Si alzò in piedi in un impeto che l’aveva fatta barcollare, tra i capogiri. Piantò le mani sulle ginocchia e inspirò un paio di volte, velocemente. I polmoni bruciavano ogni volta che il suo diaframma si contraeva. Iniziò a camminare lungo la spiaggia, guardandosi attorno disperatamente. Pian piano, i ricordi ripresero ad affiorare.
Le turbolenze dapprima normali, poi, stranamente, troppo forti, l’esplosione sul lato destro del velivolo, il motore a fuoco, il fumo nero che si innalzava prepotentemente. E poi la caduta in picchiata, in piena notte, nel mezzo dell’oceano.
-
Giunsero le prime domande: era saggio entrare in acqua e cercare di recuperare gli oggetti galleggianti? I suoi vestiti si sarebbero asciugati prima del calare della notte? Forse poteva spogliarsi. Però…
-
Raven non aveva aperto bocca: aveva riconosciuto quelle tre donne. Le aveva notate mentre aspettava che il bagno dell’aereo si liberasse e le aveva trovate dei tipi parecchio loschi.
-
“Sei fuori strada” le disse. Raven aggrottò le sopracciglia.
“Prego?” chiese.
“Non siamo criminali” aggiunse “E non abbiamo dirottato l’aereo, nessuno di noi”