Un drago
per la principessa
Gli ultimi
barlumi di quello che era stato il fuoco da campo
si stavano spegnendo; tutto intorno, era
l’oscurità.
Lucy si
raggomitolò, gli occhi puntati verso i tizzoni
morenti, le orecchie tese verso il bosco. Erano passati sette mesi da
quando
aveva lasciato il castello nel quale abitava; sette mesi da quando
aveva deciso
di scappare dalla tirannia di un padre freddo e distaccato, al quale
premeva
solo il patrimonio dei suoi pretendenti, numerosi e affamati. Avidi di
carne e
di altra moneta sonante, desiderosi di possederla come si possiede un
trofeo di
caccia.
Non provava
altro che disgusto, ripensando all’ultima volta
che aveva osato affacciarsi, incuriosita dal baccano proveniente
dall’enorme
salone del castello, alla balconata interna.
Non si sarebbe
mai concessa a nessuno di quei miserabili. E
sembrava proprio che lady Aquarius, vecchia amica e confidente della
madre
passata a miglior vita, condividesse il suo stesso pensiero quando,
presa la
ragazza in disparte, le raccontò della profezia
che una giovanissima
indovina aveva sentenziato, anni or sono, sul suo destino, quando
ancora si
trovava nel grembo materno.
«Una
principessa singolare, destinata al cuore di un drago»
aveva detto, scatenando le ire del re e facendosi cacciare dal maniero.
Tutte
sciocchezze, ovviamente! Ché di draghi erano secoli che
non se ne vedeva uno.
Eppure, a
sentire quella strana frase Lucy non poté fare a
meno di immaginarsi volare stretta sul dorso di una di quelle
magnifiche
bestie, libera e felice.
I draghi non
esistevano, non più. Ma lei sarebbe stata libera
e felice, sì! E così, favorita dal nero della
notte si era dileguata tra le
ombre, facendo perdere le proprie tracce.
Era successo
qualche settimana più tardi: aveva raggiunto un
villaggio ed era stata attirata da un capannello di persone, tutte
ammassate a
riempire l’unica piazza del posto. E lì, al
centro, l’aveva visto per la prima
volta: bello, audace e sfrontato, mangiava bocconi ardenti senza
battere
ciglio, assecondando gli sguardi meravigliati degli spettatori.
Natsu Dragneel,
così si chiamava, anche se il suo nome d’arte
era Salamander. Professione: mangiafuoco giramondo. Compagnia: nessuna.
«Lavoro
da solo» le aveva detto, quando quella stessa sera
l’aveva
ritrovato nella taverna del villaggio.
«Non
ti darò impicci se mi porti con te, prometto. E mi
troverò qualcosa da fare, così non
sarò un peso» era stata la sua risposta.
Così
erano diventati un duo, certamente strampalato, ma un
duo. E Lucy aveva finalmente incominciato ad assaporare la
libertà come
qualcosa di diverso dall’occultarsi continuamente, creandosi
una maschera su
misura: quella dell’Oracolo delle Stelle, dispensatrice di
consigli e di
saggezza.
Inoltre, con il
passare del tempo aveva anche imparato a
conoscere Natsu per davvero, oltrepassando la maschera di Salamander e
trovando
un ragazzo bizzarro ma divertente, e di buon cuore.
Aveva deciso di
mettere da parte quelli che sapeva essere dei
sentimenti complicati, che avrebbero rovinato tutto, in favore della
loro
strana ma bellissima amicizia.
Quella sera,
però, mentre si concentrava sulle braci che si
spegnevano, si era concessa di pensare a lui e a tutti i suoi
particolari che
le facevano battere il cuore più forte.
Natsu era poco
distante, a bagnarsi in un torrentello che
aveva trovato qualche ora prima: preferiva rinfrescarsi di notte,
quando l’acqua
era più fredda.
Al suo ritorno
non si era reso conto che la ragazza fosse
ancora sveglia: aveva lanciato un’occhiata distratta alla
legna per assicurarsi
che fosse ancora accesa, ravvivandola un po’.
Era stato quello
il momento che aveva cambiato ogni cosa.
Lucy non aveva
mai visto Natsu senza blusa – il clima della regione
non era molto mite – quindi non sapeva cosa vi si celasse
sotto.
Ovviamente
arrossì quando scorse il fisico asciutto del compagno;
cercò persino di non respirare, imbarazzata
all’idea che la sorprendesse
sveglia a rimirarselo impudicamente. La sua attenzione, tuttavia, si
concentrò
subito su un dettaglio.
Un disegno scuro
– cremisi? – prendeva forma per il braccio destro
del ragazzo, sinuoso e attorcigliato: un drago.
Le
tornò in mente la profezia, e capì di trovarsi
nel posto
giusto e nel momento giusto della sua vita.
E non le
importava che lui sapesse o meno, perché da quando
l’aveva
trovato ogni giorno era stata una cavalcata a dorso di drago.
Era stata
libertà.
Spero che abbiate gradito, ci leggiamo presto!
Frix