventualità?”
Adrien
sorrise sghembo “E’ lei, non posso essermi sbagliato”.
*
Sia
Adrien che Marinette, quella domenica mattina,
fissarono il cellulare per diversi minuti.
Continuavano
a pigiare il pulsante di sblocco, ma ad entrambi, mancava il coraggio di digitare
il nome dell’altro e mandare un semplice messaggio.
“Allora?
Glielo hai mandato o no?” Chiese Plagg impaziente.
Adrien
sbuffò, seduto con le gambe incrociate sul letto, indossando ancora il pigiama,
e con i capelli arruffati. “Non so cosa scriverle”.
“Intanto
‘ciao’ o ‘buongiorno’”.
“La
devo vedere di persona”.
“Quindi
dalle un appuntamento”.
“Non
ho mai avuto un appuntamento con una ragazza”.
“E
quella volta con Kagami? Al pattinaggio, te lo
ricordi?”. Gli chiese il kwami.
“Si,
ed è stato un vero disastro”. Sospirò, rendendosi conto quel pomeriggio che
forse teneva più a Marinette, che a Kagami.
Nella
chat di gruppo, iniziarono ad arrivare una serie di messaggi, per accordarsi su
cosa fare nel pomeriggio, Adrien pensò che sarebbe stata un’ottima occasione per
passare del tempo con Marinette, senza destare sospetti.
Attese
che rispondesse lei per prima.
C’era
chi proponeva un pomeriggio al cinema, ma non c’erano film interessanti da
vedere.
Chi
per una passeggiata nel parco, ma le temperature erano ancora rigide, e si sa,
le ragazze sono tipe freddolose.
Max,
propose il nuovo laser game, aperto da poco.
Tutti
furono entusiasti dell’idea.
“Bella
idea, Max! Ci sono anch’io” Rispose la corvina aggiungendo la faccina di sfida,
seguita da Adrien.
“Io
faccio squadra con Marinette” Scrisse Alya, conosceva
le doti dell’amica, con lei in team, non avrebbe potuto perdere.
“Mi
spiace contraddirti Alya, ma le coppie verranno scelte a random” Aggiunse Max.
“Puoi
sempre chiedere a Markoff, di imbrogliare il
programma” Digitò Alya inserendo la faccina che ride.
“Markoff non fa queste cose”.
*
Come
deciso, il gruppo di amici, si ritrovarono davanti il locale, si salutarono
tutti amichevolmente, e ad Alya, non sfuggì un certo imbarazzo tra Marinette ed Adrien.
“Che
succede amica?” Le chiese sussurrando, rimanendo indietro apposta.
“Che
succede cosa?” Fece di rimando.
“Tra
te e Adrien” Sottolineò facendole segno con il capo verso il biondino che
parlava con Nino.
“Niente,
perché?”
“Non
mi è sfuggita una certa tensione tra voi due, cioè, da te me lo sarei
aspettata, certo. Ma da lui…”
“Avrai
frainteso, forza andiamo, ci stanno chiamando”.
Si
presentarono tutti davanti il bancone, dove un ragazzo, che avrà avuto più o
meno vent’anni, alto, magro capelli ricci rossi, acne accentuato, vestito come
un arbitro da baseball, raccoglieva i loro nomi e consegnava a loro l’attrezzatura:
un casco, un giubbotto senza maniche e un’arma.
Fece
anche una breve spiegazione su cosa dovevano fare essenzialmente, sarebbero
stati divisi a coppie, e quella che faceva più punti, vinceva.
Schiacciò
il pulsante di invio e i nomi delle coppie scelte dal computer, apparvero sullo
schermo al plasma al lato della porta d’entrata.
Alya
e Nino.
Rose
e Juleka.
Alix
e Kim.
Adrien
e Marinette.
Max
e Ivan.
“Ok
ragazzi, recuperate il vostro compagno ed entrate, che vinca il migliore”. Il
brufoloso ragazzo, aprì la porta e li accompagnò all’interno del labirinto oscuro.
“Hai
mai giocato?” Chiese Adrien, avvicinandosi alla sua compagna di squadra.
“Una
volta, però gioco spesso a videogiochi di questo tipo”.
“Wow,
non pensavo ti piacesse questo genere di cose”.
“Forse
non mi conosci bene”.
Erano
stati colpiti entrambi da Alya.
“Colpa
tua che mi hai distratto” Rimproverò Adrien, andandosi a nascondere dietro un
muretto.
“Facevo
solo conversazione” Rispose scusandosi.
“Giochiamo,
parliamo poi” Disse facendo sbucare leggermente la testa.
“Si Marinette, dobbiamo parlare” La guardò negli occhi, mentre
venivano illuminati dalla luce ad intermittenza.
“S-si,
va bene”.
La
musica tecno che risuonava in quello spazio, era assordante, così per
pianificare una strategia, i due ragazzi, dovettero avvicinarsi di più e
parlarsi all’orecchio.
Ora
sarebbero stati una squadra a tutti gli effetti, con lo scopo di vincere quella
battaglia, anche se solo per gioco.
“Hai
qualcosa in mente?” Le chiese Adrien.
Marinette annuì, del resto,
la mente del duo LadyBug e Chat Noir, era spesso e
volentieri lei “Dobbiamo creare un diversivo per farli uscire allo scoperto,
potresti fare tu da esca, e una volta fuori, io li colpisco, ho una buona
mira”.
“Anch’io
ho una vista da gatto” Primo campanello suonato: vista da gatto.
Marinette rimase qualche
secondo impietrita “Allora faccio io da esca, non è un problema”.
“No,
tu la mente ed io il braccio” Secondo campanello, altra citazione alla Chat
Noir.
“Ok,
allora vai di là” Le indicò con il mento “…avanzeremo così”.
“E
questo tuo lato avventuriero da dove esce?” Le chiese curioso, sapeva che era
lei, ma doveva averne la certezza, sperava di rivolgerle delle domande, in modo
che potesse tradirsi, ma Marinette non è stupida.
“Si
vede che non mi conosci bene, l’ho sempre avuto” Rispose con determinazione e
senza incespicarsi come era solita a fare.
“Mi piace”
Ammiccò “…abbiamo una battaglia da vincere”.
Adrien
con un balzo degno di un gatto, si nascose dietro un muro coperto da murales,
del labirinto.
Si
udì un suono simile ad uno squarcio, seguito da un “liberate il cracken”.
Bene,
si era aggiunta una difficoltà in più, un imprevisto non calcolato, da lì a
poco, si sarebbe materializzato un mostro da abbattere, che avrebbe fatto
guadagnare dei punti extra ai giocatori.
Adrien
guardò Marinette, come per chiedere cosa dovevano
fare ora, lei fece segno di continuare a colpire gli avversari e del mostro, se
ne sarebbero occupati una volta uscito dalla tana.
La
prima ad essere colpita da Marinette, fu Alya, che
stava venendo inseguita dal cracken, un animale molto
simile ad una piovra, e bisognava stare attenti ai tentacoli, se venivi
toccato, dovevi uscire dal gioco.
“Game
over, Alya” Sogghignò, e di tutta risposta ricevette un grugnito di dissenso.
Eliminarono
anche Nino, Kim, e Alix con la stessa tecnica, mentre Rose e Juleka, vennero toccate dai tentacoli della creatura.
Ora
dovevano liberarsi di lui, al briefing, avevano spiegato, che la piovra,
sarebbe stata sconfitta, se gli fosse stata tolta la spilla che portava
appuntata sul costume.
Niente
di più facile, entrambi erano abituati a strappare e a rompere oggetti addosso
agli akumizzati, per liberarli dalla presenza di
Papillon.
Quella
era una situazione analoga, con l’unica differenza che loro non avevano il
costume da super eroe, e il loro acerrimo nemico non era lì.
“Prendi
la spilla, io lo indebolisco colpendolo con il mitra”.
“Perché
fai fare il lavoro difficile a me?”.
“Vuoi
forse che una dolce fanciulla venga attaccata da un mostro?” Chiese imitando
una ragazza indifesa.
“Non
sia mai, milady”. Terzo campanello suonato: milady.
Adrien
partì a caccia della spilla, ma Marinette ancora
impietrita, venne colpita da un tentacolo, prima che il biondo riuscisse ad
arrivare all’obiettivo, decretando così la fine della partita.
La
musica assordante, smise di echeggiare, e le luci si accesero.
“Ehi,
stai bene?” Adrien si avvicinò all’amica, non si era nemmeno reso conto di
essersi fatto sfuggire, quel nomignolo.
“Credo
di si, scusami, forse è stata la musica troppo forte”
Si tenne la testa.
“Dai,
andiamo fuori, è stata una bella partita”. Le mise un braccio attorno alle
spalle ed insieme varcarono la porta d’ingresso.
“Che
partita magnifica!” Esclamò Alya “Peccato non abbiate sconfitto il mostro”.
“Colpa
mia, Alya. Mi si sono bloccate le gambe”.
“Non
ti preoccupare, la rifaremo molto presto, vero?” La ragazza occhialuta guardò
anche gli altri giocatori.
“Chi
ha vinto?” Chiese Marinette.
“Stanno
ancora vagliando i punti, lo sapremo tra qualche minuto”. Spiegò Nino, che
invitò gli amici a sedersi sul divanetto di pelle per una foto ricordo, di quel
pomeriggio.
Alix
puntò lo sguardo in alto, sul monitor “Guardate ragazzi, stanno per dare i
risultati”.
Adrien
e Marinette, avevano gli occhi puntati sullo schermo al
plasma, mentre il countdown per l’aggiornamento dei punti, girava.
Dopo
qualche secondo, la classifica fu aggiornata, decretando come vincitori la
squadra di Marinette ed Adrien.
Saltellarono
felici entrambi.
“Ben
fatto!” Esclamarono all’unisono tendendo il pugno, con naturalezza, come se lo
avessero sempre fatto.
Si
guardarono negli occhi, con l’espressione meravigliata, di chi era riuscito
finalmente a mettere insieme tutte le tessere del puzzle.
Infine
avevano capito.
Adrien
si portò una mano sui capelli e distolse lo sguardo da lei “Ora devo andare,
scusate ragazzi, bella partita”. Disse con tono sconvolto.
Marinette non disse nulla,
si limitò ad osservarlo mentre usciva dal locale attonita.
*
continua